Una sveturata ma poi piacevole giornata

Scritto da , il 2017-01-04, genere etero


Non ho avuto mai tanta fortuna con gli uomini. Non sono una ragazza da copertina, ma certo non sono male, c’è più di qualche adulatore che arriva a definirmi molto bella. Certo ho le mie qualità non solo intellettuali ma un po’ di fascino non mi manca. Sono stata educata con una certa severità ed anche la mia giovinezza si è portata dietro tale caratteristica. La mia severità non mi ha giovata tanto nell’ambito della mia vita personale che in quella sociale, spesso mi son trovata in compagnia di amiche con intento di volermi dare una mano, ma mi sono sentita come se la loro invadenza volesse arrivare al mio annullamento. I giovani frequentati erano soggetti utili per pochi minuti, poi mi rintanavo nella mia casa e restavo con la mia solitudine. Avvertii come una scarica elettrica quel giorno al mare in compagnia di un’amica vidi una coppia amoreggiare, erano nudi ed appartati, chiesi all’amica di voler andar via da quell’angolo di peccato. Le mie vacanze al mare finirono là.
Incontrai un uomo, mi affascinò subito e tanto, rimasi senza parole quando davanti alla stazione mi rivolse parola. Questo incontro fu l’inizio della mia perversione. Maledetta quella timidezza che quel giorno mi abbandonò facendomi donna coraggiosa e sicura. Non lo ero mai stata. Ma quegli occhi, quello sguardo mi trasformò.
- Dove vai, bella ragazza?
- Sto aspettando il treno per tornare a casa.
- Qual è il tuo paese?
Iniziò così il nostro parlare e continuò per lungo tempo che mi fece perdere la coesa del treno causandomi la necessità di rimanere a lungo per la successiva. Lui, Gino, mi venne subito in soccorso, ma non a me , ma per quanto forse lui aveva già premeditato. Non sapevo nulla di lui, era la prima volta che lo incontravo ma era stato per me come una calamita. Riversai a lui talune mie confidenze sembrandomi assecondata mi sciolsi tanto e alle sue domande rispondevo senza alcuna difficoltà. Gli parlai di me, dei miei studi, della mia famiglia e dei miei amici. Ebbi una sensazione, mi parve che Lui, Gino, sapeva già tanto di me se non tutto.
- Martina, se vuoi, ti accompagno io al tuo paese e così non dovrai stare qui ad spettare, è il minimo che posso fare essendo stato io involontario colpevole di averti fatto perdere la corsa del treno.
- Ma no, grazie Gino, passeggio un po’ e il tempo passerà velocemente.
- Dai,non farmi questo affronto, sei stata deliziosa nel farmi compagnia, sei una ragazza veramente bella, sa quanta invidia vedendomi con te.
Feci un sorriso, ma non ebbi la forza di rifiutare, anzi all’invito di un caffè al bar accettai volentieri: Subito dopo ci avviammo. Fu ad un certo punto che mi accorsi che aveva cambiato strada e stavamo percorrendo una strada che non conoscevo.
- Gino, ma dove andiamo,non è questa la strada.
- Non preoccuparti stiamo andando bene, faccio una commissione poco più avanti e sarai a casa.
Fui sconvolta quando lo vidi prendere una strada di campagna che portava verso la montagna.
- Gino, dove mi stai portando. Voglio andare a casa miaaaaa!
- Ti ho detto di non preoccuparti e ti prego non fare la cianciosa che mi irriti.
Avevo cominciato a capire che stavo nelle sue mani e cominciai ad aver paura per quello che poteva capitarmi. Iniziai a piangere. Lui parve stizzito per le mie lacrime, mi diede un ceffone sulle gambe che lasciò il segno. Ad un tratto, davanti ad un casolare bloccò l’auto, scese e venne al mio lato aprendomi la porta e tirandomi fuori. Cominciai a strillare continuando a piangere. Lui incurante mi tirava verso la porta di quella abbandonata masseria, l’aprì e scorsi in un angolo della stanza un giaciglio.
- Gino, ti prego cosa mi vuoi fare, per l’amor del cielo, lasciami andare nulla dirò ad alcuno.
- Martina, non fare la bambina e non aggravare la situazione, non ti farò nulla, ma non innervosirmi.
- Ma cosa vuoi da me?
- Non lo hai capito? Sei una bella donna e voglio farti assaggiare tutto il piacere di stare con un uomo vero.
A nulla valse il mio lamento,il mio supplicarlo, l’invito a desistere. Appena dentro
- Non fare la sciocca, spogliati!
- Ma no , ma no,ti prego, non farmi questa umiliazione.
Lui scocciato da questi miei lamenti supplichevoli, mi strappò di dosso la gonna, mi vidi nuda, pur avendo ancora lo slip, prese e con un colpo solo mi strappò la camicetta. Stavo davanti ad un uomo nuda come mai mi era capitato. Ero incapace di pensare, atterrita, anche le lacrime lasciarono il posto allo sconcerto. Mi si avvicinò:
- Martina, non rendere difficile la situazione, non voglio farti del male, ma dal primo istante che ti ho vista il mio cervello ha iniziato a creare progetti. Non devi temere e forse uscirai da questa esperienza donna diversa di come mi hai raccontata di essere.
Si avvicinò a me, mi prese tra le braccia ed iniziò a baciarmi, cercavo di svincolarmi, lui mi teneva forte, poi una mano mi strinse il mio sesso ancora vergine. Mi strappò lo slip e sentii la sua mano farmi carezze che non avevo mai provato prima.
Si svesti in un attimo e mi trovai avanti i miei occhi un sesso poderoso, lungo, duro con la punta scoperta. Non ero io più me stessa, rimasi sorpresa ma ad un tempo si allentò in me quella paura che mi aveva accompagnata nel viaggio in quella zona montuosa e sconosciuta.
- Martina, approfittane, dopo tornerai a casa e ci tornerai donna.
Mi tirò a se, sentii all’altezza della mia patatina il suo membro duro, era bollente. Ero come annebbiata, stordita ma, ad un tempo, un che di curiosità prendeva piede. Avevo paura, ma ora si impossessava di me l’ipotesi del dolore. Non ero vergine, in quanto ero stata la prima volta con un mio cugino che tuttavia era notorio per avere un membro decisamente piccolo, nonostante i suoi 25 anni. Gino cominciò a baciarmi al collo, sentii le mie tette indurirsi al contatto della sua lingua umida e delle carezze che mi faceva. Scompariva in me il terrore. Mi parve naturale oramai rispondere alle sue carezze e andare oltre. Mi venne alla mente quello che spesso noi ragazze facevamo coi maschietti di pari età facendo bocchini e sbaciucchiando. Io sovente nascostamente con un amico nel bagno del liceo facevo di queste cose e allora, quasi con spontaneità, presi in mano il suo grosso cazzo, lo portai alle labbra, lo baciai, cominciai a leccarlo e poi grosso spalancando la bocca lo misi dentro. Avevo smarrito tutto quello che prima costituiva per me una cosa da neppure pensare né tantomeno fare. Ci lavorai a lungo poi ad un tratto con Gino che con le mani mi copriva il capo,forse temendo che potessi lasciare quello che stavo facendo, sentii in bocca un’ondata calda di sborra che ingoiai tutta e Gino che strillava forte il piacere che l’impossessava.
- Martina, sei straordinaria, tu potresti essere la più raffinata puttana della zona.
Questa battuta mi fece ridere e ad un tempo mi diede una carica che mi faceva scomparire ogni timore di stare li con Gino riuscendo io a dissipare quei tabù che mi avevano tenuta lontana dalle amiche e dagli amici. Gino cominciò ad essere gentile facendomi sentire normale,tanto che:
- Gino,ti chiedo un piacere, vedo che sto con te scoprendo un mondo di piaceri che non immaginavo, anzi che criticavo nelle mie compagne. Dimmi, mi accompagnerai a casa o hai un programma che ho immaginata all’inizio, quello che tu mi stavi facendo prigioniera e non so per quale scopo?.
- No Martina, mai arriverei a tanto, in me quando ti ho vista mi son detto che dovevi esser mia in qualsiasi modo. Ora noto in te un modo di condiscendere non solo, ma partecipativo e mi fai sentire tutto infocato ad assaporare la tua fica, il tuo culetto. Voglio tutto di te mia bella cagnetta.
- Solo, mi consenti di fare una chiamata ai miei e dire di non preoccuparsi e che rientrerò un po’ tardi.
- Martina, ti do fiducia, sii cauta che poi non sarei più io.

Tranquillizzai i miei e ad un tratto presi io l’iniziativa prendendo in mano il membro dell’uomo, ancora un po’ umido della sua sborra. Lo accarezzavo, ne sentivo il pulsare, ma ad un tratto Gino mi prese, mi distese sul giaciglio, luogo di chissà quante chiavate di Gino con donne, e, aprendomi le gambe, iniziò a leccarmi la figa, sentivo la sua lingua penetrarmi, un piacere incontenibile , sentii ingrossarmi il clito e Gino, mostrandomi il suo lungo arnese:
- Martina ora ti faccio donna.
- Ti prego non farmi male
- Porrò tutta l’attenzione a farti sentire meno dolore e più piacere. Ricorderai questo pomeriggio, mi dispiace per il posto, ma sicuramente con piacere perché vissuto con uno come me.
- Si, Gino, mi hai fatto sconfiggere paura,ritegno e ogni altra cosa, Ti prego prendimi tutta e in tutti i modi che vuoi,sono tua e fammi sentire vera donna.
Lo vidi mentre insalivava il suo membro, inumidire la mia trepidante fighetta e poi….
- Dai Gino …. ficcalo dentrooooooo
- Si, amore sarà tuo ora e per sempre..
Appoggiò il cazzo sull’esterno della mia patatina bramosa e impaurita poi con una spinta lo sentii entrare in parte dentro e un grido che non riuscii a trattenere,poi ancora più forte e in un momento il cazzo di Gino era tutto dentro di me. Soffrivo di bruciori, mi trattenevo. Gino si compose sopra di me facendomi sentire tutt’una con lui poi lo sentii muoversi, su e giù, su e giù e avvertii attenuarsi il bruciore ed un intenso piacere prendermi.
- Gino che bello , come mi piace sentirti dentro, mai e poi mai avrei immaginato questo, ti ringrazio, sei un amante prezioso sicuramente per tante donne
- Si, vero, Martina, ma mai e poi mai immaginavo di vivere una esperienza come questa e con te, una bella donna, un bella figa ….. sto venendoooooo
Mi venne il terrore in quel momento, non avendo rapporti con nessuno, nulla prendevo e mi venne immediata una paura che quell’incontro poteva lasciare il segno. Non volli lasciarmi rovinare quella esperienza e accantonai le mie paure insorgenti. Gino mi riempì il pancino di sborra avendolo cavato subito via al mio grido. Lo tranquillizzai. Mi tenne sotto di se un bel po’ io lo tenevo stretto a me.
- Gino confermi che potrei essere la più grande puttana della zona?
- Certo, certamente, cara. Son sicuro che dopo tanta astensione di sesso potresti accontentare tanti e poi tanti uomini
- No, Gino, mi basti tu. Mi hai fatto scoprire il piacere anche se con un po’ di naturale sofferenza. Credo di aver necessità di trovare te.
- Bene allora tesoro sai che facciamo? Riposiamoci un’oretta poi se vorrai ti violerò il culetto o se ancora sofferente rimandiamo ad un prossimo incontro e lì, oramai tu già allenata vivremo una notte indimenticabile di sesso.
- Ma dove qui?
- No mia cara, ti porto in un luogo bello,confortevole
- No, Gino, voglio venire qua ad assaporare al meglio il piacere vissuto oggi in maniera del tutto singolare, dal pianto alla paura, dalla paura al pianto e alla fine al godimento bello , mai prima provato.
In quell’ambiente vi era un rivolo d’acqua che scorreva, l’acqua recuperata da Gino mi servì per farmi una rinfrescata e mettermi un po’ in ordine; gonna camicetta tutto venne recuperato, meno che lo slip strappatomi letteralmente da Gino. Lo tenne come cimelio e porta fortuna.
Arrivai a casa che erano le 20, feci una doccia e poi per non rischiare di dover rispondere a domande fatte dai miei, mi definii stanca e me ne andai a dormire.
Con Gino ci siamo nuovamente incontrati, dovevamo, lo abbiamo fatto, abbiamo finita l’opera, avrò tempo e materiale per raccontarvelo in una prossima volta.
Un caro saluto ai miei quattro o cinque lettori, voglio sperare che non mi abbiano dimenticata. A presto

Anonima capuana




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