Brava… (prima parte)
di
Gea Della Luna
genere
dominazione
la tensione si era fatta alta, lei lo aspettava da giorni, ma lui era sparito. Silenzio totale.
Dopo tutto quello che si erano raccontati e lei aveva immaginato di fare.
Un appuntamento mancato, come al solito. Il motivo, seppur egoisticamente, a lei non interessava. Era l’ennesimo appuntamento annullato, punto.
Poi l’idea che lei aveva in testa per quel veloce incontro.. desiderava tanto avere il suo sapore in bocca. Aspettativa, disattesa.
Come sempre.
Esisteva una connessione tra le loro fantasie. Cosa rara da trovare. Ma il desiderio di lui nei confronti lei, veniva messo sempre in secondo piano. Veniva dopo i sui mille impegni familiari. Lei capiva e sapeva che il suo era solo un capriccio. Ma lo voleva e basta.
Quando finalmente lui decise quando e dove, lei non se lo fece ripetere due volte. Non le interessava farsi desiderare, se lei voleva una cosa la voleva subito, fare giochetti e ripicche non era da lei, era sfacciata, senza nessun freno, e lo desiderava così tanto che non aspettava altro. E poi che fosse lui a condurre il gioco, infondo la faceva eccitare ancora di più.
Era lui che comandava. Lei eseguiva e basta. Senza se e senza ma.
Lui non era affatto arrabbiato, ma fece finta di doverle insegnare a comportarsi bene. A non discutere e rispondere con ubbidienza.
Appena entrarono in casa.
“Sei stata molto maleducata, adesso ti insegno io come ci si comporta..”
“Inginocchiati”
Lei non oppose resistenza, quell’ordine le aveva fatto provare un brivido che le percorse tutto il corpo e la fece tremare. Era già tutta bagnata. Si inginocchiò davanti a lui.
“Slaccia la cinta, sfilala e porgimela guardandomi negli occhi, devi essere punita, lo sai?”
Lei rimase in silenzio con le mani sulle ginocchia.
“Lo sai? Rispondi!” Mollandole un schiaffo sulla guancia, così forte da farla cadere su un lato.
“Si” con la voce tremante.
Lui faceva sul serio
“Si cosa?”
“Si, mi merito di essere punita”
Esegui l’ordine, slacciò la cinta e gliela porse guardandolo negli occhi, con la guancia rossa che ancora le bruciava.
“Adesso tiramelo fuori e inizia a leccarmelo”
“Succhialo, prendilo tutto, fattelo arrivare in gola”
Adesso lui avvolse e allacciò la cinta intorno al collo di lei, la fece alzare in piedi,
“Togliti i pantaloni”
La condusse in cucina, tirandola, lei cadde a terra, a quattro zampe, e arrivò la prima frustata. Lei urlò e lui
“Alzati!”
Arrivati in cucina, la fece appoggiare con le mani sul tavolo, leggermente piegata in avanti.
Arrivò la seconda. Lei urlò di nuovo.
“Devi stare zitta! Ora te ne do un’altra se gridi di nuovo non smetto finché non le prendi senza urlare”
Alla cinghiata seguente ancora più forte, lei non riuscì a stare zitta. E lui, come promesso, continuò.
Aprì il rubinetto dell’acqua, le bagnò il culo per farle ancora più male.
Lei con le lacrime agli occhi, trattenne la voce anche se sentiva un male fortissimo e finalmente lui smise.
“Brava..”
“Ti puoi sedere”
Lei si sedette sul tavolo a gambe aperte. Desiderava che la leccasse.
“Ora che sono stata brava, leccamela..”
Lui, verso il vino che lei aveva comprato per il loro incontro.
La guardava senza parlare.
E lei chiese di nuovo
“Leccamela, adesso voglio che mi fai venire..”
“Verrai quando lo decido io”
“Bevi”
Lei chiuse le gambe, la sua figa era caldissima e zuppa. Aveva le mutande intrise, lui iniziò a toccarla e le arrotolò le mutande dentro la figa, facendo toccare il clitoride dall’elastico. Lei cominciò a dondolare con i fianchi. Nel frattempo lui le stava mordendo i capezzoli. E così lei raggiunse l’orgasmo.
Lui infuriato la prese per i capelli e la sbattè a terra.
“Ti avevo detto che non dovevi venire, giusto? Continui a fare come ti pare eh…”
Riprese a tirarla per il collo e la portò fuori dalla porta, la costrinse a mettersi a quattro zampe e le ordinò di fare pipì come una brava cagnolina che viene portata a spasso.
A questa richiesta, giorni prima aveva detto di no.
Ma quel giorno aveva davvero paura a contraddirlo.
Si sfilò le mutandine e iniziò a fare pipì.
“Brava..”
Dopo tutto quello che si erano raccontati e lei aveva immaginato di fare.
Un appuntamento mancato, come al solito. Il motivo, seppur egoisticamente, a lei non interessava. Era l’ennesimo appuntamento annullato, punto.
Poi l’idea che lei aveva in testa per quel veloce incontro.. desiderava tanto avere il suo sapore in bocca. Aspettativa, disattesa.
Come sempre.
Esisteva una connessione tra le loro fantasie. Cosa rara da trovare. Ma il desiderio di lui nei confronti lei, veniva messo sempre in secondo piano. Veniva dopo i sui mille impegni familiari. Lei capiva e sapeva che il suo era solo un capriccio. Ma lo voleva e basta.
Quando finalmente lui decise quando e dove, lei non se lo fece ripetere due volte. Non le interessava farsi desiderare, se lei voleva una cosa la voleva subito, fare giochetti e ripicche non era da lei, era sfacciata, senza nessun freno, e lo desiderava così tanto che non aspettava altro. E poi che fosse lui a condurre il gioco, infondo la faceva eccitare ancora di più.
Era lui che comandava. Lei eseguiva e basta. Senza se e senza ma.
Lui non era affatto arrabbiato, ma fece finta di doverle insegnare a comportarsi bene. A non discutere e rispondere con ubbidienza.
Appena entrarono in casa.
“Sei stata molto maleducata, adesso ti insegno io come ci si comporta..”
“Inginocchiati”
Lei non oppose resistenza, quell’ordine le aveva fatto provare un brivido che le percorse tutto il corpo e la fece tremare. Era già tutta bagnata. Si inginocchiò davanti a lui.
“Slaccia la cinta, sfilala e porgimela guardandomi negli occhi, devi essere punita, lo sai?”
Lei rimase in silenzio con le mani sulle ginocchia.
“Lo sai? Rispondi!” Mollandole un schiaffo sulla guancia, così forte da farla cadere su un lato.
“Si” con la voce tremante.
Lui faceva sul serio
“Si cosa?”
“Si, mi merito di essere punita”
Esegui l’ordine, slacciò la cinta e gliela porse guardandolo negli occhi, con la guancia rossa che ancora le bruciava.
“Adesso tiramelo fuori e inizia a leccarmelo”
“Succhialo, prendilo tutto, fattelo arrivare in gola”
Adesso lui avvolse e allacciò la cinta intorno al collo di lei, la fece alzare in piedi,
“Togliti i pantaloni”
La condusse in cucina, tirandola, lei cadde a terra, a quattro zampe, e arrivò la prima frustata. Lei urlò e lui
“Alzati!”
Arrivati in cucina, la fece appoggiare con le mani sul tavolo, leggermente piegata in avanti.
Arrivò la seconda. Lei urlò di nuovo.
“Devi stare zitta! Ora te ne do un’altra se gridi di nuovo non smetto finché non le prendi senza urlare”
Alla cinghiata seguente ancora più forte, lei non riuscì a stare zitta. E lui, come promesso, continuò.
Aprì il rubinetto dell’acqua, le bagnò il culo per farle ancora più male.
Lei con le lacrime agli occhi, trattenne la voce anche se sentiva un male fortissimo e finalmente lui smise.
“Brava..”
“Ti puoi sedere”
Lei si sedette sul tavolo a gambe aperte. Desiderava che la leccasse.
“Ora che sono stata brava, leccamela..”
Lui, verso il vino che lei aveva comprato per il loro incontro.
La guardava senza parlare.
E lei chiese di nuovo
“Leccamela, adesso voglio che mi fai venire..”
“Verrai quando lo decido io”
“Bevi”
Lei chiuse le gambe, la sua figa era caldissima e zuppa. Aveva le mutande intrise, lui iniziò a toccarla e le arrotolò le mutande dentro la figa, facendo toccare il clitoride dall’elastico. Lei cominciò a dondolare con i fianchi. Nel frattempo lui le stava mordendo i capezzoli. E così lei raggiunse l’orgasmo.
Lui infuriato la prese per i capelli e la sbattè a terra.
“Ti avevo detto che non dovevi venire, giusto? Continui a fare come ti pare eh…”
Riprese a tirarla per il collo e la portò fuori dalla porta, la costrinse a mettersi a quattro zampe e le ordinò di fare pipì come una brava cagnolina che viene portata a spasso.
A questa richiesta, giorni prima aveva detto di no.
Ma quel giorno aveva davvero paura a contraddirlo.
Si sfilò le mutandine e iniziò a fare pipì.
“Brava..”
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