Esame orale
di
Teacher_Debby
genere
etero
Con l’arrivo di settembre sono ricominciate le lezioni ed io ho quindi ripreso il mio lavoro e tutte le solite routine da maestra elementare; sveglia presto, doccia, preparativi e via, quasi sempre sul filo dei secondi, verso scuola.
Tutto molto ordinario, se non fosse per le risate con le mie colleghe e per la presenza di Paolo.
Lui non è un insegnate è un ragazzino sui 20 anni che svolge il Servizio civile presso l'istituto ecclesiastico in cui lavoro. Alto, muscoli ben delineati grazie agli anni di sport, un visino da bimbo molto dolce… insomma un figo.
Nonostante i vent’anni di differenza, o forse proprio per quello, è bello parlare con lui, scherzarci, flirtare un po' e metterlo in difficoltà vista anche la sua grande timidezza.
Quel giorno, durante la ricreazione, mi stava raccontando di quanto fosse stato noioso il campus estivo con le suore che non gli concedevano neppure 10 minuti di relax; ed anzi gli avevano raccomandate più volte di lasciar perdere le animatrici che erano minorenni. Si sentiva offeso perché lo avevano fatto sentire un maniaco.
La sua genuinità insieme alla sua bellezza mi facevano sorridere e un pò mi turbavano anche se era solo un ragazzino.
- Dai Paolo, magari l’anno prossimo lascio a casa il mio ragazzo e vengo al Campus, almeno avrai qualcuna di maggiorenne con cui giocare…
Nel dirlo gli appoggiai una mano sul ginocchio, forse più sulla coscia… un po’ troppo verso linguine; lui si paralizzò diventò rosso ed allora io rincarai la dose.
- Sempre che la tua fidanzata non sia gelosa
- Lasciala stare quella ho scoperto che mi ha tradito con un mio amico
- No ma dai? Ma veramente? L'hai lasciata vero?
- Si, no…. Beh insomma…
- Ho capito ma almeno gliela hai fatta un po’ pagare?
- E con chi? Le mie amiche sono cesse
Scoppiammo entrambi a ridere
- Beh non ci sono mica solo le amiche… ci sono anche le maestre per esempio… o sono troppo vecchie per te?
- Ma no no che dici anzi se fossero tutte come te…
- Quindi mi vorresti….
- Si! Certo! certo!
L’eccitazione nei suoi occhi, la concitazione con cui rispose era quasi comica; ed allora lo presi in giro:
- Guarda che intendevo al Campus
E mentre parlavo con aria civettuola e sbadata ritrassi la mano sfiorando “accidentalmente” il rigonfiamento della tuta che si era formato in mezzo alle sue gambe e mi alzai dirigendomi verso la classe.
- Beh ora la ricreazione è finita magari ne parliamo un’altra volta… ciao Paolo.
- Ciao Maestra.
Mi salutò quasi balbettando.
La mattinata trascorse normalmente senza ulteriori siparietti e dopo aver servito il pranzo ai bambini andai al bagno per rinfrescarmi e poi staccare un attimo la spina in attesa delle lezioni del pomeriggio .
Mi stavo lavando le mani quando sentii dei passi dietro di me; non avevo bisogno di girarmi per sapere che era Paolo.
Quello che non mi aspettavo fu la sua mano sul mio fianco.
Mi girai di scatto con l’intenzione di sgridarlo bonariamente ma non feci in tempo a dir nulla perché mi stampò un bacio sulle labbra e mi infilò la lingua in bocca.
Avrei dovuto spingerlo via, forse sarebbe stato giusto così, ma il ragazzo baciava bene e poi un limone non si rifiuta a nessuno.
Lui però prese coraggio mi infilò la mano sotto la maglietta e cominciò a palparmi le tette; non riuscivo a fermarlo, e forse nemmeno volevo. Quando mi disse
- Maestra hai ragione aiutami a fargliela pagare
Persi la testa. Lo presi per mano e lo spinsi nel bagno richiudendo la porta.
Gli sfilai la maglietta, accarezzai gli addominali scolpiti e gli toccai il cazzo già durissimo.
Lui intanto mi tolse maglietta e reggiseno e cominciò a leccarmi i capezzoli… avidamente. Con una mano gli tenevo la testa schiacciata sulle mie tette perché non smettesse di succhiarle e l’altra me la misi davanti alla bocca per soffocare i mugolii di piacere… anch’io ero eccitata… fra le mie gambe c’era un lago…
Cercai di riprendere il controllo, mi inginocchiai e gli sfilai tuta e boxer il cazzo rimbalzò fuori in tutta la sua durezza a pochi centimetri dalle mie labbra.
Volevo che si ricordasse di me, del mio pompino e che andasse a raccontare ai suoi amici come lo succhia una vera donna.
Cominciai a segarlo lentamente mentre con la lingua giocavo con le sue palle; Poi , con altrettanta lentezza, iniziai a leccargli l’asta assaporando ogni centimetro di pelle. Lo guardai negli occhi mentre facevo sparire la cappella nella mia bocca. Aveva un buon sapore. Era eccitante vedere la sua eccitazione mista ad incredulità.
Iniziai a succhiarglielo, assaporando quel cazzo così duro, giocando con la lingua sulla sua cappella; mi sentivo potente e troia nello stesso momento e questo mi stava facendo godere. Andai avanti così per qualche minuto fino a quando lui mi mise una mano sulla testa e tenendomi ferma mi riempì con uno, due, tre schizzi di sborra calda e densa. Avevo la bocca piena: Ingoiai. Non mi piaceva farlo ma quella volta sì. Leccai via dal cazzo le ultime goccia di sperma quindi Paolo ritirò su i pantaloni, si chinò per darmi un bacio dolce sulle labbra e se ne andò lasciandomi lì, sola, e ancora inginocchiata.
Prima di rialzarmi slacciai i primi bottoni dei pantaloni e infilai la mano nelle mutandine trovando la figa oscenamente bagnata. Mi bastò toccarmi il clitoride per pochi secondi per procurarmi un orgasmo sconquassante.
Mi alzai soddisfatta con le gambe tremolanti… non sapevo cosa sarebbe successo da quel pomeriggio ma sicuramente Quella sera avrei fatto esplodere la chat con le mie colleghe.
Tutto molto ordinario, se non fosse per le risate con le mie colleghe e per la presenza di Paolo.
Lui non è un insegnate è un ragazzino sui 20 anni che svolge il Servizio civile presso l'istituto ecclesiastico in cui lavoro. Alto, muscoli ben delineati grazie agli anni di sport, un visino da bimbo molto dolce… insomma un figo.
Nonostante i vent’anni di differenza, o forse proprio per quello, è bello parlare con lui, scherzarci, flirtare un po' e metterlo in difficoltà vista anche la sua grande timidezza.
Quel giorno, durante la ricreazione, mi stava raccontando di quanto fosse stato noioso il campus estivo con le suore che non gli concedevano neppure 10 minuti di relax; ed anzi gli avevano raccomandate più volte di lasciar perdere le animatrici che erano minorenni. Si sentiva offeso perché lo avevano fatto sentire un maniaco.
La sua genuinità insieme alla sua bellezza mi facevano sorridere e un pò mi turbavano anche se era solo un ragazzino.
- Dai Paolo, magari l’anno prossimo lascio a casa il mio ragazzo e vengo al Campus, almeno avrai qualcuna di maggiorenne con cui giocare…
Nel dirlo gli appoggiai una mano sul ginocchio, forse più sulla coscia… un po’ troppo verso linguine; lui si paralizzò diventò rosso ed allora io rincarai la dose.
- Sempre che la tua fidanzata non sia gelosa
- Lasciala stare quella ho scoperto che mi ha tradito con un mio amico
- No ma dai? Ma veramente? L'hai lasciata vero?
- Si, no…. Beh insomma…
- Ho capito ma almeno gliela hai fatta un po’ pagare?
- E con chi? Le mie amiche sono cesse
Scoppiammo entrambi a ridere
- Beh non ci sono mica solo le amiche… ci sono anche le maestre per esempio… o sono troppo vecchie per te?
- Ma no no che dici anzi se fossero tutte come te…
- Quindi mi vorresti….
- Si! Certo! certo!
L’eccitazione nei suoi occhi, la concitazione con cui rispose era quasi comica; ed allora lo presi in giro:
- Guarda che intendevo al Campus
E mentre parlavo con aria civettuola e sbadata ritrassi la mano sfiorando “accidentalmente” il rigonfiamento della tuta che si era formato in mezzo alle sue gambe e mi alzai dirigendomi verso la classe.
- Beh ora la ricreazione è finita magari ne parliamo un’altra volta… ciao Paolo.
- Ciao Maestra.
Mi salutò quasi balbettando.
La mattinata trascorse normalmente senza ulteriori siparietti e dopo aver servito il pranzo ai bambini andai al bagno per rinfrescarmi e poi staccare un attimo la spina in attesa delle lezioni del pomeriggio .
Mi stavo lavando le mani quando sentii dei passi dietro di me; non avevo bisogno di girarmi per sapere che era Paolo.
Quello che non mi aspettavo fu la sua mano sul mio fianco.
Mi girai di scatto con l’intenzione di sgridarlo bonariamente ma non feci in tempo a dir nulla perché mi stampò un bacio sulle labbra e mi infilò la lingua in bocca.
Avrei dovuto spingerlo via, forse sarebbe stato giusto così, ma il ragazzo baciava bene e poi un limone non si rifiuta a nessuno.
Lui però prese coraggio mi infilò la mano sotto la maglietta e cominciò a palparmi le tette; non riuscivo a fermarlo, e forse nemmeno volevo. Quando mi disse
- Maestra hai ragione aiutami a fargliela pagare
Persi la testa. Lo presi per mano e lo spinsi nel bagno richiudendo la porta.
Gli sfilai la maglietta, accarezzai gli addominali scolpiti e gli toccai il cazzo già durissimo.
Lui intanto mi tolse maglietta e reggiseno e cominciò a leccarmi i capezzoli… avidamente. Con una mano gli tenevo la testa schiacciata sulle mie tette perché non smettesse di succhiarle e l’altra me la misi davanti alla bocca per soffocare i mugolii di piacere… anch’io ero eccitata… fra le mie gambe c’era un lago…
Cercai di riprendere il controllo, mi inginocchiai e gli sfilai tuta e boxer il cazzo rimbalzò fuori in tutta la sua durezza a pochi centimetri dalle mie labbra.
Volevo che si ricordasse di me, del mio pompino e che andasse a raccontare ai suoi amici come lo succhia una vera donna.
Cominciai a segarlo lentamente mentre con la lingua giocavo con le sue palle; Poi , con altrettanta lentezza, iniziai a leccargli l’asta assaporando ogni centimetro di pelle. Lo guardai negli occhi mentre facevo sparire la cappella nella mia bocca. Aveva un buon sapore. Era eccitante vedere la sua eccitazione mista ad incredulità.
Iniziai a succhiarglielo, assaporando quel cazzo così duro, giocando con la lingua sulla sua cappella; mi sentivo potente e troia nello stesso momento e questo mi stava facendo godere. Andai avanti così per qualche minuto fino a quando lui mi mise una mano sulla testa e tenendomi ferma mi riempì con uno, due, tre schizzi di sborra calda e densa. Avevo la bocca piena: Ingoiai. Non mi piaceva farlo ma quella volta sì. Leccai via dal cazzo le ultime goccia di sperma quindi Paolo ritirò su i pantaloni, si chinò per darmi un bacio dolce sulle labbra e se ne andò lasciandomi lì, sola, e ancora inginocchiata.
Prima di rialzarmi slacciai i primi bottoni dei pantaloni e infilai la mano nelle mutandine trovando la figa oscenamente bagnata. Mi bastò toccarmi il clitoride per pochi secondi per procurarmi un orgasmo sconquassante.
Mi alzai soddisfatta con le gambe tremolanti… non sapevo cosa sarebbe successo da quel pomeriggio ma sicuramente Quella sera avrei fatto esplodere la chat con le mie colleghe.
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