Un passaggio
di
Antonio Ventural
genere
etero
Un passaggio.
Il vecchio aveva una auto grigia.
L'aveva scelta perché gli ricordava la sua gioventù.
Aveva due sole porte, e chi gliel'aveva venduta l'aveva definita uno stato d'animo.
Salire e scendere dai sedili posteriori era un'impresa, ma a lui non interessava.
Fatto 100, solo in 5 casi le persone sarebbe scese o salite nei sedili posteriori.
Ma volle provare.
E così, prima di partire, volle salire e scendere dal sedile posteriore, dietro a quello del passeggero.
Era davvero un'impresa, e sulla normale difficoltà incidevano il sovrappeso e le ginocchia usurate da anni di rugby giocati su campi pieni di sassi e buche.
Provo’ ad allungare le braccia verso il sedile anteriore.
Non ci arrivava, se non piegando in avanti il tronco.
Come quella volta.
Erano rimasti soli in quell’auto, che lui poi avrebbe comprato per sé.
Lui e lei avevano gusti simili e andarono a discutere di un film diretto da Bresson, ambientato in una metropolitana. Il protagonista sembrava destinato alla fama.
A lui venne spontaneo piegarsi in avanti e accarezzarle le spalle.
Agiva d’istinto, quando avvertiva sintonia.
Lei gli afferrò le mani e gliele strinse.
Forte.
Poi lo fece avvicinare ancora di più allo schienale del sedile e fece il modo che le mani potessero stringere i suoi seni.
Entrò in auto la guidatrice e il momento d’intesa e d’intimità, terminò.
E non ebbe un seguito. Nonostante lui l’avesse cercata tante volte.
Con la nuova auto il movimento non sarebbe possibile, lo schienale era troppo alto e non avrebbe permesso quella contorsione.
Forse questa nuova auto non era adatta all’amore.
Il vecchio aveva una auto grigia.
L'aveva scelta perché gli ricordava la sua gioventù.
Aveva due sole porte, e chi gliel'aveva venduta l'aveva definita uno stato d'animo.
Salire e scendere dai sedili posteriori era un'impresa, ma a lui non interessava.
Fatto 100, solo in 5 casi le persone sarebbe scese o salite nei sedili posteriori.
Ma volle provare.
E così, prima di partire, volle salire e scendere dal sedile posteriore, dietro a quello del passeggero.
Era davvero un'impresa, e sulla normale difficoltà incidevano il sovrappeso e le ginocchia usurate da anni di rugby giocati su campi pieni di sassi e buche.
Provo’ ad allungare le braccia verso il sedile anteriore.
Non ci arrivava, se non piegando in avanti il tronco.
Come quella volta.
Erano rimasti soli in quell’auto, che lui poi avrebbe comprato per sé.
Lui e lei avevano gusti simili e andarono a discutere di un film diretto da Bresson, ambientato in una metropolitana. Il protagonista sembrava destinato alla fama.
A lui venne spontaneo piegarsi in avanti e accarezzarle le spalle.
Agiva d’istinto, quando avvertiva sintonia.
Lei gli afferrò le mani e gliele strinse.
Forte.
Poi lo fece avvicinare ancora di più allo schienale del sedile e fece il modo che le mani potessero stringere i suoi seni.
Entrò in auto la guidatrice e il momento d’intesa e d’intimità, terminò.
E non ebbe un seguito. Nonostante lui l’avesse cercata tante volte.
Con la nuova auto il movimento non sarebbe possibile, lo schienale era troppo alto e non avrebbe permesso quella contorsione.
Forse questa nuova auto non era adatta all’amore.
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