Giorni di vacanza e saporiti sotterfugi (continua la storia di Debby, Sergio e Monica de LA STORIA DI NOI TRE)

Scritto da , il 2010-08-06, genere trio

Sono appena tornata da una prima parte di vacanze, quelle spese con Sergio e Monica. Dopo il quindici partirò con un’amica, invece, mentre loro due andranno a trovare degli amici a Montalcino, ospiti nella loro villa. Pare si tratti di una coppia troppo convenzionale per accettare un trio; non sospettano minimamente che Sergio e Mony stiano anche con me. All’inizio ci sono rimasta male, ma, poi, mi son detta che poteva anche andare. Del resto, perché mai dovrei desiderare di andare in casa di persone che ragionano solo in termini di coppia, aborrendo ogni alternativa? Peggio per loro. Di certo inorridirebbero se sapessero come sono andate le nostre vacanze all’isola d’Elba …
Sergio aveva affittato una villetta poco distante dal mare: due stanze da letto, un salotto, una grande cucina, due bagni ed un ampio giardino. Io mi sistemai nella stanza che affacciava sul retro, mentre Sergio e Monica, amanti dell’acqua e del sole, su quella che dava sul mare, decisamente più calda ed assolata. Quando arrivammo Sergio ebbe l’idea di dire ai vicini che io ero la loro colf.
“Sai, non è detto che capiscano il nostro menage e non vorrei che ci creassero problemi: gli isolani, di solito, sono molto chiusi …”
Accettai. Mi divertiva recitare una parte. Anche Monica non disdegnò e, per abituarsi ed abituarmi all’idea, cominciò anche in privato ad impartirmi ordini: lava i piatti, rigoverna la cucina, prepara il nostro letto. Più di una volta evitai di fare le cose che mi ordinava e si chiudeva tutto con una risata di entrambe, ma la seconda sera Sergio mi schiaffeggiò sonoramente sul culo e mi impose di obbedire a Monica, la quale non era meno stupita di me. Chiesi spiegazioni.
“E’ un gioco di ruoli. Noi due siamo marito e moglie e padroni di casa; tu sei la nostra colf”
Non mi convinceva, la cosa, ma mi eccitava: quegli schiaffoni sul culo mi avevano fatta bagnare tutta. Pulii, dunque, dove Monica mi aveva detto di pulire.
“Brava” disse Sergio soddisfatto. “Stasera, per premio, scoperò te” e mandò Monica a dormire nella mia stanza.
Appena entrati in camera da letto mi spogliò abbastanza brutalmente e mi sbatté sul letto.
“Allarga le gambe”
Le allargai.
“Toccati”
Mi toccai.
“Adesso prendimi in bocca”
Lo succhiai avidamente.
Aveva il cazzo duro e livido, pronto ad esplodermi dentro. Mi fece mettere carponi e, senza neanche usare l’accortezza di ungermi con una crema, mi sfondò il culo pesantemente, stantuffandomi con violenza prima di riempirmi di sborra calda.
Il tutto durò meno di mezz’ora e mi chiesi cosa fosse accaduto. Perché mi aveva presa come una mignotta qualunque? Io e lui, di solito, scopavamo a lungo, oltre che alla grande. Pensai fosse solo un problema di stanchezza ed iper eccitazione. Si mise a dormire poco dopo e così io.
La mattina seguente, appena sveglio, mi disse di andare nella mia stanza e mandargli Monica, la quale fu ben lieta di andare da lui, infilarsi nel letto e prendersi tutte le sue coccole. Mi dissero che, se volevo, potevo guardarli. Mi sedetti un po’ con loro, toccandomi tanto da arroventarmi la fica. Monica salì su di lui e si sedette sul cazzo con la faccia rivolta ai suoi piedi e, quindi, a me e mi disse di baciarli con lei. Gli leccammo i piedi, baciandoci vicendevolmente e lo facemmo tanto impazzire che riempì Monica in un baleno, dicendoci che eravamo due splendide troie e che ci amava profondamente.
Uscimmo insieme poco prima di pranzo per andare al mare. Lì il nostro gioco di ruoli ebbe davvero inizio e, se da un lato mi mortificò un poco, dall’altro mi eccitò molto e mi consentì di divertirmi con qualche diversivo. Loro erano sotto un ombrellone, io sotto l’ombrellone accanto. Monica sfoggiava per l’occasione un bellissimo costume di Trussardi che Sergio le aveva comprato quella mattina stessa in una delle più esclusive boutique dell’isola, io indossavo un monokini che Sergio mi aveva imposto e che avevamo comprato in una bancarella a tre euro. Mi vergognavo non poco a mostrare a tutti il mio abbondante seno latteo, ma Sergio mi disse di incremarmi per bene ed espormi al sole in modo che mi abbronzassi rapidamente. Così feci. Tutti mi guardavano, soprattutto un uomo sui cinquantacinque che mi occhieggiava di nascosto alla moglie ed alla figlia, due balenotteri privi di fascino. Quando Sergio andò a sentire com’era il mare, lo sconosciuto gli si avvicinò e parlarono a lungo. Quindi Sergio venne da me e mi disse che quel tizio, un certo Francesco, gli aveva chiesto se era possibile incontrarmi di nascosto, quel pomeriggio verso le cinque. Sergio mi chiese cosa volessi fare e, mentre mi proponeva la cosa, sentii che non mi dispiaceva affatto essere ceduta ad un altro. Fu così che risposi di sì: sarei andata con quel tizio perché mi piaceva essere la sua colf puttana. Ridemmo insieme e si allontanò per dare la buona notizia a Francesco. Alle cinque meno un quarto io e Francesco prendemmo un pattino e remammo fino ad allontanarci dalla riva. Lì, tirò fuori il suo uccello, un uccello abbastanza lungo, ma circondato di nauseabondi peli brizzolati leggermente incrostati di umori vari, e mi disse di sfilarmi gli slip. Obbedii naturalmente.
“Bella puttanella! Mi piace quando mi obbedisci così. Ti ha allevato bene il tuo padrone. E, dimmi, pulisci bene la casa?”
“Certamente” risposi, ormai preda del mio ruolo di colf.
“Brava. E pulisci anche il cesso?”
“Si”
“Con le mani nude?”
“A volte …”
Volevo vedere dove volesse parare.
“E la merda la scrosti con le unghie?”
Non mi piaceva il luogo dove stava andando la conversazione. Non avevo nessuna intenzione di avere rapporti con i suoi “rifiuti organici”.
Dissi, dunque: “A volte; ma solo quella dei miei padroni”
“Uhhh … che gran porca” e nel dirlo si toccò facendoselo immediatamente duro. “Vorrei prenderti a servizio anch’io. Sapessi quanto cachiamo bene, in famiglia. Potresti pulire tutto quello che vuoi, anche il nostro culo …”
“Quello non lo faccio”
“Che insubordinazione! Sei un’impertinente, lo sai? Vieni qui che meriti una punizione”
Mi avvicinai; mi fece mettere a quattro zampe e mi schiaffeggiò il culo violentemente.
“Mi hanno detto che ti piacciono i ceffoni …”
“Sì” replicai senza mentire.
Continuò ancora più forte. Nel frattempo la corrente ci aveva riportati verso riva e si stavano avvicinando i primi surfisti. Mi ordinò di remare e riportare il pattino al largo. Lui si coprì la verga, io dovetti restare nuda. Il surfista che ci accostò rimase con gli occhi sgranati ed, ovviamente, cadde in acqua. Ci allontanammo ridendo entrambi di cuore.
“Hai visto che hai combinato?” mi disse. “Lo hai talmente stordito con le tue tette e la tua fica al vento che non gli hai fatto capire più niente! Adesso vieni qui, bella puttana”
Mi accostai di nuovo.
“Chinati. Voglio che me lo lecchi”
Lo succhiai con gusto, sebbene sapesse di piscio e sudore.
“Adesso cavalcami, forza”
Lo cavalcai infilandomi tutto quel bel cazzo rosso e turgido dentro la fica.
Mi riempì di sborra e mi fece subito scansare.
“Rimettiti le mutande, mignottona. Si torna a riva”
Il bagnino mi aiutò a portare in secca il pattino ed anche io tornai in casa, dove Sergio e Monica si stavano preparando per l’aperitivo.
“Come è andata?” chiese Sergio.
“Bene. Mi ha sculacciata, mi ha scopata e, poi, siamo tornati.
“Non sembra un programma allettante da come lo racconti” intervenne Monica. “Ti sei divertita, almeno?”
“Sì, abbastanza. Aveva un bel cazzo lungo. Sono venuta due volte”
“Che troia!” esclamò Sergio. “Riesci a venire pure con un estraneo!”
“Già … lo sai che mi piace essere scopata. Uscite?”
“Sì, abbiamo appuntamento per un aperitivo con i vicini. Sai, Monica ha conosciuto la signora. Pare sia simpatica”
“Sì, è davvero simpaticissima. Non è la moglie, ma vivono insieme con la figlia di lui, una rompipalle diciassettenne piena di boria, che lei non sopporta, ovviamente”
“Posso venire anche io?”
“No” disse perentoriamente Sergio. “Meglio di no. Magari quando li inviteremo a cena, se vuoi … puoi evitare di servire a tavola e sederti con noi. Che ne pensi? La cena pensavamo di organizzarla domani sera”
“Va bene”, risposi senza entusiasmo.
Approfittai per farmi una bella doccia, incremarmi e mettermi a vedere la TV con il solo asciugamano intorno alla vita. Sentii suonare il campanello. Tirai l’asciugamano sulle tette ed andai ad aprire. Era una bellissima ragazza bionda in lacrime.
“Chi sei?”
“Mi chiamo Giovanna. Sono la figlia di Aldo” ed indicò la casa dei vicini.
Mi preoccupai. Era successo qualcosa? Chiesi spiegazioni.
“No. Non è successo niente. O, meglio … Loro sono usciti, ma io non ce la faccio più! Quella grandissima troia di Patrizia sta manipolando mio padre in un modo incredibile. Vorrei che non mi trovassero a casa, stasera. Ho scritto loro un biglietto che sono scappata. Posso nascondermi da te?
La feci entrare e le preparai una camomilla per calmarla. Poi le spiegai che non era il caso di agire così, che suo padre si sarebbe preoccupato troppo e che le voleva sicuramente bene. La convinsi ad andare a togliere il biglietto e di tornare da me che le avrei preparato biscotti e cioccolata.
Fu così che ci sedemmo davanti alla TV a mangiare dolci e farci confidenze. Io le dissi la verità su me, Sergio e Monica; lei mi raccontò di aver rotto col suo ragazzo che l’aveva sverginata e che non voleva più saperne di uomini. Ridemmo come due vecchie amiche e l’asciugamano si slacciò scoprendo i miei seni. La cosa ci fece ridere ancora di più e, così, non mi affrettai a tirarlo su. Poco dopo la sua mano mi sfiorò un capezzolo. Fu un attimo e le nostre bocche si incollarono, lasciando che le lingue si inseguissero e si toccassero appassionatamente. In breve finimmo a letto. Aveva un corpo snello ed agile, molto abbronzato, nonostante la carnagione chiara. Aveva un seno abbondante ed una fica morbida e carnosa. La succhiai ovunque, abbondantemente, fino a farla godere più volte. Poi fu lei a succhiare me e mi accorsi che non doveva essere nuova a rapporti saffici. Infine ci baciammo e restammo abbracciate fino a che non guardammo l’orologio. Mezzanotte e mezza.
“Cazzo!” esclamai. “Staranno per tornare. Sbrigati: vestiti e torna a casa”
“Ma io …” provò a replicare. “Io voglio restare qui con te. Sai che sballo quando se ne accorgono? Sergio e Monica non faranno più tanto i sbruffoni con te e mio padre, forse, si accorgerà che mi deve più attenzioni di quante ne debba dare a lei”
“Sì, e tutti vissero felici e contenti. Ti rendi conto che sei ancora minorenne? No. Non è ipotizzabile che lo sappiano. Lo sai che potresti finire in un collegio? E questo che vuoi? Vuoi darla vinta a lei che ti toglie definitivamente di mezzo? Resterà il nostro segreto. Intesi?”
“Uffa! Va bene … “
“Dai; ti prometto che domani farò in modo di darti un’altra ripassatina, tesoro”
Ci baciammo ancora a lungo ed andò via.
Non passarono più di venti minuti che sentii la chiave girare nella toppa e Sergio e Monica, decisamente brilli, che strillavano di voler scopare. Sentii che iniziarono a farlo già sulle scale che portavano alle stanze da letto; quindi li sentii entrare in camera, nel letto, e rumorosamente dedicarsi l’uno all’altra finche non si lasciarono andare ad un orgasmo che avrebbe svegliato un sordo. Sergio si alzò per andare in bagno e si infilò nella mia camera.
“Sei sveglia?”
“Mi spieghi come avrei potuto continuare a dormire con voi due che avete fatto tutto quel casino?”
“Già … scusa … vuoi ripulirlo?”
Non me ne fregava niente di ripulire la sborra di Sergio che sapeva, tra l’altro, della fica di Monica, ma ero troppo soddisfatta per il mio segretucci per non acconsentire. Lo ripulii per bene che lo eccitai di nuovo.
“Quanto cazzo di viagra ti sei preso?” esclamai. Era inevitabile.
“Tanto” rispose ridendo e si infilò nel letto.
Mi scopò alla grande, mentre Monica, incuriosita dai nostri gemiti, si affacciò nella stanza.
“Vieni anche tu” le dissi.
Non se lo fece ripetere due volte e si infilò nel letto, baciando ora me ed ora Sergio che, nel frattempo mi stava scopando nella fica. Quindi ci fece giare entrambe a quattro zampe e ci prese nel culo, ora l’una ora l’altra, fino a sborrare dentro Monica. Ero contenta che non lo avesse fatto dentro di me, non avevo voglia di farmi il bidet: volevo ancora il sentore della lingua di Giovanna sulla mia fica.
“Allora, come è andata con i vicini?”
“Fichissimi” rispose Monica. “Due veri porconi. Perché credi che siamo tornati tanto eccitati? Non hanno fatto altro che pomiciare in pubblico, a volte coinvolgendo anche noi. Lei, ad esempio, ha baciato Sergio durante un lento che stavano ballando. Mentre Aldo mi aveva infilato una mano sotto la gonna fino a toccarmi la fica. Quella ragazzina sarà anche isterica, come dice Patrizia, ma, forse, la si può capire: ne deve sentire e vedere di tutti i colori!!!”
“Magari, uno di questi giorni, potremmo invitarla qui e farle sentire quello che succede da queste parti, così, forse, smetterà di rompere i coglioni a suo padre per una innocente storia di buon sesso con la sua compagna!”
Mi venne da ridere a pensare che la ragazza si era già autoinvitata ed abbondantemente vendicata del padre con me, ma non dissi nulla.
Il giorno dopo non raggiunsi Sergio e Monica in spiaggia accampando un mal di testa. Mi vidi con Giovanna, naturalmente, la quale mi leccò fino a farmi urlare. Passammo la giornata in casa, completamente nude, a mangiare, chiacchierare e fare sesso. Ci baciavamo di continuo, ci succhiavamo le fiche e persino i buchetti del culo; infine ci penetrammo reciprocamente con una bottiglietta di coca-cola, godendo come pazze.
La sera ci fu la cena. Venne anche Giovanna. Preparammo una cena fredda e Sergio, come promesso, mi consentì di stare con loro. La scena descritta da Monica si ripeté: Aldo e Patrizia pomiciavano sul divano, infilandosi la lingua in bocca fino alla gola e toccandosi ovunque; Sergio e Monica facevano altrettanto. Io e Giovanna ci guardammo e decidemmo di far esplodere la bomba. Lei si avvicinò a me e cominciò a baciarmi; poco dopo eravamo completamente nude, avvinghiate sull’altro divano. Quando i quattro se ne accorsero rimasero di sasso. Aldo si avvicinò per separarci e prese a schiaffi la figlia violentemente urlandole in faccia che era una puttana da due soldi, una lesbica schifosa; Sergio venne da me e fece altrettanto; Monica mi disse che era una minorenne e che avremmo tutti passato un guaio, mentre Patrizia se la rideva nel vedere Aldo che picchiava la figlia.
“Visto che sei così puttana” le disse mentre la picchiava “Adesso ti fai baciare da un uomo, cazzo!” e le prese le labbra schiaffandosele sulle sue e penetrandole con la sua lingua. Giovanna non se lo fece ripetere due volte e si avvinghiò al padre, che, nel frattempo, era eccitatissimo. Patrizia era un livido.
“Smettila Aldo, che stai facendo?”
Ma Aldo le disse di farsi da parte, dando finalmente soddisfazione estrema alla figlia, che, nel frattempo, si era sdraiata sul divano a gambe aperte chiedendo al padre il suo cazzo dentro.
Sergio, per evitare che Patrizia continuasse a buttarsi su Aldo che la scansava con sempre maggiore violenza, la prese alle spalle per fermarla, e la tenne stretta, tanto stretta che Monica, ingelosita, lo raggiunse, si mise davanti a lei e cominciò a baciarla, evitando, così, che Sergio se la scopasse da solo. Tuttavia Patrizia, dopo i primi baci di Monica, si divincolò, si rioridinò gli abiti ed uscì di casa. Pare che partì la mattina seguente e che Aldo non la vide più, continuando la vacanza con la figlia.
Nel frattempo io andai da Giovanna, che veniva scopata alla grande da suo padre e le dissi che era stata meravigliosa. La baciai in bocca e me ne andai a letto, suggerendo a Sergio e Monica di fare altrettanto e di lasciare quei due in santa pace.
Quando andammo su Sergio mi chiese se volevo unirmi a loro, ma non avevo voglia di scopare, volevo solo andare a letto felice per Giovanna che stava avendo il cazzo che aveva sempre inconsciamente desiderato.
“Te l’eri già fatta, vero?” mi chiese Monica prima di entrare nella loro stanza.
“Sì, ieri ed oggi. E’ una fica fantastica. Avresti dovuto provarla”
“Sei una sporca troia traditrice” disse allora Sergio, avvicinandosi a me con fare minaccioso. Potrei mai lasciarti senza punizione?
Ero già completamente nuda, cosa che gli facilitò il compito. Mi fece mettere piegata a novanta gradi, prese la cinghia e mi picchiò a lungo, facendomi il culo rosso. Quindi mi disse di alzarmi in piedi. Le tette erano già molto rosse a causa del sole e, quindi, mi bruciavano. Prese a frustarmi anche lì. Urlai per il dolore. Giovanna ed Aldo, che avevano appena finito di scopare, salirono, allora, a vedere cosa stesse succedendo e Sergio gli spiegò il perché della punizione. Aldo, allora, baciò in bocca la figlia e le disse:
“Scusami, tesoro, ma anche tu meriti analoga punizione” e la frustò sul seno e sul culo. Poi ci dissero di leccarci vicendevolmente dove ci bruciava e così facemmo, mentre i due uomini parlavano di come avessero trovato finalmente la felicità e Monica attendeva Sergio a letto.
Inutile dire che le sere successive Aldo e Giovanna furono ospiti fissi delle nostre cene. Ormai si comportavano come fossero marito e moglie: giravano abbracciati, si baciavano continuamente e, durante la cena, si toccavano fino ad eccitarsi, proprio come Aldo faceva con Patrizia. Anche Sergio e Monica partecipavano a quell’eccitazione e, solitamente, finivamo tutti a scopare in salotto, scambiandoci partner. La scopata migliore fu quando Baciai la fica di Giovanna che, nel frattempo spampinava il padre e lo prendeva in culo da Sergio. Forse fu fantastica perché in questa bella giostra non c’era spazio per Monica che era rimasta a guardare … Chissà.
A presto, miei cari, per raccontarvi come sarà la mia vacanza di fine agosto.
Un bacio in bocca a tutti ed a tutte e buone vacanze e buone chiavate.

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