Il biglietto

Scritto da , il 2016-06-06, genere gay

Arrivato davanti alla macchina, posai il borsone sportivo per terra e mi misi a cercare le chiavi nella tasca della giacca. Le dita sfiorarono un pezzetto di carta. Un biglietto, ripiegato accuratamente. Lo aprii incuriosito.
“Mattia mi ha raccontato quello che è successo tra voi. E le sue parole mi hanno messo curiosità. Vorrei provare anch’io. Se intendi accettare il mio invito, passa a casa mia, quando vuoi… Ti aspetto. Federico”
Rimasi con il biglietto tra le mani, stupito e lusingato. Lo rilessi altre due volte, quasi avessi paura di afferrarne il significato. Salii in macchina e presi la strada per casa continuando a pensare al messaggio del mio compagno di squadra. Non riuscivo a capire: Federico era fidanzato, era un “regolare” che si vantava delle sue conquiste femminili … Mai avrei pensato che potesse avere certe inclinazioni e fosse disposto a mettersi in gioco così apertamente.
“Non andrò da lui” pensai svoltando ad un incrocio “deve essere uno scherzo o qualcosa di simile … Vorrà prendermi in giro. Anche se Mattia …. Perché aveva parlato con Mattia?”
Mi fermai al semaforo un po’ scocciato. Mi venne in mente il viso di Federico, il suo corpo nudo sotto la doccia, i tatuaggi sul braccio e sul ventre, il movimento delle sue mani quando parlava, il bianco dei suoi denti. Era un bel tipo. Leggendo il suo messaggio mi erano venuti i brividi; ripensando a lui, al suo ventre liscio, al turgore del suo sesso e alle parole che mi aveva scritto cominciai ad eccitarmi. Ripartii con il verde continuando a dirigermi verso casa, ma la mai gola era asciutta e sentivo premere nei boxer il mio membro in erezione. Mi sfiorai con una mano, mentre con l’altra continuavo a tenere il volante.
“E se non fosse uno scherzo … ?” Dopo tutto anche con Mattia era cominciato per gioco: qualche occhiata più diretta, silenzi carichi di attese e finalmente un bacio nell’oscurità e la pressione del suo corpo tiepido premuto contro il mio.
Era meglio togliermi quel dubbio insistente. Come avrei potuto perdermi un simile corpo per paura o timidezza? Nella peggiore delle ipotesi mi sarei difeso con pugni e calci. E non sarei certo indietreggiato dinanzi al suo scherno. Ogni volta che ho ricevuto dei rifiuti ho trovato, comunque, amore e lenimento nelle braccia di altri uomini.
Fermai la macchina e feci inversione. Avevo deciso: sarei andato da lui, subito…
Arrivai davanti a casa sua. Presi un bel respiro e mi decisi a suonare. Dio quanto lo volevo!
Il tempo mi sembrò interminabile.
“ Chi è? “ Era la sua voce, profonda e sexy.
“ Sono io … mi apri?”
Non ci fu risposta. Attesi ancora e quando stavo per voltare le spalle e per risalire in macchina, sentii lo scatto del portone.
“ Entra…” Il significato di quelle cinque lettere era il via libera verso il paradiso. Entra, entra dentro di me, dentro il mio corpo caldo. Fammi provare l’amore feroce ed assoluto. Era difficile restare calmi. Cercai di rilassarmi e di non correre troppo con la fantasia. Salii le scale e arrivai davanti all’ingresso dell’appartamento. La porta era accostata. Bussai con le nocche ed aprii, entrando nell’ingresso ampio e luminoso.
“Federico? “ chiesi un po’ titubante. Lui si affacciò dalla porta del salotto.
“ Ciao… Benvenuto….” Il suo volto si aprì in un sorriso. Chissà se si aspettava veramente di vedermi. “Accomodati. “ disse rientrando nel salotto.
Indossava una maglietta nera e un paio di jeans lisi a vita bassa: quando si girò vidi il bordo dell’elastico delle mutande fare capolino dai pantaloni. Brividi caldi.
Lo seguii. Si sedette sul divano bianco davanti al tavolino e mi fece cenno di sedere accanto a lui. Ubbidii, rimanendo un po’ discosto. Mi sentivo, chissà perché, goffo. Anche se la protuberanza nei pantaloni contraddiceva in modo palese i miei atteggiamenti da verginella. Volevo saltargli addosso, in realtà. Presi il bicchiere che mi veniva offerto. Liquido ambrato. Lui si portò alle labbra il suo. Sorseggiò il liquore lentamente, appoggiando il bicchiere alle labbra rosse. Appena un sorso. Federico era castano, aveva occhi verdi da gatto, il naso regolare, una cicatrice sotto il mento ed un filo di barba. La sua bocca eccitante e carnosa sfiorava appena il vetro del bicchiere.
“Immagino che tu abbia letto il biglietto …” disse dopo aver finito di bere. Non c’era malizia nella sua voce. Sembrava stesse parlando della cosa più normale di questo mondo. Ma sapevo benissimo che non era così.
“ Sì … “ riuscii a rispondere. Avevo caldo. I miei occhi si fissarono nei suoi. “Ti voglio…” pensavo. Il sangue mi pulsava velocissimo. “Ti voglio, adesso, su questo divano. Voglio strapparti di dosso i vestiti e fotterti fino a farti urlare pietà. Voglio tirar giù le pareti e far sapere ai vicini che qui ci stiamo divertendo.”
“ E … non dici niente? “ aveva gli occhi lucidi, probabilmente non era il primo bicchiere che beveva.
“Cosa vuoi che dica? Non c’è molto da dire. Basta fare. Mattia ti ha detto tutto? Allora saprai che io scopo con gli uomini.“ Le parole mi uscirono d’un fiato. “Togliti la maglietta.” Aggiunsi subito, quasi avessi paura di perdere l’abbrivio. L’amico mi guardò per un istante, sorpreso della mia determinazione, ma poi si sfilò la t-shirt, rimanendo a petto nudo. Ci guardammo e gli scivolai accanto. “E adesso?” chiese. Presi la sua mano e la posai in mezzo alle mie cosce, proprio sul pacco. Il contatto con il palmo tiepido e morbido mi diede una scossa piacevole.
Avvicinai il mio volto al suo e schiusi le labbra. Attesi il suo bacio. Sentii la sua mano muoversi con circospezione e premere lì, in basso. Le sue labbra si unirono alle mie in un delicato contatto. Ci staccammo, lo guardai di nuovo e lo baciai ancora… Stavolta Federico spinse un tratto di lingua dentro la mia bocca. Risposi delicatamente. Cinsi le sue spalle forti e larghe con le mani e gli spinsi la lingua dentro la bocca. Lui ricambiò e stavolta ci baciammo in modo profondo, scambiandoci la saliva e accarezzandoci le lingue in una danza sempre più veloce. Si lasciò scappare un gemito di piacere quando ci separammo. Mi tolsi la camicia e rimasi anch’io a torso nudo. Cominciammo a carezzarci sul corpo, con movimenti lenti. Era soprattutto lui che esplorava il mio corpo e sfiorava la mia pelle. Sembrava quasi stesse prendendo le misure. “Ti piace?” chiesi. Fece cenno di si con la testa.
Tante volte lo avevo visto nudo sotto la doccia. Finalmente lo potevo stringere e toccare. Anche la mia mano si insinuò tra le sue cosce. Lo trovai eccitato e duro. Strofinai il palmo contro il ruvido tessuto e rimasi lì a toccarlo a lungo. Poi con rapidi gesti sbottonai i jeans. Il membro pulsava e premeva contro il bianco dei boxer. Le nostre lingue continuavano a frugare in bocca. Odore di alcool, di sesso, di sudore. Spalancai la patta dei miei pantaloni e continuando ad accarezzarci, tirammo fuori i membri, l’uno dell’altro. Oscillavano, liberi ed invitanti. Ad ogni carezza divenivano più turgidi. Io guardavo quello di Federico e lo strizzai con forza. Appoggiai la testa sui suoi pettorali sodi e larghi, dai capezzoli invitanti: li leccai con la punta della lingua. Gli addominali sembravano disegnati tanto erano ben scolpiti e duri. La mia mano li accarezzò a lungo. Federico sollevò un braccio e mostrò i peli delle ascelle, ed io appoggiai il viso lì sotto, per sentire odore di maschio. Lentamente i nostri corpi si abbandonarono sul divano, stretti. Federico si stese sotto, mentre io mi strofinavo su di lui con tutto il mio corpo.
In pochi istanti ci trovammo nudi ed ansimanti. I vestiti giacevano per terra, in disordine. Mi stesi sopra di lui, leccandogli il collo e il petto, mordendogli i capezzoli, annusandolo, assaggiandolo, toccandolo…Lo morsi sul mento, mentre sentivo le sue mani che mi stringevano le natiche e correvano poi sulla mia schiena e poi di nuovo giù.
I membri si intrecciavano ed urtavano. Per la foga rischiammo di cadere a terra.
Federico allora si alzò in piedi e mi fissò eccitatissimo, vedevo il suo membro puntare verso l’alto come un’asta di vittoria.. Ero seduto, proprio di fronte al suo ombelico e gli accarezzai le cosce per tutta la lunghezza. Le gambe erano muscolose, ben piantate per terra. Mi buttai a terra in ginocchio e iniziai a leccarlo e baciarlo dai polpacci, salii alle ginocchia con le mani e la lingua, poi passai alle cosce, così robuste. Il suo cazzo incombeva sul mio volto. Passai la lingua sotto i testicoli, cercando con brevi colpetti di eccitarlo.
Riuscii a far girare Federico e ripetei l’operazione da dietro, questa volta scendendo verso il basso. Il mio naso passò tra le natiche e strusciai le guance sui glutei. Federico sporse il bacino in fuori, agevolando i miei movimenti. La mia lingua passò e ripassò lungo il solco, lisciando con la saliva la peluria riccia e setosa. Afferrando i glutei li divaricai e questa volta spinse la faccia dentro, nel paradiso della carne. Il suo rugoso bocciolo si dischiuse ai colpi sapienti della mia lingua allenata. Ansimava, il mio compagno, bisognoso di amorevoli cure. Pensai alla sua fidanzata che non gli aveva mai leccato il culo. Pensai: “Hey baby, vuoi fare impazzire un maschio? Leccagli il buchino e nel contempo smanettagli l’uccello. Sarà tuo schiavo per sempre”. Era il mio consiglio disinteressato.
Incastrandomi con un po’ di fatica glielo presi in bocca. Lungo e grosso. Nodoso. Bellissimo. La cavità orale lo conteneva a stento. Lo succhiai e passai la lingua sulla cappella. Aveva un sapore buono, speziato. Federico mi guardava ed era felice: “oooh … che … meravi…glia …”
Ci staccammo per qualche attimo. Sorrise quando lo lasciai e mi rimisi sul divano, tenendomi l’asta in mano.
“Era come te lo immaginavi ? “ chiesi fissandolo dritto negli occhi. “E di questo che ne pensi?” Il mio cazzo era tiratissimo e la cappella era tumida e gonfia. “Vieni a leccarlo, che aspetti?” Il compagno disse: “Ho un’idea migliore. Proviamo in quest’altro modo …” e mi fece sdraiare sul divano per poi mettersi sopra di me, ma in senso inverso.


Era a cavalcioni sua mia faccia. La mia visuale era occupata dal suo culo peloso e sodo, dalle palle che ondeggiavano mansuete, e dal cazzo duro e bagnato. Tutto li, a pochi centimetri dal naso e dalla bocca. Sentii Federico che mi accarezzava tra le cosce e mi stringeva il cazzo con la mano. Gli presi il membro a mia volta e ricominciai a succhiarlo. Anche Federico lo aveva preso in bocca e lo spompinava. Le sue dita passarono più volte vicino al buco del culo e sotto alle palle, vellicando la pelle rugosa. I brividi correvano lungo la mia schiena. Mi assestai in modo da portare la bocca sopra al suo magnifico orifizio e Federico si incuneò tra le mie cosce, arrivando con la sua bocca sul mio. Iniziammo a leccarci i buchetti con avidità e passione. Le lingue si muovevano veloci, ora intorno alla piccola apertura, ora premevano contro il muscolo, ora la carne veniva eccitata dalle punte bagnate, ora erano lunghe linguate aperte e goduriose. Adoro leccare il culo. Adoro che me lo lecchino. Federico era bravo. Allora spostati di nuovo l’obiettivo e imboccai il membro che mi oscillava davanti agli occhi, cercando di prenderne il più possibile e iniziai a menarlo e succhiarlo. Lui fece lo stesso con me. Godevo sia nel ricevere la pompa sia nel farla. Sentivo la sua testa sprofondare verso il basso ed un sordo mugolio di piacere. Con il dito medio iniziai a titillargli il buco del culo. Riuscii a spingere dentro due falangi ed a muovere la mano.
Più si avvicinava all’eiaculazione più muoveva il bacino, mi stava praticamente scopando la bocca. Io facevo lo stesso con lui, godendo da impazzire. I nostri corpi, sudati, si toccavano e si fondevano.
Il ritmo cresceva sempre di più. I muscoli erano tesi per lo sforzo. I nostri gemiti sempre più forti e veloci. Le sue cure erano superlative. Mi spompinava con una grazia famelica, per nulla intimorito da questo nuovo gioco. Avrei voluto non finisse mai. I mugolii riempivano la stanza, uniti al fruscio dei corpi. La mia bocca spalancata era l’antro ove spariva il suo glande enorme e pulsante. Mi succhiai due dita e le spinsi a forza dentro l’ano. Federico gemette e si staccò per un istante dal mio sesso. Si girò per guardarmi e poi riprese a pompare, sempre più veloce.
Sentii di essere sul punto di venire. Anche lui era prossimo all’eiaculazione. Aumentammo ancora il ritmo. Lui venne nella mia bocca con un colpo di bacino. I suoi zampilli mi colarono nella bocca con una velocità inaudita. Un fiume di sperma caldo e salato che mi schizzò sul volto e sul petto. Finii di inghiottire quando ancora lo scopavo nella bocca. Ero al limite quando con un colpo deciso gli infilai il pene fino in fondo, facendoglielo prendere fino alla base. Venni anche io con un urlo liberatorio che fece tremare la cristalleria.
Lo sentii leccarmi il sesso ed ingoiare ogni singola goccia. Quando si rialzò sulle sue labbra luccicavano umide stille biancastre. Lo pulii con il dorso della mano e lo baciai con violenza, facendogli inarcare la schiena.
Federico fece resistenza, ma lo tenni giù. Era più robusto di me, ma ero io il vincitore morale della partita. L’uomo ricadde sul divano come un fantoccio. I miei occhi saettavano. Afferrai il collo della bottiglia e tracannai un sorso di liquore. Poi ne gettai parte del contenuto su di lui. Con l’altra mano mi presi l’uccello semi rigido e ripresi a smanettarmi con lentezza. Federico stava seduto con le cosce spalancate. Aveva un’aria interrogativa. I suoi capelli scarmigliati ed il suo volto sconvolto dalla passione lo rendevano irresistibile. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa.
Mi passai la lingua sulle labbra, bevendo, poi un altro sorso. Trovai la fotografia appoggiata sulla libreria. Era lei, sorridente, in una bella cornice. La presi e gettai per terra. Il vetro si ruppe. Federico trasalì. Ma rimase seduto. Avanzai verso di lui con la foto in mano. Lo afferrai per i capelli e lo costrinsi a tirare indietro la testa. Gli versai in gola il liquore e bevvi anch’io. Lo baciai e gettai lontano la bottiglia.
“ Ma che ti prende? “
Gli gettai la foto addosso ed eruppi in una risata lunga e liberatoria.
“Niente. Mi prendo te!. “
Lo afferrai saldamente per le caviglie e lo costrinsi a sollevare in alto le gambe, fin sopra la linea delle mie spalle. Scomodo, ma così aperto e divaricato era una bellissima visione. Una forza nuova mi bruciava dentro. Ero di nuovo eccitato e pronto.
“Apri di più !” gridai e mi lasciai cadere su di lui. Riuscii ad assestarlo sotto di me e finalmente, dopo aver sputato tra le sue natiche, sulla mia mano, sul mio pene, glielo infilai dentro con rabbiosa prepotenza.
Non mi volli fermare. Rimasi insensibile alle sue parole biascicate. Accelerai il ritmo incurante del suo dolore e della sua estasi. Per un tempo interminabile. Federico, rosso in volto, rimase incastrato sotto di me. I suoi piedi penzolavano sopra le mie spalle. Il suo corpo robusto sosteneva gli urti. Il mio cazzo era un maglio: “Mmmh, aaahh, mmh, pppfff, slong. Godi, godi, godi, mmmh…stunf, stunf … godii”. Eravamo solo noi due, stretti nell’amplesso. Un filo di saliva mi colava dalla bocca. Ero dentro di lui, tutto dentro. Con forza, con rabbia. L’eccitazione saliva fino alle massime vette ed aumentai il ritmo. Senza rendermi conto che una chiave stava girando nella toppa. E di lì a poco, il volto della fotografia si sarebbe materializzato, incredulo, alle mie spalle.

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