Il barone sadico

di
genere
dominazione

Una mattina, mentre ero impegnata con un cliente in ufficio, mi telefona il mio fotografo di fiducia.
Ci sarebbe questo tizio, un Barone eccentrico che vive in un vero castello, ricco sfondato...
Lo richiamo dopo che il mio cliente era andato via: spiegami meglio.
Da amici ha saputo di te. È un tipo strano, ama le pratiche sadomaso e ha un amico col quale le mette in pratica.
Quanto offre?
Addirittura?
E certo, assolutamente si...dissi convinta.
Così quel sabato mattina di luglio ci inerpicammo per questo borgo dall'aspetto medievale.
Il castello dominava in cima alla collina e sulla torre svettava persino una bandiera: io e il fotografo ci guardammo divertiti.
Arrivammo al grande portone di ingresso: ad attenderci in tipo cerimonioso, sulla cinquantina.
Il barone ci attendeva nel salone delle feste.
Rimasi impressionata da quegli ambienti che ricordavano davvero gli antichi castelli medievali dei film e appesi alle pareti quadri, arazzi, armi e oggetti stranissimi che mi facevano rabbrividire perché avevo la netta impressione che servissero per torturare.
Il barone ci accolse con un entusiasmo insospettabile.
Mi fece accomodare su un grande divano rosso, intarsiato.
Apparteneva al mio trisavolo, mi disse orgoglioso.
Meraviglioso davvero...risposi sorridendo.
Mi fece parlare di me.
Chi sono, perché faccio quello che faccio, ma mi piace davvero?
Ha mai avuto esperienze sadomaso Annamaria?
Talvolta...
A che livello?
Qui andremo molto al di là, se la sente?
In che senso? Chiesi tra il curioso e il preoccupato.
Vedrà, ma potrà tirarsi indietro in qualunque momento, se non se la sente.
Lo seguii attraverso un lungo corridoio, poi scendemmo dabbasso.
Erano le segrete del castello, un ambiente da brividi, non saprei come descriverlo.
Entrammo in una sala e rimasi a bocca aperta.
Era una vera e propria sala della tortura, zeppa di attrezzi orribili e di cui non capivo nemmeno la funzione.
Si spogli Annamaria, iniziamo, mi disse il barone mentre indossava, con l'amico, una specie di saio nero.
Presi a spogliarmi un po' interdetta ma terribilmente eccitata.
Avevo già la fica umida per la paura mista all'eccitazione.
Quando fui nuda l'amico del barone si avvicinò con delle corde e prese a legarmi, facendo attenzione a posizionare e stringere i nodi nei punti più sensibili: clitoride, buco del culo, capezzoli.
E più stringeva più mi eccitavo.
Avevo la fica grondante mentre con un attrezzo tirava le corde martoriandomi il clitoride gonfio e pronto a esplodere.
Mi ritrovai appesa come un salame, ondeggiavo lentamente, con i nodi che sfregavano in modo rude nella mia fica, sui capezzoli e dentro il buco del culo, e dopo un po', ansimando di piacere, venni urlando e ancheggiando.
Venni tirata giù, slegata e messa su un attrezzo strano.
Un cazzo di plastica mi penetrava la fica in base a certi movimenti che facevo, mentre i due mi toccavano e mi accarezzavano dappertutto.
Mi misero in bocca i loro cazzi già duri e umidi, che io leccai avidamente mentre l'attrezzo continuava a sbattermi in profondità la fica.
A un certo punto il barone suonò una campanella e si presentò un tipo incappucciato, che andò a prendere un attrezzo e iniziò a ficcarmelo nel culo.
Era una specie di divaricatore che mi allargava il buco lentamente.
I due andarono a gustarsi la scena mentre il cazzo finto continuava a sbattermi la fica, e venni di nuovo, eccitata come una porca.
Mi fecero fare altri giochini perversi, fino a quando decisero che era giunto il momento di scoparmi.
Mi fecero mettere a quattro zampe su un enorme divano, l'amico si infilò sotto di me per penetrarmi la fica mentre il barone si accomodò dietro per incularmi.
È iniziarono ritmicamente a spingere, dapprima con calma e poi sempre più eccitati e veloci fino a quando io venni di nuovo e loro uscirono insieme, mi fecero mettere in ginocchio, testa alta, bocca aperta, lingua di fuori e mi sborrarono insieme in bocca.
Lo sperma fuoriusciva copioso e io ingoiavo tutto quello che potevo, anche se qualcosa fluiva sulle tette e gocciolava per terra.
Mi fecero raccogliere con le dita la sborra che avevo sul corpo e me la fecero ingoiare, mentre quella per terra mi presero per i capelli e me la fecero leccare.
Feci tutto ubbidiente, come mi ordinavano, fino a quando, soddisfatti, si sedettero sul divano e mi fecero leccare i loro cazzi ancora umidi ma divenuti molli.
Leccai e baciai a lungo i due cazzi, mentre i due parlavano e ridevano.
Presi a segarli, e i due cazzi, con mia sorpresa, iniziarono a rialzarsi.
Proseguii decisa.
Segavo, leccavo e baciavo avidamente i due cazzi fino a quando i due si alzarono di nuovo in piedi, iniziarono a segarsi con veemenza e mi esplosero di nuovo in faccia il loro sperma caldo.
Basta, sono distrutto, disse il barone accasciandosi sul divano.
Accompagna Annamaria in bagno, disse al suo amico, noi torniamo di sopra.
Ci ritrovammo tutti nel grande salone delle feste.
Il barone mi porse una bellissima borsa: un piccolo presente per lei Annamaria.
Dentro, una massa indistinta di biglietti colorati.
Sulla via del ritorno il fotografo dava segni di eccitazione.
Lo feci accostare in una zona tranquilla e appartata.
Gli feci un rapido pompino con ingoio: il minimo per ringraziarlo per quell'avventura eccitante e molto remunerativa.
Come di consueto, se qualcuno desidera chattare con me per dettagli ulteriori, telegram @seduzioneamaranto mentre il canale telegram per le immagini è @ladyamaranto
di
scritto il
2025-12-29
2 8 9
visite
2 2
voti
valutazione
7.6
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Quinto mese

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.