Orribile, orribile divisa. (Pt. 1)

Scritto da , il 2016-10-21, genere prime esperienze

L'orrenda divisa rossa e grigia, perfettamente piegata e stirata, giaceva in fondo al mio letto e piú la osservavo, piú mi sembrava terribile.
"Sul serio devo mettere questa cosa? Se non la metto cosa succede, Sara?"
"L'anno scorso una ragazza non l'ha messa e ha passato un anno d'inferno, la preside l'ha subito presa di mira. Muoviti o farai tardi, io non ti aspetto".
Il collegio femminile era stata un'idea di mia madre per farmi stare fuori dai piedi per dieci mesi l'anno mentre lei viaggiava con il suo nuovo compagno e l'idea non mi era spiaciuta, la struttura era un'antica villa in campagna, il programma scolastico ottimo e inoltre era totalmente femminile, nemmeno un uomo entrava in quella villa da secoli... sembrava che mia madre si fosse scordata solo di dirmi che avreu dovuto mettere questa divisa oscena!
Gonna grigio topo a metà polpaccio, camicia a sbuffo grigio perla e un'orrendo cardigan informe e rosso. Il tutto coronato da calze rosse e scarpe grigie. Orrendo.
La colazione inizia tra dieci minuti e io non sono ancora pronta, sospiro e indosso le calze, dalla foga faccio un piccolo buchino sotto al ginocchio "Merda! Non ho tempo di cambiarmi, mi sistemo a pranzo", abbottono la camicia, cardigan e corro verso il refettorio.
La colazione è molto rapida e non ho nemmemo un secondo me sistemarmi la calza bucata.
In poco tempo sono in aula, con me ci sono altre undici ragazze, abbiamo età diverse, ma siamo allo stesso livello. Io sono la piú piccola e il mio viso ancora tondo spicca tra gli altri già piú affilati, il mio corpo da bambina infagottato in quei vestiti sembra ancora piú piccolo. Mi stringo nel cardigan e mi nascondo in ultima fila, non voglio farmi vedere.
La professoressa entra, tutte si alzano in piedi, dietro a quelle teste non riesco a vederla, sento solo la sua voce e mi piace, è pacata e rilassata.
Le mie compagne si siedono e io cerco di guardare in faccia la padrona di quella bella voce.
Rimango senza fiato.
È bellissima.
Mi accorgo di essere rimasta l'unica in piedi tra le risatine delle mie compagne, mi sento avvampare e il calore non si limita alle guance, ma scende nel basso ventre, sento come una scossa e mi siedo, imbarazzata.
"Hai bisogno di qualcosa, Sara?"
"Io... posso andare in bagno?"
"Certo, ma sai dov'è?"
"Ehm no"
Risate generali, divento ancora più rossa e corro verso la porta, una ragazza poco più grande di me si alza :"L'accompagno io, se permette, professoressa".
Fuori dall'aula il mio cuore riprende il suo battito normale, ma il calore non se ne va, mi sento umida tra le gambe, i capezzoli sensibili sfregano contro il tessuto della camicetta e mi sento in imbarazzo di fianco a quella ragazza più grande.
Mi accompagna in bagno, entro nella cabina e mi abbasso le mutandine: un'ampia macchia di una sostanza viscosa rende lucide le mie mutande, la tocco con un dito, la annuso e la tocco con la lingua. È salata!
"Ci sei? Hai bisogno di aiuto?"
E prima che possa rispondere, la ragazza spalanca la porta della cabina, trovandomi con le mutande abbassate e bagnate.
Per un attimo rimane immobile, poi chiude la porta alle sue spalle e fa scattare la serratura:"sai cos'è quella macchia,vero?" faccio segno No con la testa e lei continua:"si chiamano umori e il tuo corpo li produce quando sei eccitata o vogliosa... non ti era mai successo?" scuoto il capo "li produce la tua figa, significa che il tuo corpo si prepara a un rapporto".
A sentire quelle parole arrossisco violentemente, ma se possibile, sono ancora più umida.
"Guarda, a parlarne è successo anche a me" e così dicendo si abbassa le mutandine e solleva la gonna, mostrandomi per la prima volta una vagina vera oltre la mia, arrossisco e sento il cuore esplodermi nel petto. Ha una figa piccola e appena dischiusa, vedo una protuberanza che punta verso di me appena sopra la fessura.
"Questo è il clitoride, il punto più sensibile della tua vagina, prova a trovare il tuo e toccalo, vedrai"
Titubante e con il cuore a mille abbasso una mano verso la mia fighetta ancora chiusa, cerco il clitoride e lo trovo, è duro e appena lo sfioro sussulto: una scarica di piacere mi ha fatta vibrare fino al cervello. La ragazza intanto si tocca il suo con movimenti circolari, tuffa una mano tra le labbra e poi lecca le dita lucide di umori, mi guarda e, veloce come un lampo, mi afferra per le spalle obbligandomi a girarmi, poi appoggia il suo bacino al mio culo e inizia a strusciarcisi sopra, la sua mano scivola lungo il mio corpo, arriva alla fighetta e inizia a toccarmi il clitoride. Potrei impazzire, numerose scariche mi fanno tremare, lei lo sfrega e poi lo pizzica, bagna le dita nei miei umori e le lecca, il suo bacino bagnato preme contro le mie chiappe a ritmo.
Mi sembra quasi di svenire, sento l'aria che per un attimo non entra nei polmoni e una scarica fortissima mi fa cadere in ginocchio, mi gira la testa e vedo la ragazza che dietro di me ha la stessa reazione, gemendo flebilmente.
Mi sorride e mi aiuta a riasciugarmi.
"Questo si chiama orgasmo ed è la sensazione migliore al mondo. Torniamo in classe e fai finta di essere stata poco bene, poi non mi cercare più, mi farò viva io quando avrò recuperato delle cosine... voglio divertirmi con te".
Apre la porta della cabina, poi si volta e mi stampa un bacio sulle labbra. Rimango di sasso, il cuore a mille.
"Andiamo, forza".

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