Cagnetta rottainculo (il giuramento)

Scritto da , il 2014-12-18, genere dominazione

Il GIURAMENTO DI CAGNETTA ROTTAINCULO

Da diversi giorni il padrone mi ha ordinato di preparare un giuramento, che avrei dovuto presentargli a memoria, nel corso di un primo collegamento skipe-video fra di noi, per chiedergli di entrare ufficialmente al suo servizio, nel rispetto delle regole di sottomissione e di ubbidienza insegnatemi fin qui, manifestandogli tutta la mia disponibilità a diventare la sua bagascia e ad accettare gli ordini, i compiti e i castighi che mi competevano nel corso della mia nuova vita da schiavo.
Di buona lena, articolo dopo articolo, ho descritto gli obblighi che intendevo assumermi secondo le modalità che mi spettavano in ordine alla prassi dei saluti al padrone, dell'uso del perizoma, del collare, del guinzaglio, delle manette, oltre alla tecnica con cui dovevo fargli i pompini, alle posizioni nelle quali dovevo mettermi quando mi voleva inculare e alle punizioni che mi impartiva, con e senza morso, ogni volta che avessi fatto errori e cazzate da vero idiota.
Il grande giorno è arrivato prima che del previsto ed oggi, domenica 14 dicembre 2014, ho bussato al video del padrone per sciorinargli, dopo il saluto di rito (“La sua cagnetta le bacia il cazzo in ginocchio”), tutto l'elenco che avevo preparato. Naturalmente ero molto emozionato e molto in tensione, anche perché vedevo e sentivo per la prima volta il padrone che schioccava la frusta e che mi mostrava le manette. Finito il giuramento il padrone mi ha ordinato di mettermi in pausa, in ginocchio davanti al PC, e di aspettare il suo giudizio e verdetto, che mi è arrivato pochi minuti dopo in chat.
“Mettiti in piedi con le mani dietro la schiena”.
“Sì padrone”.
“La mia riposta è...”
“Sì padrone”.
“Che ti accetto come schiava” (sono maschio ma a piacimento del padrone divento femmina e soprattutto sua troietta in calore e sua zoccola da monta).
“”Sei contenta?”
“Molto contenta padrone”.
Poi, per farmi rilassare dall'impegno della prova a cui mi ha sottoposto, per un'ora secca il padrone mi ha concesso di fare un brindisi al mio arruolamento e di parlare con lui da LIBERO piuttosto che da CAGNETTA. Da oggi in poi non potrò più fargli domande (o massimo una al giorno) e dovrò invece cominciare a mettere in pratica e a portare a regime, attraverso l'ulteriore addestramento di cui sono ancora bisognoso, la mia abnegazione nei suoi confronti insieme all'assoluta disponibilità che ho pattuito con lui, non solo a ricevere e ad eseguire ordini ma anche a farmi usare sessualmente secondo la sua volontà, sempre al servizio del suo cazzo con tutta la mia bocca e con tutto il mio culo, per vedere di soddisfarlo, di farlo divertire e di divertirmi pure io insieme al padrone, ma senza sgarri, dentro il mondo di eccitazione che fa ormai parte del gioco assai serio chiaramente stabilitosi fra di noi, adulti e consenzienti, alla ricerca dell'intenso e reciproco godimento, da parte mia di essergli umilissimo e devotissimo servo e da parte sua di essermi giusto ma anche severo e lussurioso padrone.

IL PRIMO POMPINO

Fare un pompino al padrone non significa prendere il suo cazzo in bocca subito e a caso. Ma procedere con metodo e preparare con calma il terreno, partendo da sotto e dal basso, al crescere della sua eccitazione. Prima leccare e poi pompare. Leccare per bene e con voglia due belle palle grosse e gonfie. Per bene e a lungo. Fino a quando arriva il momento di salire con la lingua lungo l'asta. Allora leccare tutto il cazzo scappellato del padrone, in vista di fare qualche bel giro di lingua anche intorno alla sua cappella, e a quel punto sì, metterlo e sentirlo in bocca, ben duro e ben caldo, e cominciare a pomparlo completamente, fino al pelo, da brava bagascia, in lista d'attesa per prenderlo in culo a pecora. Dove i colpi di reni e gli schizzi di sborra del padrone lo faranno star bene, mescolati ai gemiti del suo schiavo sottomesso. Schizzi che torneranno subito, almeno in parte, con il loro odore, sapore e calore, in bocca alla zoccolona addetta alla pulizia del sigaro. Dopo averlo fumato, e sentito fumare, prima di sopra, poi di sotto, poi ancora di sopra, dentro i suoi due buchi. Che si aprono e si chiudono a ventosa come basculanti del parcheggiamento e del porcheggiamento. Nel ritmo crudo e servile, che si fa strada avanti e indietro, dall'inguine e dal palo del padrone, ai pertugi del sesso sempre pronti all'uso, della sua cagnetta rottainbocca e rottainculo.

continua







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