Nicola, Marco ed io

Scritto da , il 2013-10-01, genere gay

"Mmmm... che bello... " Sussurrai.
"Shhh! " sibilò Nicola . "Non vorrai che Marco entri!"
Era vero. Non sarebbe stato bello che il diciannonenne fratello di Nicola entrasse e ci vedesse, non era bello che vedesse il suo diciottenne fratello sdraiato nudo con in mano il mio cazzo. Ma, in tutta chiarezza, anche le mie mani stavano giocando con l’uccello e le palle di Nicola.
La mamma ed il papà di Nicola erano andati a cena lasciando il fratello maggiore come “guardiano” A nostro favore giocava il fatto con Marco era garantito che ci avrebbe lasciati in pace a meno che non facessimo troppo rumore o rompessimo qualche cosa. Beh, stavamo attenti a non far rumore perché volevamo essere lasciati ‘moltissimo’ in pace.
Eravamo sul letto di Nicola accoccolati sotto le coperte con le mutande spinte ai piedi del letto. L'unica illuminazione nella stanza veniva dalla debole luce che filtrava sotto la porta della camera. Anche nelle tenebre potevo distinguere la forma del mio amico; della stessa mia altezza ma più pesante. (Dannazione, ero così magro che chiunque era più pesante di me.) Nicola aveva i capelli biondissimi tagliati alla marinara ed i peli pubici erano biondi come i capelli tanto che era possibile notarli solo da vicino.
E ero con le mie mani sulla sua erezione e gli carezzavo i testicoli mentre lui mi carezzava l’uccello. Direi che lui non aveva il mio stesso entusiasmo nel giocare con un cazzo, a meno che non si conti il suo apprezzamento per l'attenzione dedicata al suo membro. Ed io apevo che la mia buona volontà per soddisfare le sue spinte sessuali era una delle poche ragioni per cui mi aveva invitato a dormire a casa sua. Ma io non smettevo di aver piacere nel maneggiare la sua carne.
Recentemente ero stato "introdotto" a vedere quello che si può fare ad un uccello di uomo con la bocca. Mentre ero da mio zio Jerry un paio di settimane prima, spiando, avevo visto l'intensità ed il piacere che mio zio aveva evidentemente goduto nell’avere un altro uomo che gli succhiava l’uccello. Da quel momento avevo avuto un desiderio ardente da soddisfare. Con chi era la mia unica domanda.
Era ora di scoprirlo.
"Ho... sentito dire che succhiarlo è più bello che giocarci." Mi avventurai.
Nell'oscurità sentii un piccolo sobbalzo di repulsione nel corpo di Nicola.
"Mettere un cazzo in bocca?" gracchiò.
"Beh", contrapposi mentre il mio cuore batteva in ansia, "Io penso che gli adulti lo facciano sempre."
"Beh, io non voglio farlo!" sibilò Nicola ."E’ una cosa da checche!"
"Sì." Sospirai deluso giocando ancora con il suo cazzo. "Penso che lo sia."
Mentre carezzavo la sua asta in un ritmo continuo, sentivo il respiro di Nicola che diventava più rapido. Le sue manipolazioni sul mio uccello cominciarono a diventare esitanti mentre sentivo il suo corpo tendersi accanto a me. Le sue anche si muovevano leggermente al ritmo del mio pompare sul suo uccello mentre gli carezzavo delicatamente le palle con l’altra mano. Quando le attenzioni al mio cazzo cessarono completamente, capii che stava per accadere, così aumentai un po' il ritmo mentre aumentavo la stretta. Finalmente il respiro di Nicola si bloccò in gola, affondò la faccia nel cuscino per soffocare i lamenti e il suo uccello pulsava in un orgasmo nelle mie mani. Continuai a massaggiarlo e non lasciai la presa finché il suo membro non fu completamente molle.
"Ragazzi", sospirò Nicola trasognato dopo aver finalmente ripreso fiato. "Sei così bravo a farlo, Daniele."
Almeno avevo qualche cosa di cui essere orgoglioso, pensai mentre il mio amico delicatamente si allontanava da me e rotolava sulla la schiena.
Anche se ero giovane l'ironia delle parole e delle azioni di Nicola non andò persa: succhiarlo sarebbe stata una cosa "omosessuale", ma fargli seghe no. Vallo a capire. Furono sufficienti i pochi momenti che avevo speso pensando a quell’ironia e Nicola si era addormentato. Scivolai fuori dlle coperte e mi misi sul pavimento fresco per potermi masturbare senza scuotere il letto. Mentre giocherellavo col mio uccello pensavo al cazzo di Nicola nella mia bocca e mi chiedevo se non ci sarebbe mai stata l'opportunità che avvenisse realmente. Il mio orgasmo finalmente arrivò e ritornai a letto.
Io non dormo bene insieme ad un altro ed è ancora peggio quando non sono mio letto. Ed ora, col pensiero di un cazzo così vicino a me oltre alle immagini vivide di un pompino uomo a uomo che mi attraversavano il cervello pieno di sesso, il sonno non arrivava. Alle 11 e 30 ero ancora sveglio ed alla fine decisi che dovevo fare qualche cosa per soddisfare la mia fame o non sarei riuscito a riposare. Il trucco era nel trovare il coraggio di proseguire.
Sapevo che quando Nicola si addormentava lo faceva pesantemente quindi, dato che stava dormendo saporitamente, sdraiato sulla schiena, presi un respiro profondo, cautamente portai la testa sotto le coperte e scesi il più possibile verso i piedi del letto. Questo mise la mia testa a livello delle anche di Nicola. Alzai la testa e la parte superiore del corpo per creare una tenda sopra il suo inguine. Annusando trovai il debole profumo di giovane carne di pene. Inalai profondamente, sia per il piacere che il profumo mi dava che per tentare di far diminuire il martellare del mio cuore. Spalancai la bocca sull'area dove sentivo che c’era l’uccello di Nicola e la chinai sul suo cazzo molle e le palle finché non sentii i suoi peli pubici solleticarmi la guancia. Finalmente avevo un cazzo in bocca! Non ero sicuro di quello che avrebbe fatto Nicola se si fosse svegliato ed avesse trovato il suo amico in quella situazione omosessuale.
Rimasi così per un po’, in parte per la paura ed in parte per assaporare il momento. Lasciai che lentamente la mia lingua cominciasse ad esplorare la sua tenera carne, godendo della sua consistenza. Poi venne l'eccitazione che salì dentro di me mentre il suo pene cominciava a rispondere alle mie attenzioni ed indurire nella mia calda bocca bagnata ! Sembrò che delle farfalle esplodessero nel mio stomaco ed affogassero il mio battito cardiaco mentre sentivo il suo uccello raggiungere la sua piena dimensione nella mia bocca. Concentrato in quell’ambiente buio, cominciai ad identificare la forma del suo membro gustoso. L'asta sembrava avere un sapore diverso della testa e la pelle sottile del suo scroto sembrò avere un’altro sapore.
Cominciai a succhiare piano affascinato da come sembrava adatto alla mia bocca... come la testa si prestava alla mia lingua e come l'asta era alloggiata tra la mia lingua ed il palato. La mia eccitazione era così grande che mio cazzo da poco soddisfatto stava di nuovo rispondendo, invitandomi a giocare. Io stavo succhiando un uccello ed ero in paradiso!
Dopo pochi secondi Nicola sembrò si agitasse ed impaurito tirai rapidamente via la bocca dal suo bastone di zucchero e rimasi fermo. Le coperte frusciarono e furono tirate indietro.
"Cosa stai facendo?" Borbottò Nicola.
"Io... uh... stava cercando le mie mutande.” Mentii cominciando ad armeggiare vicino ai nostri piedi. Beh, bugia parziale, perché era una buona idea farlo.
"Oh, sì", Disse Nicola: "Prendi anche le mie?"
"S... sicuro" Balbettai sollevato.
Localizzai i due articoli di vestiario e ritornai verso la testata del letto. Fortunatamente la nostra biancheria intima era abbastanza facile da distinguere dato che Nicola portava boxer ed io slip. Armeggiammo per metterceli nel buio e poi tornammo a sdraiarci. Mi posai rigidamente sulla schiena temendo che il mio amico scoprisse cosa era successo, ma Nicola si limitò a rotolare sul suo fianco girandomi la schiena e tornando prontamente a dormire.
Ed io ero di nuovo legato alle mie mie fantasie, sempre più legato.
Ed ero sveglissimo.
Dopo avere sentito l'orologio nell’atrio suonare mezzanotte mi alzai per andare al bagno. Pensando non fosse un problema, anche se i genitori di Nicola fossero stati in casa, sarebbero stati nella loro da letto, non mi presi la briga di mettermi i pantaloni. Andai in punta di piedi alla porta della camera ed uscii nell'atrio, illuminato fiocamente da una luce notturna. Passai davanti alla porta di Marco ed entrai nel bagno accendendo la luce mentre chiudevo la porta.
Mentre facevo la pipì nella toletta, guardai la mia immagine riflessa nel grande specchio e sorrisi astutamente tra di me. Avevo davvero succhiato un cazzo, anche se solo per un momento! In quel momento ero Daniele, agente segreto 007 che poteva entrare, poteva succhiare un cazzo ed andarsene senza essere sorpreso!
Feci scorrere l’acqua, spensi la luce ed uscii. Passai ancora davanti alla stanza di Marco, la porta si spalancò ed una mano coprì la mia bocca mentre un braccio muscoloso mi circondava la vita e mi tirava nella stanza. Cercare di liberarsi dalla stretta delle braccia dello sportivo fratello maggiore di Nicola era inutile e lui strinse più forte finché non caddi a terra.
"Stai tranquillo e sarà meglio per te", ringhiò Marco nel mio orecchio. "Starai buono?"
Accennai col capo. Marco lasciò andare la mia bocca e chiuse la porta della camera mentre con l’altra mano e braccio mi teneva a terra la terra. Sentii un clic e con un po’ di paura mi resi conto che aveva chiuso a chiave.
Nella stanza c’era un bagliore giallastro proveniente dalla grande lampada lavica vicina al suo letto. Mi portò al letto e mi ci lanciò sopra a faccia in giù, inginocchiandosi vicino a me. Pensai per un breve momento di tentare di alzarmi e correre, ma dove?
Quando sentii di nuovo le mani di Marco su di me, ero determinato a lottare contro di lui, ma non ci fu problema per lui girarmi sulla schiena e mettersi a gambe divaricate sul mio torace, le sue ginocchia spingevano sulle mie spalle e le mie braccia erano chiuse tra le sue gambe. Fuardai il suo torso muscoloso, i suoi severi occhi blu sotto una criniera arruffata di capelli biondo rossastri. Sentivo la stoffa morbida dei suoi boxer contro il mio mento.
"Non riesci ad alzarti, non è vero?" Disse sogghignando verso di me, beffardo e vittorioso.
Io lottai un po', più che altro per dovere, ma sapevo che non sarebbe servito. Marco era troppo grosso per me.
"Cosa c’è?" mi intimidì Marco. "Sei troppo debole per lottare? O forse ti piace restare sdraiato ad annusarmi l’uccello?"
Io cominciai a contorcermi un po' più forte, ma le gambe di Marco mi strinsero con maggior forza. Era sceso un po' più in giù e stava soffocandomi col suo peso sul mio torace.
"Sì! Forse sei una checca e ti piace annusare i cazzi. Vuoi forse annusare il mio grosso uccello?"
Ero un po’ preoccupato per quello che stava per succedere e non ero molto tranquillo per il tono della sua voce. Ma non avevo possibilità di scelta. Specialmente quando Marco aprì la patta dei boxer ed estrasse il pene.
"Qui checca... un bel cazzo! " disse Marco ghignando demoniacamente. "Non è bello?"
Me lo tenne davanti, poi si chinò in avanti e cominciò a strofinare l’uccello sulla mia faccia, tracciando guance e naso con la testa bulbosa. I suoi testicoli seguirono presto il suo uccello attraverso l'apertura, finché non penzolarono sul mio mento, mi solleticarono le labbra. Il loro profumo leggermente muschiato cominciò a riempire le mie narici.
Marco ghignando fece scivolare il pene sulla mia faccia. "Ti ho visto con la testa sotto le coperte. Cosa stavi facendo? Un pompino a mio fratello?"
Non risposi, ero scioccato al pensiero di essere stato scoperto e confuso dal commento di Marco. Capii che succhiare un cazzo si diceva fare un pompino.
"Lo stavi facendo, non è vero piccola checca!"
Era ovvio quello che era accaduto; Marco aveva visto la mia testa sotto le coperte. Mi venne in mente che avevo avvertito una piccola variazione di luce, ma avevo pensato che fosse parte della mia eccitazione. Doveva essere stato quello che aveva fatto svegliare improvvisamente Nicola.
Lui strofinò di nuovo l’uccello sulla mia faccia. "Quindi tu sei un succhia cazzi!" Si chinò in avanti pigiando il suo peloso sacco delle palle sul mio naso, tirandosi indietro per tracciare ancora i miei tratti col suo membro. Ma mentre usava il suo uccello come un'arma minacciosa, stava succedendo qualche cosa d’altro, stava avendo un’erezione.
Ad occhi chiusi sentivo il suo cazzo diventare duro contro la mia faccia, sentivo direttamente il calore del suo pene che si induriva sulla mia carne. E mi accorsi che stavo godendo delle sensazioni di questo uccello contro la mia faccia. Presto non ci fu modo di nascondere il fatto che ero eccitato.
"Allora, Daniele succhia cazzi... ora mi succhierai l’uccello."
I miei occhi si spalancarono e vidi il pene di Marco completamente eretto che puntava contro la mia faccia. Non era enorme (ne avevo già visto uno "enorme" con mio zio Jerry), ma era grande abbastanza per spaventarmi. Ed eccitarmi infinitamente.
"Spalanca la bocca, piccolo culo."
Senza un momento di esitazione o togliendo gli occhi dal suo attrezzo lucente, aprii la bocca il più possibile e lo guardai chinarsi e far scivolare quel bel uccello nella mia bocca in attesa. Appoggiai la lingua alla metà più bassa della sua asta per poter sentire l’impronta della metà superiore contro il palato. La sua consistenza era soffice ma dura; scivoloso ma consistente.
"Là", sospirò. "Ora hai un vero cazzo da succhiare. Ora comincia, succhia!"
Era più grosso del giovane uccello di Nicola, non ero di riuscire a succhiarlo. Scoprii cos’è realmente succhiare un cazzo: attrito.
Marco tenne la base del cazzo per infilarlo e cominciò a pompare nella mia bocca facendo scivolare il pene dentro e fuori delle miei labbra insalivate. Scivolò precariamente tra i miei denti finché non fu vicino a strangolarmi, poi lo estrasse di nuovo fino a che la base della cappella non fu vicina ad uscire dalle miei labbra e trattenuta dalla suzione della mia bocca. Poi lui... noi... lo facemmo di nuovo, e ancora... ancora... e gloriosamente ancora.
"Oh, sei bravo, Daniele", si lamentò piano. "Succhi davvero bene il cazzo."
Non mi sembrava, mi sembrava che fosse lui a fare tutto il vero lavoro, ma volevo che fosse bello. Volevo avere quel cazzo nella mia bocca. E lo volevo ancora ed ancora. Stavo godendo immensamente delle sensazioni orali mentre il suo uccello quasi adulto continuava a muoversi avanti ed indietro nella mia bocca affamata, e volevo dargli piacere così lui avrebbe voluto di nuovo la mia bocca.
Marco mise l’altra mano in cima alla mia testa per tenermi fermo mentre le sue spinte diventavano un poco più irregolari. Il suo respiro si affrettò e sentii che stava tentando con tutte le sue forze di non sbatterlo dentro completamente nella mia gola e strangolarmi. Ad ogni spinta grugniva un po’ ed io sentivo il suo cazzo girare nella mia bocca quando, in un misto di paura ed eccitazione, mi ricordai improvvisamente di quello che sarebbe accaduto poi.
"Oh, baby... oh, cazzo... "
I movimenti di Marco diventarono più rapidi ed a scatti. Io avevo paura quasi a respirare. "Ohhh!!!" si lamentò estraendosi dalla mia bocca e lasciandosi andare con un scoppio di sperma bianco che sembrò schizzare dappertutto mentre lui pompava il suo uccello con la sua mano. Con l’altra mano teneva ancora con forza la mia testa, il caldo liquido volò in parte nella mia bocca ancora aperta e sul naso e le sopracciglia. Ingoiai un po’, insicuro se soffocare o sperare di averne di più mentre assaggiavo il muschiato liquido salato, poi ancora una volta aprii la bocca mentre Marco conficcava di nuovo dentro il suo uccello che colava e spingeva il fluido spesso nella mia giovane bocca.
Succhiai finché a Marco non divenne molle e tolse il suo pene esausto. Mi sorrise, evidentemente orgoglioso di quello che aveva fatto. Si tolse da me e rimase fermo per un momento, un ritratto interessante con le mani sulle anche, l’uccello esaurito e le palle che pendevano fuori dalla patta dei boxer. Io ero sdraiato coi suoi succhi raggrumati sulla mia pelle, col desiderio di farlo ancora.
Marco raccolse una t-shirt e cominciò ad asciugare il resto del suo sperma dalla mia faccia. Quando ebbe finito lanciò la camicia in un canestro e si diresse verso la porta per aprirla mentre rimetteva la virilità nella sua biancheria intima.
"Sarà meglio che torni nel letto di Nicola prima che mamma e papà scoprano che sei qui", disse piano.
Mi alzai di malavoglia dal suo letto e mi incamminai verso la porta. Stavo per uscire quando lui allungò una mano per fermarmi.
"Ti è piaciuto vero, piccolo culo?"
Io accennai col capo, insicuro di dove volesse andare con quella indagine.
"E’ stata la prima volta che assaggiavi lo sperma?"
Io alzai le spalle e poi accennai di nuovo col capo.
"Se fai il bravo forse ti permetterò ancora di succhiarmi l’uccello. Ora porta il culo fuori di qui prima che lo prenda a calci."
Uscii dalla stanza e sentii la porta chiudersi dietro di me. Potevo ancora sentire le tracce dello sperma di Marco nella mia bocca, potevo ancora sentire l'attrito del suo uccello sulla mia lingua e sorrisi al ricordo.

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