Madrid

Scritto da , il 2017-10-03, genere pulp

Madrid.

Lui è un basco di Bilbao, è falso, infingardo ed è stupido.
Sono nel suo ristorante, un locale di lusso proprio vicino alla Plaza Mayor.
Non mi piace il locale, troppo pretenzioso per mangiare bene, c'è troppo personale, troppe luci, ha speso troppi soldi.
I nostri soldi.
Lui ci deve dei soldi.
Molti.

E' stupido.
Non capisce come vanno queste cose.
Sto mangiando una aragosta, è bella ma è insipida, non viene certo dal golfo di Biscaglia, direi proveniente da acque calde.

-Hai ipoteche? Di quanto?-

Mi dice del piccolo mutuo con il Banco de Bilbao, mi dice che...
che...
che...
tante parole, solo parole...
parole... parole... parole..

-E... hai anche un socio, quanto? fifty... fifty? E' fittizio vero?-.
-Dammi tempo... trenta giorni e saldo tutto...-
- Ybáñez... tu non ricordi quello che ti dissi a Monaco, vero? Tu stavi caricando le casse nel sottofondo del camion, vuoi che ti ripeta quelle parole?-

Anche il vino è caldo... non è più da bere.

-Ti avvisai... ti dissi... non giocare con noi, perché ti scotti! Non ricordi...? Ho scommesso su di te e ho perso e a me non piace perdere. Ma poi? A chi le hai vendute le armi? Non avrai imbrogliato anche l'ETA? Noi volevamo che arrivassero al Movimento Basco... mi hai messo a rischio nell'organizzazione...

Che stupido è!
Odio le persone stupide, costringono a cose estreme e io le faccio controvoglia, ma non capiscono, cercano di mentire fino alla fine, non cedono all'evidenza.
-E tua moglie quella? Lì alla cassa? So che sei sposato da poco...-
-Ti ho mandato l'invito...-.
-E io... le mie congratulazioni e i miei auguri, ero in buona fede quando ti auguravo una lunga vita felice...-.
-Bella donna... davvero...-
-Ti prego... un po' di tempo...-

Continua a non capire, è stupido.
Tiro fuori il biglietto da visita e glielo metto davanti.

-Hai un appuntamento domani mattina alle 11.30 a questo indirizzo, tu e il tuo socio, l'atto di voltura è già pronto, il notaio sa tutto, cerca di essere puntuale...-

-Lu... no! Non posso, il mio socio è fuori Madrid, dai... parliamone... se ti cedo il locale non mi rimane più nulla...-

Continua a non capire, è stupido!
Quanto odio gli stupidi!

-Va bene Ybáñez, aspettiamo il tuo socio... tranquillo...-.

Il locale sta chiudendo
Cuochi, camerieri stanno uscendo, utilizzano una uscita in un vicolo.
Lui e la moglie sono ancora nel locale.
Quando escono e si accingono a salire sulla loro macchina, mi avvicino.
La macchina è una Mercedes, nuova.
Ha comprato anche l'auto, con i miei soldi.
Non capisce come vanno queste cose.
E' stupido.

-Ybáñez...? Mi presenti la tua signora...?-.
-Señora, estoy muy honorado de conocerla , Ybáñez... non ti dispiace certo darmi un passaggio...?-

Salgo dietro, ha capito certo perché tengo la mano nella tasca della giacca..
Lo spero.
Lo spero per lui, per lei e per me.
Lo spero perché è stupido.

-Vedi quelle luci? Quello stop che si accende e spegne? Segui quella macchina e vedi di non perderla di vista...-

Sono terrorizzati, lo sento dall'odore del loro sudore, odio questo odore, ricordo tutte le volte che l'ho sentito, ne ho nausea!
Il viaggio dura una mezz'ora, siamo nel Barrio, lui cerca di rimediare, prega, implora, mi fa schifo!
Come si umilia di fronte alla sua donna!
Non capisce. E' stupido.
Odio gli stupidi come lui.
Odio lui perché mi costringe ad odiare... me, quello che sono, quello che faccio.
La casa è isolata, fermiamo le vetture nel cortile.
Entriamo in casa.
Ho fretta di finire questa cosa, spero che lui capisca, presto.

- Ybáñez... ora i miei amici ti condurranno a casa, ti faranno compagnia, la tua donna si fermerà qui con me, sarà mia gradita ospite fino a domani a mezzogiorno, se sarai ragionevole la riavrai...-
-Ma prima di lasciarti andare... ti voglio far vedere una cosa, voglio farti vedere cosa succederà se domani le cose non andranno nel verso giusto, tua moglie diventerà una puttana, si... una puttana di bordello, nel sud america, si farà tutti i peggiori bordelli, la scoperanno uomini di tutte le razze, ti dovrai augurare la morte per lei...-

Ora finalmente ha capito, ma ormai è tardi, la cosa è iniziata e deve trovare il suo giusto compimento, è la prassi.
Lei è bella, molto, la sua chioma corvina scende fluente lungo l'ovale perfetto del viso, gli occhi neri, le sopracciglia folte, il naso diritto e la bocca generosa, poi... la scollatura del suo abito mostra l'inizio di un seno florido e sodo, lo si intuisce, poi il corpo voluttuoso, le belle gambe.
Faccio un cenno ai due uomini, lo prendono e lo legano ad una sedia, gambe e polsi.
Mi avvicino a lei e lei indietreggia... fino a trovarsi schiena al muro, dalla parte opposta della stanza.
Penso...
Dai... dai... facciamo in fretta, non ne ho voglia, ti violento... ma violento anche me, cazzo... ho nausea, tra poco vomito...
Mi guarda implorante, i seni sono mossi da un respiro affannoso, le mani a lato del corpo sono a sostenerla contro il muro.
Potrei dirle di spogliarsi, farglielo fare, ma non è abbastanza forte il messaggio, devo strapparle gli abiti d'addosso, farla sentire vittima, far capire a quello stupido del marito come vanno queste cose.
Le metto le mani fra seno e vestito... e tiro.
Le sue mani cercano di impedire ma nulla può, i suoi gesti sono inutili.
Ora... è in reggiseno e slip, grigio perla, ha un corpo bellissimo, è patetica quando cerca di coprirsi con le mani, un gesto istintivo, femminile.
Le prendo la testa per i capelli, la tiro a me, le cerco la bocca, le voglio mordere forte le labbra, voglio farla sanguinare, lei alza le mani, vuole usare le unghie come artigli sul mio viso, la fermo subito.
-Fallo... graffiami e castro il tuo uomo, gli taglio i coglioni e me li mangio, come quelli dei tori, dai fallo...-.
Abbassa le mani.
La stringo, le abbasso il reggiseno sotto i seni, è bellissima, le coppe perfette sono così maggiormente in evidenza, glieli strizzo forte, tanto da lasciare i segni delle mie dita su quella carne tenera e sensibile, le stringo i capezzoli fra le dita, voglio che si lamenti.
Che pianga, lui deve sentire... deve capire.
Le cerco la vagina, voglio entrare con le dita, subito, senza alcuna preparazione... deve subire, incontro il bosco del suo pelo, ma quanto ne ha? E' pelosissima, il suo vello soffice e serico le copre l'inguine, cerco l'ingresso e spingo con le dita, è stretta, sento che inizia a farmi effetto, si... quell'effetto.
E' una vera delizia.
Non devo lasciarmi prendere, per me è un lavoro.
Sempre per i capelli la tiro a terra, levo giacca e mi apro la patta,
lo tiro fuori, lo meno, deve essere duro, deve entrare e farle male, deve urlare, piangere, lamentarsi, implorare, far capire a quello stupido del suo uomo come vanno queste cose.
Mi stendo su lei, lei si difende... chiude le cosce, le metto una mia gamba fra le sue, la costringo ad aprirle, le tengo le mani con una delle mie, le cerco e mordo la bocca, con l'altra lo prendo e cerco di infilarla, lo appoggio e spingo, con violenza, lei ancora cerca di impedirlo, muove il bacino... vuole sfuggire, ma nulla può, ora l'ho proprio in posizione, la sento aprirsi anche se controvoglia, spingo ancora e sono dentro di lei, è asciutta... ma calda... bollente, inizio a martellarle il ventre, lo spingo fino a sentire il fondo della sua vagina, mentre le cerco ancora la bocca, poi accade...
Non ci credo subito, ma me ne accorgo, la sento diventare tenera, disponibile, la bocca non mi rifiuta, morde anche lei le mie labbra, la sento bagnarsi, il suo ventre mi cerca. spinge!
Cazzo...!
No... non va bene, mi rovina tutto, questa è una violenza!
Se diventa partecipe, se mostra di collaborare, di provare piacere, quello non capisce.
Va bene... facciamo in un altro modo.
Inizio a prenderla a ceffoni, forti, ripetuti sul viso, la picchio con violenza, mentre le urlo...
-Non vuoi... puttana, non vuoi? Allora ti gonfio di botte, te lo faccio accettare a forza il mio cazzo, ti rompo tutta... troia che sei...!-
Lei???
Gode...!
Si... gode...!
Per fortuna i gemiti del suo orgasmo possono essere considerati dei gemiti di dolore, i suoi movimenti di piacere passare per dei movimenti di rifiuto.
Stavolta spero che lo stupido non capisca.
Che non capisca che la sua donna è puttana, che gode dello stupro.
Lo stupido ha sposato una puttana.
Non deve capirlo altrimenti dovrò pensare a una soluzione diversa.
E non voglio.
Ma devo finire il lavoro, riesco a godere, vengo dentro di lei, mentre la sento arrendevole, la sento vogliosa.
Non era in programma, cazzo!
No... non era in programma!
Le sussurro... mentre mi alzo.

-Fagli capire che godi, che ti piace e devo uccidervi tutti e due qui subito, mi capisci? Chiudi gli occhi se mi hai capito...-

Chiude gli occhi, per fortuna lei non è stupida, a differenza di lui.
Mi tolgo da lei, mi pulisco con il suo vestito.
Ora devo finire il lavoro e il lavoro va fatto bene.
E' importante.
Faccio segno ai due di farsi avanti.
Confido in lei, nella sua volontà di continuare a vivere, infatti subisce l'ulteriore violenza mostrando tutti i segni giusti, sofferenza, umiliazione, si comporta in maniera conforme al caso, ma io so, intuisco che sta godendo, è una cosa più forte di lei, lei non si può negare al piacere.
Lo stupido sta mugolando, sembra straziato dal dolore, speriamo che capisca come vanno queste cose.
Lo spero proprio, è stupido... non ha capito che comunque è tutto già deciso e che sono morti che camminano?
Non possiamo permetterci sgarbi, non nel nostro mestiere.
Poi... più tardi, lo faccio accompagnare a casa, sono certo che domani lui e il suo socio fittizio si presenteranno puntuali dal notaio, poi? Poi... vedremo come fare
con loro.
Lego lei con del nastro adesivo da pacchi, le metto una striscia anche sulla bocca, non voglio sentirla parlare.
Mi accorgo che guardo insistentemente il suo corpo nudo.
Sento nascere il desiderio, ora, si... vorrei entrare in lei, nella sua vagina piena di sperma, mi darebbe piacere e lei parteciperebbe, sentirei le sue urla di piacere, i suoi... si, i suoi... ancora, quelli che ha tenuto dentro di se, prima.

Ma non sarebbe professionale.

Tibet

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