La luce di Luna pt.2
di
GuessWhoIs
genere
tradimenti
Simone non riusciva a dormire quella notte. Vederla in quel modo lo aveva scosso fino al midollo. Luna era lì, stesa accanto a lui e l’odore del sesso che emanava era così forte da farlo impazzire. La pelle del suo viso brillava ancora, lucida di sudore e della sborra di Jack, e Simone non poteva smettere di guardarla.
C’era qualcosa nel sapere che lei era lì, convinta che lui non sapesse nulla, che lo mandava fuori di testa. Luna dormiva, o almeno così sembrava, ma Simone non smetteva di toccarla, di baciarla, di avvicinarsi il più possibile. Le baciava la mano che lei aveva appoggiato sul suo braccio, la stessa mano che, mezz’ora prima, stringeva il cazzo del suo migliore amico, la stessa mano che raccoglieva la sborra che colava sulla sua coscia. Quel pensiero lo fece esplodere.
Prese la mano di Luna, quella che stava baciando, e la guidò lentamente verso il suo pene. Pensava che dormisse, ma lei iniziò subito a fargli una sega lenta, decisa. Lui avvicinò la bocca al suo viso, e Luna lo baciò. Il loro bacio aveva un sapore strano, un gusto che il ragazzo non riconosceva, lei non poteva immaginare che lui sapesse. Quel sapore, quel misto di lei, Simone e di Jack, sembrò accenderla di nuovo. La sua mano strinse più forte il pene di Simone, la sua lingua cercò la sua con più foga, come se quel bacio la riportasse a Jack, al tradimento che aveva appena consumato. Simone sentì il desiderio di Luna crescere, come se l’idea di baciarlo dopo averlo tradito la facesse bagnare ancora. “Come mai hai così tanta voglia? Sei più duro del solito,” disse Luna, guardandolo negli occhi con un sorriso provocante. Simone non riuscì a rispondere, travolto dall’eccitazione. “Niente, ho fatto uno strano sogno” mormorò, la voce strozzata. Luna sorrise, scese lungo il suo corpo, arrivò davanti al suo cazzo e si fermò, fissandolo.
Simone capì che stava pensando a Jack, al confronto con quello mostruoso che aveva avuto in mano poco prima. La conferma arrivò quando Luna aggiunse l’altra mano, stringendolo con entrambe le mani, proprio come aveva fatto con Jack. Quel sorriso, che avrebbe dovuto umiliarlo, lo fece impazzire ancora di più. La prese, la baciò con forza, la tirò sopra di sé. “Ti amo, Luna,” disse, la voce rotta dal desiderio. Lei sorrise, ma quando Simone iniziò a scoparla, non con calma come aveva sempre fatto, ma con una foga che non aveva mai avuto. Dopo quello che aveva avuto dentro, il pene di Simone, non poteva farla stare come era stata in precedenza. Ma a lui non importava.
Voleva solo averla lì, stretta a lui, sapere che era sua. Dopo averla scopata con quella che a lui sembrava tutta la foga del mondo, lui stava già venendo. Lui la avvertì, lei si alzò e con un sorrisetto, disse: “Di già?” Poi, senza perdere tempo, iniziò a masturbarlo veloce, facendolo venire di nuovo, la sborra che gli colava sullo stomaco.
Lei si leccò velocemente le dita e si girò. Simone, un po’ deluso, si alzò, andò in bagno a pulirsi, tornò, la baciò, e in due minuti crollarono. La mattina dopo, Simone si svegliò per primo. Luna dormiva ancora, con solo un perizoma addosso, il corpo seminudo che brillava sotto la luce del sole che filtrava dalla finestra. Non si era nemmeno rivestita dalla sera prima. Simone si infilò una maglietta e uscì per andare in bagno. Passando davanti alla camera di Jack e Sara, sentì delle voci, un parlare sottovoce ma animato. La curiosità lo spinse ad ascoltare. Sara stava parlando di Luna, incazzata nera. “Non può vestirsi così per uscire, cazzo,” diceva, la voce tagliente. “Quei tacchi, quel vestito, balla come una troia in mezzo a tutti. Simone non può lasciarla fare così davanti a tutti!” Poi, rivolta a Jack, aggiunse: “Dimmi che non è così bella, dimmi che sono più bella io!” Jack annuiva, la tranquillizzava con un “sì, sì, certo,” ma era chiaro che la sua testa era altrove, su Luna nuda su quel banco, in ginocchio ai suoi piedi, la sborra di lui che le colava sulle cosce. Simone si allontanò appena prima che Sara uscisse, diretto in bagno. Poi si mise a preparare la colazione in cucina, il caffè che gorgogliava, il pane tostato che riempiva l’aria di un profumo caldo. Sara lo raggiunse poco dopo, ancora con l’aria incazzata, e poi arrivò Jack, con la sua maglietta nera e quel sorrisetto che nascondeva tutto. Dopo mezz’ora, Luna non si era ancora vista. Jack, ridendo, disse: “Ha avuto una nottata dura, eh?” Simone sorrise, imbarazzato, mentre Sara fulminò Jack con lo sguardo, come se volesse incenerirlo. Finita la colazione, Jack andò a farsi la doccia, Sara a cambiarsi, e Simone tornò in camera per svegliare Luna.
Una volta pronti, si prepararono per andare alla spiaggia del giorno, una distesa di sabbia bianca con l’acqua che scintillava sotto il sole. Arrivati alla spiaggia, sistemarono i teli e gli ombrelloni. Era bellissima, con il mare che sembrava uno specchio e il sole che bruciava la pelle. Quando arrivò il momento di spalmare la crema, Luna si sdraiò sul telo, e Simone iniziò dalle gambe, salendo piano, le mani che scivolavano sulla sua pelle liscia.
Quel momento lo faceva sempre impazzire. Ricordava quella volta in Sardegna, in una spiaggia nascosta, quando spalmarle la crema si era trasformato in un massaggio audace, le sue dita che l’avevano sfiorata tra le cosce, trovandola bagnata, e l’avevano scopata lì, senza pensare a niente. Ma ora, il pensiero di Jack e del suo cazzo enorme gli tornava in mente, spezzando la magia. Luna, come se niente fosse, portò le mani dietro la schiena e slacciò il pezzo di sopra del costume. Simone non ci fece caso sul momento, pensando fosse normale. Ma quando lei si girò, senza riallacciarlo, lasciandosi i seni nudi sotto gli occhi di tutti, il suo cuore si fermò. Jack rimase con lo sguardo fisso su di lei, la bocca socchiusa, mentre Sara lo guardava, pronta a ucciderlo.
Luna, al centro dell’attenzione, sembrava non curarsene, il suo corpo esposto come un cazzo di trofeo. Simone iniziò a spalmare la crema anche davanti, ma con meno passione, non volendo attirare ancora più occhi. Dopo mezz’ora di sole, si alzarono tutti per andare in acqua. Sara, trovando finalmente il coraggio, chiese a Luna: “Da quando ti metti in topless?” Luna, con un sorrisetto, rispose: “Simone me l’ha sempre chiesto, ha insistito tanto.” Ma Simone sapeva che non era vero, che lo diceva solo quando erano soli, non di sicuro davanti a Jack e Sara. Fece un sorriso teso e continuò a camminare. In acqua, Simone e Luna si allontanarono dagli altri. Lui la prese in braccio, la baciò, guardandola negli occhi. “Quanto mi fai impazzire,” disse. “Perché il topless proprio oggi?” Luna, con un sorriso provocante, rispose: “Non lo so, mi sentivo ispirata.” E mentre lo diceva, gli mise una mano sul cazzo, sopra il costume. “Non mi sembra che ti dispiaccia che ogni ragazzo della spiaggia mi stia guardando,” aggiunse, la voce bassa, da troia. “Sì, ma così ti guarda anche Jack,” disse Simone, la voce incerta. “Eh, vabbè, finché guarda non è un problema, no?” rispose lei, ridendo. “E poi, almeno si rifà gli occhi, la sua ragazza è sempre coperta.” Simone cercò di cambiare argomento. “Sai che stamattina ho sentito Sara parlare di te? Diceva che non puoi vestirti così, ballare così, che vuoi attirare l’attenzione.” Luna rise. “Quindi è solo invidiosa di me” “Beh, tu sei più bella” disse Simone. Luna lo guardò, “Dici che lo pensa anche Jack?” E mentre lo diceva, gli tirò fuori il fallo dal costume, scostando il suo perizoma e facendolo entrare dentro di lei, lentamente. Simone chiuse gli occhi, muovendosi piano, sentendo l’acqua che li copriva. Erano a venti metri dagli altri, scopando davanti a tutti, nascosti dal mare. Quando riaprì gli occhi, vide Luna fissare Jack, che era in acqua con Sara, con lo stesso sorriso da troia che aveva la sera prima, quando Jack l’aveva chiamata “troia”. Simone le baciò il collo, scese sul seno, e per la prima volta da ieri sera la sentì godere, il suo calore, il suo ansimare. Accelerò, venendo dentro di lei mentre Luna tremava, il suo orgasmo che si mescolava al suo. Si presero per mano e tornarono a riva, sdraiandosi per un’altra ora di sole. Fecero un bagno veloce prima del pranzo e Luna, senza rimettere il costume, si infilò solo la canottiera bianca. Al bar sopra la spiaggia, ordinarono qualcosa di leggero. L’atmosfera sembrava tranquilla, e Simone cercava di non pensare alla sera prima. Ma dopo cinque minuti, i suoi pensieri furono presi a pugni. Luna, seduta di fronte a Jack, aveva il piede tra le sue gambe, massaggiandolo sotto il tavolo. Jack, che parlava con Sara, non riusciva a guardarla negli occhi, il suo fallo probabilmente duro sotto il costume. Simone non capiva come Sara non si accorgesse di nulla. Era così palese, Simone se ne rese conto per i movimenti di lei e per le espressioni di lui. Non sapeva come fare a controllare ma ne era sicuro. Puntò gli occhi su di lei e la guardò, era così bella, lei gli sorrise, mentre il suo piede accarezzava quel cazzo. I capelli bagnati di Luna rendevano la canottiera trasparente, i capezzoli duri visibili a tutti, un effetto che poteva essere del freddo, dal bagnato o dell’eccitazione di stuzzicare Jack davanti a tutti. Dopo pranzo, decisero di passare il pomeriggio in una spiaggetta vicino alla villa. Simone si aspettava che Luna mettesse il pezzo di sopra, visto che c’era più gente, soprattutto ragazzi italiani della loro età. Ma lei, come se niente fosse, si tolse la canottiera e iniziò a spalmarsi la crema, in piedi, davanti a tutti, attirando ogni sguardo. Simone si sdraiò a pancia in giù, il pene duro che lo metteva in imbarazzo, non volendo essere preso in giro. Il pomeriggio trascorse con la spiaggia intera che sbavava su Luna, incluso Jack, che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
La sera, dopo una doccia e una cena tranquilla, decisero di andare in un bar/discoteca vicino alla villa. Luna uscì dalla camera con un vestito cortissimo, la schiena scoperta, e un paio di tacchi che Simone non aveva mai visto prima, che facevano apparire i suoi piedi e le sue gambe ancora più belli di quanto già non fossero. Simone rimase a bocca aperta, già duro solo a guardarla. La baciò, e lei rise, vedendo l’effetto che gli faceva. Ma il suo sguardo era verso la camera di Jack e Sara, in attesa della reazione di Jack. Quando la porta si aprì, gli occhi di Jack scorsero sul suo corpo, lenti, affamati, come se volesse scoparla lì davanti a tutti. Sara, uscendo subito dopo, guardò Luna con un misto di gelosia e rabbia. “Luna, non avevamo detto vestiti comodi?” disse, la voce acida. “Beh, io sono comoda così,” rispose Luna, con un sorrisetto da stronza. Al bar, si sedettero su dei divanetti, un disastro per Simone.
Il vestito di Luna, nel sedersi, salì così tanto che le sue cosce erano praticamente nude, magnetiche, impossibili da ignorare. Simone, Jack, e persino il cameriere, un ragazzo mulatto, con un fisico assurdo, non riuscivano a staccarle gli occhi di dosso. Il cameriere, un tipo che sembrava uscito da un film, parlava solo con Luna, chiedeva a lei cosa volevano ma guardava lei, diceva dove sedersi ma guardava lei, era come se gli altri non esistessero. Jack lo notò: “Hai visto che il cameriere non ti toglie gli occhi di dosso? Soprattutto dalle tue gambe.” Luna, con un sorriso, rispose: “Ma no, dai, ne avrà viste mille più belle”. E mentre lo diceva, accavallò le gambe, facendo salire il vestito ancora di più, sapendo di attirare ogni sguardo. “No, no, sono sicuro” continuò Jack. “Se fossi da sola, ci proverebbe di brutto” La conversazione andò avanti come se Simone non esistesse. Sara, innervosita dalla situazione cercò di spiegare che di sicuro faceva così con tutte, “anche io se voglio posso far sì che ci provi con me” ma i ragazzi in coro le risposero che in realtà sembrava che il cameriere fosse più interessato proprio a Luna, e tornarono a rivolgere le attenzioni solo a lei. Jack che insisteva: “Se non ci credi, alzati e vai dentro da sola. Se ci prova, vinco io la scommessa”. “Ma che scommessaaaa” disse lei ridendo, per poi cambiare improvvisamente esprerssione e dire “Ok, ci sto” alzandosi con un movimento lento, il vestito che le scivolava sulle cosce, i tacchi che ticchettavano sul pavimento.
Si diresse verso l’interno del bar, i fianchi che ondeggiavano, ogni passo un invito. Simone la guardò, il cuore che gli martellava, sapendo che stava giocando con il fuoco. Jack, con un sorrisetto, la seguì con gli occhi, mentre Sara, infastidita , sorseggiava il suo drink, borbottando qualcosa.
Dentro, Luna si appoggiò al bancone, ordinando un altro drink con una voce e uno sguardo dolce. Il cameriere, con quel fisico da dio greco, si avvicinò subito, un sorriso che diceva tutto. “Ma non ne hai appena preso uno? Cos’altro ti porto?” chiese, con gli occhi che scivolavano sul suo corpo. Luna sorrise, piegandosi appena in avanti, il vestito che si abbassava quel tanto da mostrare più décolleté. “Un gin tonic” disse, la voce un sussurro. Lui le preparò il drink, le sue mani che si muovevano lente, come se volesse prolungare il momento. “Come mai sei tornata dentro da sola?” chiese, sporgendosi verso di lei.
Luna rise. “Perché? Non mi vuoi? Ti do fastidio?” rispose, prendendogli il bicchiere dalle mani, le sue dita che sfioravano le sue. Marco, questo il nome del ragazzo, rise. “Non direi proprio. Sei la cosa migliore di questa serata di lavoro” dice, appoggiandosi al bancone, abbastanza vicino da farle sentire il suo profumo, un mix di colonia e calore. Luna si morde il labbro, un gesto lento, mentre sorseggia il drink, il ghiaccio che tintinna nel bicchiere. “Eh, addirittura? E cosa faresti se fossi libero?” chiede, la voce bassa, provocante, mentre si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mettendosi in punta di piedi per avvicinarsi. il movimento che fa salire il vestito, mostrando più coscia. “Ti porterei da qualche parte, solo noi due, e ti farei vedere cosa farei, cosa una ragazza come te merita” la voce che si abbassa, quasi un sussurro.
Luna inclina la testa, lasciandosi guardare, i suoi occhi che lo squadrano, dal petto alle braccia, fino al rigonfiamento nei pantaloni che non nasconde nulla. “Una ragazza come me? E che tipo di ragazza sarei?” “Una che sa come ottenere quello che vuole,” risponde Marco, sporgendosi così tanto che le loro facce sono a pochi centimetri. “E io so come trattare una così.” Luna sorride, un sorriso da predatrice, e si piega verso di lui, il suo respiro che gli sfiora l’orecchio. “Attento, fai promesse che poi non puoi mantenere” sussurra, prima di tirarsi indietro, sorseggiando il drink. “Fidati, mantengo eccome,” dice, la mano che sfiora il bordo del bancone, vicino alla sua. “Se vuoi, c’è uno sgabuzzino qui dietro, potremmo… parlare meglio.” Luna ride, “Parlare, eh? Vediamo,” dice, alzandosi dal bancone, i tacchi che ticchettano, lo prende per mano, il vestito che ondeggia, mostrando più di quanto dovrebbe.
Fuori, sui divanetti, l’atmosfera è tesa. Passano quindici minuti, e Luna non è tornata. Simone, con il cuore che gli batte forte, inizia a innervosirsi. “Ma dov’è finita?” dice, la voce che tradisce ansia e gelosia, mentre guarda verso l’ingresso del bar. Sara, stanca , nervosa e appoggiata a Jack dice che starà provando a farsi vedere in ogni modo dal cameriere. Jack, sorseggiando la birra, dice al suo amico di stare calmo. Simone tamburella le dita sul tavolo, la gelosia che gli brucia dentro. Ricorda la notte prima, il pene del suo migliore amico, di Jack che la scopava, la sborra che le colava sulle cosce, il sapore di quel bacio e ora, l’idea che sia dentro con quel cameriere, un ragazzo che sembra uscito da una cazzo di pubblicità, lo fa impazzire. “Quindici minuti per un drink e per una scommessa? Ma che sta facendo?” dice, la voce più alta, alzandosi a metà dalla sedia. “Vado a vedere,” aggiunge, ma in quel momento il telefono di Jack vibra.
Jack guarda lo schermo, un messaggio che illumina il display. Lo apre rapido, tenendolo lontano dagli occhi di Sara. È una foto di Luna, scattata in uno sgabuzzino, in ginocchio davanti a Marco, la sua mano che stringe il suo pene, grosso, nero, duro, le vene in risalto, la cappella umida e lucida. Luna ha un sorriso da troia, gli occhi che guardano dritto nell’obiettivo, come se guardasse direttamente Jack. Il sangue gli scende dalla testa al cazzo che gli si tende nei pantaloni, la gelosia e il desiderio che esplodono. “Vado a controllare io” dice, alzandosi di scatto, la voce che cerca di sembrare normale. Sara lo guarda, confusa. “Controllare cosa? Fai andare Simo” biascica, ma Jack è già diretto verso l’interno del bar.
Dentro, Jack si fa largo tra i clienti, diretto verso il retro del bar, dove sa che troverà lo sgabuzzino. La porta è socchiusa, e quando la spinge, vede tutto. Luna è in ginocchio, il vestito tirato su, le cosce nude, i tacchi che brillano sotto la luce fioca. Ha il pene di Marco in mano, lo stringe, lo accarezza, lo succhia, mentre guarda Jack con quel sorriso che dice tutto. Marco, con la maglietta sollevata, i muscoli tesi, geme piano, la testa buttata indietro. “Cazzo, sei incredibile,” dice, la voce rotta. Jack si ferma sulla soglia, il cuore che gli martella, ma non è solo rabbia. Il suo cazzo è duro, il desiderio che lo travolge. “Vale” dice, la voce bassa, tesa. Lei si gira, senza smettere di stringere il fallo di Marco, e sorride. “Finalmente sei qui,” dice, la voce dolce ma carica di provocazione. “Ti presento Marco,” aggiunge, indicando il cameriere, che lo guarda, un po’ confuso ma con un sorrisetto. “Vuoi unirti?” chiede Luna, alzandosi lentamente, togliendosi il vestito. Marco ride, un suono nervoso. “Amico, non so che succede, ma se vuoi…” dice, ma Jack non lo lascia finire. Si avvicina, il suo corpo che urla possesso, e tira Luna verso di sé, baciandola con una furia che è quasi violenza. “Sei una puttana,” dice, ma la sua mano scivola tra le sue cosce, trovandola bagnata. Luna geme, spingendosi contro di lui, mentre con l’altra mano continua a segare Marco, che guarda, eccitato e confuso. “Cazzo, fate sul serio”. Jack si slaccia i pantaloni, tirando fuori il suo fallo, già durissimo. Luna lo guarda, gli occhi le brillano. “Vieni qui,” dice, tirandolo verso di sé, mentre si inginocchia di nuovo, prendendo il fallo di Jack in una mano e quello di Marco nell’altra. “Questo è un sogno” ansima, la voce spezzata, mentre li accarezza, le sue mani che si muovono lente, il fallodi Jack che pulsa, quello di Marco che risponde al suo tocco. Jack le afferra i capelli, spingendola verso il suo e Luna lo prende in bocca, gemendo, mentre continua a masturbare Marco. Marco geme, la testa buttata indietro, mentre Jack la guarda, il desiderio che lo consuma. “Porca troia” dice, spingendo più forte, il suo cazzo che le riempie la bocca. Lei si alterna, passando da uno all’altro, la saliva che inizia a colare dalla bocca quando entrambi iniziano a spingere con più violenza nella sua gola. A quel punto Marco decide che è ora di passare alla fase successiva, la tira su per i capelli, con forse un po’ troppa foga, le tira verso di se pensando di poterla scopare, ma la realtà fu diversa, Jack dietro di lei le baciò il collo, la fece piegare e senza una minima avvertenza lo spinse dentro, di colpo.
Luna si fece scappare un gemito, profondo, forte. Marco a quel punto tornò a concentrarsi sulla bocca della ragazza, la prese e la tirò a se, iniziando praticamente a scopargliela, a scoparle la gola. Quella situazione, quella ragazza, fece si che Marco non resse più.
Il cameriere venne prima di poterla scopare, sborrandole sul viso, sul seno. Jack la tira su per i capelli e la fece sedere su una scrivania e la penetra di nuovo, il suo cazzo che la riempie, ogni spinta che la fa gemere. Mentre la scopa le dice “dobbiamo muoverci, sono là fuori che ci aspettano” e dicendolo aumenta il ritmo, mentre con le dita inizia a massaggiarle il clitoride. Entrambi vengono praticamente insieme lasciandosi andare a versi anche più forti della sera prima, coperti dal baccano del bar.
Luna si girò verso Jack e lo baciò, si girò verso Marco che si stava ricomponendo e con solo uno sguardo lo attirò a se, baciando anche lui. Si rivestirono in fretta e uscirono, salutando Marco e prendendo i due drink che gli aveva preparato. Una volta fuori Simone quasi arrabbiato chiede “ma dove cazzo sei stata?” “Eh ho parlato con il cameriere, dovevo dimostrare che ci avrebbe provato con me no?” “Infatti ho vinto la scommessa” aggiunse Jack, contento Cosa hai vinto chiese Simone? “Mi ha già dato la ricompensa tranquillo, mi ha pagato questo drink” disse con un sorriso beffardo, mentre Luna gli diede una pacca amichevole sulla spalla Arrivati a casa i 4 ragazzi si salutarono. Appena chiusi in camera Simone prese Luna per un braccio, quasi con violenza la spinse verso il letto. La fece mettere a sedere, si inginocchiò ai suoi piedi iniziando a baciarli, guardandola negli occhi, togliendole i tacchi, salendo poi lungo le gambe quasi impaziente, puntando dritto in mezzo alle sue cosce. Luna sapeva cosa avrebbe trovato se avesse continuato a salire ma non lo fermò. La trovò bagnata. Lui non diceva una parola, lei non diceva una parola. Simone iniziò a leccarla rendendosi conto in fretta che quella non era solamente l’eccitazione della sua ragazza. Aumentò il ritmo della lingua così come aumentarono i gemiti di Luna che si abbandonò a quel punto sul letto, iniziando a stringere i suoi capelli tirandolo ancora più a se. Quella situazione la stava facendo impazzire, il suo ragazzo piegato tra le sue gambe che leccava la sborra del suo migliore amico. Dopo pochi minuti nel quale Luna aveva goduto e ansimato molto più del solito venne, dovendo trattenersi dall’urlare. Simone si alzò, si sdraiò affianco a lei e si baciarono.
C’era qualcosa nel sapere che lei era lì, convinta che lui non sapesse nulla, che lo mandava fuori di testa. Luna dormiva, o almeno così sembrava, ma Simone non smetteva di toccarla, di baciarla, di avvicinarsi il più possibile. Le baciava la mano che lei aveva appoggiato sul suo braccio, la stessa mano che, mezz’ora prima, stringeva il cazzo del suo migliore amico, la stessa mano che raccoglieva la sborra che colava sulla sua coscia. Quel pensiero lo fece esplodere.
Prese la mano di Luna, quella che stava baciando, e la guidò lentamente verso il suo pene. Pensava che dormisse, ma lei iniziò subito a fargli una sega lenta, decisa. Lui avvicinò la bocca al suo viso, e Luna lo baciò. Il loro bacio aveva un sapore strano, un gusto che il ragazzo non riconosceva, lei non poteva immaginare che lui sapesse. Quel sapore, quel misto di lei, Simone e di Jack, sembrò accenderla di nuovo. La sua mano strinse più forte il pene di Simone, la sua lingua cercò la sua con più foga, come se quel bacio la riportasse a Jack, al tradimento che aveva appena consumato. Simone sentì il desiderio di Luna crescere, come se l’idea di baciarlo dopo averlo tradito la facesse bagnare ancora. “Come mai hai così tanta voglia? Sei più duro del solito,” disse Luna, guardandolo negli occhi con un sorriso provocante. Simone non riuscì a rispondere, travolto dall’eccitazione. “Niente, ho fatto uno strano sogno” mormorò, la voce strozzata. Luna sorrise, scese lungo il suo corpo, arrivò davanti al suo cazzo e si fermò, fissandolo.
Simone capì che stava pensando a Jack, al confronto con quello mostruoso che aveva avuto in mano poco prima. La conferma arrivò quando Luna aggiunse l’altra mano, stringendolo con entrambe le mani, proprio come aveva fatto con Jack. Quel sorriso, che avrebbe dovuto umiliarlo, lo fece impazzire ancora di più. La prese, la baciò con forza, la tirò sopra di sé. “Ti amo, Luna,” disse, la voce rotta dal desiderio. Lei sorrise, ma quando Simone iniziò a scoparla, non con calma come aveva sempre fatto, ma con una foga che non aveva mai avuto. Dopo quello che aveva avuto dentro, il pene di Simone, non poteva farla stare come era stata in precedenza. Ma a lui non importava.
Voleva solo averla lì, stretta a lui, sapere che era sua. Dopo averla scopata con quella che a lui sembrava tutta la foga del mondo, lui stava già venendo. Lui la avvertì, lei si alzò e con un sorrisetto, disse: “Di già?” Poi, senza perdere tempo, iniziò a masturbarlo veloce, facendolo venire di nuovo, la sborra che gli colava sullo stomaco.
Lei si leccò velocemente le dita e si girò. Simone, un po’ deluso, si alzò, andò in bagno a pulirsi, tornò, la baciò, e in due minuti crollarono. La mattina dopo, Simone si svegliò per primo. Luna dormiva ancora, con solo un perizoma addosso, il corpo seminudo che brillava sotto la luce del sole che filtrava dalla finestra. Non si era nemmeno rivestita dalla sera prima. Simone si infilò una maglietta e uscì per andare in bagno. Passando davanti alla camera di Jack e Sara, sentì delle voci, un parlare sottovoce ma animato. La curiosità lo spinse ad ascoltare. Sara stava parlando di Luna, incazzata nera. “Non può vestirsi così per uscire, cazzo,” diceva, la voce tagliente. “Quei tacchi, quel vestito, balla come una troia in mezzo a tutti. Simone non può lasciarla fare così davanti a tutti!” Poi, rivolta a Jack, aggiunse: “Dimmi che non è così bella, dimmi che sono più bella io!” Jack annuiva, la tranquillizzava con un “sì, sì, certo,” ma era chiaro che la sua testa era altrove, su Luna nuda su quel banco, in ginocchio ai suoi piedi, la sborra di lui che le colava sulle cosce. Simone si allontanò appena prima che Sara uscisse, diretto in bagno. Poi si mise a preparare la colazione in cucina, il caffè che gorgogliava, il pane tostato che riempiva l’aria di un profumo caldo. Sara lo raggiunse poco dopo, ancora con l’aria incazzata, e poi arrivò Jack, con la sua maglietta nera e quel sorrisetto che nascondeva tutto. Dopo mezz’ora, Luna non si era ancora vista. Jack, ridendo, disse: “Ha avuto una nottata dura, eh?” Simone sorrise, imbarazzato, mentre Sara fulminò Jack con lo sguardo, come se volesse incenerirlo. Finita la colazione, Jack andò a farsi la doccia, Sara a cambiarsi, e Simone tornò in camera per svegliare Luna.
Una volta pronti, si prepararono per andare alla spiaggia del giorno, una distesa di sabbia bianca con l’acqua che scintillava sotto il sole. Arrivati alla spiaggia, sistemarono i teli e gli ombrelloni. Era bellissima, con il mare che sembrava uno specchio e il sole che bruciava la pelle. Quando arrivò il momento di spalmare la crema, Luna si sdraiò sul telo, e Simone iniziò dalle gambe, salendo piano, le mani che scivolavano sulla sua pelle liscia.
Quel momento lo faceva sempre impazzire. Ricordava quella volta in Sardegna, in una spiaggia nascosta, quando spalmarle la crema si era trasformato in un massaggio audace, le sue dita che l’avevano sfiorata tra le cosce, trovandola bagnata, e l’avevano scopata lì, senza pensare a niente. Ma ora, il pensiero di Jack e del suo cazzo enorme gli tornava in mente, spezzando la magia. Luna, come se niente fosse, portò le mani dietro la schiena e slacciò il pezzo di sopra del costume. Simone non ci fece caso sul momento, pensando fosse normale. Ma quando lei si girò, senza riallacciarlo, lasciandosi i seni nudi sotto gli occhi di tutti, il suo cuore si fermò. Jack rimase con lo sguardo fisso su di lei, la bocca socchiusa, mentre Sara lo guardava, pronta a ucciderlo.
Luna, al centro dell’attenzione, sembrava non curarsene, il suo corpo esposto come un cazzo di trofeo. Simone iniziò a spalmare la crema anche davanti, ma con meno passione, non volendo attirare ancora più occhi. Dopo mezz’ora di sole, si alzarono tutti per andare in acqua. Sara, trovando finalmente il coraggio, chiese a Luna: “Da quando ti metti in topless?” Luna, con un sorrisetto, rispose: “Simone me l’ha sempre chiesto, ha insistito tanto.” Ma Simone sapeva che non era vero, che lo diceva solo quando erano soli, non di sicuro davanti a Jack e Sara. Fece un sorriso teso e continuò a camminare. In acqua, Simone e Luna si allontanarono dagli altri. Lui la prese in braccio, la baciò, guardandola negli occhi. “Quanto mi fai impazzire,” disse. “Perché il topless proprio oggi?” Luna, con un sorriso provocante, rispose: “Non lo so, mi sentivo ispirata.” E mentre lo diceva, gli mise una mano sul cazzo, sopra il costume. “Non mi sembra che ti dispiaccia che ogni ragazzo della spiaggia mi stia guardando,” aggiunse, la voce bassa, da troia. “Sì, ma così ti guarda anche Jack,” disse Simone, la voce incerta. “Eh, vabbè, finché guarda non è un problema, no?” rispose lei, ridendo. “E poi, almeno si rifà gli occhi, la sua ragazza è sempre coperta.” Simone cercò di cambiare argomento. “Sai che stamattina ho sentito Sara parlare di te? Diceva che non puoi vestirti così, ballare così, che vuoi attirare l’attenzione.” Luna rise. “Quindi è solo invidiosa di me” “Beh, tu sei più bella” disse Simone. Luna lo guardò, “Dici che lo pensa anche Jack?” E mentre lo diceva, gli tirò fuori il fallo dal costume, scostando il suo perizoma e facendolo entrare dentro di lei, lentamente. Simone chiuse gli occhi, muovendosi piano, sentendo l’acqua che li copriva. Erano a venti metri dagli altri, scopando davanti a tutti, nascosti dal mare. Quando riaprì gli occhi, vide Luna fissare Jack, che era in acqua con Sara, con lo stesso sorriso da troia che aveva la sera prima, quando Jack l’aveva chiamata “troia”. Simone le baciò il collo, scese sul seno, e per la prima volta da ieri sera la sentì godere, il suo calore, il suo ansimare. Accelerò, venendo dentro di lei mentre Luna tremava, il suo orgasmo che si mescolava al suo. Si presero per mano e tornarono a riva, sdraiandosi per un’altra ora di sole. Fecero un bagno veloce prima del pranzo e Luna, senza rimettere il costume, si infilò solo la canottiera bianca. Al bar sopra la spiaggia, ordinarono qualcosa di leggero. L’atmosfera sembrava tranquilla, e Simone cercava di non pensare alla sera prima. Ma dopo cinque minuti, i suoi pensieri furono presi a pugni. Luna, seduta di fronte a Jack, aveva il piede tra le sue gambe, massaggiandolo sotto il tavolo. Jack, che parlava con Sara, non riusciva a guardarla negli occhi, il suo fallo probabilmente duro sotto il costume. Simone non capiva come Sara non si accorgesse di nulla. Era così palese, Simone se ne rese conto per i movimenti di lei e per le espressioni di lui. Non sapeva come fare a controllare ma ne era sicuro. Puntò gli occhi su di lei e la guardò, era così bella, lei gli sorrise, mentre il suo piede accarezzava quel cazzo. I capelli bagnati di Luna rendevano la canottiera trasparente, i capezzoli duri visibili a tutti, un effetto che poteva essere del freddo, dal bagnato o dell’eccitazione di stuzzicare Jack davanti a tutti. Dopo pranzo, decisero di passare il pomeriggio in una spiaggetta vicino alla villa. Simone si aspettava che Luna mettesse il pezzo di sopra, visto che c’era più gente, soprattutto ragazzi italiani della loro età. Ma lei, come se niente fosse, si tolse la canottiera e iniziò a spalmarsi la crema, in piedi, davanti a tutti, attirando ogni sguardo. Simone si sdraiò a pancia in giù, il pene duro che lo metteva in imbarazzo, non volendo essere preso in giro. Il pomeriggio trascorse con la spiaggia intera che sbavava su Luna, incluso Jack, che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
La sera, dopo una doccia e una cena tranquilla, decisero di andare in un bar/discoteca vicino alla villa. Luna uscì dalla camera con un vestito cortissimo, la schiena scoperta, e un paio di tacchi che Simone non aveva mai visto prima, che facevano apparire i suoi piedi e le sue gambe ancora più belli di quanto già non fossero. Simone rimase a bocca aperta, già duro solo a guardarla. La baciò, e lei rise, vedendo l’effetto che gli faceva. Ma il suo sguardo era verso la camera di Jack e Sara, in attesa della reazione di Jack. Quando la porta si aprì, gli occhi di Jack scorsero sul suo corpo, lenti, affamati, come se volesse scoparla lì davanti a tutti. Sara, uscendo subito dopo, guardò Luna con un misto di gelosia e rabbia. “Luna, non avevamo detto vestiti comodi?” disse, la voce acida. “Beh, io sono comoda così,” rispose Luna, con un sorrisetto da stronza. Al bar, si sedettero su dei divanetti, un disastro per Simone.
Il vestito di Luna, nel sedersi, salì così tanto che le sue cosce erano praticamente nude, magnetiche, impossibili da ignorare. Simone, Jack, e persino il cameriere, un ragazzo mulatto, con un fisico assurdo, non riuscivano a staccarle gli occhi di dosso. Il cameriere, un tipo che sembrava uscito da un film, parlava solo con Luna, chiedeva a lei cosa volevano ma guardava lei, diceva dove sedersi ma guardava lei, era come se gli altri non esistessero. Jack lo notò: “Hai visto che il cameriere non ti toglie gli occhi di dosso? Soprattutto dalle tue gambe.” Luna, con un sorriso, rispose: “Ma no, dai, ne avrà viste mille più belle”. E mentre lo diceva, accavallò le gambe, facendo salire il vestito ancora di più, sapendo di attirare ogni sguardo. “No, no, sono sicuro” continuò Jack. “Se fossi da sola, ci proverebbe di brutto” La conversazione andò avanti come se Simone non esistesse. Sara, innervosita dalla situazione cercò di spiegare che di sicuro faceva così con tutte, “anche io se voglio posso far sì che ci provi con me” ma i ragazzi in coro le risposero che in realtà sembrava che il cameriere fosse più interessato proprio a Luna, e tornarono a rivolgere le attenzioni solo a lei. Jack che insisteva: “Se non ci credi, alzati e vai dentro da sola. Se ci prova, vinco io la scommessa”. “Ma che scommessaaaa” disse lei ridendo, per poi cambiare improvvisamente esprerssione e dire “Ok, ci sto” alzandosi con un movimento lento, il vestito che le scivolava sulle cosce, i tacchi che ticchettavano sul pavimento.
Si diresse verso l’interno del bar, i fianchi che ondeggiavano, ogni passo un invito. Simone la guardò, il cuore che gli martellava, sapendo che stava giocando con il fuoco. Jack, con un sorrisetto, la seguì con gli occhi, mentre Sara, infastidita , sorseggiava il suo drink, borbottando qualcosa.
Dentro, Luna si appoggiò al bancone, ordinando un altro drink con una voce e uno sguardo dolce. Il cameriere, con quel fisico da dio greco, si avvicinò subito, un sorriso che diceva tutto. “Ma non ne hai appena preso uno? Cos’altro ti porto?” chiese, con gli occhi che scivolavano sul suo corpo. Luna sorrise, piegandosi appena in avanti, il vestito che si abbassava quel tanto da mostrare più décolleté. “Un gin tonic” disse, la voce un sussurro. Lui le preparò il drink, le sue mani che si muovevano lente, come se volesse prolungare il momento. “Come mai sei tornata dentro da sola?” chiese, sporgendosi verso di lei.
Luna rise. “Perché? Non mi vuoi? Ti do fastidio?” rispose, prendendogli il bicchiere dalle mani, le sue dita che sfioravano le sue. Marco, questo il nome del ragazzo, rise. “Non direi proprio. Sei la cosa migliore di questa serata di lavoro” dice, appoggiandosi al bancone, abbastanza vicino da farle sentire il suo profumo, un mix di colonia e calore. Luna si morde il labbro, un gesto lento, mentre sorseggia il drink, il ghiaccio che tintinna nel bicchiere. “Eh, addirittura? E cosa faresti se fossi libero?” chiede, la voce bassa, provocante, mentre si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mettendosi in punta di piedi per avvicinarsi. il movimento che fa salire il vestito, mostrando più coscia. “Ti porterei da qualche parte, solo noi due, e ti farei vedere cosa farei, cosa una ragazza come te merita” la voce che si abbassa, quasi un sussurro.
Luna inclina la testa, lasciandosi guardare, i suoi occhi che lo squadrano, dal petto alle braccia, fino al rigonfiamento nei pantaloni che non nasconde nulla. “Una ragazza come me? E che tipo di ragazza sarei?” “Una che sa come ottenere quello che vuole,” risponde Marco, sporgendosi così tanto che le loro facce sono a pochi centimetri. “E io so come trattare una così.” Luna sorride, un sorriso da predatrice, e si piega verso di lui, il suo respiro che gli sfiora l’orecchio. “Attento, fai promesse che poi non puoi mantenere” sussurra, prima di tirarsi indietro, sorseggiando il drink. “Fidati, mantengo eccome,” dice, la mano che sfiora il bordo del bancone, vicino alla sua. “Se vuoi, c’è uno sgabuzzino qui dietro, potremmo… parlare meglio.” Luna ride, “Parlare, eh? Vediamo,” dice, alzandosi dal bancone, i tacchi che ticchettano, lo prende per mano, il vestito che ondeggia, mostrando più di quanto dovrebbe.
Fuori, sui divanetti, l’atmosfera è tesa. Passano quindici minuti, e Luna non è tornata. Simone, con il cuore che gli batte forte, inizia a innervosirsi. “Ma dov’è finita?” dice, la voce che tradisce ansia e gelosia, mentre guarda verso l’ingresso del bar. Sara, stanca , nervosa e appoggiata a Jack dice che starà provando a farsi vedere in ogni modo dal cameriere. Jack, sorseggiando la birra, dice al suo amico di stare calmo. Simone tamburella le dita sul tavolo, la gelosia che gli brucia dentro. Ricorda la notte prima, il pene del suo migliore amico, di Jack che la scopava, la sborra che le colava sulle cosce, il sapore di quel bacio e ora, l’idea che sia dentro con quel cameriere, un ragazzo che sembra uscito da una cazzo di pubblicità, lo fa impazzire. “Quindici minuti per un drink e per una scommessa? Ma che sta facendo?” dice, la voce più alta, alzandosi a metà dalla sedia. “Vado a vedere,” aggiunge, ma in quel momento il telefono di Jack vibra.
Jack guarda lo schermo, un messaggio che illumina il display. Lo apre rapido, tenendolo lontano dagli occhi di Sara. È una foto di Luna, scattata in uno sgabuzzino, in ginocchio davanti a Marco, la sua mano che stringe il suo pene, grosso, nero, duro, le vene in risalto, la cappella umida e lucida. Luna ha un sorriso da troia, gli occhi che guardano dritto nell’obiettivo, come se guardasse direttamente Jack. Il sangue gli scende dalla testa al cazzo che gli si tende nei pantaloni, la gelosia e il desiderio che esplodono. “Vado a controllare io” dice, alzandosi di scatto, la voce che cerca di sembrare normale. Sara lo guarda, confusa. “Controllare cosa? Fai andare Simo” biascica, ma Jack è già diretto verso l’interno del bar.
Dentro, Jack si fa largo tra i clienti, diretto verso il retro del bar, dove sa che troverà lo sgabuzzino. La porta è socchiusa, e quando la spinge, vede tutto. Luna è in ginocchio, il vestito tirato su, le cosce nude, i tacchi che brillano sotto la luce fioca. Ha il pene di Marco in mano, lo stringe, lo accarezza, lo succhia, mentre guarda Jack con quel sorriso che dice tutto. Marco, con la maglietta sollevata, i muscoli tesi, geme piano, la testa buttata indietro. “Cazzo, sei incredibile,” dice, la voce rotta. Jack si ferma sulla soglia, il cuore che gli martella, ma non è solo rabbia. Il suo cazzo è duro, il desiderio che lo travolge. “Vale” dice, la voce bassa, tesa. Lei si gira, senza smettere di stringere il fallo di Marco, e sorride. “Finalmente sei qui,” dice, la voce dolce ma carica di provocazione. “Ti presento Marco,” aggiunge, indicando il cameriere, che lo guarda, un po’ confuso ma con un sorrisetto. “Vuoi unirti?” chiede Luna, alzandosi lentamente, togliendosi il vestito. Marco ride, un suono nervoso. “Amico, non so che succede, ma se vuoi…” dice, ma Jack non lo lascia finire. Si avvicina, il suo corpo che urla possesso, e tira Luna verso di sé, baciandola con una furia che è quasi violenza. “Sei una puttana,” dice, ma la sua mano scivola tra le sue cosce, trovandola bagnata. Luna geme, spingendosi contro di lui, mentre con l’altra mano continua a segare Marco, che guarda, eccitato e confuso. “Cazzo, fate sul serio”. Jack si slaccia i pantaloni, tirando fuori il suo fallo, già durissimo. Luna lo guarda, gli occhi le brillano. “Vieni qui,” dice, tirandolo verso di sé, mentre si inginocchia di nuovo, prendendo il fallo di Jack in una mano e quello di Marco nell’altra. “Questo è un sogno” ansima, la voce spezzata, mentre li accarezza, le sue mani che si muovono lente, il fallodi Jack che pulsa, quello di Marco che risponde al suo tocco. Jack le afferra i capelli, spingendola verso il suo e Luna lo prende in bocca, gemendo, mentre continua a masturbare Marco. Marco geme, la testa buttata indietro, mentre Jack la guarda, il desiderio che lo consuma. “Porca troia” dice, spingendo più forte, il suo cazzo che le riempie la bocca. Lei si alterna, passando da uno all’altro, la saliva che inizia a colare dalla bocca quando entrambi iniziano a spingere con più violenza nella sua gola. A quel punto Marco decide che è ora di passare alla fase successiva, la tira su per i capelli, con forse un po’ troppa foga, le tira verso di se pensando di poterla scopare, ma la realtà fu diversa, Jack dietro di lei le baciò il collo, la fece piegare e senza una minima avvertenza lo spinse dentro, di colpo.
Luna si fece scappare un gemito, profondo, forte. Marco a quel punto tornò a concentrarsi sulla bocca della ragazza, la prese e la tirò a se, iniziando praticamente a scopargliela, a scoparle la gola. Quella situazione, quella ragazza, fece si che Marco non resse più.
Il cameriere venne prima di poterla scopare, sborrandole sul viso, sul seno. Jack la tira su per i capelli e la fece sedere su una scrivania e la penetra di nuovo, il suo cazzo che la riempie, ogni spinta che la fa gemere. Mentre la scopa le dice “dobbiamo muoverci, sono là fuori che ci aspettano” e dicendolo aumenta il ritmo, mentre con le dita inizia a massaggiarle il clitoride. Entrambi vengono praticamente insieme lasciandosi andare a versi anche più forti della sera prima, coperti dal baccano del bar.
Luna si girò verso Jack e lo baciò, si girò verso Marco che si stava ricomponendo e con solo uno sguardo lo attirò a se, baciando anche lui. Si rivestirono in fretta e uscirono, salutando Marco e prendendo i due drink che gli aveva preparato. Una volta fuori Simone quasi arrabbiato chiede “ma dove cazzo sei stata?” “Eh ho parlato con il cameriere, dovevo dimostrare che ci avrebbe provato con me no?” “Infatti ho vinto la scommessa” aggiunse Jack, contento Cosa hai vinto chiese Simone? “Mi ha già dato la ricompensa tranquillo, mi ha pagato questo drink” disse con un sorriso beffardo, mentre Luna gli diede una pacca amichevole sulla spalla Arrivati a casa i 4 ragazzi si salutarono. Appena chiusi in camera Simone prese Luna per un braccio, quasi con violenza la spinse verso il letto. La fece mettere a sedere, si inginocchiò ai suoi piedi iniziando a baciarli, guardandola negli occhi, togliendole i tacchi, salendo poi lungo le gambe quasi impaziente, puntando dritto in mezzo alle sue cosce. Luna sapeva cosa avrebbe trovato se avesse continuato a salire ma non lo fermò. La trovò bagnata. Lui non diceva una parola, lei non diceva una parola. Simone iniziò a leccarla rendendosi conto in fretta che quella non era solamente l’eccitazione della sua ragazza. Aumentò il ritmo della lingua così come aumentarono i gemiti di Luna che si abbandonò a quel punto sul letto, iniziando a stringere i suoi capelli tirandolo ancora più a se. Quella situazione la stava facendo impazzire, il suo ragazzo piegato tra le sue gambe che leccava la sborra del suo migliore amico. Dopo pochi minuti nel quale Luna aveva goduto e ansimato molto più del solito venne, dovendo trattenersi dall’urlare. Simone si alzò, si sdraiò affianco a lei e si baciarono.
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