La storia di noi tre cambia

Scritto da , il 2010-09-12, genere trio

Avevo voglia di muovermi, ieri. Sarà stata un’aria un po’ più frizzante della solita afa … Propongo a Sergio e Monica di andare in campagna a mangiare funghi. Ci sono diverse sagre intorno alla città, in questi giorni, e mi piace immergermi nelle feste paesane: trovo genuinità, simpatia, bellezza.
Così partiamo.
Monica non particolarmente felice della scampagnata (decisamente troppo poco mondana per i suoi gusti) è molto silenziosa. Sergio sembra seccato per l’atteggiamento da moglie (così l’ha chiamato in più occasioni, recentemente) che lei sta assumendo. Inutile dire che, per come si sono conosciuti e sposati (comunicandomi la cosa a matrimonio fatto, pubblicazioni tenute nascoste: una mattina sono usciti di casa, sono andati in comune, testimoni due loro amici, poi sono tornati e mi hanno detto di andare a mangiare fuori perché avevano una notizia grandiosa da darmi. Quindi mi hanno detto: siamo marito e moglie! Ed il mio stomaco non si è più ripreso), io sono a dir poco lieta del loro periodo no e ne approfitto per riprendermi tutte le attenzioni di Sergio, il quale ne sembra prodigo.
Arrivati in paese, io e Sergio scendiamo e ci avviamo verso il percorso della sagra, che si dipanava un po’ ovunque, nella campagna, anche accanto alle fattorie. Da ogni dove proviene un profumo di porcini davvero unico, unito a formaggi, vini ed ogni tipo di pasta fatta in casa! Monica ci segue a distanza: tacchi alti, gonna stretta. La osservano voluttuosi, alcuni contadini, ma è troppo intenta a cercare di non inciampare nei sassi per accorgersene. Io e Sergio, guardandola da lontano, ne ridiamo.
“E’ ridicola!” esclama Sergio. “Guarda come accidenti si è vestita per andare ad una sagra in campagna … Tu non lo faresti mai” e mi bacia. “Forse perché tu sai essere sensuale anche con i jeans” un altro bacio.
Mi lascio baciare con voluttà, ricambiando. Ci abbracciamo. Monica ci raggiunge, visibilmente contrariata dal nostro intreccio di braccia intorno al collo ed alla vita. Di solito sono lei e Sergio che fanno i fidanzatini ed io che sono la terza intrusa. Oggi è il contrario. Lei lo sa. Non prova neppure a cambiare le cose: è consapevole che Sergio non le concederebbe di farlo.
Continuiamo il giro, assaggiando qua e là risotti e fettuccine, patè di funghi e crostini con funghi trifolati. Io e Sergio dividiamo quasi tutto, mangiando dallo stesso piatto e spesso aiutando, con un bacio, il cibo ad entrare nella bocca dell’altro. Ci guardano. Ci piace essere guardati. Monica sempre in disparte.
Un uomo maturo e decisamente poco raffinato le rivolge la parola:
“Tu si’ bona e rosa come un pesca. Tiè, prenni qua ‘sto fungo. Lo voi vedè il fungo … Te piace il fungo …?” ride e si da di gomito con un altro uomo, mentre parla. Monica finge di non ascoltare. Sergio, allora, va verso di lei e le impone di rispondere:
“Mony, questi signori ti hanno rivolto una domanda. E’ il caso che rispondi, no? Non fare la solita maleducata”
“Smettila!” risponde lei imbarazzata.
Sergio, allora, si rivolge ai due:
“Scusatela: è una cafona!”
Monica gli dà una sberla sul viso: grave errore! Sembra essersi scordata di chi è Sergio. I suoi occhi si scuriscono: la fissa per un istante e le dà una sberla da farla vacillare sui fragili tacchi. Uno dei due uomini l’afferra e dice a Sergio di non preoccuparsi per la sua maleducazione, perché spesso le donne di città lo sono. Nel frattempo alcuni curiosi si fermano a guardare la scena. Sergio si avvicina a Monica, che ha gli occhi bassi ed il viso rosso su cui si possono ben vedere le cinque dita di Sergio:
“Non provarci mai più. A più tardi la vera punizione. Per il momento” le sussurra in un orecchio “farò in modo che tu possa trascorrere molto tempo con questi signori e cerca di comportarti come loro vogliono, altrimenti, stasera, ti darò tante di quelle scudisciate sul culo da spellarti viva”.
Monica fa un breve cenno d’assenso con la testa, avendo negli occhi l’oscurità più deprimente.
Sergio, allora, si avvicina ai due e confabula con loro. I volti rubizzi dei due sconosciuti sembrano brillare. Più volte esplodono in risate sguaiate. Quindi si stringono le mani, tutti e tre. Sergio torna da Monica e le dice che saremmo passati a prenderla più tardi; quindi mi abbraccia e ci incamminiamo.
Mi giro, curiosa di cosa Sergio abbia pattuito con i due, che vengo a sapere essere fratelli e vivere in un rustico lì dietro, alle spalle del capanno degli attrezzi allestito, per l’occasione, come magazzino di cassette per la sagra. Vedo Monica entrare nel magazzino, una casupola di legno poco dietro il banco, ed uscirne con un grembiale sudicio ed una cassetta di funghi. Avrebbe lavorato per loro, soddisfacendo le loro eventuali voglie dentro quella casupola. Saremmo passati a riprenderla in serata, poco prima di rientrare. Trovo Sergio ancora più geniale e crudele del solito e lo bacio intensamente.
Proseguiamo la passeggiata ancora per qualche tempo, mangiando abbondantemente e bevendo del buon rosso, quindi ci incamminiamo verso la faggeta. Ci fermiamo dinanzi ad un panorama mozzafiato che gli alberi sembravano nascondere. Non c’è nessuno nei dintorni: solo vento, sole ed alberi. Ci abbracciamo e ci baciamo con grande trasporto e sentimento. Sergio inizia a toccarmi; lo lascio fare con grande piacere. Poco dopo sentiamo delle voci.
“Dai, smettila; ora tocca a me”
“No, voglio prima godere”
“Guardami il cazzo: ce l’ho di marmo. Devo infilarglielo dentro. Girala, dai, così mentre te la scopi posso farmi il suo culo”
Ci avviciniamo alle siepe da dove vengono quelle frasi e vediamo una ragazza bionda, non più che diciottenne, con due ragazzi di almeno quindici anni di più che la montano, dandole molto gusto: ha il volto estasiato e godurioso. Istintivamente ridiamo e palesiamo, quindi, la nostra presenza.
“Chi cazzo siete?” chiede uno dei due estremamente aggressivo.
“Tranquillo, eravamo solo curiosi di vedere come ve la stavate facendo” replica Sergio.
I due capiscono al volo d’avere davanti un uomo altrettanto porco ed entrano subito in sintonia.
“In tutti i buchi” risponde l’altro ridendo e riprende a stantuffare la biondina, la quale, di fronte a Sergio, abbassa lo sguardo.
“Quando avete finito posso farmela anch’io?” chiede Sergio
Dopo un breve silenzio gli giunge risposta affermativa da entrambi, a patto, però, che loro possano farsi me.
“Perfetto!” risponde Sergio, senza neanche guardarmi per chiedermi conferma.
“Posso ricordarti che siamo in mezzo ad un bosco? Potrebbe arrivare chiunque …” gli dico
“Non ti metterai a fare la verginella proprio oggi! Posso ricordarti che l’hai fatto in luoghi ben più affollati?”
Ha ragione. Non replico. Mi fa spogliare nuda e mi fa sedere accanto a loro, nella radura dietro le siepi.
La terra, i sassolini e gli aghi di pino mi fanno male, ma non mi consente di alzarmi.
Nel frattempo i due cambiano posizione ed uno sfila il cazzo dalla fica della biondina e me lo schiaffa in bocca. Sergio non se lo fa ripetere due volte, sembra un segnale convenzionale: si abbassa i pantaloni e si sdraia sulla biondina penetrandola violentemente nella fica, mentre lei sbocchina l’altro.
Il cazzo di quello sconosciuto, bagnato degli umori della biondina, mi sta facendo venire la nausea. Intanto sento Sergio ansimare dentro di lei e mi viene un moto di gelosia. Avevo sperato che, senza Monica, Sergio si sarebbe riavvicinato a me, invece sono bastati pochi passi in un bosco che ha già il cazzo in un’altra fica. Mi chiedo perché io perda ancora tempo in questo trio di merda che mi dà solo frustrazioni. La verità è che io sono innamorata di Sergio e lo vorrei con me, come mio uomo, solo così posso tollerare la presenza di un’altra donna. Invece ...
Mentre seguo il corso dei miei pensieri, lo sconosciuto che ho in bocca si toglie, mi sdraia in terra e mi comincia a scopare. Ha l’alito che puzza di alcol in modo incredibile. Anche l’altro si è buttato su di me, nel frattempo, e me l’ha dato da succhiare, cosa che, ovviamente, faccio con trasporto. E’ meno maleodorante dell’altro e decisamente più grosso: mi riempie tutta la bocca fino in gola. Mi piace parecchio. Finalmente decidono di darmi una meravigliosa doppia penetrazione: cavalco il primo che me lo stende nella fica e mi abbasso a ricevere nel culo il secondo, quello col cazzo più grosso. Il dolore è indicibile: mi apre lentamente, ma sento ugualmente cedere carne, muscolo e persino l’intestino sembra troppo piccolo per accoglierlo. Quando inizia a stantuffarmi forte il culo è ormai bello aperto ed il godimento sale immediatamente. Vengo due volte: due fantastici orgasmi anali di cui approfitta anche quello che mi sta nella fica, sentendo le contrazioni. Mi viene da urlare, ma mi modero per non attirare attenzioni indesiderate da persone che potrebbero essere nei dintorni. Sergio, intanto, continua a scopare la biondina nella fica. Il fatto che non l’abbia ancora sodomizzata mi preoccupa: di solito, quando si invaghisce di qualcuna, fa l’amore come un sedicenne: si prende la fica nella posizione del missionario. Terribile! La gelosia mi provoca un dolore intenso ed il dolore, come sempre, si trasforma in piacere, soprattutto sotto l’effetto di quei bei cazzoni che ho dentro.
“Puttana, troia, latrina di merda, bocchinara …” mi appellano in ogni modo. Godo sempre di più.
“La tua donna è una vera mignotta. Sta godendo come una pazza. Ci ha tutti bagnati, persino dal culo”
“Lo è” risponde distrattamente Sergio, impegnato a fare l’amore. “Sabrina, invece, è un fiore di ragazza”.
Dunque la biondina ha già un nome, per Sergio. Pessimo segno. Di solito è solo “puttana” la prima volta.
“Un fiore, sì …” e ridono entrambi “Tanto fiore che si prende i cazzi di tutto il paese”
Sergio ignora volutamente la battuta e comincia a parlare con lei. Le chiede se le piaccia come lui la sta scopando e lei risponde di sì, in un modo entusiastico e virginale che percepisco quanto stia piacendo a Sergio; le chiede se abbia mai avuto rapporti con un’altra donna e lei risponde di no; le chiede se voglia provare perché così lo renderebbe molto contento e lei risponde di sì, perché, dice, le fa piacere dargli piacere; le chiede infine di dove sia. Vive in città, dove studia e lavora; nei weekend torna al paese per trascorrere del tempo con sua madre.
Tremo all’idea che quelle domande possano voler dire qualcosa anche per me. La paura si tramuta in realtà poco dopo.
Sergio gode e la inonda di sperma dentro. Solo dopo averlo fatto le chiede se prende la pillola.
“No …” risponde timida.
“Ti sono venuti dentro anche loro?”
“No …”
“Ma sei matto? Mica ce la vogliamo tenere sulla groppa a quella. Sborriamo in bocca o nel culo, con lei” rispondono i due. “Piuttosto, questa qui prende la pillola?” chiedono a Sergio di me.
“Sì, sì, potete sborrare dentro” replica distrattamente. Quindi, rivolgendosi nuovamente a Sabrina con un tono talmente dolce da farmi venire i brividi, aggiunge: “Non ti preoccupare per quello che è successo. Se sei rimasta incinta vediamo insieme il da farsi. Potrebbe piacermi diventare padre da una come te. Intanto voglio che tu vieni a stare da me … da noi” e mi lancia uno sguardo. “Hai voglia di vivere con noi due, tesoro? Saresti spesata di tutto: puoi continuare a studiare, ma non voglio che lavori. Dovresti solo dedicarti a me. A lavorare ci pensiamo io e Debby. Che ne pensi? Mi piaci da morire …”
Sono stravolta: Sergio sta chiedendo ad una perfetta estranea di venire a vivere da noi; sta considerando l’idea di farci un figlio; non riesco a digerire questo affronto. Ha fatto la stessa cosa quando gli ho presentato Monica, è vero, ma non intendo più sopportare che una “prima venuta”, una “qualunque” prenda nuovamente il mio posto accanto a lui.
Mentre quei due mi riempiono il culo e la fica di sborra calda, facendomi godere malgrado gli orribili pensieri che stanno transitando nella mia mente, penso che, forse, è arrivato il momento di lasciare Sergio. Subito dopo, però, quel pensiero svanisce: sono troppo innamorata di lui. Sopporterò anche questa Sabrina. E Monica? mi chiedo. Sicuramente gli avrebbe dato il ben servito quella sera. Quella sì che era una soddisfazione, per me.
Gli uomini si rivestono. Noi due restiamo, ancora stremate, a terra, nude. Guardo la sua pelle: alabastro puro, liscia, pulita. Fica morbida, completamente depilata, leggermente arrossata dallo sfregamento intenso dei tre cazzi presi quel pomeriggio; tette grandi, morbide anch’esse, estremamente alte. E’ giovane. Tanto giovane. E bella. Cazzo!
Come se non fossi stata tutto il tempo a pochi centimetri da lui che scopava Sabrina e non avessi sentito quel che le aveva detto, Sergio si rivolge a me con l’aria più felice che gli abbia mai visto ed esclama: “Debby, tesoro, Sabrina, qui, verrà a stare con noi. E’ una splendida ragazza e vorrei che diventaste amiche. Perché non cominciate subito? Datevi un bel bacio, dai. Lei è timida, non è mai stata con una donna. Devi aiutarla tu”
Mi avvicino a lei e le sfioro il seno con la mano, quindi la carezza si fa più intensa e scende verso il taglio di quella fichetta tenera. Finalmente comincia a ricambiare, timidamente. Le stampo un bacio con la lingua, aprendole la bocca in un solo colpo e succhiandola tutta. Lei ricambia voluttuosamente. Impara in fretta la piccola troia. Le salgo sopra e comincio a strofinarmi su di lei. I due porconi sono senza parole e ci guardano a bocca aperta. Uno dice di essere nuovamente eccitato. L’altro concorda.
Sergio è orgoglioso di quello che ha creato e ci dice di smettere e rivestirci.
I due sembrano delusi. Vogliono ancora scoparci.
“Basta. Dobbiamo rientrare a Roma.” Sembra inamovibile.
I due se ne vanno delusi, salutandoci da lontano. Io e lei ci rivestiamo.
Sergio l’abbraccia, la bacia. Sembra felicissimo. Ci avviamo tutti e tre a riprendere Monica. Uno dei due fattori che vendono funghi ci dice che è dentro con l’altro. Entriamo e la troviamo seduta sull’altro con tutto il suo cazzo nel culo, mentre, a gambe larghe, è costretta a farsi leccare la fica dal suo cane: le ha messo cibo per cani sul pelo, lui, ed ora la troia sta godendo mentre una lingua canina la sta leccando. Sergio esplode in una risata incredibile; mi contagia e rido anche io. I capelli di Monica sono scarmigliati e presentano tracce appiccicaticce di sperma. Evidentemente anche l’altro si è divertito con lei.
Sergio inizia a riprendere la scena con il palmare. Nel frattempo procede alle presentazioni:
“Mony, lei è Sabrina”
Sabrina osserva la scena con estrema goduria, nascosta da un’apparente timidezza. Ci sa fare la troia. E’ il tipo perfetto per Sergio. Monica sembra rendersene conto immediatamente: per lei è finita. Anche io me ne rendo conto. Il fatto che io continui ad esserci, per Sergio, non significa che non sia finita. E’ finita la chance di stare insieme, in realtà. Quanto durerò in questo nuovo trio?
Sergio molla una sberla in faccia a Monica.
“Che fai, non dici piacere?”
“Piacere” dice Monica, facendo sobbalzare la voce al ritmo dell’inculata.
“Brava. Ora, appena hai finito, ti metti a quattro zampe e ti fai scudisciare per bene il culo, come punizione per lo schiaffo che mi hai dato oggi. Poi, ti organizzi con i tuoi nuovi amici per dormire, perché io torno a casa con Debby e Sabrina, che ha preso il tuo posto. Sarà lei la mia nuova moglie. A proposito, bellissima …”disse rivolgendosi a Sabrina “vuoi sposarmi?”
Monica ha un crollo:
“Nooooo. No. No. No” urla come una forsennata.
“No, cosa?” le chiede Sergio.
“Non puoi sposarla. Sono io tua moglie”
“Una sola parola, tesoro: divorzio. Credi che mi sarà difficile dopo che avrò mostrato al giudice il filmino che ti sto facendo con il palmare? Ti conviene firmare una consensuale e non rompere con alimenti vari. Quei quattro stracci che hai come vestiti li impacchetterò e li consegnerò al portiere. Da lunedì potrai passare a prenderli. D’accordo? Hai pure lasciato il lavoro, l’altro mese. Quale migliore occasione per ritirarti in campagna?”
Il palmare continua a riprendere Monica che si sta facendo inculare da un uomo e leccare da un cane. Non le resta altro che assentire.
Quando finalmente il porco che la sta inculando le sborra dentro ed il cane smette di leccarla, è la volta delle scudisciate: Monica, ubbidiente, si mette a quattro zampe e prende le prime cinghiate da Sergio. Ne conto venticinque. Il culo è rosso ed, in alcuni tratti, sanguinante. Il fattore chiede di poter fare altrettanto. Sergio gli passa la cinghia, ma lui preferisce usare la propria, che, sul cuoio, ha anche qualche bullone. Il dolore la fa urlare, ma il fattore non può permettere che, accanto al banco di vendita, si odano urla di donna, così le infila una mordacchia che aveva appesa lì, alla parete. Monica mugugna. Lacrime abbondanti le escono dagli occhi. Il fattore riprende a scudisciarla.
Sergio lo saluta.
“Devo pagare qualcosa per questa?” ed indica Monica.
“No. Tranquillo. Te la cedo gratis. Fanne quello che vuoi”
“La porterò con me, in fattoria. Lì mi serve proprio una gran zoccola che tiri su l’uccello a me ed a mio fratello e lavori la terra con noi. Saremo una bella famigliola” e giù un’altra scudisciata.
Sergio mi dà un’occhiata, pensando a come Monica avrebbe dovuto rinunciare ai suoi tacchi, ai suoi abiti da sera per vestire stracci, grembiali, lavorare la terra e farsi inculare dal fattore, da suo fratello e dai loro amici, senza contare il cane.
Una luce si accende negli occhi di Sergio.
“Veramente … un pagamento c’è”
“Quanto?” chiede il fattore guardingo.
“Un’inculata”
“Vuoi incularmi? Guarda che io non sono un frocio”
“No. Neanche io lo sono, te lo garantisco. Parlo di un’inculata per Monica”
“Non credo di farcela ancora. Se vuoi inculala tu”
“Nemmeno io ne ho voglia. Pensavo al cane …”
“Bel porco che sei!” esclama il fattore. “E, così, la vuoi vedere sotto Billy”
“Già …”
Il fattore ride di gusto, compiacendosi per il cane che avrebbe fatto una bella scopata. Monica osa dissentire, ma viene brutalmente azzittita:
“Taci cagna! Mettiti a quattro zampe ed allarga bene la fica. Forza!” le urla il fattore.
Sergio si avvicina a lei e la convince dicendole:
“Quello schiaffo è stato il peggiore sbaglio della tua vita, mignottona mia”
“Perdonami, ti prego” lo implora Monica.
“Non ci penso proprio. Forse avrei potuto perdonarti se non avessi incontrato Sabrina. Anzi l’avrei fatto sicuramente. Ma ora tutto è cambiato. Tu non mi servi più. Mi piace saperti qui con loro”
“Non ci resterò mai! Anzi, se non mi lasciate andare vi denuncio”
Il fattore assume un’aria preoccupata, ma Sergio se la ride alla grande.
“Hai presente il filmino che ti ho appena fatto? Se non resterai qui con loro, andrà come allegato nella mailing list di tutti i tuoi amici, dei tuoi parenti e dei tuoi ex colleghi di ufficio. Poi, forse, lo metterò anche su redtube. Che ne dici?”’. Monica emette un gemito e si affloscia in terra. Nuda, sporca, disfatta.
“Come posso restare qui? I miei amici, i miei parenti … Non posso sparire …”
“Non devi farlo, infatti. Li avviserai che hai trovato la tua vita e che sei felice con loro due. Magari un giorno li inviti anche a pranzo. Sono certo che lui non se la prenderà. Vorrà dire che per un giorno sopporterà di farti da compagno e la sera chiamerà il fratello e ti si faranno in due fino a spellarti fica e culo”
Al fattore torna il sorriso:
“Non c’è problema. Puoi invitare chi ti pare, basta che dopo ce ne dai razione doppia!” esclama. Quindi, ricordando l’inculata con Billy, cambia tono e perentoriamente le impone di mettersi a quattro zampe per prendere il cazzo del cane.
Monica ubbidisce di malavoglia. Mi guarda con occhi imploranti, ma non la aiuto ad evitare quell’ultima punizione. Penso ancora quando si è installata a casa mia, nel mio letto, accanto al mio uomo. Ha ciò che si merita.
Billy viene fatto avvicinare alla fica bagnata di Monica. La annusa, si eccita. Sa ancora di bocconcini di vitello, quindi la lecca; sa anche di sborra e di liquido vaginale, però: l’annusa di nuovo. Infine le sale sopra la schiena con le zampe anteriori e col cazzo ormai tutto sgusciato e cerca la sua fica aperta. Il fattore lo aiuta, dirigendolo verso il culo. Il cane la infilza con mosse rapide e decise. Sergio riprende la scena da varie angolazioni, anche da dove si vede il muso del cane eccitato ed, in primo piano, la faccia piena di lacrime di Monica. Finalmente il cane sborra.
“Dobbiamo aspettare che si sgonfi il nodo” spiega il fattore.
“Questo lo aspetti tu. A me è bastata. Ci vediamo”
“Ciao” replica il fattore. Quindi, avvicinandosi a me e mettendomi una mano sulla tetta, aggiunge: “Venite a trovarci, qualche volta. Magari possiamo far provare anche a lei il cazzo di Billy”
“Se le va, verremo” replica Sergio.
“Ti va piccola?” mi chiede, allora, il fattore, infilandomi la lingua in bocca poco dopo e slacciandomi i pantaloni per raggiungere la fica.
Restituisco il bacio, abbracciandolo e stringendomi a lui, in modo da sentire il suo cazzo eccitato.
Sergio si stranisce.
“Ora basta, Debby. E’ ora di tornare a casa. Smettila di fare la troia”
A fatica mi stacco da quel maialone pieno di entusiasmo.
“Non hai risposto alla mia domanda …” mi dice mentre me ne vado.
“Di Billy non saprei dirti, ma del tuo cazzo, invece, so cosa dire ed averlo stretto nel culo non sarebbe male affatto”
“Allora ti aspetto” mi dice voglioso.
Sergio mi tira una pacca sul culo e mi chiede se non voglia anche io restare lì, ricattata da un bel filmino porno. Percepisco la sua arrabbiatura. Mi azzittisco. Meglio non farlo infuriare. So come calmarlo. Senza che dica nulla, mi abbasso i jeans: sono senza mutande, come sempre, gli mostro il culo piegandomi a novanta gradi, pronta alla sua dolce e dolorosa punizione. Si sfila la cinghia e mi frusta dieci volte. Forte, fortissimo. Ho le lacrime agli occhi.
“Andiamo adesso” me lo dice massaggiandomi il culo con una mano e con l’altra avvinghiandomi a sé per un gran bacio in bocca. Mi ha perdonata. Ciò non toglie, ovviamente, che non possa andarlo a trovare da sola, il fattore. Non dico nulla, naturalmente.
Quindi usciamo di lì e ci incamminiamo verso la macchina.
Una marea di pensieri si affollano nella mia mente: sicuramente devo digerire la notizia del divorzio e del nuovo matrimonio di Sergio con una sconosciuta. Con tutte tranne che con me! Sembra urlare la mia coscienza. Mi sento umiliata.
Sabrina sembra capire il mio dolore. Si avvicina, mi cinge con il braccio intorno alla vita. Mi bacia in bocca. Un gruppetto di persone guarda la scena e scandalizzati ci girano le spalle, continuando a parlottare su “quelle due troie”. Sergio ci fa accomodare entrambe dietro e ci dice di lesbicare a volontà.
A metà tragitto eravamo avvinghiate l’una all’altra godendo come pazze. Si abbassa per leccarmi la fica. Capisco che non era affatto vero che non l’aveva mai fatto prima. Aveva mentito per incastrare Sergio e Sergio si era fatto incastrare dalla sua apparente ingenuità. Forse mi comincia a stare simpatica.
Dopo aver goduto abbondantemente, le restituisco il favore. Arrivate a casa mi dirigo in cucina per preparare la cena, mentre Sergio e Sabrina inaugurano la loro camera da letto.
Li sento scopare. Sento frasi oscene e frasi d’amore. Sento Sergio che gode, urlando il suo piacere.
Scendono a cena: sembrano due sposini in luna di miele. Il dolore/piacere che provo è lancinante.
“Cena stupenda, Debby” mi rincuora Sergio. “Domani tocca a te dormire e scopare con me. Non ti preoccupare. Non sarà più come con quella troia di Monica”
Magari funzionerà meglio, chissà.
Do il bacio della buonanotte a Sergio, succhiando la sua lingua; do il bacio della buonanotte a Sabrina, che succhia la mia e mi avvio a letto, pronta a dividere Sergio, ancora una volta!
Per sempre un trio.

Questo racconto di è stato letto 6 6 6 0 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.