La mia sorellina Lady Domina

Scritto da , il 2015-02-08, genere incesti

Verso i 14 anni avevo preso una strana abitudine, mi eccitava molto masturbarmi con le mutandine usate di mia sorella Teresa, che aveva un anno e mezzo di più.
Per la verità non sapevo se quella cosa fosse tanto strana, magari lo facevano molti altri ragazzi della mia età che avevano una sorella, ma io non potevo saperlo. Mi vergognavo anche un po’, in parte perché era mia sorella e in parte perché mi sembrava una cosa sporca, e non solo in senso morale, proprio in senso fisico, ma mi piaceva.
La prima volta era successo per caso. Lei era a scuola, mentre io ero rimasto a casa perché ero un po’ raffreddato, ed ero entrato nella sua cameretta prima che la signora, che veniva da noi per le pulizie un paio di volte a settimana, avesse cominciato a riassettarla. Mentre cercavo un libro, notai che sul mucchietto di indumenti in uso appoggiati disordinatamente su una poltroncina c’era anche un paio di mutandine. D’istinto le presi in mano e le annusai. Si sentiva chiaramente che erano state indossate, anche se l’odore non era affatto sgradevole, tutt’altro. Forse la mia fantasia ci avrà messo del suo, ma avevo la sensazione di cogliere il profumo della sua fighetta. In realtà io non avevo idea di che odore avesse una fica, non avevo avuto ancora la fortuna di sperimentarlo, e l’unica che avevo visto dal vero era proprio quella di Teresa quando mi capitava di spiarla di nascosto.
Quella volta, dunque, mi portai le sue mutandine in bagno e cominciai il consueto lavoretto di mano, mentre mi strusciavo sulla bocca e sotto il naso quelle soffici e profumate mutandine di pizzo. In seguito, almeno due o tre volte a settimana, andavo a cercarne un paio in camera sua o nella cesta della biancheria da lavare, mi chiudevo in bagno e via col liscio, pensando sempre di affondare naso e bocca nel suo boschetto vero, tra il calore delle sue gambe. Finché non ci fu un imprevisto.
Un pomeriggio - i nostri genitori come sempre erano al lavoro - Teresa ed io eravamo a casa soli. Io avevo finito i compiti e avevo deciso di andare a sollazzarmi un po’ in bagno. Nella cesta c’era quello che mi serviva e la mia mano esperta partì, se non che, quando ero ormai vicino al top, la porta del bagno si spalancò e fece capolino mia sorella.
“Merda, mi sono dimenticato di chiudere a chiave!” pensai mentre la fissavo esterrefatto, con una mano che impugnava il cazzo e l’altra che mi premeva le sue mutandine sulla faccia. Teresa è una tipetta molto sveglia e afferrò al volo la situazione.
«Sei un porco» disse «l’ho sempre saputo che mi spiavi quando mi spogliavo, e qualche volta te l’ho anche lasciato fare apposta lasciando aperto uno spiraglio della porta, ma che fossi così tanto maiale non l’avevo ancora pensato.» E mi guardava con un sorrisetto beffardo che poteva essere di scherno, ma forse anche di sfida del tipo “perché non te lo meni annusandomela o leccandomela dal vero invece di giocare con le mie mutandine?»
Optai per la seconda interpretazione, tanto ormai la faccia l’avevo persa e non avevo altro da perdere.
«Allora ti piaceva farti guardare, eh… neanche tu sei la sorellina pura e casta.»
«A qualunque ragazza fa piacere sapere di essere ammirata, caro Matteo, non ci trovo niente di male.»
«Già, e magari mentre io mi masturbavo in bagno, tu lo facevi in camera tua tutta eccitata per esserti mostrata nuda.»
«No Matteo, queste zozzerie le fai solo tu, o solo voi maschietti. A me poteva far piacere al momento, punto.»
«Perché non lo fai anche adesso non più di nascosto, ma guardandomi in faccia, dai, vediamo se ne hai il coraggio.»
«Io potrei anche averlo il coraggio, ma la mamma sta per rientrare da un momento all’altro, e sai che bella scenetta si troverebbe davanti? Quindi sbrigati a coprirti, che ti si è pure afflosciato. E le mie mutandine rimettile nella cesta, vedi di non infilartele in tasca soprappensiero.»
In un primo momento mi ero vergognato come mai in vita mia, ma poi la faccenda aveva preso una piega più interessante, addirittura intrigante, ed ero sicuro che non fosse soltanto la mia solita fantasia che faceva i suoi voli pindarici. Se son rose fioriranno…
E fiorirono.
Il giorno successivo, finito il solito pranzo a spizzichi e bocconi, dati gli orari un po’ sfalsati tra me e Teresa per la scuola e mamma per il lavoro, mi ritrovai di nuovo a casa solo con la sorellina. Ci avevo pensato anche la sera prima a letto mentre aspettavo il sonno, ci sarebbe stata? Fino a dove sarebbe arrivata?
C’era solo un modo per saperlo, e così mi presentai in camera sua.
«Ieri pomeriggio avevi dichiarato che il coraggio di spogliarti davanti a me lo avevi, e la mamma fino alle cinque di pomeriggio non ci sarà. Dimostrami che è vero.»
«Sei proprio un porcellino» disse «vuoi vedermi nuda? Mi hai già vista tante volte quando mi spiavi, che differenza fa?»
«Fa la differenza che adesso sarebbe una cosa che facciamo insieme, sapendo di farlo, capisci? Non più ognuno per conto proprio con le proprie fantasie.»
Mi guardò con lo stesso sorrisetto beffardo del giorno prima. «Va in camera tua» disse «tra cinque minuti sarò lì… e non cominciare subito a menarti il cazzo come il tuo solito, abbi un attimo di pazienza.»
Si presentò tutta in lingerie molto sexy, forse aveva preso a prestito qualche cosa dalla mamma, ma sta di fatto che era uno schianto.
Indossava una vestaglietta di raso aperta sopra un baby doll trasparente, sotto aveva reggiseno e perizoma di pizzo, le gambe erano valorizzate da un paio di autoreggenti velate e ai piedi calzava un paio di scarpe con tacco a spillo. Tranne le scarpe che erano nere, tutto il resto era sui toni del rosso, e glielo feci notare.
«Rosso è il colore della lussuria e del peccato» disse «e tu è questo che hai voglia fare: peccare.» E così dicendo appoggiò il piede, sempre con la scarpa addosso, sul letto dove sedevo io.
«Lecca» disse.
«Ma…»
«Lecca, ho detto. Ti piaceva annusare le mie mutandine sporche, quindi vuol dire che sei un porco feticista. Leccami la scarpa.»
Ubbidii. Era chiaro che era lei a comandare il gioco, o così o pomì, e a me andava bene, trovavo molto eccitante subire la sua dominazione in questi giochetti, e poi Teresa stava dimostrando di saperla molto più lunga di me.
«Succhia anche il tacco, come se fosse un cazzo… bravo così. Ora sali, ma molto lentamente.» Dopo il piede, le caviglie, il polpaccio, il ginocchio e l’inizio della coscia arrivai alla fine della calza, sulla pelle nuda verso l’inguine, e mentre mi avvicinavo alla zona clou lei mi prese per la nuca e mi mandò direttamente sul triangolino del perizoma. «Leccamele addosso, questa volta, e voglio sentire la tua saliva.»
Io cercai di aumentare la mia salivazione, ma mi accorsi che lei era già bagnata di suo, e poi quel profumo… era come quello delle sue mutandine, ma decisamente più intenso, era quello, dunque, il famoso profumo di fica! Era inebriante!
Il mio cazzo pulsava come un cuore dopo una gara sui cento metri e non sapevo quanto avrei potuto resistere, ma cercai di tenermi il più possibile per prolungare quell’angolo di paradiso in terra.
Poi il perizoma sparì, e sparì il reggiseno e tutto il resto, meno le calze. La mia lingua assaggiò il suo dolce nettare e i suoi capezzoli duri ed appuntiti, le tettine non erano grandissime, ma già ben sviluppate, nonostante la giovane età, e in ogni caso per me erano le più belle tette del mondo. Quando tentai, in modo alquanto impacciato, visto che non l’avevo mai fatto prima, di mettermi in posizione per entrare dentro di lei, Teresa mi fermò.
«No, Matteo, questo non lo faremo. Io sono vergine e intendo restarci finché non mi innamorerò seriamente di un ragazzo. Non sono Maria Goretti, ma ho anch’io il mio codice morale, e intendo rimanere coerente. Quindi mettitela via, ok?»
Be’, il ragionamento non faceva una grinza, mi sembrò corretto rispettarlo e non insistetti. Modi di divertirsi ce n’erano finché volevamo.
Lei venne mentre le stuzzicavo il clitoride con la lingua e le dita, che nel finale furono sostituite dalle sue, ben più esperte di quelle del sottoscritto. Poi mi fece posizionare sopra di lei in modo da poterle venire sul seno.
«Almeno per una volta non vanno a perdersi nel cesso i tuoi spruzzi, fammi tutto qui sulle tette.» E finalmente esplosi, non avevo mai goduto così in vita mia. Ma non era finita qui. «Adesso lecca» disse Teresa.
«Che cosa??? Non vorrai mica che…»
«Lecca ho detto! Se vuoi divertirti ancora con me dovrai sempre fare quello che ti dirò, chiaro?»
Era fin troppo chiaro e leccai tutto.
Avevo trovato la mia piccola, inflessibile Lady Domina.


To be continued… (maybe).




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