La mia vita de Bull 5: Ingenua Puttana

Scritto da , il 2017-02-25, genere tradimenti

Cari lettori ma soprattutto care lettrici mi scuso per il ritardo di pubblicazione, torno da una bellissima vacanza, prometto che sarò molto più regolare ora con il proseguo del racconto.
Il primo mese passò tranquillo, Nadia piano piano prese più confidenza con i ragazzi ma era lo stesso molto impacciata e timida. Cominciò a diventare un mio pensiero fisso, durante le sue lezioni fantasticavo costantemente a sedurla, a portare quella ingenua ragazza nel corpo di una donna a fare le cose più perverse. Me la immaginavo, titubante e remissiva, mentre la convincevo a succhiarmi il cazzo, poi a farsi scopare e piano piano riuscivo portarla a fare porcate che solo un adolescente può immaginare, fin ad arrivare a cose estreme come lei nuda in aula dove io e i miei compagni la scopavamo a turno, magari davanti al suo ragazzo che guardava. Una sera mentre mi scopavo Linda in un campo fuori città cominciai a chiudere gli occhi e pensare di scoparmi Nadia, pensavo a lei che mi diceva “No dai, aspetta, magari è sbagliato, non so se…” e io che la convincevo che invece non c’era niente di male, che era divertente. L’idea mi prese talmente tanto che cominciai a fottermi Linda in maniera selvaggia, arrapatissimo, perdendo in breve tempo il controllo. Linda, favorevolmente stupita da tanta passione, non disse nulla ma partecipò con entusiasmo lasciandosi andare anche lei alla lussuria e finimmo con un poderoso orgasmo da parte sua e una bella sborrata sul suo visino da parte mia.
Dopo quella sera cominciai a pensare che le mie fantasie dovevano diventare realtà. Cazzo era difficile, dovevo pianificare bene la cosa, una mossa sbagliata e avrei rischiato l’espulsione dalla scuola. L’occasione mi si presentò il lunedì successivo, infatti a inizio lezione ci raccontò che, datochè le avevano confermato il contratto per un anno, cercava un alloggio in città. Colsi la palla al balzo, infatti la mia famiglia possedeva una casetta (o “il capanno da pesca” come la chiamavamo in famiglia), ereditata da un bisnonno tempo addietro. La usava mio padre quando da giovane doveva preparare gli esami universitari per studiare ma ormai non veniva praticamente più usata in quanto, sebbene dava sul mare, era su una piccola scogliera e non era molto pratica per andare a fare il bagno. Era piccola ma ben strutturata e soprattutto lontana dalla strada principale, l’ideale per cercare un po’ di quiete (o sfrenate avventure di sesso). A fine lezione andai da lei e gliela descrissi, dicendo che avrei chiesto a mio padre. Le si illuminò il viso, era felicissima e diceva che qualunque sistemazione sarebbe andata bene.
Era fatta, mio padre, a cui qualche lira in più non faceva di certo schifo, era contento di poter ricavare un profitto da quella che definiva l’appendice del bilancio famigliare. Mi sentivo come in uno di quei film di spionaggio, avevo piazzato la trappola e ora vediamo se sarei riuscito ad acchiappare una bella topa.
Già la settimana dopo la bella Nadia si era trasferita, me lo disse raggiante, felice finalmente di aver trovato un posto, aveva un sacco di problemi con la signora che le affittava la stanza, non da ultimo che era una gattara il salotto le puzzava di piscia per gatto.
Quel weekend, per quanto di fine settembre, era incredibilmente caldo e allora decisi di andare in bici “casualmente” nella zona della scogliera. Un campo sovrastava la casa ed era delimitato da una serie di cespugli offrendo un nascondiglio ideale. Potevo vedere la sua sgangherata fiat 500 parcheggiata fuori nel vialetto e le finestre spalancate, probabilmente per far corrente nella casa. Purtroppo di lei nessun segno, allora inforcai la bici e andai a farmi un giro, un oretta più tardi quando tornami appostai di nuovo nel mio nascondiglio ed ebbi decisamente più fortuna.
Era sdraiata su un asciugamano poco distante dal precipizio, indossava un bikini marrone che a stento tratteneva quelle tettone divine. Avevo visto giusto, il fisico era decisamente migliore di quello di Linda, la pancia era piatta, certo non da modella ma meglio della media. Essendo sulla schiena non potevo valutare il culo ma si vedevano che i fianchi non erano troppo larghi. Mi ritrovai col cazzo estremamente duro che a stento stava nei pantaloncini che mi ero messo quel giorno. Mi resi conto di essere praticamente invisibile e quindi cominciai a tirarmi una sega. Mi immaginavo di avvicinarmi così, con la bestia fuori e mentre lei a occhi chiusi prendeva il sole ficcarglielo in bocca e scoparmela li, all’aperto, in pieno giorno. Sborrai sui cespugli immaginando che fossero le sue tette. Il giorno dopo avrei fatto la mia mossa.
Per l’occasione decisi di mettermi un costume a slip, decisamente fuori moda ma che mostrava bene la dotazione e mi vestii normale come per andare in spiaggia. Pedalai verso casa sua e arrivai verso le due e mezza. Ero agitato ma anche molto determinato, avevo già pronta la scusa, mio padre mi aveva mandato a chiederle se andava tutto bene. Quando mi aprì restai un po’ deluso, speravo di trovarla in intimo o perlomeno in bikini mentre invece indossava un vestitino estivo, abbastanza corto ma poco sopra il ginocchio. Mi salutò con entusiasmo (proprio un ingenua, nessun docente sarebbe stato contento di trovarsi un allievo davanti a casa nel weekend) e mi offrì un aranciata. Parlammo sul mini portico del tempo e della casa, del fatto che piaceva pure al suo ragazzo e che si aveva una bellissima vista. Era proprio di buon umore, sembrava di sentir parlare una ragazzina della gita allo zoo.
“… e lei che programmi ha per questo pomeriggio prof?”
le chiesi quando finalmente smise un secondo di parlare
“Pensavo di svuotare gli ultimi scatoloni, vuoi darmi una mano?”
“Ma prof è domenica! Prenda piuttosto il sole con me!”
Cercai di formulare la proposta in maniera più neutrale e spontanea possibile ma vidi lei esitare, dopotutto era una docente e io un suo allievo. Non aspettai risposta, mi alzai e corsi verso la scogliera
“Forza Prof! Qui c’è un venticello perfetto, ci si abbronza da dio!”
Lei si alzò e rise del mio entusiasmo e mi venne in contro
“Ma lo scatolone…”
“Chissene frega, non andrà mica a male!”
Le risposi e così dicendo mi abbassai i pantaloni. La vidi fermarsi di colpo, il suo sguardo cascò in maniera inconfondibile sul mio pacco mal trattenuto dagli slip. Subito dopo mi tolsi pure la maglietta
“Forza! Cosa aspetta?”
La spronai e lei, sempre intimidita, camminò più lentamente verso di me.
“Mica vorrà prendere il sole vestita no?”
Le dissi sdraiandomi sull’erba allargando bene le gambe per evidenziare il pacco
“N-no… certo che no!”
rispose lei sempre esitante, sembrava davvero una ragazzina alla prima esperienza, anche una ragazza di 14anni avrebbe capito che era una palese tattica per spogliarla ma lei, sebbene la sua esitazione mi faceva capire che da qualche parte il suo cervello le suggeriva che non era una buona idea, cominciò ad abbassarsi le spalline e a far scivolare il vestito sulle caviglie. Mi issai a sedere, questa volta io ero sbalordito. Non indossava un intimo particolarmente sexy, niente pizzi o altro, ma vedere comunque la prof, oggetto del desiderio da settimane, in mutandine e reggiseno e, cosa che mi eccitò all’inverosimile, indossava ancora le scarpe.
“Ma non è meglio se prendo degli asciugamani? Sull’erba mi gratta!”
E io, ammutolito, annui col capo. La guardai mentre si dirigeva verso la casa con il vestito in mano, il suo culo era grosso ma non in maniera eccessiva, classico latino. Tornò sempre in intimo e mi passò un asciugamano e si sdraiò accanto a me.
“Prof la crema, le do una mano a metterla?”
Era la cosa più banale e scontata che fosse mai esistita, non avrebbe funzionato con nessuna ragazza che non avesse già deciso a prescindere da darmela. Lei accettò volentieri senza traccia di malizia, come se farsi spalmare della crema sul corpo da un allievo non fosse stato niente di più che un normale gesto di cortesia come tenerle la porta aperta. Si sdraiò sulla pancia, cominciai a spalmare la crema dalle spalle e scesi lentamente su tutta la schiena. Ero impacciato, essendo un racconto erotico vi immaginate la classica scena del figaccione che spalma la crema alla figona mentre lei emette gemiti di piacere. Ecco, niente di questo tipo, le mani mi tremavano e lei non la finiva di ciarlare in maniera gioiosa di questo o di quest’altro argomento. Ma il contatto col suo corpo mi aveva provocato un erezione spaventosa, sentivo il cazzo che era letteralmente un palo ardente tra le gambe e che era mal contenuto dal costumino che avevo indossato. Arrivai al sedere e cominciai a incremare pure quello. Lei si bloccò improvvisamente “Merda” pensai, avevo osato troppo ma lei subito smentii il mio pensiero, si prese le mutandine e le strinse meglio infilandosele mezzo tra le chiappone e mi disse tutta gioiosa
“Ecco così non sporchi la stoffa”.
Ok, quella o era davvero ritardata o era una troia allo stadio terminale, probabilmente entrambe le cose. Io ripresi a ungerli le chiappe in maniera non differente da quando aiutavo mia madre a impastare la pasta della pizza fatta in casa, era stupendo, sentivo il metaforico contachilometri che stava arrivando al fatidico punto rosso dove avrei perso il controllo e senza badare alle conseguenze avrei tirato fuori l’uccellone e lo avrei infilato tra quelle due chiappe divine. Per (s)fortuna non si arrivò a questo infatti dopo 2 minuti buoni di incremaggio mi disse un po’ seccata
“Anche le gambe per piacere!”
E così finii il lavoro. Per fortuna l’erezione era scemata quando mi alzai per rimettermi sull’asciugamano “Anche davanti prof?”
Le chiesi tra il serio e il simpatico e lei scoppiò in una risatina
“Li faccio da me grazie!”
Quando anche il davanti era protetto feci la mia seconda mossa, decisamente audace ma vedendo quanto era ingenua pensai che poteva funzionare.
“Prof ma li non si è spalmata bene!”
“Dove?”
“Lì!”
Indicai in un punto poco sopra il suo reggiseno
“Non vedo niente”
Disse lei confusa
“Ma si prof lì! Non vede?”
E le toccai con l’indice poco sopra il seno. Lei mi guardò sbalordita, lo sguardo era un misto di ottusità e confusione
“Non vedo proprio”.
“Aspetti la aiuto io”
E così, con il cuore che mi batteva a mille ma lo sguardo sicuro appoggiai il palmo della mano sul suo abbondante seno e finsi di spalmare. Lei finalmente stava zitta, il suo respiro si era fatto pesante e notai che nonostante il caldo le venne la pelle d’oca sul braccio. Il mio cazzo si era di nuovo indurito ma non feci nulla per nasconderlo. Mi feci più audace e presi a scendere sul seno accarezzando in maniera soffice, senza nemmeno fingere più di strofinare, con tutto il palmo della mano, al punto di scostare qualche centimetro di stoffa del reggiseno fino ad arrivare quasi al reggiseno
“Cosa fai?”
Mi chiese con voce roca e leggermente lamentosa, era eccitata, decisamente eccitata. La ignorai e feci il grande salto, abbassai una coppa del reggiseno e con la mano che la massaggiava lo afferrai con decisione. La sentii sussultare ma non mi disse di fermarmi, lo presi come un invito a continuare. Dovevo agire in fretta, se la luce della ragione avrebbe fatto breccia nella nebbia dell’eccitazione, se si fosse resa conto che si stava facendo palpeggiare le tette da un suo allievo, tra l’altro minorenne, in un luogo pubblico, mi avrebbe di sicuro fermato, dovevo mantenere l’eccitazione alta e costante se no era finita e non avrei mai più avuto un'altra occasione o peggio mi sarei trovato nella merda fino al collo. Le stimolai il capezzolo come Linda mi aveva mostrato milioni di volte, era duro, ingrossato e sporgente, cominciava a gemere sommessamente a occhi socchiusi e la bocca aperta in una smorfia. Con naturalezza presi il suo enorme seno in mano e me lo portai alla bocca, alternando ciucciate a veloci colpi di lingua sul capezzolo sensibilizzato. I suoi gemiti si fecero più forti e sempre ad occhi chiusi cominciò ad accarezzarmi la testa. Incoraggiato le liberai pure l’altro seno e presi a stimolarlo con l’altra mano. Mi immaginai la scena che si sarebbe presentata a un eventuale osservatore o, meglio ancora, al fidanzato della mia bella professoressa, io, un ragazzino, che ciucciavo e stuzzicavo quelle grosse tettone mentre lei a occhi chiusi gemeva sommessamente godendosi quel massaggio. L’idea mi fece perdere il controllo, mentre continuavo a succhiarla le presi una mano e me la appoggiai sul cazzo che intanto, nella sua irruente erezione, aveva fatto capolino da sotto il costume. Quel contatto sembrò destarla e per un attimo ebbi paura di aver mandato tutto a puttane.
“No aspetta! Che stiamo facendo?”
Mi disse mollando il mio cazzo e spingendomi lentamente via. Senza mollarle il seno mi avvicinai e le sussurrai nell’orecchio
“Non si preoccupi prof, non lo saprà nessuno”
E le infilai la lingua nell’orecchio per poi scendere sul collo. Lei che già stava ribattendo si interruppe con un gemito di puro piacere al contatto con la mia lingua e espose il collo mentre la sua mano, sta volta di sua spontanea volontà, mi agguantò la parte superiore del cazzo che spuntava da sotto gli slip e prese a masturbarmi sapientemente
“No… dai smettiamola… è sbagliato… io sono la tua docente… e sono fidanzata!”
Mormorava ma le sue mani si muovevano agili sulla mia asta e io per facilitarli il compito mi abbassai gli slip fino alle caviglie. Mi lasciai masturbare senza staccarmi da quelle tette meravigliose che tanto avevo desiderato e all’ennesima volta che sentivo il suo tono lamentoso sul fatto che questo fosse sbagliato mi staccai dal seno e afferrandola per i capelli alla base le sussurrai nell’orecchio
“Ed è proprio questo che ti eccita… troia”.
Erano le parole giuste, la fecero partire completamente, girò la testa e mi infilò la lingua in bocca mentre cominciò a smanettarmi con tale intensità quasi da farmi male.
“Si cazzo… sono una troia!”
Disse tra una slinguata e l’altra. La feci continuare per un po’ lasciandomi trascinare nel turbine della lussuria ma in breve il cazzo cominciò a dolermi e allora la staccai sia dalle mie labbra e dal mio cazzo e la feci sdraiare allargandole le cosce abbondanti. Riprese a lamentarsi
“No dai fermati, abbiamo esagerato, ora basta, io ho il ragazzo, tu sei un mio allievo”
E cose del genere ma guardandosi bene dal chiudere le cosce che erano oscenamente spalancate. Le scostai le mutandine e presi a leccarla/masturbarla con una tecnica che mi aveva insegnato Linda che prevedeva l’uso di tre dita e della lingua. La sua figa era un forno bollente e fradicio, avevo visto solo due fighe dal vivo ma mai avevo visto bagnarsi tanto una ragazza. Non durò tanto, in pochi minuti esplose in un orgasmo violentissimo mentre con le mani si strizzava il seno in maniera che faceva male solo a guardarla. La tecnica di Linda evidentemente era più che valida e sicuramente Nadia era una di quelle fortunate ragazze a cui bastava uno sbuffo di vento per avere un orgasmo. E di quelle ancora più fortunate a cui il primo orgasmo faceva solo venir ancora più voglia di averne un secondo, un terzo o addirittura un quarto. Mi guardò implorante, ansimava forte
“Fottimi, ti prego, fottimi come una puttana!”
Mi disse quasi incazzata.
“Girati puttana!”
Le dissi con tono perentorio e lei da brava troietta si girò mettendosi a pecora e allargò le coscione. Io le abbassai gli slip che le erano restati addosso e con un colpo secco glielo ficcai tutto nella figa.
“Oh cazzo sì”
Disse con un gemito. Cominciai a fotterla come una cagna, il mio corpo magro e ancora adolescente prese a scontrarsi col suo fisico latino e abbondante, da donna ormai fatta. Sarebbe stato uno spasso da vedere, l’adolescente che fotteva la sua professoressa. Mentre la scopavo con un buon ritmo lei continuava ad alternare oscenità a preghiere di smetterla
“Si fottimi, fottimi a percora, oddio che bel cazzo che hai, me lo sento in pancia”
“No dai… basta ora… non voglio… mmmm…. Non è giusto… oddio quanto mi piace!”.
Mi eccitava vederla così e presi a fotterla ancora più forte. Di nuovo sentii la sua vagina contrarsi
“Dio sto per venire, oddio vengo, VENGO!”
Urlò tutto il suo piacere, in maniera talmente forte che quasi mi allarmai. Rallentai il ritmo fino a fermarmi e a tirarlo fuori, lei si voltò a guardarmi. Guardandola fissa negli occhi le allargai le chiappe e appoggiai il mio bastone all’ingresso dello sfintere anale e con ritmo lento e costante cominciai a infilarle il cazzo nel culo. Guardai il suo viso venir stravolto da una smorfia di dolore mentre lentamente ma con sorprendente facilità la infilzai nel culo. Quando arrivai in fondo cominciai a muovermi lentamente
“Ne hai già presi tanti in culo, vero puttana?”
“Si… oh cazzo… si… è enorme… mi eccita da morire… si mi sono fatta spaccare da degli amici del mio ragazzo… oddio fermati, mi sento in colpa… no continua… mmmm… si fottimi il culo”
“Da degli amici del tuo ragazzo? Allora sei davvero una puttana!”
“Oh si, chiamami così, mi ecciti da morire, mi eccita mettere le corna… una volta mi sono pure fatta inculare da un mio professore… per passare un esame… l’unico 30 della mia vita… si cazzo!”
“Sei proprio una troia senza ritegno… hai dato via il culo come una puttana e quindi ti tratto da tale!”
E cominciai a fotterle il culo.
“Oh cazzo mi spacchi cosiiii”
Strillava come una porca allo spiedo, appoggiò tutto il petto contro l’asciugamano elevando solo il culo e con una mano prese a masturbarsi la fica penetrandosi e strofinandosi il clitoride in maniera selvaggia.
“Vengo ancora, vengo ancoraaaa”
Urlò e cominciò dei movimenti spasmodici che mi ricordavano più un attacco epilettico che un orgasmo. Quella scena era incredibile, quella tettona che godeva in maniera quasi spaventosa mentre si faceva inculare da un ragazzino come me. Mi immaginai il suo ragazzo, a guardarsi, umiliato ma eccitato, non resistetti. Estrassi il cazzo mentre lei si girava e con due colpi di mano le sborrai sulle tette urlando
“Si prof puttana, beccati la mia crema alla faccia del cornuto!”.
Tre, quattro, cinque schizzi di sperma arrivarono sul suo abbondante seno. Avevo il fiatone, l’orgasmo era stato bello forte e lei mi guardava massaggiandosi il seno sporco di sperma. Si fermò e mi guardò seria e preoccupata
“Non devi dirlo a nessuno, ti prego, sono finita se si sa”.
Che ingenua puttana… si era appena fatta inculare e scopare da un adolescente e ora si aspettava che il segreto restasse tale?
“Ma certo prof! Dopo la sua “lezione” di oggi non potrei mai mandarla nella merda”.
Il suo viso si illuminò
“Grazie, grazie!!!”
Sembrava davvero una ragazzina.
“Però lei mi deve promettere che questa non sarà l’ultima volta che succede”
Rise in maniera cristallina
“Ci puoi giurare che non è l’ultima volta, era un po’ che non mi montavano così”
E subito arrossì per aver usato quell’espressione. Incredibile, dopo tutto quel sesso, solo perché era venuta, era tornata la docente timida di prima. Ci rivestimmo e dopo aver ascoltato le sue chiacchere per ancora un quarto d’ora finsi un impegno e me ne andai, consapevole che quella era solo la prima di molte eccitanti scopate con quell’ingenua puttana.

Così si conclude questo capitolo, nel prossimo la mia prima esperienza di gruppo.
Grazie a tutti quelli che mi scrivono, mi dispiace se ogni tanto mi dimentico di rispondere, ora sarò molto più presente :)
Critiche e suggerimenti ben accetti: bullatipico@hotmail.com

Questo racconto di è stato letto 7 9 3 5 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.