Pat con la Mercenaria

Scritto da , il 2016-08-28, genere saffico

La prima volta che il Mauri mi ha portato da Klizia, quasi non ci volevo venire… Per fortuna l’ho fatto contento.
Quando mi ha proposto di tornare da lei, ho di nuovo fatto finta di farlo solo per lui, ma in realtà ero contentissima.
Adesso non vedo l’ora. Praticamente sono felice ogni volta che non riesce a scoparmi, perché so che ogni suo fallimento a letto mi porta più vicino a una nuova visita dalla mia amica mercenaria… E’ solo insieme a lei infatti che il Mauri riesce a farselo tirare abbastanza da scoparmi come si deve.
Forse dovrei arrabbiarmi: potrebbe voler dire che sono troppo vecchia per eccitarlo abbastanza, e che ci vuole una ragazza più giovane per farglielo tirare? Probabilmente è così… Anche se credo sia più lo spettacolo saffico che lo eccita, che non una femmina più fresca di me. Però perché mi debba arrabbiare, bisognerebbe che la cosa ferisca i miei sentimenti: ma non è così.

Non è così, perché io il Mauri non lo amo affatto; né mai ho provato per lui niente di più che una sorta di lealtà contrattuale e una limitata simpatia per la cura che ha avuto per me e per mia figlia. Non siamo nemmeno amici, e il rispetto che provo per lui è piuttosto limitato.
Prova ne sia che perfino mettergli le corna non mi eccita più di tanto: è talmente nell’ordine delle cose che io lo tradisca, che non mi intriga neppure. Per provare la perversa eccitazione del tradimento, bisogna avvertire un senso di colpa per l’abiezione dell’atto che si compie, per il fatto di infangare qulcosa di pulito, di infrangere un vincolo sacro, di spezzare un cuore che si ama…
Niente di tutto ciò quando mi faccio scopare da un altro uomo.
E’ semplicemente la soddisfazione di un desiderio carnale che non si può soddisfare a casa: come chiamare l’elettricista quando non si riesce a risolvere un problema elettrico a casa propria… E se il coinquilino-marito si offende per la scarsa fiducia nelle sue capacità di manutenzione domestica, chissenefrega; anzi, meglio non dirglielo nemmeno.

Ma sto divagando… No, non credo che sia l’età, e neppure l’avvenenza di Klizia a rendere i nostri incontri con lei un successo.
Una volta che lei purtroppo era occupata (una marchetta particolarmente redditizia con un ricco arabo che normalmente se la fa con una sua amica ma che voleva assolutamente passare una notte solo con lei), il Mauri era così arrapato per un trio, che ha cercato un’altra ragazza. Ne ha trovata una più giovane, e obbiettivamente anche più bella di Klizia: una stupenda russa di ventun’anni che avrebbe potuto essere una modella e forse lo era, e che gli è costata una fortuna… Insomma, una da sballo. L’ho lesbicata con vero gusto, ma non mi ha dato un gran che. Al Mauri alla fine, ha dato molto poco: praticamante una pippa ben riuscita e un pompino a uccello già moscio… Una cosa squallida.
Insomma, no: non è l’età, e neppure la bellezza. E’ semplicemente lei: Klizia.
Vederci insieme è l’unica cosa che lo fa tirare a mio marito abbastanza da potermi scopare, e perfino abbastanza da scopare anche lei.
Lui ne è consapevole, e ormai le nostre visite sono diventate una piacevole routine che si ripete ogni venerdì sera e ha la priorità su ogni altra cosa. Corrisponde alla serata in cui nostra figlia va in piscina con le amiche e poi a cena a casa dell’allenatrice (che è anche la mamma di una delle ragazze), quindi abbiamo tutto il tempo di farci i nostri porci comodi… E io evito un esaurimento nervoso.

Ormai aspetto il venerdì con impazienza: è diventato il giorno più importante della settimana. Sto sviluppando una sorta di dipendenza fisica ed emotiva, e la cosa un po’ mi spaventa: non mi è mai successo prima.
Da sempre i miei partner, maschi o femmine che fossero, sono stati in larga parte degli usa-e-getta di cui non ho mai avuto molta considerazione. Nessun uomo mi ha mai interessato per qualcosa di più che non per l’efficacia del suo pene o per il contenuto del suo portafoglio. Con le donne a volte – solo a volte! – ho anche provato un coinvolgimento emotivo al di là di una pura attrazione fisica, e perfino una vera amicizia e in un paio di casi anche un affetto sincero.
Ma dipendenza, mai.
Penserete che sono cinica. E’ vero. Ma il mio cuore non è precluso al resto del mondo: è semplicemente difficile accedervi. Occorre che io provi rispetto per una persona per aprirmi emotivamente, e non è facile conquistarsi il mio rispetto. Con il rispetto viene la lealtà, e quando ci sono entrambi si può provare a costruire qualcosa di serio… Peccato che i pochi che ho conosciuto, capaci di conquistarsi la mia lealtà, non fossero fisicamente attraenti o emotivamente liberi, perciò…
Insomma: niente amori nella mia vita, e quindi niente dipendenza da altri.
OK, mi rendo conto che tutto questo probabilmente non interessa a nessuno. Era solo per spiegare come mai fossi un po’ turbata dalla sensazione di dipendenza che stavo sviluppando per i nostri incontri clandestini con Klizia.
Non sapevo come collocarla nell’ambito della mia vita: era una mercenaria, quindi non potevo illudermi fosse un’amica. La vedevo solo insieme a mio marito, quindi non era un’amante. Era funzionale al mio rapporto con il Mauri, quindi il nostro non era in alcun modo un rapporto esclusivo, neppure per me (ovviamente non per lei).
Però…
Insomma, diciamolo: da un po’, quando mi masturbavo, pensavo quasi sempre a lei.
Mai successo prima per una persona reale.

Probabilmente tutto questo dipende dal fatto che lei è così brava a letto.
Non è solo esperienza professionale: il suo è istinto, entusiasmo animale per il sesso in ogni sua forma, un autentico talento naturale.
Anche io ho molta fantasia, ma lei riesce a trarre il massimo del piacere , sia fisico che cerebrale, da tutte le perversioni e le fantasie erotiche che uno può immaginare.
Come con il suo strapon.
La prima volta lo ha usato su di me.
Già la seconda volta mi ha invitata ad usarlo su di lei.
Dopo un po’ che giocavamo insieme (un mese?), mi ha indotta a pensare… E alla fine ha fatto in modo che fossi IO a sviluppare la fantasia di usarlo per incularmi il Mauri.
Quando l’ho pensato, l’ho subito desiderato… E poi l’ho fatto.
L’ho inculato selvaggiamente, infischiandomi di fargli male e anche dei suoi strilli di dolore… E a lui è piaciuto così tanto che alla fine ce l’aveva talmente duro da riuscire a inculare a sua volta Klizia!
Il primo rapporto anale della sua vita (io il culo non glie l’ho mai dato e non intendo darglielo: è un rapporto troppo intimo e passionale per sprecarlo con lui), e Klizia è riuscita a farglielo consumare fino in fondo, facendolo felice come bambino.
La volta successiva mi sono lasciata sodomizzare a mia volta da Klizia, ed è stato bellissimo. Era una vita che non lo prendevo lì, e mi ha fatto anche un male cane, ma mi sono fatta un appunto mentale di farmi scovolare più spesso il buco in modo da soffrire di meno… Da allora infatti con Klizia è diventata una pratica normale.
Due settimane dopo è stato quasi normale provare un trenino: io con lo strapon sul Mauri, e lui contemporaneamente nel culo di Klizia.
Poi la volta dopo è stata lei a inculare me, e al Mauri è venuto da prenderla da dietro… Mai visto un tale spirito di iniziativa da mio marito!
Insomma, la Klizia è fantastica. Sa creare un’atmosfera tale non solo da trasformare un’ameba come mio marito in un amante decente, fosse pure per poche ore, ma riesce anche a spremere il massimo da me.
E’ come se la mia sessualità ribelle, a lungo sopita dal mio matrimonio d’interesse e dal relativo conformismo indotto, fosse stata risvegliata da questo nostro complicato rapporto con una prostituta raffinata e caldissima.
Ormai anelavo i nostri incontri, e la presenza di mio marito diventava sempre più sussidiaria ai giochi in cui ci scatenavamo, al punto da arrivare ad essere superflua.
Poi un giovedì sera, masturbandomi nel letto accanto a mio marito che russa, mi rendo conto che non solo sto pensando a lei che mi impala con il suo strapon, ma che la sto desiderando direttamente.
Non è solo la situazione che mi eccita mentre le mie dita s’incurvano tese dentro la mia cavità bollente: è la persona fisica che sto desiderando.
Ho voglia di lei.

***

Lo faccio: la chiamo.
Non succede spesso che mi senta timida, ma questa volta lo ammetto: sono un po’ intimidita. Come se stessi chiedendo per la prima volta un appuntamento e temessi di essere respinta… Che accidenti mi sta succedendo?
Telefono, con il cuore che batte.
All’inizio non sento molto entusiasmo dall’altra parte: Klizia si è presa la serata per sé… Beh, almeno non lavora.
Mi butto: le chiedo se posso andare a trovarla. Senza mio marito.
Lei è sorpresa, mi chiede come mai…
Io decido di fare mio marito più maschio di quanto non sia, e mi invento una sua presunta serata fra uomini, magari con accompagnamento di baldracche al seguito…
Magari fosse!
No, vorrei davvero passare una serata con lei, da sole.
Klizia recepisce, e di colpo diventa disponibile: deve essersi accorta che sono seria. Mi invita perfino a cena, rimarcando che offre lei.
Non sarà un incontro professionale. Mi sento il cuore in gola per l’eccitazione e mi affretto a chiudere.
Sistemo il Mauri con una facile scusa (la cena fra colleghe funziona sempre, tanto lui non le conosce) e corro dal parrucchiere.
Ho come la compulsione a farmi bella… Ancora una volta, non è una cosa che provo spesso, anzi quasi mai. Mi piace sentirmi in ordine, ma soprattutto per me stessa, non per piacere agli altri. E la cosa che mi piace di più dal parrucchiere, lo ammetto, sono le giovani commesse… Ho sempre avuto un debole per le ragazzine, anche se con loro sono sempre stata un po’ titubante a provarci.
Non sono una che si trucca spesso, ma quando lo faccio cerco di farlo bene: questa è una di quelle volte.
Questa volta metto un reggiseno: un po’ imbottito, che mi faccia un po’ più femminile. Una maglietta leggera. Una gonna abbastanza corta e non troppo stretta. E la crema alla vaniglia che ho preso in profumria dopo essere stata da lei la prima volta e aver sentito com’era buono sulla sua pelle…
Non ci posso credere: mi sto facendo bella per lei.
Cosa mi sta succedendo?
Dopo un po’ devo richiamare per forza: devo sentire ancora la sua voce, essere rassicurata circa la sua disponibilità.
La scusa è chiederle che dolce devo portare.
Quando suggerisco un tiramisù, lei mi risponde con voce rotta: - Mi piaci tu…
Ho un tuffo al cuore.
E’ la prima volta che mi dice qualcosa di carino al di fuori dell’ambito professionale.
E la sua voce… E’ eccitata, come se si stesse masturbando. Possibile che anche lei si sgrilletti pensando a me, proprio come faccio io pensando a lei? Possibile che le faccia lo stesso effetto che lei fa a me?
Devo sapere.
Le dico scherzonsamente di aspettare a godere, che voglio pensarci io…
Il suo silenzio è fragoroso, e capisco di averla colta in fallo, anzi in clito: con il clitoride fra le dita…
Mi sta aspettando.
No, questa volta per lei non sarò una cliente: il nostro è un vero appuntamento.
Cazzo, l’ho perfino chiamata “Klì”… Non mi riconosco più!
Esco. Prendo la macchina del Mauri, passo a prendere il tiramisù e guido attraverso la città fino all’appartamentino insospettabile della Klizia.
Sono alla sua porta alle 19:45. Suono…
Mi apre e mi sento mozzare il fiato.
Si è preparata per me: indossa un corsetto nero di raso con le coppe del seno porpora, senza niente sotto... Calze a rete nere e le guepiere. Mi fa morire, in quella posa con il braccio che tiene la porta spalancata per me, mentre mi dà il benvenuto con gli occhioni neri e profondi come una notte di vizio.
Mi fa entrare con un cenno del capo, facendo ondeggiare i suoi splendidi capelli neri come i suoi occhi e morbidi come le sue forme.
Entro, appoggio il tiramisù e perdo ogni controllo: mi getto su di lei, l’afferro saldamente e la bacio con tutta la foga coltivata in quei giorni di desiderio crescente di lei. La scopo in bocca con la lingua ubriacandomi del suo sapore, e sento le sue mani che frigano frenetiche il mio corpo…
Sushi e tiramisù rimangono sul tavolo per ore, mentre noi ci rotoliamo sul pavimento, poi sul divano, e alla fine sul tavolo, travolte dalla furia dei sensi.
Non ricordo un’altra notte così nella mia vita: non così coinvolgente, così intensa così… Così erotica.
Mi abbandono completamente a lei, e sento che lei si abbandona a me.
C’è qualcosa fra noi. Qualcosa che non è solo sesso.
Provo a far mente locale, ma non ci riesco: è difficile pensare chiaramente mentre t’inculano a sangue con uno strapon di venti centimetri…
Mangiamo un boccone in silenzio, guardandoci di sottecchi: sappiamo entrambe di avere ancora voglia una dell’altra stiamo solo recuperando le energie.
Infatti ricominciamo subito dopo nel suo letto, questa volta nude.
E questa volta non scopiamo come cagne in calore: questa volta è più languido, più intimo… Questa volta è come facessimo l’amore.
Alla fine perfino noi possiamoessere soddisfatte. Chiacchieriamo un po’.
Ne approfitto per cercare di fare ordine nei miei pensieri e nelle mie emozioni. M’interrogo sulla mia dipendenza erotica per questa ragazza, e la interrogo circa il suo passato sentimentale, cercando di scavare nelle sue emozioni per cercare di specchiarmici e riconoscere le mie.
Per certi versi è un’anima gemella: mai innamorata, e per quanto ne sa, mai stata oggetto di amore altrui. Un po’ cinica al riguardo. Si definisce “puttana” con una certa perversa soddisfazione. Non sembra avere più rispetto per gli uomini di quanto ne abbia io.
Per altri versi è il mio opposto: non è aggressiva, ma usa l’aggressività altrui a suo vantaggio. Non è sprezzante e ha abbastanza rispetto del prossimo da provare compassione, ma la nasconde bene. E’ molto più femminile di me.
Ed è così bella…
Ho un fremito di comprensione che mi spaventa a morte. Mi sto innamorando di lei?
Se davvero fosse? Non lo so, non sono mai stata veramente innamorata in vita mia… Come si fa a riconoscere i sintomi se non si sono mai provati? Infatuazione, desiderio carnale, quelli sì… Ma amore? Possibile?
Non so tenermi le cose per me. Sono diretta, quasi come un uomo.
Glielo chiedo: - E se mi innamorassi di te, Klizia?
S’irrigidisce. Mai parlare di amore con una mercenaria: è come parlare di paura a un soldato o di onestà a un avvocato.
Mi rendo conto di aver fatto un errore. Non dovevo usare quella parola.
Lei resta in silenzio per un po’. Sento il suo cuore battere forte.
Quasi quanto il mio.
Poi Klizia mi fa un dono: il dono più grande che possa fare una mercenaria a chi ha diviso il suo letto.
- Il mio vero nome non è Klizia, Pat… Mi chiamo Eva.
Poi mi dice che qualunque cosa succeda, non devo innamorarmi di lei. Nessuno dovrebbe mai innamorarsi di una puttana.
La ascolto contrita, ma tutto quello che dice dopo avermi confidato il suo vero nome non conta davvero. Sono luoghi comuni cui si aggrappa per blindare il suo cuore, per evitare di farmi soffrire, per proteggere entrambe dai rischi che entrambe sappiamo venire da un coinvolgimento troppo stretto fra due persone come noi.
Ma è troppo tardi.
Ormai mi ha confidato il suo nome. Il suo cuore si è aperto per un istante, e le nostre anime si sono baciate. Niente sarà più come prima per noi…
Appoggio il capo sul suo seno così pieno e morbido, così vitale…
Ci addormentiamo così: nude e strette una all’altra.
Vicine come mai prima a qualcun’altro.

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