Maturità e giovinezza
di
Marco1973
genere
tradimenti
Quando una donna supera i quarant’anni, si guarda allo specchio e spesso ciò che vede non la aggrada. L’addome sporgente, la cellulite sui fianchi ed il seno rilassato sono un duro colpo per la propria autostima. Il sesso assume quindi un significato diverso: certo rimangono le belle sensazioni che genera ma è soprattutto la bramosia che legge negli occhi dell’uomo, poco prima che si decida di concedersi, che la fanno sentire ancora bella e desiderabile.
Il marito ovviamente può aiutare ma la certezza del diritto, fa mancare nello sguardo del congiunto la cupidigia così necessaria per l’autostima femminile.
Questo preambolo per giustificare l’ingresso di Giovanni nella mia vita: un ragazzo molto giovane che ho conosciuto in palestra. Mi ha approcciata con qualche banale complimento ed abbiamo cominciato a flirtare. Ai suoi occhi devo rappresentare la MILF ideale. Per soddisfare la mia autostima, saremmo anche potuti rimanere agli sguardi passionali, ai palpeggiamenti più o meno casuali, ai sorrisi maliziosi ed alle erezioni malamente nascoste. Purtroppo in palestra la competizione è serrata e le ragazze giovani sono tante; così, per non perdere il suo interesse sono stata costretta a concedermi. Costretta è la parola giusta perché all’inizio non mi andava proprio di tradire mio marito. È un brav’uomo e, con i suoi limiti, non mi fa mancare nulla, neanche dal punto di vista sessuale.
Certo, un ragazzo giovane e carino che può permettersi due o tre atti nella stessa serata, mi riporta agli anni della mia giovinezza. Anche i nostri incontri intimi mi ricordano quel periodo: io sono sposata e lui vive ancora con i genitori. A parte complicatissimi pomeriggi organizzati in qualche motel dei dintorni (ed offerti dalla sottoscritta), i nostri incontri sono fugaci e si svolgono quasi sempre tra le docce della palestra ed i sedili posteriori della sua auto; il che, a quarant’anni suonati, è un bell’esercizio di acrobazia.
Stamattina è stato differente: mi trovo in cucina con ancora indosso il regalo di Antonio. Una vestaglietta da indossare il sabato sera, nera, semi trasparente e sexy; che mette in risalto le mie forme e tanto lo aiuta ad eccitarsi per la consueta scopata settimanale.
La sveltina in auto con Giovanni, all’uscita della palestra, e la successiva scopata con Antonio mi hanno particolarmente rilassata. Mi godo il silenzio della domenica mattina, interrotto solo dal borbottio della moka del caffè, quando arriva la notifica di un messaggio: “Buongiorno amore…”.
È Giovanni. Fortunatamente Antonio è uscito presto per andare a pescare con gli amici e non ho timore che mi scopra a chattare con un ragazzino. Poso la tazzina di caffè e rispondo: “Buongiorno a te”. Sorrido onorata di essere la prima persona a cui pensa appena sveglio. “Mi apri?”. Ho un sussulto al cuore: “Ma dove sei?”. Risposta laconica: “Qui fuori”. Per un istante sono presa dal panico e dalla rabbia: come si è permesso di venire fin sotto a casa mia? Poi mi ricordo di avergli accennato della gara di pesca di Antonio.
Gli apro il portone e lo attendo sulla porta di casa. Pochi secondi dopo eccolo arrivare a grandi passi su per le scale. “Sei pazzo” gli dico sorridente mentre mi prende per i fianchi, chiude la porta con un piede e mi trascina in cucina. Mi siede sul bancone ed eccolo lo sguardo bramoso che mi fa sentire tanto desiderata. “Ma che bella vestaglietta: è quella che indossi per farti scopare dal marito il sabato sera?” mi sussurra mentre le sue mani corrono sul mio corpo soffermandosi sul seno. “Ho dei doveri coniugali da soddisfare, io” gli rispondo con aria innocente. “Quanto tempo abbiamo?” mi domanda smanioso mentre solleva la vestaglia fino alla vita. “Potrebbe rientrare in qualsiasi momento” gli rispondo falsamente per eccitarlo. “Allora ti scopo veloce veloce e poi torno a casa” mi sorride voglioso. “Vediamo cosa sai fare” ribatto mentre allargo le gambe e appoggio la schiena sull’anta del pensile per mettermi più comoda. Lui non se lo fa ripetere due volte ed io ansimo con un misto di dolore e piacere quando, occhi negli occhi, affonda dentro di me. “Ti faccio impazzire vero?” mi chiede. Le sue mani sono avvinghiate alle mie natiche ed i movimenti sono profondi. “Si, non sei malaccio” rispondo ironica, assecondando il suo bel cazzo che si muove dentro me con forza e decisione. Mi prende per i capelli e stringendoli con forza avvicina il mio viso al suo: “Sei la mia troia?” mi sussurra leccandomi le labbra e tirandomi a se. Abbarbicata al suo collo, sussulto ad ogni colpo. “Zitto e scopami” ansimo. Le sensazioni del suo membro che strofina sul clitoride sono fantastiche. Sento il fiato mancare mentre continua a spingere dentro di me. Sto per venire… ed invece no. Il suo seme caldo mi inonda il ventre e tutto finisce.
Si china per rivestirsi ma lo fermo posandogli una gamba sulla spalla: “Dove vorresti andare?” gli chiedo imbronciata: “Non lo sai che non è gentile lasciare una donna insoddisfatta?”. In fondo le premesse erano altre, così gli prendo le mani e lo conduco in camera dove ci attende il letto ancora sfatto. La sua giovinezza mi fa sentire deliziosamente depravata. Nella penombra della stanza mi libero della vestaglia e mi siedo sul letto in attesa che si liberi dei vestiti. Guardandomi con aria strafottente, si sveste e mi sbatte in faccia il suo uccello ancora barzotto: “Succhiamelo puttanella”. Con aria compiaciuta pensa di dominarmi solo perché mi vede lavorare di bocca tra le sue gambe. Non sa che chi comanda sono io: quella con il cazzo in bocca.
La giovinezza dell’uomo accompagnata dall’esperienza di donna matura, permette tempi di recupero inimmaginabili: una volta ritrovate le misure di lavoro, si sdraia su di me e mi penetra senza troppa delicatezza. Sento l’odore acre di giovane uomo riempirmi le narici: il suo cazzo ben in tiro ed i suoi colpi subito potenti mi provocano una violenta botta di endorfina. Sebbene il femminismo che mi attanaglia, amo sentirmi dominata sotto il peso di un maschio alfa. Il suo sesso, possente e virile, continua a sbattermi con violenza. Gli afferro le natiche per cercare di guidarle verso i segreti del mio piacere. Le sue penetrazioni brutali sovrastimolano il mio punto G ed ecco finalmente arrivare il primo lungo orgasmo del weekend.
Per aumentare la sua autostima, lo supplico di fermarsi: una due, tre volte. Sorride tronfio quando finalmente mi accontenta. A cavalcioni su di me, il suo membro teso e nerboruto fa una gran figura. Io sarei già sazia ma lui, con lo sguardo bramoso si accinge a completare il lavoro lasciato a metà. Mi contorco, mi giro prona e stringo le gambe: “Basta, ti prego: non ne posso più…” lo imploro. È una scena già recitata prima: fingo di sfuggirgli per poi concedermi in posizioni inconsuete per il suo ed il mio piacere. Ma ecco che l’inaspettato accade: mi solleva i fianchi e sento la sua cappella lubrificata cercare il mio secondo canale. Con un filo di voce lo supplico: “No! Ti prego!”; vorrei oppormi ma è troppo tardi: il suo sesso è già in me accompagnato da un grugnito animale. Mi schiaccia sul letto con il culo offerto alle sue sevizie sessuali. Il dolore è lancinante ed inaspettato. La bocca aperta, schiacciata tra il materasso ed il suo viso; vorrei gridargli la rabbia ma la voce mi muore in gola. Lascio che mi sodomizzi come fossi una bambola di pezza ed incredibilmente provo anche del piacere in mezzo a tanto dolore.
Un grugnito mette finalmente la parola fine all’accoppiamento animalesco. Esce da me e si mette in cerca dei suoi vestiti. Io rimango immobile: questa volta, combattuta tra orgasmo e dolore, non lo fermo. Lui si congeda frettolosamente con un bacio sulla guancia ed una frase ambigua “Ciao, culo da favola. Ci vediamo domani in palestra”. È un complimento per la sottoscritta od un appuntamento privato con il mio fondoschiena? Una volta rimasta sola, mi butto dentro la doccia: sotto il getto d’acqua calda mi appunto mentalmente che è ora di fare un discorsetto al ragazzino. Dev’essere chiaro che sono io che uso lui, non viceversa…
Il marito ovviamente può aiutare ma la certezza del diritto, fa mancare nello sguardo del congiunto la cupidigia così necessaria per l’autostima femminile.
Questo preambolo per giustificare l’ingresso di Giovanni nella mia vita: un ragazzo molto giovane che ho conosciuto in palestra. Mi ha approcciata con qualche banale complimento ed abbiamo cominciato a flirtare. Ai suoi occhi devo rappresentare la MILF ideale. Per soddisfare la mia autostima, saremmo anche potuti rimanere agli sguardi passionali, ai palpeggiamenti più o meno casuali, ai sorrisi maliziosi ed alle erezioni malamente nascoste. Purtroppo in palestra la competizione è serrata e le ragazze giovani sono tante; così, per non perdere il suo interesse sono stata costretta a concedermi. Costretta è la parola giusta perché all’inizio non mi andava proprio di tradire mio marito. È un brav’uomo e, con i suoi limiti, non mi fa mancare nulla, neanche dal punto di vista sessuale.
Certo, un ragazzo giovane e carino che può permettersi due o tre atti nella stessa serata, mi riporta agli anni della mia giovinezza. Anche i nostri incontri intimi mi ricordano quel periodo: io sono sposata e lui vive ancora con i genitori. A parte complicatissimi pomeriggi organizzati in qualche motel dei dintorni (ed offerti dalla sottoscritta), i nostri incontri sono fugaci e si svolgono quasi sempre tra le docce della palestra ed i sedili posteriori della sua auto; il che, a quarant’anni suonati, è un bell’esercizio di acrobazia.
Stamattina è stato differente: mi trovo in cucina con ancora indosso il regalo di Antonio. Una vestaglietta da indossare il sabato sera, nera, semi trasparente e sexy; che mette in risalto le mie forme e tanto lo aiuta ad eccitarsi per la consueta scopata settimanale.
La sveltina in auto con Giovanni, all’uscita della palestra, e la successiva scopata con Antonio mi hanno particolarmente rilassata. Mi godo il silenzio della domenica mattina, interrotto solo dal borbottio della moka del caffè, quando arriva la notifica di un messaggio: “Buongiorno amore…”.
È Giovanni. Fortunatamente Antonio è uscito presto per andare a pescare con gli amici e non ho timore che mi scopra a chattare con un ragazzino. Poso la tazzina di caffè e rispondo: “Buongiorno a te”. Sorrido onorata di essere la prima persona a cui pensa appena sveglio. “Mi apri?”. Ho un sussulto al cuore: “Ma dove sei?”. Risposta laconica: “Qui fuori”. Per un istante sono presa dal panico e dalla rabbia: come si è permesso di venire fin sotto a casa mia? Poi mi ricordo di avergli accennato della gara di pesca di Antonio.
Gli apro il portone e lo attendo sulla porta di casa. Pochi secondi dopo eccolo arrivare a grandi passi su per le scale. “Sei pazzo” gli dico sorridente mentre mi prende per i fianchi, chiude la porta con un piede e mi trascina in cucina. Mi siede sul bancone ed eccolo lo sguardo bramoso che mi fa sentire tanto desiderata. “Ma che bella vestaglietta: è quella che indossi per farti scopare dal marito il sabato sera?” mi sussurra mentre le sue mani corrono sul mio corpo soffermandosi sul seno. “Ho dei doveri coniugali da soddisfare, io” gli rispondo con aria innocente. “Quanto tempo abbiamo?” mi domanda smanioso mentre solleva la vestaglia fino alla vita. “Potrebbe rientrare in qualsiasi momento” gli rispondo falsamente per eccitarlo. “Allora ti scopo veloce veloce e poi torno a casa” mi sorride voglioso. “Vediamo cosa sai fare” ribatto mentre allargo le gambe e appoggio la schiena sull’anta del pensile per mettermi più comoda. Lui non se lo fa ripetere due volte ed io ansimo con un misto di dolore e piacere quando, occhi negli occhi, affonda dentro di me. “Ti faccio impazzire vero?” mi chiede. Le sue mani sono avvinghiate alle mie natiche ed i movimenti sono profondi. “Si, non sei malaccio” rispondo ironica, assecondando il suo bel cazzo che si muove dentro me con forza e decisione. Mi prende per i capelli e stringendoli con forza avvicina il mio viso al suo: “Sei la mia troia?” mi sussurra leccandomi le labbra e tirandomi a se. Abbarbicata al suo collo, sussulto ad ogni colpo. “Zitto e scopami” ansimo. Le sensazioni del suo membro che strofina sul clitoride sono fantastiche. Sento il fiato mancare mentre continua a spingere dentro di me. Sto per venire… ed invece no. Il suo seme caldo mi inonda il ventre e tutto finisce.
Si china per rivestirsi ma lo fermo posandogli una gamba sulla spalla: “Dove vorresti andare?” gli chiedo imbronciata: “Non lo sai che non è gentile lasciare una donna insoddisfatta?”. In fondo le premesse erano altre, così gli prendo le mani e lo conduco in camera dove ci attende il letto ancora sfatto. La sua giovinezza mi fa sentire deliziosamente depravata. Nella penombra della stanza mi libero della vestaglia e mi siedo sul letto in attesa che si liberi dei vestiti. Guardandomi con aria strafottente, si sveste e mi sbatte in faccia il suo uccello ancora barzotto: “Succhiamelo puttanella”. Con aria compiaciuta pensa di dominarmi solo perché mi vede lavorare di bocca tra le sue gambe. Non sa che chi comanda sono io: quella con il cazzo in bocca.
La giovinezza dell’uomo accompagnata dall’esperienza di donna matura, permette tempi di recupero inimmaginabili: una volta ritrovate le misure di lavoro, si sdraia su di me e mi penetra senza troppa delicatezza. Sento l’odore acre di giovane uomo riempirmi le narici: il suo cazzo ben in tiro ed i suoi colpi subito potenti mi provocano una violenta botta di endorfina. Sebbene il femminismo che mi attanaglia, amo sentirmi dominata sotto il peso di un maschio alfa. Il suo sesso, possente e virile, continua a sbattermi con violenza. Gli afferro le natiche per cercare di guidarle verso i segreti del mio piacere. Le sue penetrazioni brutali sovrastimolano il mio punto G ed ecco finalmente arrivare il primo lungo orgasmo del weekend.
Per aumentare la sua autostima, lo supplico di fermarsi: una due, tre volte. Sorride tronfio quando finalmente mi accontenta. A cavalcioni su di me, il suo membro teso e nerboruto fa una gran figura. Io sarei già sazia ma lui, con lo sguardo bramoso si accinge a completare il lavoro lasciato a metà. Mi contorco, mi giro prona e stringo le gambe: “Basta, ti prego: non ne posso più…” lo imploro. È una scena già recitata prima: fingo di sfuggirgli per poi concedermi in posizioni inconsuete per il suo ed il mio piacere. Ma ecco che l’inaspettato accade: mi solleva i fianchi e sento la sua cappella lubrificata cercare il mio secondo canale. Con un filo di voce lo supplico: “No! Ti prego!”; vorrei oppormi ma è troppo tardi: il suo sesso è già in me accompagnato da un grugnito animale. Mi schiaccia sul letto con il culo offerto alle sue sevizie sessuali. Il dolore è lancinante ed inaspettato. La bocca aperta, schiacciata tra il materasso ed il suo viso; vorrei gridargli la rabbia ma la voce mi muore in gola. Lascio che mi sodomizzi come fossi una bambola di pezza ed incredibilmente provo anche del piacere in mezzo a tanto dolore.
Un grugnito mette finalmente la parola fine all’accoppiamento animalesco. Esce da me e si mette in cerca dei suoi vestiti. Io rimango immobile: questa volta, combattuta tra orgasmo e dolore, non lo fermo. Lui si congeda frettolosamente con un bacio sulla guancia ed una frase ambigua “Ciao, culo da favola. Ci vediamo domani in palestra”. È un complimento per la sottoscritta od un appuntamento privato con il mio fondoschiena? Una volta rimasta sola, mi butto dentro la doccia: sotto il getto d’acqua calda mi appunto mentalmente che è ora di fare un discorsetto al ragazzino. Dev’essere chiaro che sono io che uso lui, non viceversa…
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