La mia vita da Bull 8: Fagli sentire quanto godi

Scritto da , il 2018-02-05, genere tradimenti

Uscii dalla piscina che era già buio con un gran sorriso, il pesce aveva abboccato, ora dovevo solo tirarlo a bordo e fotografarlo per compiere il primo passo della mia vendetta. Arrivai nell’appartamento di Linda, misi il costume ad asciugare e la chiamai. Era ancora molto triste, parlava poco, penso che avesse ricevuto da poco le sue pillole, non volevo che venisse a sapere che avevo già mosso il primo passo lungo la via della rivincita. La salutai e mi misi a dormire nel suo letto. Adoravo il suo profumo, lo sentivo sul cuscino, lo sentivo nel piumino. Mi procurò un’erezione immediata. Presi a masturbarmi abbassandomi i boxer fino alle ginocchia, sentendo la cappella che sfregava contro la sua coperta. Era diverso con lei, sia quando me la scopavo, sia masturbandomi pensandola. Si, completamente diverso eppure non meno eccitante. La amavo? No, non penso, ma sicuramente c’era un profondo legame di affetto e amicizia come non l’avevo mai provato con nessuna. Era la mia mentore, la mia troia e la mia amica. Un connubio perfetto. Eppure non disdegnavo gli altri tipi di rapporto, quelli solo ed esclusivamente finalizzati al sesso. Ripensai alla bagnina di cui nemmeno sapevo il nome, anche lei mi eccitava, mi eccitava quanto trasudava porcaggine, quanto era puttana a farsi scopare da uno sconosciuto nell’infermeria di una piscina quando aveva visto nemmeno 30 minuti prima il suo ragazzo. Certo, le puttane occasionali erano una gran cosa ma la sensazione di conoscere mentalmente e fisicamente una ragazza e manipolare il suo corpo come un artista suona un violino traendone un suono altrettanto dolce era ancora meglio. Presi a fantasticare sul fottermi a pecora Linda davanti alla bagnina che ci guardava, di farla urlare dal piacere mentre il suo bel culo burroso veniva sbattuto e sculacciato dalla mia libido smisurata… mentre quella povera bagnina che aveva incarnato l’inizio della mia vendetta poteva solo masturbarsi. Scostai appena in tempo le coperte eiaculandomi copiosamente sull’addome, strozzando un urlo. Pulii lo sperma con un fazzoletto e sprofondai in un profondo e beato sonno post orgasmico.
Il mattino dopo lo passai gironzolando per la città, con la mente rivolta al pomeriggio e a come riuscire a fare una foto a quella bagnina pompinara. I cellulari non erano ancora diffusi, specialmente quelli con macchina fotografica. Mi ero procurato una vecchia polaroid per scattarle le foto ma era difficile, sarebbe stato a dir poco sospetto portarmi una macchina fotografica in piscina, inoltre era più rumorosa di una tromba quando scattava una foto. Mi sedetti su una panchina in un parco riflettendo su come risolvere la questione quando vidi qualcosa che mi diete un’idea rischiosa ma geniale. Poco più avanti un papà distratto venne ferocemente aggredito da una madre per aver preso a spingere la carrozzina del suo bambino senza rendersi conto che la sua, identica, era qualche metro più in là. Elaborai il seguente piano, avrei scattato a casa di Linda un paio di foto polaroid volutamente sfocate o nere e mentre la bagnina era impegnata a succhiarmelo o a farsi scopare le avrei fatto le foto. Lei si sarebbe arrabbiata sicuramente e avrebbe preteso che gliele dessi, a quel punto avrei sostituito le sue foto dandole quelle fatte a casa di Linda. Era rischioso ma sicuramente non avrebbe accettato di farsi fotografare di sua spontanea iniziativa. Era una ragazza orgogliosa e non mi sembrava affatto così ingenua. Restava il problema del portarsi la macchina foto in piscina ma il tempo stringeva e quindi decisi di improvvisare.
Un paio d’ore più tardi stavo entrando nella piscina con la Polaroid nascosta tra un asciugamano nel mio zaino. Dopo essermi cambiato e aver assicurato la macchina fotografia in un armadietto arrivai in piscina. Lei era lì, al posto dell’altra volta, ci scambiammo un brevissimo sguardo, io le sorrisi, lei mi guardò dura e cambiò subito direzione. Puttana. Ci aveva ripensato? Non potevo che aspettare e scoprirlo. Piano a piano la piscina si svuotò e per ingannare il tempo feci qualche vasca mentre lei continuava a non prestarmi la minima attenzione. Quel cavernicolo del suo ragazzo non si vide. Quando finalmente anche l’ultima vecchietta se ne andò lei prese a togliere le boe e a comportarsi come se non esistessi. Io restai sulla mia sdraio e la guardai con insistenza. Si incamminò verso la l’infermeria, si fermò sull’uscio e finalmente mi guardò. “Cazzo fai ancora lì? Vieni qui a farmi godere” mi disse col suo solito tono acido. A sentirla percepii subito il sangue pompare verso la mia cappella e le corsi dietro mentre sculettava nell’infermeria. Quando entrai la trovai che mi guardava, vedevo il luccichio della lussuria nei suoi occhi. Bene, me la scopavo li poi la portavo nello spogliatoio, me la riscopavo e le facevo le foto. Non le dissi nulla, ma mi slacciai il costume che cadde fino alle caviglie. Il mio cazzo non era ancora in tiro ma si vedeva che era già eccitato, pendeva pesante verso il basso con la cappella ingrossata. Mi incamminai nudo verso di lei, restando dalla parte opposta del lettino dell’infermeria e appoggiando il cazzo su di esso, come fosse stato un grosso salame sul banco del salumiere. Lei dall’altro lato prese ad accarezzarmelo con dolcezza, con espressione estasiata. Indossava un costume identico all’altra volta, mi arrapava, un costume intero ma attillato, scuro, i cui seni premevano come pronti ad esplodere. Era proprio carina, peccato quella faccia da scazzo e quel carattere di merda. Poco dopo si chinò portando la bocca vicino alla mia cappella, io mi misi in punta di piedi per permettere agevolmente di imboccarlo. Lei si appoggiò comodamente col culo per aria premendo le tettone contro il letto che risultarono ancora più grandi ed eccitanti mentre con occhi chiusi mi succhiava il cazzo lentamente. La sensazione era divina, le sue labbra carnose e rosso vivo avvolgevano alla perfezione l’asta del mio grosso cazzo. Il ritmo era lento ma costante, se lo voleva proprio godere. Dopo breve dovette fare una pausa massaggiandosi le mandibole. “Non sono abituato alle tue dimensioni, stronzo”. Me lo disse mentre mi scappellava velocemente. Ovvio, era colpa mia se avevo il cazzo troppo largo! “Sta zitta e succhia” le risposi a tono afferrandola per i riccioli glielo rificcai in bocca. Riprese a pomparmi il cazzo, ora in maniera molto più rapida e pure io la aiutai ficcandoglielo in gola. Mugugnò subito, per quanto il cazzo glielo permettesse. Le piaceva farsi scopare la bocca, le piaceva quando qualcuno le teneva testa. A letto caratteri forti richiedono maniere forti, me lo diceva spesso Linda. Il mio cazzo prese a pulsare in maniera pericolosa, quella bagnina conosceva bene l’arte del bocchino, non potevo far finire i giochi, non prima di avere una foto. La feci smettere, girai attorno al lettino e con fare brutale le abbassai le spalline del costume facendo sbucare fuori quelle tettone. Erano pesanti ma, per ora, non cadenti. Gliele palpai rudemente e poi la spinsi sul lettino. Si sdraiò con le tette al vento che persero un po’ del suo effetto dal momento che ora la bagnina era orizzontale. Le salii a cavalcioni, volevo una bella spagnola, le infilai il cazzone, che ora era al pieno della forma, tra i suoi seni che lei prese subito a stringere avvolgendolo. Muovendo le mani il mio cazzo prese di nuovo a scappellarsi, il seno era proprio delle dimensioni giuste riusciva perfettamente a fare il suo lavoro. Inoltre anche lei si stava godendo la sensazione di un cazzo bollente sullo sterno. Mentre mi masturbava le ficcai due dita in bocca che cominciò avidamente a succhiare.
“Amore? Dove sei?” Una voce arrogante si sentii dalla piscina. Merda. Merda merda merda. Merda il piano era saltato e soprattutto merda, sarei stato pestato a morte. Era il suo ragazzo. Ci guardammo terrorizzati, a ripensare il suo sguardo ora mi viene da sorridere. La sua faccia da scazzo era ora un misto di paura e stupore. Fui più rapido di un gatto, in uno scatto ero già giù dal lettino e afferravo il mio costume. Mi guardai in giro, in un angolo c’era un cesso separato del resto della stanza da 3 pannelli di legno, di quelli che nemmeno arrivano fino al pavimento. Era aperto e conteneva degli scatoloni, evidentemente adibito a magazzino. Feci un salto e mi chiusi dentro, manco fossi un ninja che avesse appena assassinato qualcuno. La bagnina stava solo ora cominciando ad agire coprendo i suoi abbondanti seni. Abbassai l’asse e il copri water e ci salii sopra accucciandomi. Cazzo. Adrenalina a mille, nudo su un cesso di una piscina mentre il ragazzo di quella che mi stava facendo una spagnola era a pochi metri di distanza. Solo a me capitavano queste cose. Un galleggiante di plastica arancione, di quelli iconici che si vedevano in Baywatch, era lì, lo afferrai, se mi avesse scoperto lo avrei colpito sul naso più forte che potevo e sarei corso fuori, anche nudo se necessario, salvandomi.
“Amore! Ma dove eri?” L’aveva trovata. “Scusami, stavo riordinando delle cose, non ti aspettavo”. La voce aveva perso la sua tipica durezza, un tipo meno cavernicolo e primitivo avrebbe capito che qualcosa non quadrava, avrebbe notato l’odore di cazzo che veniva dai suoi seni o dalla sua bocca, avrebbe notato la chiazza più scura tra le sue cosce. Fortunatamente non era il caso.
“Sta sera Maurizio ci ha invitato a una festa a casa sua, ci saranno tutti, sono passato a dirti che devi venire.” Non potei fare a meno di notare l’utilizzo del verbo imperativo. Rumore di slinguata e la bagnina rispose “Volentieri”. Di nuovo rumore di slinguata. Speravo che gradisse il sapore del mio cazzo appena stato in bocca alla sua ragazza. “Tra quanto finisci?” le chiese “Ci vorrà ancora un po’, devo finire di sistemare delle cose” “Ti aspetto fuori” e lo senti uscire, passando in maniera pericolosamente vicina al cesso-magazzino. I miei muscoli si tesero, il mio cuore accelerò, ogni fibra del mio essere pronta all’azione. Mi sentivo una volpe braccata dai segugi. Ma i passi si avvicinarono e poi si allontanarono. Restai in silenzio, fermo come una statua per quello che mi sembrò un’ora finché la bagnina non bussò discretamente alla porta “Via libera” Il tono si era addolcito un po’, non si vive un’esperienza del genere senza provare almeno un poco di simpatia per il compagno di sventure. Aprii con discrezione la porta, nudo e ci guardammo scoppiando a ridere. “Sta sera vieni alla festa pure te” Anche lei usava l’imperativo, che coppia. “Ma non conosco nessuno, non sono invitato, non mi faranno entrare” “Maurizio è solito invitare decine di persone, ha una casa gigantesca, nessuno si accorgerà che non sei invitato.” Non ero convinto, al di fuori del sesso ero timido e impacciato, inoltre non bevevo e questo rendeva tutto più difficile. “Tu in ogni caso non suonare all’ingresso principale, gira a destra della casa, c’è una scala che arriva nel cinema privato nel semi interrato, ti lascio la porta aperta, entra da lì” Cinema privato? Che cazzo, non so se ero più confuso dal fatto che esistesse gente che ha un cinema privato in cantina o dal fatto che iniziavo a sentirmi in un film di James Bond. E cosa aveva in mente? Voleva farsi scopare con lui così vicino? Ormai ero in ballo, valeva ballarla fino alla fine. Questo e altro per Linda. Mi feci dare l’indirizzo e sgattaiolai fuori da un’uscita secondaria. Davanti alla piscina c’era quel troglodita del suo ragazzo. Camminando incrociai il suo sguardo, vacuo e cattivo, antipatia pura, reciproca. Camminai oltre pregustandomi la serata.
Più tardi quella sera arrivai all’indirizzo in bus. Il quartiere era da ricconi, da gente col cinema in cantina in effetti. Arrivai alla casa, una moderna villa con ampio giardino frontale che dava sulla strada, il tutto recintato. Decine di auto erano parcheggiate nel viale. Girai attorno alla casa, una via secondaria, il classico vicolo dove si viene accoltellati pensai tra me e me, portava a una scala in cemento che scendeva verso il basso. Scesi e provai la maniglia, la porta si apri. Un tuffo al cuore, ora si giocava sul serio! Mi ero messo elegante, una camicia nera e un paio di jeans tendenti allo scuro e una giacca. Ero comunque inadeguato, allo specchio mi sentivo un infallibile playboy, ora che stavo sgattaiolando nella casa si uno sconosciuto per fottermi la ragazza di un altro sconosciuto la mia sicurezza era frantumata. Il cinema era una sala abbastanza grande, non certo il multi sala della mia città ma 2 file di comode poltrone e un potente proiettore tritubo erano già molto più di quanto mi sarei mai potuto permettere. Della musica sorda arrivava da sopra. Salii le scale superando una coppia che pomiciava selvaggiamente sulle scale e due ragazzi che discutevano con la cadenza biascicata tipica di chi aveva esagerato col vino. Arrivai in un grande salone, spazioso dove delle casse producevano musica. La bagnina aveva ragione, nessuno avrebbe mai notato che ero un estraneo. La casa era veramente spaziosa, costruita a ferro di cavallo, con ampie vetrate che davano su un cortile interno praticamente vuoto visto il freddo se non per qualche fumatore Tre ragazzi pasciuti erano vicino al buffè mangiando tartine e bevendo, mi avvicinai e mi unii al discorso. Erano gioviali e allegri, quel genere di persone che ispirano subito simpatia. Parlammo del più e del meno anche se ascoltavo solo in parte intanto mi guardavo in giro cercando la mia preda. La vidi, stavo col burino, lui indossava dei jeans chiari in netto contrasto con una polo Lacoste nera, ovviamente il tono di voce era impostato una ventina di decibel sopra la media infatti, nonostante la distanza, si poteva sentire il suo fastidioso tono di voce. Lei invece era bellissima, si era tirata a lucido, indossava un vestito nero che arrivava sopra il ginocchio, tenuto alla vita da una cintura di metallo d’oro. La parte superiore era sostenuta da un giro collo con un taglio centrale che mostrava in maniera piuttosto generosa la scollatura. La schiena invece era completamente scoperta. Un filo di trucco inoltre le decorava il viso senza esagerare, come molte ragazze li presenti quella sera. Risultava elegante e provocante, senza scadere nel volgare. Il mio cazzo, come sempre, fece un sussulto nel vederla. Mi congedai dai 3 ragazzi pasciuti e le camminai davanti, fingendo di non averla vista ma stando ben attento che lei mi notasse. Mi sentivo il suo sguardo addosso, mi aveva notato. Mi presi una birra che non avrei bevuto e andai verso un altro buffet. Mi girai e ci guardammo, il suo ragazzo parlava in maniera palesemente ubriaca con un suo degno compare lì vicino. Lei gli disse qualcosa che a stento sentì e camminò nella direzione opposta. La seguii con discrezione, mentre passava in un salone secondario e infine su per una scala. Mi guardavo in giro, il burino era distante, impegnato a parlare con il compare a cui si era unita una procace biondina, non si era accorto di nulla. Salii le scale 2 alla volta eravamo al terzo piano e infine la vidi in fondo a un corridoio entrare in una stanza. Arrivai sull’uscio guardai dentro. Doveva essere una stanza degli ospiti, arredata in maniera minimal, un letto basso e moderno, una scrivania con una lampada design e un’ampia finestra che dava sul cortile interno. Lasciai in un angolo lo zaino contenente la polaroid e mi toccai la tasca posteriore dove c’erano le foto false. Lei si voltò e mi sorrise. Trasudava sesso, vedevo la voglia nel suo sguardo, mi arrapai come non mai, niente di più arrapante che una porca che brama cazzo. Sensualmente si sollevò la parte inferiore del vestito mostrano un perizomino bianco, fece un giro su sé stessa mostrandomi il culo e infine, con studiata lentezza, prese ad abbassarlo fino alle caviglie coprendo nel frattempo il suo tesoro dal vestito. Si chinò raccogliendo il perizoma e me lo lanciò facendo una risatina. Lo presi e lo annusai, sapeva di pulito e di figa. Mi mandò ai matti. Mi avvicinai e mi inginocchiai, lei indietreggiò fino ad appoggiarsi al bordo della finestra, sempre sorridendomi con la faccia da porca e obbligandomi ad avvicinarmi ulteriormente. Una volta appoggiata sollevò il vestitino scoprendo finalmente quella bella fica perfettamente depilata e fresca. Mi avvicinai e presi a leccarle lentamente l’interno coscia. Lei era impaziente, mi prese la testa e se la ficcò proprio sulla figa. Non avevo voglia di girarci attorno, mi gettai sulla sua figa e le allargai le labbra strappandole un gemito di dolore. Troppo diretto, non subito sul clitoride, le leccai il contorno delle labbra e le infilai un dito finché non sentii il classico sciacquettio vaginale dalla penetrazione che indicava un’adeguata lubrificazione “Si… si…” gemeva sommessamente. Bravo, ora passa sul clito. Glielo presi in bocca e gli diedi dei rapidi colpetti di lingua “Ohhh…. Si… liiii” i gemiti si fecero più forti. Le dita nel frattempo erano diventate due. Individuai subito il punto G nella sua vagina stimolandolo sapientemente con i polpastrelli amplificando a dismisura i suoi gemiti di goduria. Prese a muovere il bacino in maniera convulsa e a spingermi la faccia contro la figa “cazzo, godo, godooo” prese a urlare senza alcun ritegno finché con un lungo “ohhhhhhh siiiiiii” non si liberò sulla mia faccia, colandomi fluidi vaginali sul mento. Mi rialzai e mi pulii la faccia con il lenzuolo del letto. Lei aveva un’espressione beata, gli occhi chiusi e le gote arrossate. “Ora è il tuo turno” mi disse aprendo gli occhi. Si inginocchiò e io mi misi appoggiato alla finestra dove era lei. Non perse tempo, mi abbasso i jeans e i boxer contemporaneamente afferrandomi il cazzo che fino a poche ore prima era già nella sua bocca. Prese a succhiarmelo lentamente guardandomi coi suoi bei occhi verso l’alto. Non contenta allargò la scollatura facendo uscire un vertiginoso seno che presi subito a palparlo e a strofinarle il capezzolo. Entusiasta della cosa si tolse il cazzo di bocca e, continuando a masturbarlo prese a leccarmi i coglioni. Sentivo la sua lingua solleticarmi le palle mentre la sua manina esperta mi masturbava, ero in paradiso. “Ti va di provare qualcosa di strano?” Non lo so, quello strano non faceva presagire niente di buono e penso di aver capito dove volesse andare. Non dissi niente e allora lei cominciò a farmi girare finché non mi trovai appoggiato alla finestra. La sua lingua ora era posizionata sull’interno coscia. “e ora… ti lecco il buco del culo” disse con voce roca dall’eccitazione. Fortunatamente ero ossessivo nell’igiene, ovunque, mi piegai un po’ in avanti e lei, prese ad allargarmi le chiappe. Sentii la sua linguetta salire fino ad arrivare al mio ano che prese a leccare con movimenti circolari. Era molto piacevole, ancora di più quando lei prese a masturbarmi da dietro il cazzo. “Puttana, sei proprio una puttana…” le dissi tra un gemito e l’altro “Ti eccita mettere le corna al tuo ragazzo vero? Pensa se ti vedesse ora, con la lingua nel mio culo e le tue manine sul mio cazzo” Dovette visualizzare la scena perché la sentii ansimare più forte il ritmo della leccata farsi più frenetico. “Dai dillo, dillo che sei una puttana, una succhiacazzi” le dissi in preda alla voglia. “Si…” Mi rispose “Si… sono una troia… e vorrei umiliare il mio ragazzo” disse staccandosi momentaneamente dal mio culo. Notai che la mano destra si stava strusciando il clitoride e più in basso vedevo qualche goccia di fluido vaginale che aveva cominciato di nuovo a lubrificare quella fichetta. Stavo per venire quando venni distratto da qualcosa. Lo riconobbi nonostante la finestra chiusa. Luigi, il primo dei 3 stronzi era nel cortile con 3 burini e la biondina a fumare, parlava gesticolava e gli altri ridevano. La nostra stanza era buia, non ci avrebbe mai visto. Mi venne in mente un’idea perversa ma prima le foto. “Ora ti scopo, puttana” Le dissi con rudezza andando a prendere lo zaino con i preservativi e la polaroid e appoggiandolo vicino al letto. “Ma prima… ti voglio scopare la faccia” “Oh sì, ti prego” Ripensai a quanto era superba la prima volta che la vidi e ora… mi implorava di scoparle la faccia, una bella soddisfazione! “Chiudi gli occhi” le ordinai e presi la macchina. Le appoggiai il cazzo in faccia e lei lo prese in bocca. Cominciò a succhiare avida e io le presi con la destra la nuca cominciando ad aumentare il ritmo. Con la sinistra, discretamente aprii la camera, mirai nella penombra e… FLASH. La reazione fu immediata “Che cazzo stai facendo??” Il suo sguardo era rabbioso e orgoglioso come la prima volta, si tirò subito in piedi. Fece per afferrare la foto che veniva sputata in quell’attimo dalla macchina fotografia ma fui più veloce e la presi mettendola dietro la schiena “Volevi fare la puttana? E le vere puttane si fanno fotografare” le dissi “Pezzo di merda ridammi quella foto!” mi urlò contro. Riuscii a fare lo scambio e gliela diedi. C’ero risuscito, ce l’avevo fatta! Avevo una foto di lei che mi spompinava! Lei prese la foto e notò che era nera. “Cosa cazzo ti è venuto in mente? Mi vuoi ricattare?” Era furiosa e con ragione. “A me eccita fotografare una bella ragazza come te… ho una gran passione per la fotografia.” Usai un tono più conciliante, mentendole spudoratamente. Lei si addolcì un attimo. “Avresti dovuto chiedermelo… dici che potrei fare la fotomodella?” mi chiese più dolce. Non la facevo così remissiva. Giocai le mie carte. “Con quel fisico? Sicuro… già mi vedo i 13enni masturbarsi in bagno con un catalogo di biancheria intima” Le strappai una risatina. Era fatto. “Va bene ti perdono ma… ridammi quel cazzone in bocca per favore” Decisi di cambiare posizione, la misi sul letto in ginocchio con un cuscino tra le cosce e io in piedi davanti a lei. Lei capì al volo, prese ad ondeggiare il bacino sfregandosi la figa sul cuscino duro mentre io presi impietosamente a fotterli la bocca. Povero Maurizio, illustre sconosciuto, se sapesse cosa stavamo combinando nella sua stanza degli ospiti non sarebbe stato troppo contento. Il movimento si fece in breve frenetico sia da parte sua che da parte mia. Notavo la striscia umida allargarsi sul cuscino di stoffa. Vidi il suo sguardo corrugarsi, si sfilò il cazzo, lo masturbò violentemente mentre con l’altra mano prese a stringersi le labbra della figa come aveva fatto il giorno prima esplodendo in un violento orgasmo “Cazzooo! godooooo” piegando in dietro la testa. Soddisfazioni su soddisfazioni. Ok la foto l’avevo e avevo “fatto pace” facendola godere di nuovo, ora passiamo all’idea perversa. “Basta, ora ti scopo” Glielo dissi con semplicità ma decisione. Lei si alzò a fatica, aveva il viso stravolto e ogni tanto ancora degli spasmi. La misi alla finestra con le mani appoggiate e al davanzale interno e il culo per aria. Indossava ancora il vestitino nero anche se portava macchie biancastre in più punti e un seno le spuntava abbondante dalla scollatura. Mi misi un preservativo e le strusciai il cazzo all’ingresso della fessura procurandole scariche di piacere “Come è possibile? Ne voglio ancora!” Mi disse con tono sofferente e carico di lussuria. Io non persi tempo e con un colpo di reni glielo ficcai dentro “Ahi! Piano cazzo!” un guaito di protesta “Ma stai zitta troia che ti piace” e per risposta ebbi un gemito di piacere. La afferrai per i fianchi e cominciai a pistonarla. Era fradicia e dilatata nonostante i 2 orgasmi. “Ti faccio un paio di foto ancora ok?” “Va bene ma dopo le dai a me”. Sorrisi tra me. “Girati” le ordinai. Un flash illuminò la stanza buia. Senza smettere di scoparla feci lo scambio con i pantaloni appoggiati lì vicino sul letto. Le presi la testa e gliela indirizzai verso il gruppetto di persone “Ma non è mica il tuo ragazzo quello?” gemiti sempre più forti “Guarda che cornuto, giù a fumare e tu qui… a farti scopare a pecora come l’ultima delle troie” Gemiti ancora più forti “Vorrei che ti potesse vedere, tu, così orgogliosa, che si fa fottere da uno come me come una puttana di strada” ansimava, contrazioni vaginali. Aprii la finestra che fortunatamente si apriva verso l’esterno “Vorrei che ti sentisse” “ohhh non… ohhhh cazzo, sto per godereeee” Si, quella era la mia rivincita “Urla allora puttana, urla a pieni polmoni così sente quanto è cornuto quel pezzo di merda” E lei godette, godette forte, godette come la puttana che era, facendo versi indegni. “godooooooo” Urlo in maniera forte e chiara. Vidi il gruppetto voltarsi verso la finestra. Impossibile che ci avessero visto, ma sicuramente ci avevano sentito. Sentii uno scoppio di risa venire dal basso. Si ci avevano sentito. Aveva riconosciuto la voce della sua ragazza? Me lo auguro. Lei si accasciò per terra, rovinata come una bambola rotta. Ma io non ero ancora venuto ed ero sulla corda da troppo tempo. Le strusciai la cappella sul viso e lei infine, quasi di malavoglia lo imboccò per l’ennesima volta. Le toccai la tetta, era soffice, morbida. Avrei voluto continuare ma il tempo stringeva, per quanto ne sapevo il cornuto era sulla strada per la stanza. Glielo sfilai dalla bocca e dopo pochi colpi di mano le eruttai sperma in faccia come il giorno precedente. Già ieri avevo pensato che sarebbe stata una bella foto e quindi prontamente presi la macchina e per la terza volta un flash illuminò la stanza. “Tu sei malato” mi disse con un mezzo sorriso e si sollevò prendendo una coperta per pulirsi il viso (Mi augurai sinceramente che nessuno avrebbe dormito in quel letto, tra sperma e umori vaginali). Feci lo scambio e le detti le tre foto false. Le guardò “Cazzo, per fortuna hai la passione della fotografia! due foto nere e una sfocata! Un novello Frank Capa vedo!” mi disse tra l’ironico e lo scazzato. Risi alla battuta anche se non ero sicuro di chi fosse Frank Capa. Ci rivestimmo. “Vai tu, non possiamo farci vedere assieme.” Mi chiusi la patta dei pantaloni “Ma tu come ti chiami?” Le chiesi finalmente “Nicole, mi chiamo Nicole” mi rispose. Con il mio tesoro di fotografia le diedi un bacio sulle labbra, un’ultima palpata alle tette e scomparvi
Nel scendere incontrai il cornuto nel salone, si guardava in giro nervoso. Incrociammo per la seconda volta lo sguardo. Gli sorrisi, lui no. Non poteva sapere ma magari, nel fondo di quel cervello primitivo, qualcosa era scattato. Una cosa è certa, non mi sarei mai più vedere da quel burino.
Arrivato a casa di Linda guardai le foto. Cazzo. Ero davvero Frank Capa, gli scatti erano perfetti, nel primo si vedeva chiaramente il mio grosso cazzo nella sua bocca, aveva aperto gli occhi che lampeggiavano vogliosi. Il secondo scatto era ancora meglio, il suo culo allargato e i nostri bacini a contatto e la sua faccia contratta dal piacere mentre una ciocca di capelli le copriva un occhio. E nella terza era quasi dolce, stravolta, felice e piena di sborra, con una tetta di fuori e gocce di sperma su di essa. Mi sdraiai sul letto sospirando. Una giornata decisamente proficua.
Ed era solo l’inizio

Nel prossimo episodio: Luigi è stato punito, ora tocca al prossimo obiettivo… con una mamma molto sexy. E se avete apprezzato Nicole (aka la bagnina) non preoccupatevi, non sarà l’ultima volta che leggerete di lei!

Critiche, domande e suggerimenti ben accetti: bullatipico@hotmail.com

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