Prima volta col bullo in palestra

Scritto da , il 2017-01-20, genere gay

Sono un ragazzo di vent’anni anni sul metro e settanta e con un fisico normale, da sempre appassionato di lettura e di… cazzi. La passione per il cazzo l’avevo scoperta da piccolo. Già a 12 anni mi facevo le prime seghe pensando ai miei compagni di classe. Il fatto di essere un po’ effemminato mi aveva però procurato dei problemi. Venendo da un paesino del sud, non era semplice subire le costanti derisioni dei miei coetanei e degli altri ragazzi. Avevo tante amiche femmine, ma davvero pochi amici maschi. La cultura del maschio alpha dominante andava infatti per la maggiore e per la gran parte dei ragazzi era un dovere insultare i “ricchioni”.

Devo ammettere che per quanto la cosa mi facesse stare male, trovavo molto arrapanti tutti i bulletti che si accanivano contro di me. Ricordo di volte che mi vedevano per strada e mi sbattevano al muro, per sputarmi in faccia e insultarmi. Subito dopo piangevo, ma quando tornavo a casa la sega era dedicata a loro. Per provare a difendermi avevo allora deciso di andare in palestra, intorno ai 18 anni. È lì che avvenne il mio primo incontro con il cazzo. Molti miei coetanei frequentavano la stessa palestra ed ero spesso messo in disparte ed oggetto di occhiatine e risate. Specialmente il momento dello spogliatoio era difficile per me, con gli altri con gli ormoni a mille e tutti sudati e con un fisico scolpito, e io che dovevo concentrarmi per non guardarli e non arraparmi.

Fra di loro nello spogliatoio mi insultavano a voce alta, senza preoccuparsi che fossi lì e per farsi i gradassi. “Hai visto che sta pure il frocetto qua? Sarà venuto a guardarci i cazzi il ricchione.” Se provavo a guardarli quando facevano questi commenti, la risposta era sempre: “Che cazzo guardi finocchio, che non è vero?” Ce n’era uno nello specifico, Paolo, un anno più grande, che era il più accanito. Veniva dalla parte vecchia del paese e non era molto acculturato, ma emanava virilità da tutti i pori e aveva pure una minchia gigante, a giudicare dalla forma dietro le mutande. Un metro e ottantacinque, fisico perfetto, occhi verdi come lo smeraldo e capelli nero pece, spesso coperti da un cappello messo all’indietro. Lui era fra quelli che a volte mi sputavano o mi schiaffeggiavano.

Una sera sul tardi eravamo rimasti solo noi due in palestra. Io ero già nello spogliatoio quando lui entrò, salutandomi con un “Ricchiò”. Io gli dico un flebile “lasciami stare”, ma tanto basta per farlo imbestialire. Mi si avvicina a passo spedito e con le mani al collo mi sbatte sul muro. Ancora un paio di sputi ed uno schiaffio e mi urla: “non ti permettere mai più, merda.” Non riesco a trattenere una lacrima, a causa della veemenza dello schiaffo. Lui si mette e ridere, mi lascia il collo, mi spinge la testa verso il basso e mi dice: “vediamo se piangi con il cazzo in gola, so che ti piace puttana.” D’improvviso mi trovo con la testa davanti ai suoi boxer sudati: un sogno che si avvera. Se li toglie di forza e mi infila il cazzo in bocca. Sa di maschio e mi arrapo all’istante. Lui se ne accorge e mi fa: “Vedi che avevo ragione, sei proprio una zoccola di merda. Sgonfiami i coglioni che non trombo da due settimane ricchione.”

Non me lo faccio ripetere due volte ed inizio a darci dentro. Gli succhio dalle palle fino alla punta del cazzo, avido di sborra. È la prima volta con un cazzo, ma ho visto tanti video e mi sono esercitato più volte con delle banane (si fa con quel che si può) e so abbastanza come muovermi. La pompa va avanti per un po’, lui non sembra intenzionato a venire e a me inizia a far male tenere questi 20 centimetri in gola, non ne sono abituato. Lui mi scopa in bocca e mi continua a sputare in faccia e per l’umiliazione e la dominazione che subisco vengo una prima volta senza neanche toccarmi. Un po’ di mia sborra però gli finisce sulle gambe, e la cosa lo manda in bestia. Schifato dall’accaduto, si incazza a bestia e mi tira uno schiaffo che mi fa cadere per terra. A quel punto mi sale addosso e mi urla: “Ti inculo ricchione, sei proprio un finocchio. Ora ti faccio vedere io che cazzo vuol dire essere una troia.” Io gli imploro di andare piano perché sono vergine, ma lui non sembra sentire ragioni. Sputa un po’ sul mio buco del culo e me lo allarga subito con due dita. Si vede che ha esperienza a inculare tutte le troiette che a scuola gli vanno dietro. Un po’ di saliva anche sul suo cazzo e dopo poco è pronto a ficcarmelo.

Mi fa un male cane ma non posso urlare, allora mi mordo il labbro fino a sanguinare. Lui inizia a pompare sempre più forte, schiaffeggiandomi il culo e squartandomi l’ano. Dopo dieci minuti finalmente sta per venire, mentre io dopo l’iniziale dolore mi sono arrapato di nuovo. È un fiume in piena, mi sborra in culo senza pietà. Poi toglie il cazzo e mi dice di pulirglielo. Gli lecco quindi le gocce rimaste e gli pulisco il pisello per bene.

Finito il tutto, lui mi sputa per un’ultima volta, si rimette su le mutande e mi fa: “Una parola su sta cosa e ti uccido ricchione di merda. Tanto nessuno sentirà la mancanza di un frocio.” Andato via, io mi sego ripensando a quello che è successo. Sento dolore ovunque, dalla mandibola al culo. Il culo specialmente mi fa un male atroce, mi sembra di avere un’autostrada. Psicologicamente però sono al settimo cielo. Ho finalmente assaggiato un cazzo e che cazzo!!!

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