Tutto ha un inizio e una fine

di
genere
etero

Dopo aver fatto veramente sesso con Pier tutto mi sembrava diverso. Mi sentivo più matura e sicura dei miei mezzi. Ero felice.
Il rapporto con Pier, tuttavia, procedeva a singhiozzo, infatti oramai lo utilizzavo come valvola di sfogo alle mie voglie, non che si lamentasse, anzi, ma i nostri incontri si erano quasi totalmente ridotti a prestazioni sessuali, raramente ci incontravamo per altro.
Lui cercava di passare più tempo con me, ma godevo nel negarmi. Anche se devo ammettere che, a letto, eravamo fantastici.
Erano diminuite anche le mie "scappatelle" in chat;
Qualcosa cambiò. Pian piano le telefonate di Pier si facevano meno numerose, all'inizio non me ne preoccupai, anzi, mi sollevava dai suoi tormenti, ma poi i nostri incontri iniziarono a farsi rari, anche se continuavano a essere molto stimolanti.
La cosa iniziò a preoccuparmi quando dopo aver fatto sesso lui si rialzò senza dire niente e si rivestì.
Fu troppo tardi quando mi resi conto che lo stavo perdendo, e anzi i miei tentativi di rendermi di nuovo disponibili furono parecchio patetici, ricominciai a starmene male e a frequentare le chat. Divenne quasi una routine, anche le porcate che scrivevo a i miei interlocutori sconosciuti.
Un giorno mi chiesero il numero di cellulare, per l'ennesima volta. Era un ragazzo del nord Italia. Con lui non avevo fatto cyber sex, ma ci eravamo tenuti in contatto per e-mail per molto. Mi lasciai convincere. Qualche minuto dopo mi chiamò.
Aveva una bella voce, peccato per l'accento marcatamente milanese, ma iniziammo a chiamarci per un po'. Soprattutto la notte, prima di andare a letto. Cosa che iniziò a pesare sui tabulati telefonici. Iniziai ad avere bisogno di soldi. Il mio cellulare era perennemente senza credito, e immagino che lui avesse gli stessi problemi anche se non ne parlammo mai.
All'ennesima bolletta salata fui costretta a interrompere definitivamente le chiamate, almeno dal telefono di casa, e visto che anche il cellulare piangeva povertà, gli dissi che per un po' sarei stata occupata e non avremmo potuto sentirci.
Mi domandavo se smettendo di usare la chat avrei potuto limitare i danni, ma c'era il fatto che era divenuta nuovamente la mia valvola di sfogo.
In una delle mie chattate "bollenti" incontrai questo tipo, "viper73". Era un po' strano, mi faceva un sacco di domande su che intimo indossassi e se mi eccitavo a farmi palpare da sconosciuti; io un po' per provocarlo e un po' per l'eccitazione lo assecondavo, inventando storie pornografiche di cui ero protagonista.
Mi chiese il cellulare, offrendomi, prima che potessi rispondergli, una ricarica...
Lessi e rilessi le sue parole, poi gli chiesi perché voleva offrirmela. Lui mi rispose che era un regalo se mi fossi masturbata con lui al cellulare. Glielo diedi e lui mi chiamò.
- ma non mi dovevi ricaricare? –gli chiesi
- prima volevo controllare che il numero fosse il tuo adesso ti ricarico, come sei vestita?-
La situazione iniziava a divertirmi.
- sono in tuta.
- E sotto?
Rimasi un istante in silenzio.
- Porto solo le mutandine – mentii
- Ma dai? Come sei fatta? Sei formosa?
- Sono 168, castana capelli lunghi occhi castani, magra.- dicevo orgogliosa
- Mmmh , i capelli lunghi come?
- Alle spalle, li porto raccolti in una coda dietro la nuca.
Il tono era caldo e basso, sembrava la voce di un maniaco sessuale. Mi eccitava.
- seno?
- Porto una 3° abbondante.
- Mmh belle grosse come piacciono a me, ora ti faccio la ricarica dal cellulare, ti richiamo subito.
Pochi minuti dopo mi arrivo la ricarica e mi richiamò. Esitai facendolo squillare, avrei potuto attaccargli il telefono, ma risposi.
- ti va se iniziamo? Mi domandò.
- Vedi, non l'ho mai fatto al cellulare con uno sconosciuto.- Mi tremava la voce mentre lo dicevo.
- Non ti preoccupare appena ti do fastidio puoi chiudere la telefonata- mi disse comprensivo.
Il pollice mi danzò sul tastino di chiusura di chiamata.
- ok dai iniziamo- gli dissi.
- Perché non inizi a toccarti?
- Ok – dissi io un po' a disagio, provai a fingere. - Mmmh è già bagnata sai?-
- Si brava, descrivi cosa stai facendo-
- Sono seduta sulla sedia. Ho le gambe un po'allargate e mi tocco la patatina da sopra i pantaloni- lo sentivo fremere dal cellulare, continuai a mugolare fingendo finchè non mi resi conto che mi stavo bagnando sul serio.
- Dai stenditi sul letto, così stai più comoda vuoi che ti dica cosa faccio io?
- Si dai-
- Ho il cazzo già in mano, è bello duro sai?
- Si?- stavolta il tono della mia voce era più roco, avevo appoggiato il palmo della mano sul pube e accarezzavo i peli della fica piano.
Si eccitò ancora di più sentendomi eccitata.
- si, ascolta cosa faresti al mio cazzo se fossi li da te.
Non sapevo che rispondergli.
- non lo so, dimmelo tu cosa vorresti che gli facessi.
- Ah si, ti prenderei la manina e me la poggerei sopra.
- Mmmh si, te lo stringo forte, te lo sego.
- Si brava, ci sai proprio fare.
- Si sono una puttana- Sentii lo stomaco contorcersi, mi resi conto che mi stavo comportando davvero da puttana, mi stavo concedendo, anche se al telefono, per soldi.
- Da continua dimmi cosa fai – aveva la voce rauca
L'esperienze avute in chat mi furono d'aiuto nel farlo eccitare ancora, e il ricordo delle sensazioni che provavo con Pier mi fecero bagnare, iniziai a entrare piano con un dito.
- mmmh si è duro e umido, faccio fatica a tenerlo in mano, mi scivola dalla mano tanto è bagnato.
- Si ancora – mi esortò, quasi sul punto di scoppiare.
- Mmmh... - mi stavo martellando la figa col dito, veloce, facevo fatica ad articolare le parole e non riuscivo a concentrarmi per dire altre porcate, riuscivo solo a gemere.
- Dai TROIA sto venendo, continua-
Rimasi sbalordita, in parte per il termine scurrile, ma soprattutto perché mi eccitò e mi portò all'orgasmo.
- S-sto v-venendoooo – non riuscii neanche a terminare la frase che mi ritrovai sconvolta dai brividi. Chiusi gli occhi, e mordendomi le labbra per non urlare continuai a sditalinarmi forte, fino a che i tremiti non si calmarono e mi rilassai.
Riaprii gli occhi e mi guardai. Ero semisdraiata sul letto, appoggiata con la schiena al muro e con la mano ancora dentro i pantaloni.
Tenevo ancora le gambe strette per cercare di ritardare l'ogasmo. Ora sentivo solo l'umido degli umori colarmi giù dalla passerina.
- sei venuta?- chiese il mio interlocutore.
Spaventata da quello che avevo appena fatto attaccai il cellulare e lo spensi. Mi vergognavo profondamente per come mi fossi comportata e per come avessi goduto a sentirmi dare della troia.
Nei giorni seguenti provò varie volte a chiamarmi, e visto che non gli rispondevo mi iniziòa mandare sms con offese di ogni tipo, mi eccitavo a leggerli, devo essere sincera, ma mi resi conto che non potevo dare il mio numero in chat....visto che lo volevo rifare.
Se all'inizio avevo accettato allettata dalla ricarica le volte successive fu solo per gusto personale, di cui la ricarica, che chiedevo come condizione alla mia partecipazione ai loro giochi.
Ne divenni dipendente, non tanto per i soldi, visto che il credito che avevo raggiunto si teneva costantemente sopra le 50.000 lire dell'epoca, ma per il fatto che godevo nel farlo; fui aiutata dal fatto che per questo tipo di chiamate utilizzai un'altra scheda, che inevitabilmente era sempre piena di messaggi pornografici, che mi eccitavano parecchio tra l'altro, così che quando tornavo alla vita normale non avevo il continuo assillo di segaioli maniaci.
L'unico problema fu che quando la storia con Pier terminò, mi ritrovai separata dalla realtà, infatti , siccome avevamo lo stesso gruppo di amici, mi allontanai dall'intero gruppo rimanendo sola.
Mi masturbavo tutti i giornispesso guardando foto di sesso spinto dai siti che mi consigliavano in chat, e nei giorni festivi raggiungevo, complici le chiamate dei miei ammiratori, alcuni dei quali diventati anche abituali, 3 o 4 orgasmi rendendomi un'automa.
" si si quan'è grosso, lo sento tutto dentro di me, sborrami in mano, dai che ne ho voglia, aprimi in due" questo per un po' divenne il mio vocabolario abituale. La cosa negativa fu avevo sempre più voglia di fare sesso. Escludendo la scuola e lo sport, non uscivo praticamente più, non sapevo come scaricare le mie tensioni sessuali. Pensai a Giulia, ma oramai lo sapeva tutta la scuola che fosse lesbica, così che provai a guardami intorno nella mia stessa classe per trovare qualche compagno di giochi.
Lo trovai in Federico, un ragazzo bruno con i capelli ricci e gli occhi scuri, non molto estroverso con le ragazze,anzi molto chiuso. lo conoscevo di vista fin dalle elementari e spesso mi dava una mano con le versioni di Latino, mentre io lo aiutavo in matematica.
Ci pensai per quasi un mese prima di prendere una decisione, in parte avrei potuto ritentare "l'adescamento" che avevo provato con
Pier, che stava passando da una ragazza all'altra, e che in fondo aveva funzionato.
La mia libidine repressa scelse mio malgrado.
di
scritto il
2009-07-27
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