L'attimo fuggente

di
genere
tradimenti

Ero sposata da tre anni, e mai avevo immaginato di poter tradire mio marito. La nostra vita matrimoniale era perfetta, ed anche la vita sessuale era appagante. Ho avuto questa convinzione, fin quando in ufficio si presentò un nuovo collega: un bell’uomo, che aveva la fama del “latin lover”. Subito facemmo amicizia ed insieme cercavamo di allietare quelle interminabili ore lavorative.
Passarono sei mesi, durante i quali, Luca (questo era il suo nome), mi fece una corte spietata, iniziata con piccoli gesti di premura, che lentamente diventarono delle proposte di uscita a cena. Ma la mia risposta era sempre la stessa: ero felicemente sposata e non avevo intenzione di rovinare il mio matrimonio, anche se, non lo nego, iniziai a provare anche io una certa attrazione verso di lui, e quel gioco di seduzione, cominciava a piacermi; era comunque bello essere corteggiata, ed essere oggetto del desiderio di un uomo, che non era mio marito.
La sua corte non cessava, era sempre più attratto da me, ed a suo dire, era anche colpa mia, che mi presentavo a lavoro con pantaloni attillati o con gonne, che facevano volare la sua fantasia; mi confessò anche che spesso pensava a me, alle mie gambe (specialmente quando mettevo le calze), e non poteva fare a meno di masturbarsi.
La cosa mi turbava, ma allo stesso tempo, sapere che si masturbava pensando a me, mi inorgogliva ed eccitava.
Un venerdì, mio marito, di professione medico, dovette partire per un convegno e sarebbe stato fuori tutto il week end. Subito Luca partì all’attacco, chiedendomi di uscire a cena quello stesso sabato, dicendo che avrebbe fatto il gentiluomo, non provandoci con me, a patto che io non lo avessi provocato.
Io presi quell’invito come una sfida aperta con me stessa, ed accettai per due motivi: per prima cosa, volevo mettere alla prova il mio amore per mio marito, e capire se potevo resistere al corteggiamento di un altro uomo; sotto un altro punto di vista, Luca aveva risvegliato in me delle sensazioni sopite da tempo, e la cosa mi eccitava. Ci saremmo visti sabato, alle ore 21. L’appuntamento era in un luogo che conoscevamo entrambi, e concordammo anche un’eventuale scusa, semmai qualche conoscente avesse dovuto vederci insieme: quella era una semplice cena di lavoro, per discutere alcune cose importanti; infatti, per non destare sospetti, dissi anche a mio marito la stessa cosa, “cena di lavoro”, sorvolando però sul fatto che eravamo solo io e Luca.
Mi ero preparata con cura: avevo indossato un vestitino nero molto aderente e corto, sotto avevo messo i nuovi collant neri molto velati, e per l’occasione, li avevo indossati senza mettere le mutandine; sentivo il contatto della vagina contro il nylon del collant. Per finire avevo messo delle scarpe con tacco alto dodici centimetri.
Andammo a cena in un ristorantino di classe, lui era bellissimo, nel suo completo grigio, ed entrambi pensavamo già al dopo cena, anche se non avevamo il coraggio di dircelo apertamente.
Usciti dal ristorante, dopo aver gustato una cena a base di ostriche e pesce fresco, tornammo in auto verso il lungomare, io ero seduta accanto a lui che guidava, ma ogni tanto, gettava lo sguardo sulle mie gambe, avvolte dai collant.
Si fermò in un luogo abbastanza isolato, ed io mi resi conto della piega che stava per prendere la serata. Iniziammo a chiacchierare del più e del meno, quando iniziò ad accarezzarmi la coscia quasi distrattamente. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena, il mio clitoride reagì, e sentivo le pareti della vagina che iniziavano ad inumidirsi. Il tutto era molto eccitante, e forse a rendere tale l’atmosfera era quel senso di clandestinità. Mi tolsi le scarpe per stare più comoda, e capii che anche la sua eccitazione era iniziata, notai che il suo pene stava reagendo, gonfiandogli i pantaloni.
Mi sistemai meglio sul sediolino dell’auto, guardavo al di fuori del finestrino, per cercare sguardi indiscreti, ma eravamo soli. Lo guardai, accarezzandomi con la lingua le labbra, cosa che lo fece eccitare ancora di più. Senza ulteriori indugi, iniziò a sbottonarsi il pantalone e tirò fuori il suo membro duro; io lo guardai stupita, era davvero eccitato.
Capii in quel momento che stavo per tradire mio marito, il mio cuore iniziò a “correre”; vedevo Luca con il pene duro in mano, lo toccava guardandomi le gambe ed era sempre più eccitato.
Mi alzai il vestitino fin sopra le natiche, e scoprii i collant, facendogli notare che sotto non avevo le mutandine, cosa che lo eccitò ancor di più, infatti iniziò a masturbarsi, godendosi quello spettacolo.
Il collant iniziò a sporcarsi dei miei umori; ero molto eccitata. Tirai su le gambe ed iniziai ad accarezzargli il pene con i piedi e capii subito che il contatto delle calze lo eccitava molto, infatti lo sentivo diventare ancora più duro tra i miei piedini velati. Presto gli umori del suo glande, iniziarono ad inumidire il collant. La cosa lo eccitava molto; presto il suo pene divenne durissimo. Mi accarezzò il viso e lentamente mi portò la testa tra le sue gambe; mi ritrovai il suo pene durissimo e pulsante davanti agli occhi. Gli diedi una leccata sul glande umido, e subito sentii un suo rantolo di piacere e vidi il pene tremare per l’eccitazione.
Lo presi in bocca ed iniziai a succhiarlo lentamente, sentendo il suo sapore, mentre lui riversò la testa all’indietro, godendosi quel momento, e con la mano cercava il mio seno, che trovò subito.
Iniziò a palparmi, i miei capezzoli erano cresciuti a dismisura, ero molto eccitata.
Continuai a leccarlo, mentre nella mia mente si alternavano sentimenti contrastanti: eccitazione e senso di colpa erano le emozioni dominanti, mi sentivo eccitata come non lo ero da tempo.
mi disse, mentre mi spingeva la testa dolcemente sul suo pene. Alzai la testa e mi rimisi a sedere, mentre con la mano continuavo a muoverlo.
Passammo sui sedili posteriori, mi spalancò le gambe con forza, e mi lacerò il collant nel punto della vagina. Iniziò a masturbarmi, ero bagnatissima ed ormai avevo perso ogni freno inibitorio.
Salii sopra di lui, e mi penetrò con il suo pene duro, che entrò dentro di me come un coltello nel burro caldo. Fu una sensazione stupenda, un’eccitazione meravigliosa. Avevo il suo pene dentro di me, mi stava scopando, e non era mio marito. Ci vollero pochi minuti per raggiungere l’orgasmo, ansimavo come un’indemoniata.
Appena raggiunsi l’orgasmo, venne il suo turno, tolse il pene dalla mia vagina e disse :.
Mi chinai su di lui ed iniziai a prendere il suo pene in bocca, succhiando il glande. Ci vollero due minuti per farlo venire; un’ondata di crema calda invase la mia bocca, colando dalle labbra, mentre lui si contorceva sul sediolino godendo come un maiale.
Ci ricomponemmo, io mi tolsi il collant strappato e decisi che lo avrei gettato via, come per cancellare le prove di ciò che avevo fatto. Mi stavo asciugando la bocca dal suo sperma, quando squillo il mio cellulare: era mio marito, che mi chiese come era andata la serata e la cena di lavoro. Risposi: , e vidi lui sorridere. Accese l’auto e partimmo.

Quando mio marito tornò dal suo viaggio di lavoro il giorno seguente quasi non riuscivo a guardarlo negli occhi. Mi sentivo sporca per quello che gli avevo fatto.
Quanto tornai a casa dopo il mio incontro sessuale con Luca, la prima cosa che feci fu quella di buttare i collant che avevo indossato quella sera; per me fu come liberarmi della prova dell’adulterio.
Promisi a me stessa che non sarebbe accaduto più nulla del genere. Era stato un semplice colpo di testa, una cosa che non sarebbe mai più accaduta, se non volevo compromettere il rapporto con mio marito.
Quando rividi Luca in ufficio fu tutto un po’ strano per me. Sentivo delle sensazioni contrastanti che si facevano spazio nel mio stomaco; mi sentivo in colpa per quello che era successo tra noi due e quindi cercavo di evitarlo in tutti i modi, anche se a volte era impossibile, come i pomeriggi in cui lavoravamo in team. Durante le riunioni, lui sedeva sempre accanto a me e cercava di stuzzicarmi in tutti i modi, ricordando a bassa voce i dettagli di quella sera nella sua macchina. Nei suoi occhi potevo percepire il desiderio di possedermi nuovamente che cresceva dentro di lui, ogni volta che ricordava quei momenti.
Io ero combattuta, anzi più che combattuta. Una parte di me avrebbe voluto cancellare tutto, perfino il ricordo di quei momenti, mentre un’altra parte di me, quella più femminile, li ricordava come uno dei momenti più eccitanti.
Non fraintendetemi, la vita con mio marito andava avanti in maniera egregia, anche sotto il punto di vista sessuale, ma quello che mancava era la trasgressione, che faceva calare di intensità il desiderio. Ecco, per me Luca rappresentava quella trasgressione che avevo perso nel mio matrimonio.
Il ricordo di quei momenti con Luca faceva montare dentro di me un’eccitazione diversa che provavo per mio marito, anche lui un uomo bellissimo ed un marito affidabile.
Ma ripensare a Luca, al suo corpo, al suo membro, mi faceva sempre lo stesso effetto: mi bagnavo! Molto spesso dovevo andare in bagno per cercare di rimuovere quell’eccitazione; mi masturbavo il clitoride e venivo ricordando quegli attimi in cui era dentro di me e mi possedeva.
Con il passare del tempo capii che era proprio la trasgressione di tradire il mio compagno abituale, nonché fosse tutto quello che aveva desiderato nella vita, a provocarmi quel tipo di eccitazione che non provavo da tanto tempo.
Però, quando la ragione aveva la meglio sui miei ormoni, mi rendevo conto che non potevo rinnegare tutto e rischiare di compromettere il mio matrimonio per una sensazione, per quanto intensa potesse essere.
Quando la ragione prevaleva, evitavo qualsiasi contatto con Luca, anche solo lavorativo. A volte ci riuscivo, altre volte no.
Una domenica mattina ero sola in casa, mio marito era ia lavoro in ospedale.
Non avevo nulla da fare e aprii il mio contatto facebook.
Trovai la richiesta d’amicizia da parte di Luca. Era riuscito a scovare il mio contatto, registrato con un nome di fantasia, e subito pensai che qualcuno in ufficio avesse fatto la spia, perché erano in pochi a conoscerlo.
Rimasi a fissare lo schermo per qualche minuto, poi alla fine decisi di accettare. Appena accettai la sua richiesta, si aprì la finestra della chat; era lui che mi salutava con un timido “ciao” e una faccina sorridente.
Ricambiai il saluto, pronta però a troncare subito quella conversazione. Invece, navigammo in una discussione sul lavoro e sui nostri impegni, senza nessun riferimento a “noi”.
Ad un certo punto mi prese alla sprovvista con una domanda: “Tesoro, cosa indossi ora?”. Rimasi pietrificata con le mani ferme sulla tastiera del computer. “Perché vuoi saperlo?” gli dissi.
“perché solo immaginarti mi fa eccitare…” in quel momento iniziai a sentire un leggero formicolio sul clitoride. Mi morsi il labbro inferiore cercando di reprimerlo, ma non ci riuscivo.
Lui continuava a dirmi quanto lo eccitavo, elogiando il mio modo di vestire anche a lavoro e mi confessò che spesso si masturbava pensandomi.
Alla fine cedetti e gli dissi che in quel momento indossavo solo delle mutandine di seta bianche e un reggiseno di pizzo coordinato; mi ero svegliata da poco e ancora dovevo prepararmi.
Queste informazioni lo eccitarono non poco, infatti dopo poco mi confesso che il suo pene si era indurito al solo pensiero.
Anche io iniziai a sentirmi bagnata tra le gambe e distrattamente misi una mano nelle mutandine; altro che bagnata! Avevo un lago tra le gambe e le mutandine di seta erano diventate trasparenti sul davanti.
Ci masturbammo insieme, continuando a parlare in chat. Le mie dita scivolavano felici sul clitoride e ci misi poco a raggiungere l’orgasmo.
Ma quella sensazione di piacere lasciò il posto a un forte senso di colpa, che cercai di lavare via con una doccia calda. Quando uscii dal bagno in accappatoio, fissavo il computer spento sulla scrivania con un senso di vergogna.
In quel momento, mio marito aprì la porta, di ritorno dal turno di notte in ospedale.
“Buongiorno amore” mi disse venendo verso di me e baciandomi. Io lo provocai aprendo l’accappatoio e mostrandomi nuda.
Facemmo l’amore e venni per la seconda volta, ripensando a Luca.




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scritto il
2017-05-24
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