La seconda volta

di
genere
zoofilia


Passarono mesi da quella prima incredibile volta (vedi racconto “quel cagnolone nero”. Era successo davvero avevo toccato e leccato il cazzo di un cane, e mi era piaciuto, era l’incredibile ma tremendamente vera e gustosa realizzazione di un sogno.
Era avvenuto come fosse la cosa più naturale del mondo e da allora non facevo che pensare alla prossima. Sognavo di veder apparire in lontananza la sagoma del mio amico cagnolone, di raggiungerlo, accarezzarlo e poi osare di nuovo, e magari andare oltre. Per questo mi svuotavo sempre con cura, col mio solito clistere, e lubrificavo abbondantemente il buco prima di scendere nel campo. Passarono settimane senza che accadesse nulla. Ogni tanto passava qualche randagio, ma scappava appena mi vedeva. Poi finalmente si presentò lui, cucciolone di taglia grande, irruento e giocoso, il pelo cortissimo nero e lucido ed una testona immensa; lo guardavo muoversi ed ero felice come un bambino, perché chiamandolo mi aveva raggiunto mettendomi le zampe anteriori sul petto, scodinzolando felice e disponibile al gioco, al contatto. Buttai uno sguardo avido e sognante sul fodero, e vidi che la punta del suo cazzo era già fuori, rosa e lucida, tremendamente invitante. Il momento era perfetto, lui era eccitatissimo e probabilmente non vedeva l’ora di affermare il suo dominio su di me. Tirai giù i pantaloni, mi inginocchiai, e in un attimo lo sentii montarmi sulla schiena; sentii una vampata avvolgermi mentre il suo pene sfiorava le mie natiche ed il peso del suo corpo in agitazione, le zampe avvinghiate ai miei fianchi, mi facevano sentire come la cagna che avevo sempre desiderato di essere. Sollevai leggermente il culo, ora quella meravigliosa e scivolosa verga arrivava sempre con maggior precisione sul mio buco e in un attimo lo centrò, entrando violentemente in un colpo solo; mi spinsi ancora più indietro e con una mano afferrai il fodero da dietro, deciso a non farlo più uscire. Iniziò una monta selvaggia e devastante. Il mio sensibilissimo retto si contraeva e dilatava ad ogni spinta e sempre più sentiva crescere in lunghezza e larghezza quella mazza che ormai spingeva senza pietà sul secondo sigma, ancora mai sfondato. Ebbi un attimo di timore quando sentii un forte dolore interno, ma non potei fare nulla, ero praticamente impalato tra la punta che aveva sfondato il sigma e il nodo che non permetteva a quella immensa verga di uscire. Avevo sempre sognato di rimanere legato, ma non avevo fatto i conti con la lunghezza del cazzo di un molossoide di grossa taglia. C’erano almeno 5 cm oltre il sigma e mentalmente mi concentrai sulle contrazioni del suo cazzo bollente, cercando di rilassarmi. Lentamente cominciai a percepire il liquido caldo che la punta mi stava schizzando direttamente dentro il colon e la testa ricominciò a girarmi, stordita dal piacere per quel clistere di sperma canino e la dilatazione del nodo che spingeva sul retto e sull’interno dell’ano mandandomi in estasi. Si, ero decisamente una cagna, a quattro zampe sulla terra con lui che mi sbavava sulla testa e sulle orecchie, mentre mi infarciva, mi ingravidava col suo seme. Quanto tempo sia passato non lo so, del resto non mi interessava, e forse avrei voluto che non finisse mai, ma quando si staccò ebbi un’altra ondata di piacere, sotto i colpi della sua lingua che slappava il mio buco, completamente estroverso, con tutte le terminazioni nervose all’esterno, totalmente indifeso. Dopo, completamente stremato mi girai verso il mio straordinario e focoso amante ed ammirai per la prima volta il totem che mi aveva sfondato fino alle viscere. Ammirato e devoto mi chinai e lo ringraziai ancora, accarezzandolo con la lingua e coprendolo di tanti piccoli baci. Se mi avessero chiesto chi ero, in quel momento non avrei saputo cosa rispondere: mezzo uomo, mezzo animale forse, so che non riuscivo più a pensare, e restai accovacciato sulla terra anche mentre lui si allontanava soddisfatto, e il suo caldo sperma lentamente mi colava dal buco sulle natiche.
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scritto il
2016-01-08
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