Rape play
di
Teacher_Debby
genere
dominazione
Stavo pensando che era stata una bella serata, un paio di amiche, un drink, forse più di uno, e tanto pettegolezzi.
Una bella serata di mezza estate dove il caldo, seppur fosse passata la mezzanotte da un pezzo, non dava tregua.
Nel brevissimo percorso che mi separava dal parcheggio a casa non c'era anima viva e oltre al frinire di qualche cicala c'era solo il rumore dei miei tacchi a scandire ritmicamente i passi.
Una volta arrivata davanti alla porta , dopo aver maledetto il disordine della mia borsetta che ogni volta mi nascondeva ciò che cercavo, infilai la chiave nella toppa e feci scattare la serratura.
Fu un attimo.
un braccio mi cinse da dietro bloccandomi le braccia, una mano sulla bocca soffocò il mio urlo di terrore.
Con una pedata spalancò la porta e sollevadomi di peso mi fece entrare.
Ero nel panico, tentai di divincolarmi, ma la presa era troppo salda per ottenere un qualche risultato. La sensazione di impotenza non può essere descritta ero così terrorizzata che le urla mi rimanevano strozzate in gola.
Mi girò verso la porta e solo allora mi accorsi che altri due uomini erano entrati in casa mia; un ragazzo, sulla ventina, mulatto dai tratti nordafricani, forse tunisino, alto e muscoloso; ed un altro uomo incappucciato che richiuse la porta lasciando fuori la speranza di uscire incolume da quella situazione.
- ora io tolgo la mano dalla tua bocca; se tu gridi, tu muori, se tu non obbedisci, tu muori. chiaro?
Mi disse in un marcato accento rumeno l'uomo che mi teneva immobilizzata mentre l'altro incappucciato faceva scattare un coltello a serramanico.
Feci un cenno di assenso con la testa mentre una lacrima mi solcava il viso.
- vi prego prendete tutto quello che volete... Non dirò nulla a nessuno... Giuro!
ll ragazzo africano mi infilò la mano nella generosa scollatura della canotta, che indossavo senza reggiseno, palpandomi il seno in modo rude, senza delicatezza.
- oh certo che ci prenderemo quello che vogliamo.
Dopo aver fatto uscire le tette dalla scollatura si abbassò per leccarmi i capezzoli che erano già duri il contatto con la sua lingua mi diede un brivido ma che non mi trattenne dal colpire il ragazzo con una ginocchiata.
In realtà il mio fu più tentativo di ribellione che l'uomo parò agevolmente facendo un balzo all'indietro.
Ma questo fece incazzare il rumeno che mi strinse un braccio attorno al collo.
-senti troia ora adesso noi ci divertiremo con te che ti piaccia o no, ma se vuoi vivere ti conviene obbedire chiaro?
Sentivo la lama fredda del coltello che l'uomo incappucciato stava facendo scorrere sui seni e sui capezzoli.
Risposi di si con l'ultima aria che avevo nei polmoni.
Il rumeno lasciò la presa e mi spinse via.
Barcollante cercai di riprendere fiato ma l'uomo con il passamontagna mi fece appoggiare con le spalle alla porta e con il coltello tagliò via prima la maglietta e poi gli short di jeans che indossavo lasciandomi con le sole mutandine.
-quelle vogliamo che te le togli da sola
Disse il tunisino mentre l'incapucciato teneva il coltello sulla mia gola
Tentennai, non avrei voluto avevo paura e mi vergognavo, ma non avevo molte scelte;
presi l'elastico sui fianchi e lo spinsi verso il basso rimanendo nuda davanti a quei tre criminali.
Istintivamente tentai di coprirmi le parti intime con le braccia in un riflesso di pudore, ma l'uomo incappucciato mi prese i polsi portandomeli dietro alla schiena, esibendomi agli occhi famelici degli altri due.
Mi si parò davanti il rumeno che vedevo per la prima volta essendomi sempre stato alle spalle. Era un omuncolo sulla cinquantina basso tozzo con la pancia ed una calvizia pronunciata mentre i pochi capelli rimasti erano brizzolati e unti; insomma non bell'uomo a cui non avrei mai concesso di toccarmi. Ora invece mi stava infilando due dita nella figa ; con rudezza non per provare a darmi piacere, ma solo per farmi vedere che lo poteva fare.
- che bella troia che ci scopiamo oggi
Lo disse guardomi dritta negli occhi con uno mix di disprezzo ed eccitazione.
Mi torse un Violentemente un capezzolo. Il dolore acuto mi fece urlare. Quel lurido bastardo ne approfittò per sputarmi in bocca ed in faccia.
Mi voltai tentando inutilmente di sottrarmi.
Quello sguardo pieno di superbia e di arroganza stava turbando, nonostante la paura, nonostante lo schifo, nonostante le umiliazioni.
Ma fu un attimo perché l'uomo con il cappuccio mi prese per i capelli e mi tirò verso il basso facendomi inginocchiare, mente gli altri due, tolti i pantaloni, si stavano segando a pochi centimetri dal mio volto.
Gracchiai un no disperato tentando di rialzarmi ma con uno strattone ai capelli mio aguzzino mascherato mi fece desistere da ogni tentativo.
Fu allora che i due porci cominciarono a sbattermi i loro cazzi sulla faccia, mentre io con le labbra serrate mi voltavo rapidamente a destra e a sinistra nel vano tentativo di impedire il loro intento.
Questo balletto ridicolo fu interrotto da uno schiaffo in pieno volto del rumeno.
- senti puttana ne ho abbastanza di questa sceneggiata ora ci fai due bei pompini prima che ti sfondiamo tutta. Tanto con quella faccia da troia che ti ritrovi sarai sicuramente esperta .
Seppur dolorante lo guardai con aria di sfida ed odio, ma quando mi passò la sua cappella pulsante e violacea sulle labbra le socchiusi quel tanto che bastava per farmelo infilare dentro.
io rimasi ferma fu lui ad usare la mia bocca scopandomela; e se lui diminuiva il ritmo ci pensava quel bastardo da dietro a spingermi la testa in avanti facendomelo arrivare in gola e senza fermarsi fino a quando non venivo scossa dai conati.
Tossivo sbavavo e lacrimavo; tutto il trucco mi era collato lungo le guancie.
Peggio sentivo in bocca il sapore acre del cazzo che sapeva di uomo.
Appena ripresi fiato fu il Tunisino a riempirmi la bocca. La sua era una dotazione extra large che rendeva i tentativi forzati di farmelo ingoiare ancora più fastidiosi e degradanti.
Si alternarono per un tempo indefinito in cui nella stanza aleggiavano solo rumori gutturali della mia bocca riempita di cazzi e degli insulti che mi rivolgevano mentre si sfidavano a chi sarebbe riuscito a infilarmi più in profondità il loro arnese.
Ero totalmente impotente, ero usata, ero umiliata ma sentivo un calore provenire dal basso ventre; non me ne rendevo conto, o non volerlo ammetterlo, ma mi stavo eccitando.
L'uomo mascherato, sempre tirandomi per i capelli, mi fece alzare e mi trascinò nel salotto. Con una manata fece volare a terra tutto ciò che era sul tavolo poi mi ci spinse sopra facendomi sdraiare supina.
Il tunisino mi immobilizzò le braccia sopra la testa tenendomi per i polsi, mentre l'uomo con il volto coperto messosi di fianco mi prese le caviglie e mi spalancò le gambe tenendole aperte.
Cominciai a piangere e singhiozzando iniziai ad implorare, a chiedere pietà, ma il Rumeno, dopo averle raccolte da terra, mi ficcò le mie mutandine in bocca trasformando le mie preghiere in mugolii appena accennati.
Quindi passò la sua cappella sulle labbra della mia figa depilata ed esposta trovandola bagnata.
- si sta eccitando la troia
E con un sorrisino compiaciuto affondò il suo cazzo duro dentro di me.
la cosa peggiore che in quel momento guardando quel lurido schifoso, che probabilmente riusciva a scopare solo a pagamento mentre adesso stava abusando di me sbattendomi selvaggemente, mi sentivo esattamente come mi aveva definito: una troia.
Guardavo i sui occhi dilatati dall'eccitazione sentivo il suo cazzo entrare e uscire da dentro di me e mi sentivo puttana e questo mi faceva vergognare ma anche eccitare.
Aumentò la velocità degli affondi sentivo che stava per godere e mentre i suoi schizzi di sperma mi colpivano la pancia pensavo che avrei voluto andasse avanti ad usarmi, a farmi sentire cagna.
Non feci in tempo a scacciare quel pensiero perverso ed immorale che il tunisino prese il suo posto iniziando a fottermi.
Il suo cazzo era davvero grande ed ad ogni colpo mi sentivo aprire; quando lo affondava tutto dentro di me era come se mi arrivasse fin dentro la pancia.
Sentivo dolore ma godevo.
Vedevo i suoi muscoli contrarsi nello sforzo di sbattermi senza ritegno e mi sentivo donna.
Il bastardo, che oltre ad un gran cazzo aveva anche una grande resistenza, cominciò a toccarmi il clitoride e subito una scossa mi percosse tutta la schiena. Chiusi gli occhi per cercare di estraniarmi ma se avesse continuato per altri 10 secondi sarei venuta; ma dando due spinte più profonde mi venne dentro farcendomi di sborra.
All'improvviso nella stanza calò il silenzio i due uomini che mi tenevano lasciarono la presa. Il tunisino ed il rumeno si rivestirono e senza dire una parola se ne andarono.
Io, ancora sdraiata sulla tavola mi ranicchiai su di un fianco; stavo tremando dalla paura, dala umiliazione, ma anche della vergogna di aver quasi goduto in quella situazione.
Difficile descrivere come mi sentivo era come se stessi vivendo una esperienza extracorporea da cui rinvenni solo quando l'uomo incappucciato mi prese per mano e con estrema dolcezza mi fece scendere dal tavolo. Mi tolse le mutandine, che ancora avevo in bocca, e mi fece un carezza sulla guancia.
Poi mi portò in camera mi fece sedere sul letto.
Ero paralizzata, tremavo come una foglia , mi aspettavo che da un momento all'altro mi avrebbe presa e scopata come gli altri due.
Invece si sedette acconto a me, portò la mano al volto e si sfilò il passamontagna...
Fu allora che fui colta da un lampo; la mia mente mi ricondusse a diversi mesi prima quando facendo l'amore con il mio ragazzo fantasticammo di una violenza.
Mi chiese se volevo che quella fantasia diventasse realtà;
Si sarebbe occupato di tutto lui, io non avrei saputo nè dove nè quando: accettai!
Poi fui travolta da un orgasmo sconquassante.
Ora, tolto il passamontagna vederlo mi fece scoppiare in pianto isterico. Ci abbracciamo mi riempì di baci e cocccole fino a quando mi calmai.
A quel punto si alzò si mise in piedi davanti a me e tirò fuori il suo cazzo duro come non mai.
Mi sentivo di nuovo un burattino, mi sentivo di nuovo una troia.
Non disse nulla non ne aveva bisogno sapeva perfettamente come mi sentivo ed io sapevo cosa fare.
Voleva che gli dimostrassi che ero sua anche dopo uno stupro.
mi inginocchai e cominciai a leccarglielo e a succhiarglielo. Cappella, asta, palle non tralasciai nulla, quello era il cazzo del mio uomo ed io lo avrei voluto sempre.
- toccati
Mi ordinò.
Portai due dita in mezzo alle gambe, ero un lago, piena dei miei umori e dello sperma del tunisino che mi stava colando fuori.
Non mi ci volle molto per arrivare ai limiti dell'orgasmo ma non volevo venire prima di lui.
Cominciai a succhiarglielo ancora più forte, era al limite lo sentivo.
aumentai il ritmo anche delle mie dita pensando al rumeno, quel lurido schifoso, a come mi aveva umiliata, a come mi ero sentita sua mentre mi scopava.
Mi riempì la faccia di sborra come mai prima, dopo di che venni anch'io in un orgasmo devastante che mi laciò lí a terra tremolante e senza forze.
Boffonchiai qualcosa.
- non ho capito. Disse lui.
Raccolsi energie e fiato e scandii bene
- grazie
E proprio lí, ancora accovacciata a terra con il viso sul pavimento dopo aver avuto il più incredibile degli orgasmi, ringraziando chi aveva pianificato il mio stupro, che mi sono sentita la più lurida delle puttane.
Una bella serata di mezza estate dove il caldo, seppur fosse passata la mezzanotte da un pezzo, non dava tregua.
Nel brevissimo percorso che mi separava dal parcheggio a casa non c'era anima viva e oltre al frinire di qualche cicala c'era solo il rumore dei miei tacchi a scandire ritmicamente i passi.
Una volta arrivata davanti alla porta , dopo aver maledetto il disordine della mia borsetta che ogni volta mi nascondeva ciò che cercavo, infilai la chiave nella toppa e feci scattare la serratura.
Fu un attimo.
un braccio mi cinse da dietro bloccandomi le braccia, una mano sulla bocca soffocò il mio urlo di terrore.
Con una pedata spalancò la porta e sollevadomi di peso mi fece entrare.
Ero nel panico, tentai di divincolarmi, ma la presa era troppo salda per ottenere un qualche risultato. La sensazione di impotenza non può essere descritta ero così terrorizzata che le urla mi rimanevano strozzate in gola.
Mi girò verso la porta e solo allora mi accorsi che altri due uomini erano entrati in casa mia; un ragazzo, sulla ventina, mulatto dai tratti nordafricani, forse tunisino, alto e muscoloso; ed un altro uomo incappucciato che richiuse la porta lasciando fuori la speranza di uscire incolume da quella situazione.
- ora io tolgo la mano dalla tua bocca; se tu gridi, tu muori, se tu non obbedisci, tu muori. chiaro?
Mi disse in un marcato accento rumeno l'uomo che mi teneva immobilizzata mentre l'altro incappucciato faceva scattare un coltello a serramanico.
Feci un cenno di assenso con la testa mentre una lacrima mi solcava il viso.
- vi prego prendete tutto quello che volete... Non dirò nulla a nessuno... Giuro!
ll ragazzo africano mi infilò la mano nella generosa scollatura della canotta, che indossavo senza reggiseno, palpandomi il seno in modo rude, senza delicatezza.
- oh certo che ci prenderemo quello che vogliamo.
Dopo aver fatto uscire le tette dalla scollatura si abbassò per leccarmi i capezzoli che erano già duri il contatto con la sua lingua mi diede un brivido ma che non mi trattenne dal colpire il ragazzo con una ginocchiata.
In realtà il mio fu più tentativo di ribellione che l'uomo parò agevolmente facendo un balzo all'indietro.
Ma questo fece incazzare il rumeno che mi strinse un braccio attorno al collo.
-senti troia ora adesso noi ci divertiremo con te che ti piaccia o no, ma se vuoi vivere ti conviene obbedire chiaro?
Sentivo la lama fredda del coltello che l'uomo incappucciato stava facendo scorrere sui seni e sui capezzoli.
Risposi di si con l'ultima aria che avevo nei polmoni.
Il rumeno lasciò la presa e mi spinse via.
Barcollante cercai di riprendere fiato ma l'uomo con il passamontagna mi fece appoggiare con le spalle alla porta e con il coltello tagliò via prima la maglietta e poi gli short di jeans che indossavo lasciandomi con le sole mutandine.
-quelle vogliamo che te le togli da sola
Disse il tunisino mentre l'incapucciato teneva il coltello sulla mia gola
Tentennai, non avrei voluto avevo paura e mi vergognavo, ma non avevo molte scelte;
presi l'elastico sui fianchi e lo spinsi verso il basso rimanendo nuda davanti a quei tre criminali.
Istintivamente tentai di coprirmi le parti intime con le braccia in un riflesso di pudore, ma l'uomo incappucciato mi prese i polsi portandomeli dietro alla schiena, esibendomi agli occhi famelici degli altri due.
Mi si parò davanti il rumeno che vedevo per la prima volta essendomi sempre stato alle spalle. Era un omuncolo sulla cinquantina basso tozzo con la pancia ed una calvizia pronunciata mentre i pochi capelli rimasti erano brizzolati e unti; insomma non bell'uomo a cui non avrei mai concesso di toccarmi. Ora invece mi stava infilando due dita nella figa ; con rudezza non per provare a darmi piacere, ma solo per farmi vedere che lo poteva fare.
- che bella troia che ci scopiamo oggi
Lo disse guardomi dritta negli occhi con uno mix di disprezzo ed eccitazione.
Mi torse un Violentemente un capezzolo. Il dolore acuto mi fece urlare. Quel lurido bastardo ne approfittò per sputarmi in bocca ed in faccia.
Mi voltai tentando inutilmente di sottrarmi.
Quello sguardo pieno di superbia e di arroganza stava turbando, nonostante la paura, nonostante lo schifo, nonostante le umiliazioni.
Ma fu un attimo perché l'uomo con il cappuccio mi prese per i capelli e mi tirò verso il basso facendomi inginocchiare, mente gli altri due, tolti i pantaloni, si stavano segando a pochi centimetri dal mio volto.
Gracchiai un no disperato tentando di rialzarmi ma con uno strattone ai capelli mio aguzzino mascherato mi fece desistere da ogni tentativo.
Fu allora che i due porci cominciarono a sbattermi i loro cazzi sulla faccia, mentre io con le labbra serrate mi voltavo rapidamente a destra e a sinistra nel vano tentativo di impedire il loro intento.
Questo balletto ridicolo fu interrotto da uno schiaffo in pieno volto del rumeno.
- senti puttana ne ho abbastanza di questa sceneggiata ora ci fai due bei pompini prima che ti sfondiamo tutta. Tanto con quella faccia da troia che ti ritrovi sarai sicuramente esperta .
Seppur dolorante lo guardai con aria di sfida ed odio, ma quando mi passò la sua cappella pulsante e violacea sulle labbra le socchiusi quel tanto che bastava per farmelo infilare dentro.
io rimasi ferma fu lui ad usare la mia bocca scopandomela; e se lui diminuiva il ritmo ci pensava quel bastardo da dietro a spingermi la testa in avanti facendomelo arrivare in gola e senza fermarsi fino a quando non venivo scossa dai conati.
Tossivo sbavavo e lacrimavo; tutto il trucco mi era collato lungo le guancie.
Peggio sentivo in bocca il sapore acre del cazzo che sapeva di uomo.
Appena ripresi fiato fu il Tunisino a riempirmi la bocca. La sua era una dotazione extra large che rendeva i tentativi forzati di farmelo ingoiare ancora più fastidiosi e degradanti.
Si alternarono per un tempo indefinito in cui nella stanza aleggiavano solo rumori gutturali della mia bocca riempita di cazzi e degli insulti che mi rivolgevano mentre si sfidavano a chi sarebbe riuscito a infilarmi più in profondità il loro arnese.
Ero totalmente impotente, ero usata, ero umiliata ma sentivo un calore provenire dal basso ventre; non me ne rendevo conto, o non volerlo ammetterlo, ma mi stavo eccitando.
L'uomo mascherato, sempre tirandomi per i capelli, mi fece alzare e mi trascinò nel salotto. Con una manata fece volare a terra tutto ciò che era sul tavolo poi mi ci spinse sopra facendomi sdraiare supina.
Il tunisino mi immobilizzò le braccia sopra la testa tenendomi per i polsi, mentre l'uomo con il volto coperto messosi di fianco mi prese le caviglie e mi spalancò le gambe tenendole aperte.
Cominciai a piangere e singhiozzando iniziai ad implorare, a chiedere pietà, ma il Rumeno, dopo averle raccolte da terra, mi ficcò le mie mutandine in bocca trasformando le mie preghiere in mugolii appena accennati.
Quindi passò la sua cappella sulle labbra della mia figa depilata ed esposta trovandola bagnata.
- si sta eccitando la troia
E con un sorrisino compiaciuto affondò il suo cazzo duro dentro di me.
la cosa peggiore che in quel momento guardando quel lurido schifoso, che probabilmente riusciva a scopare solo a pagamento mentre adesso stava abusando di me sbattendomi selvaggemente, mi sentivo esattamente come mi aveva definito: una troia.
Guardavo i sui occhi dilatati dall'eccitazione sentivo il suo cazzo entrare e uscire da dentro di me e mi sentivo puttana e questo mi faceva vergognare ma anche eccitare.
Aumentò la velocità degli affondi sentivo che stava per godere e mentre i suoi schizzi di sperma mi colpivano la pancia pensavo che avrei voluto andasse avanti ad usarmi, a farmi sentire cagna.
Non feci in tempo a scacciare quel pensiero perverso ed immorale che il tunisino prese il suo posto iniziando a fottermi.
Il suo cazzo era davvero grande ed ad ogni colpo mi sentivo aprire; quando lo affondava tutto dentro di me era come se mi arrivasse fin dentro la pancia.
Sentivo dolore ma godevo.
Vedevo i suoi muscoli contrarsi nello sforzo di sbattermi senza ritegno e mi sentivo donna.
Il bastardo, che oltre ad un gran cazzo aveva anche una grande resistenza, cominciò a toccarmi il clitoride e subito una scossa mi percosse tutta la schiena. Chiusi gli occhi per cercare di estraniarmi ma se avesse continuato per altri 10 secondi sarei venuta; ma dando due spinte più profonde mi venne dentro farcendomi di sborra.
All'improvviso nella stanza calò il silenzio i due uomini che mi tenevano lasciarono la presa. Il tunisino ed il rumeno si rivestirono e senza dire una parola se ne andarono.
Io, ancora sdraiata sulla tavola mi ranicchiai su di un fianco; stavo tremando dalla paura, dala umiliazione, ma anche della vergogna di aver quasi goduto in quella situazione.
Difficile descrivere come mi sentivo era come se stessi vivendo una esperienza extracorporea da cui rinvenni solo quando l'uomo incappucciato mi prese per mano e con estrema dolcezza mi fece scendere dal tavolo. Mi tolse le mutandine, che ancora avevo in bocca, e mi fece un carezza sulla guancia.
Poi mi portò in camera mi fece sedere sul letto.
Ero paralizzata, tremavo come una foglia , mi aspettavo che da un momento all'altro mi avrebbe presa e scopata come gli altri due.
Invece si sedette acconto a me, portò la mano al volto e si sfilò il passamontagna...
Fu allora che fui colta da un lampo; la mia mente mi ricondusse a diversi mesi prima quando facendo l'amore con il mio ragazzo fantasticammo di una violenza.
Mi chiese se volevo che quella fantasia diventasse realtà;
Si sarebbe occupato di tutto lui, io non avrei saputo nè dove nè quando: accettai!
Poi fui travolta da un orgasmo sconquassante.
Ora, tolto il passamontagna vederlo mi fece scoppiare in pianto isterico. Ci abbracciamo mi riempì di baci e cocccole fino a quando mi calmai.
A quel punto si alzò si mise in piedi davanti a me e tirò fuori il suo cazzo duro come non mai.
Mi sentivo di nuovo un burattino, mi sentivo di nuovo una troia.
Non disse nulla non ne aveva bisogno sapeva perfettamente come mi sentivo ed io sapevo cosa fare.
Voleva che gli dimostrassi che ero sua anche dopo uno stupro.
mi inginocchai e cominciai a leccarglielo e a succhiarglielo. Cappella, asta, palle non tralasciai nulla, quello era il cazzo del mio uomo ed io lo avrei voluto sempre.
- toccati
Mi ordinò.
Portai due dita in mezzo alle gambe, ero un lago, piena dei miei umori e dello sperma del tunisino che mi stava colando fuori.
Non mi ci volle molto per arrivare ai limiti dell'orgasmo ma non volevo venire prima di lui.
Cominciai a succhiarglielo ancora più forte, era al limite lo sentivo.
aumentai il ritmo anche delle mie dita pensando al rumeno, quel lurido schifoso, a come mi aveva umiliata, a come mi ero sentita sua mentre mi scopava.
Mi riempì la faccia di sborra come mai prima, dopo di che venni anch'io in un orgasmo devastante che mi laciò lí a terra tremolante e senza forze.
Boffonchiai qualcosa.
- non ho capito. Disse lui.
Raccolsi energie e fiato e scandii bene
- grazie
E proprio lí, ancora accovacciata a terra con il viso sul pavimento dopo aver avuto il più incredibile degli orgasmi, ringraziando chi aveva pianificato il mio stupro, che mi sono sentita la più lurida delle puttane.
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