Vite disordinate - Sonia.

Scritto da , il 2017-12-29, genere pulp

Roma... una vita fa.
La giornata è una di quelle nella quale tutto va storto.
Stare in giro per tutta la sera e parte della notte e non rimediare una lira, piove da diluvio e per mangiare dover promettere il cazzo a un cameriere finocchio di una pizzeria di Piazza Barberini.

Promessa da mantenere.

Quando rientro, la sorpresa.
-Ho dato la tua camera a una ragazza... tu da ora dormi nello stanzino-
Fanculo! Accidenti a te vecchia megera...!
Lo stanzino? Un loculo! Senza finestra e tanto piccolo che per muoversi bisogna essere contorsionisti.
Ma la vecchia riesce ad essere convincente.
-Sempre se ti va... altrimenti smammi, ma prima mi paghi le due settimane che mi devi...-
Ve bene, mi arrendo.
Devo recuperare la mia roba.

Allora avevo un completo blu, uno e unico, lo usavo per presentarmi per qualche colloquio, due camicie e due jeans, la biancheria al minimo, due paia di scarpe e dato che l'armadio non possedeva grucce per appendere tenevo tutto nella valigia.
Una vecchia macchina da scrivere e un pacco di fogli dattiloscritti completava il tutto.

Busso, nessuna risposta. Penso che sia nel bagno nel corridoio e decido di entrare, mi dico che in un attimo prendo la valigia e esco...
Entro in camera, lascio la porta aperta, alcuni indumenti femminili sulle sedie e su uno dei due letti.
Apro l'armadio e ora sopra alla mia c'è una valigia più grande, certamente della nuova ospite.
La curiosità?
Si.
Non resisto alla tentazione di aprire la valigia e fra un mucchio di indumenti, inseriti in fretta evidentemente, ci sono delle banconote, da cinquantamila... da centomila, così a mucchio, accidenti! Una piccola fortuna, almeno per le mie esaurite risorse.
Come si dice?
L'occasione fa l'uomo ladro?
In quel momento... lo confesso, ebbi la tentazione di arraffare tutto e prendere la porta... poi sento dei movimenti nel corridoio e io chiudo la valigia, prendo la mia, chiudo l'armadio e mi allontano.
Entra una ragazza, una donna, ha un asciugamano intorno al corpo, un gran bel corpo.
Ma il viso? Una maschera blu e nera di ecchimosi, gonfio, come avesse subito una brutta pestata.
-Ah... chi sei...?-
Una slava dall'accento.
Chiarisco la situazione, faccio per andarmene.
Lei si scusa.
-Per causa mia? -
-Si... ma comunque è così che doveva essere. Tu non centri-
Con noncuranza lascia cadere l'asciugamano, ha un corpo splendido, un seno prosperoso e tutto il resto in linea, poi girata... indossa una camicia lunga che le copre completamente il sedere.
-Sai... io mi faccio gli affari miei ma se vuoi un consiglio, dovresti mettere del ghiaccio sul viso, almeno ti ridurrebbe il gonfiore-
-Dici?-
-Te lo vado a prendere io...-
Vado in cucina, la vecchia sta guardando la tv, ma non dorme mai? Le chiedo del ghiaccio, indica il frigo poi mi da, gentilezza inaudita, un paio di sacchetti di plastica dove contenerli e un asciugatoio pulito.
Torno e lei è distesa sul letto, mi siedo accanto e piano con precauzione le appoggio il ghiaccio sul viso.
-Anche a me è successo, sai... ero peggio di te, ora sembra tutto così terribile, ma tempo una settimana, dieci giorni e torni bella come prima, ma nel frattempo il tuo viso conoscerà tutti i colori dell'arcobaleno, giallo, verde, blu...-
-Non mi far ridere... mi fa male tutto...-
-Dai fammi vedere, vediamo se hai qualcosa di rotto-
Esamino il naso, un po' me ne intendo.
-Mi sembra a posto... tempo dieci, quindici giorni sei come prima...-
Sotto le ecchimosi intuisco una grande bellezza, chi sarà stato a conciarla così?
Beh... facile a capirlo, è una puttana, sarà stato il suo pappone a pestarla di brutto.
-Io sono Sonia...-
-Lu...-
-Hai da fumare, Lu...?-
-No... in verità sono un ex fumatore per necessità, non fumo da... vediamo da un paio d'ore? Sono senza una lira.-
-Usciresti per me...? Ho anche fame, ti pago il disturbo-
-Va bene... se ti accontenti di quello che trovo nelle rosticcerie aperte tutta la notte, allora ti dico... supplì di riso, pizza al taglio, crocchette di patate, coca cola e birra, poi sigarette? Che marca? E poi cerco una farmacia e ti compero un analgesico, forte... con quelle botte non dormi altrimenti, il dolore sale e diventa insopportabile-
-Marlboro. Prendi anche una bottiglia di liquore... cognac, brandy, biscotti, quello che trovi.-
Mi allunga un cento sacchi che prende dalla valigia.
Al mio ritorno la trovo sul letto, distesa. Si mette seduta e prende a mangiare.
Poi fumiamo... beviamo brandy e lei mi racconta.
Ora ha le gambe incrociate sul letto e ho modo di vedere la sua intimità depilata, un solco rosa. Mi ritrovo a fissarla senza staccare gli occhi. Penso di essere fissato con 'sta cosa ma sto sentendo odore di fica.
Comunque mi dice che è una puttana. Che lavora in casa. Che ha una clientela di uomini danarosi. Che viene dall'Ungheria lusingata da una speranza di lavorare come ballerina ma che poi chi ha organizzato il suo ingresso in Italia la convince con le buone e con le cattive a battere.
Che deve dare a loro metà di quello che guadagna.
E ora, dopo cinque anni, vuole tornare a casa, ha una bambina avuta giovanissima.
Vuole tornare per lei.
Vuole vivere la sua bambina che sta crescendo.
Solo che loro non vogliono lasciarla andare e le hanno dato una lezione. L'hanno picchiata e violentata ripetutamente. Lei è fuggita con quello che ha potuto racimolare sul momento.
Vedo che mi vuole chiedere qualcosa. Ma ancora non sa se è il caso. Se fidarsi.
Ora la visione della sua fica è più completa e mi viene voglia di averla. E lei vuole darmela.
So che vuole comprarmi con la fica.
Ora sono disteso, schiena contro la spalliera del letto e lei mi sta facendo un pompino, la sua bocca mi lavora, la lingua passa sotto lungo la nervatura, si ferma sul frenulo, mi prende in bocca, mi morde dolcemente sotto la corona e mi ingoia e mi lavora bene... a lungo.
E stranamente mi piace quella maschera di violenza, il viso tumefatto e lei che mi prende in bocca, mi piace il suo dolore.
Che strana sensazione!
Come farsi una zombie, un viso decomposto, in via di disfacimento.
Mi sa che sono malato di sesso da cimitero.
Cosa vuoi da me?
Che devi chiedermi?
Ora la sto fottendo. Forte.
Violentemente... lei posta in ginocchio sul bordo letto e io dietro lei.
So che non gode, so che finge.
E io non intendo perdere tempo, non ho interesse a darle piacere. Prendo solo il mio. Ha un culo bellissimo.
E mentre la scopo la penetro forte con un pollice. Ad ogni colpo del cazzo il dito la penetra nel culo fino al palmo.
Vengo.
Mi dice che ha paura, se posso dormire con lei.
Che in cambio mi pagherà se accetto.
E mi farà scopare. Tutto quello che voglio. Fica e culo. Bocca. Tutto.
Accetto e penso che intanto pagherò la vecchia e poi cercherò di recuperare tutto il possibile dalla sua paura. Non è per compassione se sto con lei.
Puttana lei e puttana io.
Niente di più e di diverso.
Passano i giorni.
Lei è rinchiusa in casa. Sto con lei, le porto da mangiare, le faccio compagnia. Esco la sera e poi al ritorno dormo con lei.
Scopo.
Prendo anche il suo bel culo, glielo lecco prima, a lungo, adoro leccare il culo, quanto e forse più della fica, glielo allargo con le dita, bagno bene il cazzo e poi la prendo.
Una sensazione di essere stretto dal suo anello di carne. Una libidine far penetrare tutto il cazzo e ritirarlo, più e più volte, poi tenerla e fotterla forte, forti colpi contro le sue natiche, quei forti schiocchi!
E venirle dentro, riempirla e poi godere nel vederla aperta, il buco ancora oscenamente allargato e baciarla lì... sul culo, leccarle la sborra che fuoriesce.
I giorni passano... scopiamo ormai quasi di continuo, Mangiamo, dormiamo e scopiamo.
Lei comincia a piacermi, come donna e come persona, lei lo sente e un giorno si sblocca.
Arriva al dunque.
Le serve il suo passaporto per tornare in patria. Lo tiene in casa sua, nascosto. La casa senz'altro è stata visitata dai suoi sfruttatori, ma non crede che abbiano trovato il nascondiglio.
Me la sento di andare a prenderlo?
Non crede che l'appartamento sia ancora sorvegliato ma non si sa mai. Comunque c'è un certo rischio.
Le dico che voglio un testone, se le va bene.
Un milione? Accetta senza titubanze.
Mi spiega dove è nascosto il passaporto, i suoi gioielli e il resto del suo denaro, devo rimuovere con la lama di un coltello una parte del pavimento in legno sotto il letto.
Poi se riesco devo recuperare le foto della sua bambina che sono in una scatola nell'armadio, frigna un po'... piagnucola, dice che sono cinque anni che non la vede, che la bimba vive con la nonna.
Lo farò?
Si, lo farò
Cazzo!
Questa donna è un capitale per i suoi magnaccia, certo che controlleranno il suo appartamento!
Ma ora... dopo tanti giorni forse pensano che sia già partita.
Ma la cosa mi interessa, cioè mi interessano i soldi.
Ora il suo viso è quasi normale, si notano solo delle ecchimosi qua e là.
Lei appena avrà il passaporto prenderà il primo volo per Budapest.
E dimenticherà l'Italia, paese di merda.
Vuole magari sposarsi, fare una vita normale. Dimenticare questo periodo.
Mi da la chiave dell'appartamento, quella di scorta che teneva nascosta, l'altra sua gliela hanno presa. E io vado a vedere come è disposta la casa. Passo e ripasso per tutto un giorno davanti all'ingresso e non noto nulla.
Ma decido di non fidarmi...
Vado da un fioraio e compro una confezione di fiori da regalo. Scrivo un biglietto generico di accompagnamento e raggiungo la casa. Suono a caso e chiedo se mi si possono aprire, che sono il fattorino che deve consegnare dei fiori alla famiglia X, la quale non è in casa, così li lascio davanti alla porta.
Salgo con l'ascensore fino al piano sopra all'appartamento e guardo in basso.
Sembra tutto a posto. Nessuno in giro.
Suono... se dovesse esserci qualcuno dico che devo lasciare i fiori per la signora della porta accanto. Ma non c''è nessuno. Entro. L'appartamento è stato rovistato, tutto è buttato all'aria.
Cerco il posto del nascondiglio.
E' intatto. Lo scoperchio. Contiene diverse buste. Un passaporto, documenti. Un sacchetto.
Cazzo...!
Una fortuna. Lire, dollari, sterline e marchi. E gioielli. Conto e riconto. Ce n'è almeno per una quarantina di milioni. Almeno!
Cazzo!
Risistemo il nascondiglio, metto tutto in una busta di plastica e faccio per uscire, mi ricordo delle foto.
Le trovo tutte sparpagliate nell'armadio.

Poi per strada il dilemma. Che faccio?
Io i soldi voglio tenermeli.
Le dico che non ho trovato nulla? Che hanno portato via tutto?
Oppure sparisco e non mi faccio più vedere?
Con questi soldi so che risolvo tutti i miei problemi per molto tempo. Non devo più farmi succhiare il cazzo per strada per mangiare, né leccare il culo a gente per far loro leggere i miei lavori e elemosinare la loro attenzione. Sono libero, posso vivere alla mia maniera, potrò scrivere quanto e quello che voglio.
Non patirò più la fame.
Poi... cazzo cazzo a me!
Vedo una bambina, una bambina che aspetta la mamma, vedo lei... Sonia che è in angosce, che aspetta me per poter raggiungere quella bambina, per darle la felicità che io non ho avuto.
Per una volta, per una volta... capisco che ho l'obbligo di non essere quello che sono, di non essere quella feccia umana che so di essere.
La bambina... la bambina!
E le porto i soldi, il passaporto e i gioielli.
Stranamente lei non ha mai avuto dubbi che io potessi fare diversamente.
Pochi giorni dopo l'accompagno all'aeroporto e la guardo partire per Budapest.
Le chiedo di lasciarmi una foto della sua bambina.
Una bambina bionda.
Con gli occhi azzurri come il cielo.
Occhi innocenti, senza colpa.

Tibet

-Perché mi guardi così? Cosa pensi? Ti ricordo qualcuno?
-Le stelle- rispondo- ...brillano ancora e invece sono già morte...-

T.

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