Tra dolore e desiderio - capitolo 2

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tradimenti

La cucina era ancora avvolta dal profumo del caffè appena fatto, mescolato a quel sentore dolciastro e muschiato che Andrea portava addosso come una seconda pelle.

Marco dopo aver salutato la fidanzata Giulia con un bacio passionale con tanto di palpata sul culo, e Maria la moglie di Andrea, erano già ripartiti per rientrare a lavoro dopo la pausa pranzo, lavorano entrambi nell'azienda della famiglia di Maria, un importante azienda in ambito alimentare che porta il suo cognome, lei, venuto a mancare il papà ne ha preso le redini e il figlio è stato promosso a dirigente nonostante abbia solo 23 anni ed ha giusto lo scorso anno concluso il suo percorso di studi, Andrea invece, titolare di un'azienda del settore tech, punto di riferimento a livello europeo, avrebbe lavorato da casa.

A pranzo c'erano anche l'altra figlia di Andrea, Martina e Luca il compagno di classe, nonché suo fidanzato, subito dopo aver sbranato gli ottimi spaghetti alla carbonara preparati da papà, si sono ritirati nella stanza di lei per studiare (nei giorni seguenti avrebbero avuto diverse verifiche e interrogazioni).

Giulia si mosse con una lentezza calcolata, i fianchi che oscillavano sotto l’abito nero, aderente come una seconda pelle, che si incollava a ogni curva del suo corpo. Il tessuto lucido catturava la luce del primo pomeriggio, mettendo in risalto il solco tra i glutei sodi, che si contraevano a ogni passo. Andrea era seduto al tavolo, le braccia incrociate, le dita che tamburellavano nervose sul legno. Aveva cercato di distrarsi con il telefono, ma ogni volta che gli occhi gli cadevano su di lei, il cazzo gli pulsava dolorosamente contro la cerniera dei jeans, duro come l’acciaio.

Giulia si chinò per raccogliere un tovagliolo, le cosce che si tendevano sotto la stoffa, la scollatura che si apriva come un invito. Il seno, pieno e sodo, minacciava di fuoruscire dal corpetto, i capezzoli già duri che premevano contro il tessuto. Andrea serrò la mascella, sentendo il sangue defluire dal cervello per concentrarsi tutto tra le gambe. Porca puttana. Non poteva distogliere lo sguardo. Lei lo sapeva. Lo sapeva eccome. Un sorrisetto malizioso le incurvò le labbra rosse mentre si rialzava lentamente, sfiorando con le dita la superficie del tavolo prima di avvicinarsi a lui. Il profumo dolce del suo shampoo si mescolò a qualcosa di più animalesco, un odore caldo e umido che gli fece venire l’acquolina in bocca.

«Hai bisogno di qualcosa?» domandò Giulia, la voce un sussurro roco, carica di promesse. Si appoggiò al bordo del tavolo, proprio di fronte a lui, i seni a pochi centimetri dal suo viso. Andrea inspirò a fondo, cercando di mantenere un briciolo di controllo, ma il calore che emanava da lei era soffocante. «Di te?» rispose, la voce più bassa del previsto, gutturale. Le dita gli prudevano dal desiderio di afferrarla, di strapparle quel cazzo di vestito e seppellire la faccia tra le sue cosce.

Lei rise, un suono basso e vibrante che gli fece contrarre lo stomaco. «Potrei essere utile» mormorò, allungando una mano per sfiorargli il braccio. Le unghie smaltate di rosso gli graffiarono leggermente la pelle, lasciando una scia di fuoco al loro passaggio. Andrea chiuse gli occhi per un istante, sentendo il sudore che gli imperlava la fronte. Resisti. Non qui. Non ora. Ma il suo corpo non voleva sentire ragioni. Il cazzo premeva contro i pantaloni, la punta già umida, pronto a scattare fuori come un animale in gabbia.

Giulia non aveva intenzione di farsi dire di no. Con un movimento fluido, si staccò dal tavolo e si diresse verso il piano cottura, dove aveva lasciato una bottiglia di vino mezzo vuota. Si appoggiò al ripiano, le mani che afferrarono il bordo di marmo freddo, e sollevò leggermente la gonna. Non c’era niente sotto. Nessun pizzo, nessuna seta, solo la pelle liscia e dorata delle natiche, il solco umido che tradiva quanto fosse già eccitata. «Sei sicuro di voler resistere ancora?» sussurrò, voltando appena la testa per guardarlo da sopra la spalla. Gli occhi verdi brillavano di sfida, le labbra dischiuse in un sorriso che era tutto fuorché innocente.

Andrea sentì l’ultimo briciolo di autocontrollo sgretolarsi. Si alzò di scatto, la sedia che stridette contro il pavimento, e in due passi fu dietro di lei. Le afferrò il polso, tirandola verso di sé con una forza che la fece sbattere contro il suo petto. Giulia gemette, il corpo che si inarcava all’indietro, premendo il culo contro la sua erezione. «Stronza» ringhiò lui, la bocca che si abbassò sul suo collo, i denti che le affondarono nella pelle morbida. Lei rise di nuovo, un suono spezzato dal desiderio, mentre le sue mani si aggrappavano al ripiano per non cadere.

«Allora? Cosa aspetti?» lo provocò, muovendo il bacino in cerchi lenti, sfregando il suo culo contro il cazzo di Andrea. Lui emise un verso animale, le mani che scivolarono sui suoi fianchi, le dita che si insinuarono sotto la gonna, trovando la figa già fradicia. «Porca troia, sei zuppa» ansimò, sfiorando le labbra gonfie con la punta delle dita. Giulia sobbalzò, un gemito strozzato che le sfuggì dalle labbra. «È colpa tua. Durante il pranzo avrei voluto accucciarmi sotto il tavolo e succhiarti il cazzo. Ti desidero così tanto.»

Non ci furono altre parole. Andrea la girò di scatto, schiacciandola contro il piano cottura, le mani che le afferrarono i capelli, tirandole la testa all’indietro. Le loro bocche si scontrarono in un bacio violento, le lingue che si cercavano, si mordevano, si leccavano come se volessero divorarsi a vicenda. Giulia gli avvolse le gambe intorno alla vita, i talloni che premevano contro il suo culo, spingendolo verso di sé. Lui non aveva bisogno di altri inviti. Con un movimento secco, si slacciò i pantaloni, liberando finalmente il cazzo, grosso e gonfio come mai prima d'ora, la punta che gocciolava pre-sperma.

Non ci fu preambolo. Non ce n’era bisogno. Andrea la sollevò con una mano sotto il culo, l’altra che le teneva fermo il bacino, e la penetrò con un solo, potente affondo. Giulia urlò contro la sua bocca, le unghie che gli si conficcavano nelle spalle, i muscoli interni che si contraevano intorno al suo cazzo come una morsa bagnata. «Dio come sei stretta» ansimò lui, cominciando a muoversi con colpi profondi e regolari, il marmo freddo della cucina che contrastava con il calore rovente dei loro corpi sudati.

«Più forte, mio toro» supplicò lei, i denti che gli mordevano il labbro inferiore. «Fottimi come se non ci fosse un domani.»

Andrea non aveva intenzione di deluderla. La spinse contro il muro, il corpo di Giulia che scivolava verso l’alto ad ogni spinta, i seni che rimbalzavano, il sudore che li faceva scivolare l’uno contro l’altra. I gemiti di lei si facevano sempre più alti e lui con la mano cercava di limitarne il volume per non farsi sentire dalla figlia, disperati, le parole che si trasformavano in un flusso ininterrotto di oscenità. «Sì, così, cazzo, riempimi, sono la tua troia, voglio sentirti dentro, nessuno mi ha mai scopata così bene come fai tu.»

Quelle parole furono la sua rovina. Andrea sentì le palle contrarsi, il cazzo che pulsava come un martello pneumatico. Stava per venire e lo fece, come un vulcano che erutta tutta la sua potenza in lei riempiendola, ma proprio in quel momento, l'Iphone di Andrea vibrò sul tavolo, il suono metallico che risuonò come un campanello d’allarme. Un messaggio vocale da WhatsApp, allungò la mano verso il telefono e lo fece partire, una voce familiare, giovane, femminile, diceva: «Ti devo parlare...è importante, richiamami appena puoi.»

Il mondo si fermò.

Andrea si irrigidì, il cazzo ancora sepolto dentro di lei, ma l’erezione che cominciava già a scemare. Giulia lo sentì. Si bloccò, gli occhi che si spalancarono, le labbra gonfie e rosse per i baci. «Oddio» sussurrò lui, estraendosi lentamente, il membro che luccicava del suo stesso sperma e dei succhi di lei.

Il silenzio che seguì fu assordante.

Andrea si sistemò velocemente con mani tremanti, il viso che passava dal rossore della passione al pallore della paura. «Chi era?» domandò Giulia, la voce un ringhio basso.

Era mia figlia Martina, forse ci ha scoperti...
scritto il
2025-12-05
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