Argomento a piacere

Scritto da , il 2018-02-10, genere incesti

Niente, questa sera non c’è proprio verso di avere un po’ di tranquillità; un po’, lo so, è la tensione per l’esame di domani; ma sono soprattutto queste pareti di cartongesso che non riescono a trattenere il cigolio del letto proveniente dalla stanza dei miei genitori.
Cosi busso alla porta con l’intento di far presente che il sesso coniugale ci sta pure, ma per favore, alla vigilia di un esame, magari anche meno sguaiato… ma la porta, evidentemente solo appoggiata, si spalanca lasciandomi intravvedere una scena di rara malinconia: lei, la camicia da notte sollevata in vita che lascia immaginare il suo grosso seno penzolante, è appoggiata alla testiera del letto con lo sguardo fisso in avanti, pare intenta a pensare alla sostituzione della carta da parati o alla compilazione dell’elenco della spesa; lui, che con la regolarità e prevedibilità di un metronomo, la sta penetrando di dietro mentre le mani non allentano una presa disperata e rassegnata ai suoi fianchi.
Non un fiato, non un ansimo, non una goccia di sudore.
Un amplesso meccanico che potrebbe proseguire per giorni, temo, o quantomeno fino al completamento della lista della spesa di lei, dell’esaurirsi della carica a molla di lui o, cosa più probabile, del collasso finale della testiera del letto.

A volte penso che di quella noia, di quella scontatezza si possa anche morire, giorno dopo giorno. Della banalità e della ripetitività della sceneggiatura - lui che fingendo sbadataggine tenta una penetrazione anale, lei che si ribella smanacciandolo via, lui che “scusa, mi sono sbagliato”, le che “sbagli sempre buco”, lui “che ci sarà di male?”, lei “il sesso senza amore non mi va”, lui “ma anche il sesso senza fantasia non è granchè” - in una litania di biasimi e rinfacciamenti, di sordi rancori, finte complicità e pudici orgasmi che temo riempia gran parte delle loro esistenze; e mi ritorna in mente quel riff sparato a manetta nelle cuffie che urla “I hope I’ll die before get old”.
Poi altre volte, l’incoscienza dei miei vent’anni prende il sopravvento, e con essa il pensiero che il futuro è tutto ancora da scrivere, e che ognuno è scrittore della proprio romanzo e coautore di quello di chi lo circonda. Altre volte come ora, ad esempio.

Cosi mi abbasso i pantaloni, e offro la mia erezione alla sua bocca, dapprima riluttante, poi inaspettatamente accogliente.
Sento le sue labbra secche inumidirsi e ammorbidirsi; probabilmente la lista della spesa è momentaneamente accantonata quando sento la sua bocca dischiudersi e farmi entrare; sento i denti e la lingua accarezzare e giocare con il mio glande senza alcun imbarazzo e ritrosia, e penso che forse per entrambi, rimossa la cenere superficiale, è ancora possibile far tornare la brace ad ardere; allungo le mani e riesco a raggiungere il suo seno, accogliendolo soffice nel palmo della mano e donando turgidezza ai capezzoli che pizzico fra pollice e indice.
Sento la sua eccitazione ammorbidire e inumidire il cavo orale, così ne approfitto per osare una penetrazione profonda. Con un singulto vengo accolto con sopita capacità, e il mio sesso si immerge nella gola fino alla massima profondità. Mi accorgo che un lieve velo di sudore inumidisce il suo corpo, e anche le spinte di lui hanno perso quella regolarità meccanica riacquistanto una certa flessuosità e morbidezza. La sua fronte appare imperlata e i nostri tre respiri, sia pur sommessamente, cominciano a levarsi.
Il terzetto funziona bene, le spinte sinuose di lui si propagano al ventre di lei, e si riversano alle sue labbra che mi massaggiano la base del sesso.
Ora il ritmo rallenta, e tutti tre godiamo di quella sensazione di movimento unisono ricercando, ognuno per sé e per i propri partners, la sensazione di massima piacevolezza.
Ho una gran voglia che quel momento duri in eterno, ma poco alla volta nasce e cresce il desiderio di portare a coronamento quella piacevole riunione familiare.
Così mi stacco da lei e mi corico sulla schiena, le gambe aperte e il sesso oscenamente offerto. Allora anch’essa si stacca da lui e mi si accovaccia la le cosce, tentando di tornare alla gratificante penetrazione orale; ma ho voglia che anche per lui sia un’esperienza memorabile, così la stacco e prendendola per i capezzoli, la tiro a me.
Lei comprende le mie intenzioni, così si mette a cavalcioni e afferrandomi, mi guida dentro di sé mentre con l’altra mano si accarezza il seno ed i capezzoli ormai violacei di piacere. La lascio cavalcarmi per un breve momento poi la faccio stendere su di me; la sua bocca, appoggiata a fianco della mia, soffia nell’orecchio il suo piacere, ed io ne approfitto per intrecciare le mie mani alle sue mentre con le caviglie le blocco le ginocchia. Così reciprocamente intrecciati, con il mio sesso che le resta profondamente conficcato dentro, le impedisco di avere scarti laterali; le sue natiche e soprattutto il buco che nascondono sono esposti al desiderio di lui che comprende la situazione e ne approfitta: umetta rapidamente l’orlo e furtivamente le sguscia dentro.
Come immaginavo lei tenta di sottrarsi, ma un paio di mie spinte profondamente assestate, come il gesticolare di un prestigiatore che distoglie dal trucco l’attenzione del pubblico, dirottano altrove il suo piacere permettendogli di proseguire quella penetrazione anale tanto desiderata .
Muovendoci in maniera coordinata ci avviamo verso l’epilogo; le sue spinte si fanno più profonde e frenetiche, lei le accoglie dentro di sé con piacevolezza e le trasmette alla vagina che accoglie e abbraccia il mio sesso.
I tre orgasmi avvengono quasi simultaneamente; lei mi urla il suo nell’orecchio, e in breve successione prima io e poi lui schizziamo il nostro piacere nella sua intimità.
Piano piano i nostri respiri ritornano regolari ed io, scartando di fianco, riesco a sgusciare di sotto. I due si accasciano esausti, il sesso di lui ancora ospitato fra le natiche di lei gocciolanti del nostro sperma, e uniti passano dal piacere al sonno. Con un ridicolo soprassalto di pudicizia, li copro con il lenzuolo e li lascio al loro riposo abbracciato.
Torno nella mia stanza, e ripasso un paio di argomenti d’esame.

Il giorno dopo me la cavo con un trenta e lode, che per essere Psicologia sociale è un gran bel voto. C’è da dire, però, che ho avuto fortuna, l’argomento a piacere l’avevo preparato per bene, la sera precedente.
Ovviamente, Dinamiche di coppia.

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