Mia moglie e la doccia del campeggio2
di
Raccontoeros
genere
esibizionismo
Mentre tornavamo insieme alla roulotte, ero una polveriera. Volevo affrontarla, gridarle contro… ma allo stesso tempo sentivo un desiderio insano, feroce, che mi serrava la gola.
E il peggio era che, nonostante tutto, non riuscivo a smettere di desiderarla.
Il pomeriggio, dopo pranzo, eravamo seduti all’ombra della veranda. Io con un libro che non leggevo, lei che si passava la crema sulle gambe con gesti lenti.
Dovevo dirle qualcosa. Non tutto, non subito… ma almeno lanciarle un amo, per vedere come avrebbe reagito.
«Sai, Anna…» iniziai, cercando un tono neutro, «ho sempre pensato di conoscerti bene.» Lei alzò gli occhi, sorridendo. «E invece?» «E invece a volte ho la sensazione che tu abbia… lati nascosti.»
Lei rise, ma non abbassò lo sguardo. «Lati nascosti? Addirittura. Tipo segreti inconfessabili?» «Forse,» dissi, fissandola negli occhi.
Per qualche secondo restammo così, in silenzio. Poi lei si sporse un po’ verso di me. «E se così fosse ?» sussurrò.
Sentii il cuore accelerare.
«Non so se ne sarei felice… o distrutto,» mormorai. «Magari entrambe le cose,» rispose lei, tornando a stendersi sulla sdraio. Il tono era leggero, ma i suoi occhi brillavano di una scintilla insolita.
Non resistetti. Dovevo spingere ancora. «Sai cosa mi domando a volte?» dissi. «Come reagiresti se qualcuno ti… guardasse con più malizia del solito… o addirittura ti spiasse.»
Lei fece finta di riflettere, tamburellando con le dita sul bracciolo. «Mmm… dipenderebbe da..» senza finire la frase «Dipenderebbe da…?» ripetei, con un nodo alla gola. «Beh... Da chi guarda...»
Quelle parole mi trafissero come lame. Era la conferma senza essere la conferma.
Provai a mascherare la voce roca. «E se fosse qualcuno… molto più giovane di te?» Lei sollevò un sopracciglio, con un mezzo sorriso. «Significherebbe che non sembro poi così vecchia, no?»
Mi mancò il fiato. Era riuscita a trasformare una domanda accusatoria in un complimento velato, in un gioco.
Sorseggiò lentamente un po’ d’acqua, sistemandosi i capelli dietro le spalle. «Perché queste domande strane, amore?» chiese, con voce dolce. Non riuscivo a capacitarmene, da quando era diventata un'attrice così brava!?
«Perché… a volte penso che tu non sia davvero la donna che credevo di conoscere» Lei girò gli occhi al cielo per un secondo. «Forse è meglio così.» Quelle ultime parole mi fecero rabbrividire e non ebbi il coraggio di dire nulla.
Fu di nuovo mattino, dopo un’altra notte insonne.
Quando la vidi prendere il telo e avviarsi verso le docce, il cuore cominciò a martellare. Questa volta la seguii deciso, con il passo leggero di chi non vuole farsi scoprire. E come il giorno prima, eccoli lì: i ragazzi appostati dietro la solita siepe.
Mi nascosi anch’io e scrutai.
Anna stava già iniziando lo spettacolo. Tolse lentamente il costume, come in una sorta di rituale. Poi si voltò di spalle, consapevole della visuale. E fu allora che mi gelai: cominciò a insaponarsi il lato B con gesti volutamente lenti, circolari, marcati, lasciando che la schiuma scendesse piano sulle cosce. Ogni tanto piegava leggermente le ginocchia, a sottolineare le forme e a far intravedere la figa, nuda da dietro grondante.
Dal cespuglio arrivò un soffocato sussurro dei ragazzi. Non riuscivo a capire cosa si stessero dicendo. E io? Io muto ardevo di rabbia e desiderio allo stesso tempo. Sentivo la mascella serrata, i pugni che si stringevano. Quella scena mi divorava.
Non resistetti più.
Feci il giro della siepe e spalancai la porta con un colpo secco. «Anna!» urlai, con la voce roca di rabbia e gelosia.
Lei sobbalzò, voltandosi di scatto. Cercò d’istinto di coprirsi. Il telo era lontano, restò nuda, sorpresa e colta in flagrante.
«Che… che ci fai qui?» balbettò.
Mi avvicinai di due passi, l’acqua calda che mi investiva. «Per chi lo stavi facendo, eh? Per chi?!»
«Io? Ma… che dici?! Mi stavo solo lavando!» replicò con voce tremante, ma gli occhi le brillavano di un’eccitazione e paura che non riusciva a nascondere.
«Bugiarda!» le presi i polsi, stringendoli. «Ho visto ogni gesto, ogni sorriso. Lo fai da giorni. Lo so che fuori ci sono quei ragazzi. Lo so che li stavi stuzzicando.»
«Sei pazzo… io…io...» iniziò, ma non la lasciai finire.
Le schiacciai la bocca con un bacio furioso, possessivo. Le lingue si intorcinarono convulsamente. Lei gemette piano, sorpresa e travolta. Le mani mi artigliarono le spalle come a respingermi, ma dopo un attimo mi strinse a sé con forza.
Avevo un’erezione fortissima e lei la sentì. Dalla resistenza, le sue mani passarono lascive a scorrermi sul petto e a tastare la patta del costume. Il cazzo durissimo spingeva di lato sulla stoffa. Cercò convulsamente di slacciarlo. E finalmente me lo prese in mano. Era di marmo. Chiuse il pugno sulla cappella tirandola giù procurandomi un fremito per tutto il corpo.
«Allora dimmi la verità!» sibilai staccando per un istante la lingua dalla sua bocca. «Ti piace che stiano lì fuori a spiarti eh?»
«Io… io...» balbettò. Era evidente che fosse stata presa in contropiede e non sapeva gestire la situazione. Ma la sua eccitazione era evidentissima da come mi scappucciava il cazzo. La eccitava avermi eccitato!
La sollevai di peso, spingendola contro la parete liscia e bagnata. Proprio di fronte i pannelli sgangherati, al di là dei quali c’erano i due ragazzi. Le sue gambe sembravano cedere a quella mossa. Tenendola da dietro per i capelli con un fare audace e autoritario che non avevo mai adoperato, le spalancai le gambe facendo leva con un piede. A pecora faccia a muro ora era sottomessa alla mia “vendetta”.
“Ti piace fare la troia per quei segaioli eh?” le sussurravo all’orecchio ma neanche tanto. Una parte di me voleva che mi sentissero. Intanto le puntavo la cappella sul buco del culo. “ma sei…sei pazzo” riusciva a balbettare mentre sentivo l’ano contrarsi a protezione. Non era mai stata un’amante dell’anale. In tutti quegli anni di matrimonio, il numero di volte che si era lasciata andare a quel tipo di piacere si contavano sulle dita di una mano.
Ma ero talmente carico tra ira, eccitazione e gelosia, che volevo in un certo senso farle pagare il giochino che aveva fatto alle mie spalle. Volevo possederla dominandola come in un accoppiamento animale. Il rumore dell’acqua si mischiava ai nostri respiri spezzati.
«Adesso sì che ti guardano…» le dissi, la voce roca, mentre le puntavo la cappella sull’ano, sperando di vincere le sue resistenze. «Adesso non vedono più solo il tuo gioco… ti vedono mentre tuo marito te lo mette in culo.»
Le strizzai i capezzoli. Anna gemette, cercando di coprire la bocca con la mano, ma io gliela scostai. «No, voglio che ti sentano. Rispondi, Anna! Ti piace che loro siano lì fuori?»
Lei, con gli occhi chiusi e le unghie conficcate a lato del mio bacino ansimò: «Sì…» Mi mandò in estasi. Le infilai indice e medio tesi a forma di uncino su per la figa. Tra gemiti osceni che non avevo mai sentito farle in anni di matrimonio. «Ah si... sì...» cominciò a godere. Continuai aumentando il ritmo pian piano. "Che lurida" le sussurrai all'orecchio e continuavo a sditalinarla. La spinsi più forte al muro tirandole i capelli, presi il cazzo alla base e puntai deciso la cappella sul buco del culo. Questa volta percepii meno resistenza, le membra sembravano ora arrendevoli a quello che volevo.
«Ahhhh...» diceva tra gemiti di piacere e dolore. Immaginavo furioso i ragazzi tormentarsi i cazzi pochi centimetri fuori dalla doccia. Finalmente sentii le carni ammorbidirsi e l'ano rilassarsi accogliendo l'ingresso del mio glande bollente.
« Oh diiio...» sussultò lei e un fremito che mi percorse lungo la spina dorsale. La stavo inculando davanti a due ragazzini guardoni. Ero in trance. Presi ad affondare colpi su colpi con un ritmo sempre più crescente. Ai sui gemiti si alternava il rumore dei nostri bacini che facevano da applauso continuo e intenso. Le sue tettone dai capezzoli duri come chiodi ballonzolavano oscene, davanti agli spiragli che i pannelli regalavano ai nostri spettatori.
« Ti piace che sono li fuori a segarsi eh...» le ringhiai all'orecchio mentre la pompavo. « Si.. si...» riusciva a rispondere lei trafelata con un filo di voce.
« Diglielo che ti piace...» continuai. « Diglielo!»
« Mi piace... ah..ahh … mi piace farvi segaaare.. » quelle parole, urlate quasi dal dolore mi fecero letteralmente impazzire e, in pochi secondi, sentii l'orgasmo montare impetuoso. Le tirai i capelli mentre irrigidendomi convulsamente scaricai tutta la sborra che avevo nel suo culo. Fiotti e fiotti che la riempirono tutta. E lei li, gemente a godersi l'inculatura più rude che avesse mai avuto. Per un istante ebbi l'immagine degli animatori fuori le docce schizzare allo stesso modo sui pannelli divisori. Era tutto surreale. Non potevo aver goduto così tanto in questo modo e quella... mentre la guardavo riprender fiato, esausta, poggiata alla parete, non poteva essere mia moglie...
continua?
per contatti: amo.69@live.it
E il peggio era che, nonostante tutto, non riuscivo a smettere di desiderarla.
Il pomeriggio, dopo pranzo, eravamo seduti all’ombra della veranda. Io con un libro che non leggevo, lei che si passava la crema sulle gambe con gesti lenti.
Dovevo dirle qualcosa. Non tutto, non subito… ma almeno lanciarle un amo, per vedere come avrebbe reagito.
«Sai, Anna…» iniziai, cercando un tono neutro, «ho sempre pensato di conoscerti bene.» Lei alzò gli occhi, sorridendo. «E invece?» «E invece a volte ho la sensazione che tu abbia… lati nascosti.»
Lei rise, ma non abbassò lo sguardo. «Lati nascosti? Addirittura. Tipo segreti inconfessabili?» «Forse,» dissi, fissandola negli occhi.
Per qualche secondo restammo così, in silenzio. Poi lei si sporse un po’ verso di me. «E se così fosse ?» sussurrò.
Sentii il cuore accelerare.
«Non so se ne sarei felice… o distrutto,» mormorai. «Magari entrambe le cose,» rispose lei, tornando a stendersi sulla sdraio. Il tono era leggero, ma i suoi occhi brillavano di una scintilla insolita.
Non resistetti. Dovevo spingere ancora. «Sai cosa mi domando a volte?» dissi. «Come reagiresti se qualcuno ti… guardasse con più malizia del solito… o addirittura ti spiasse.»
Lei fece finta di riflettere, tamburellando con le dita sul bracciolo. «Mmm… dipenderebbe da..» senza finire la frase «Dipenderebbe da…?» ripetei, con un nodo alla gola. «Beh... Da chi guarda...»
Quelle parole mi trafissero come lame. Era la conferma senza essere la conferma.
Provai a mascherare la voce roca. «E se fosse qualcuno… molto più giovane di te?» Lei sollevò un sopracciglio, con un mezzo sorriso. «Significherebbe che non sembro poi così vecchia, no?»
Mi mancò il fiato. Era riuscita a trasformare una domanda accusatoria in un complimento velato, in un gioco.
Sorseggiò lentamente un po’ d’acqua, sistemandosi i capelli dietro le spalle. «Perché queste domande strane, amore?» chiese, con voce dolce. Non riuscivo a capacitarmene, da quando era diventata un'attrice così brava!?
«Perché… a volte penso che tu non sia davvero la donna che credevo di conoscere» Lei girò gli occhi al cielo per un secondo. «Forse è meglio così.» Quelle ultime parole mi fecero rabbrividire e non ebbi il coraggio di dire nulla.
Fu di nuovo mattino, dopo un’altra notte insonne.
Quando la vidi prendere il telo e avviarsi verso le docce, il cuore cominciò a martellare. Questa volta la seguii deciso, con il passo leggero di chi non vuole farsi scoprire. E come il giorno prima, eccoli lì: i ragazzi appostati dietro la solita siepe.
Mi nascosi anch’io e scrutai.
Anna stava già iniziando lo spettacolo. Tolse lentamente il costume, come in una sorta di rituale. Poi si voltò di spalle, consapevole della visuale. E fu allora che mi gelai: cominciò a insaponarsi il lato B con gesti volutamente lenti, circolari, marcati, lasciando che la schiuma scendesse piano sulle cosce. Ogni tanto piegava leggermente le ginocchia, a sottolineare le forme e a far intravedere la figa, nuda da dietro grondante.
Dal cespuglio arrivò un soffocato sussurro dei ragazzi. Non riuscivo a capire cosa si stessero dicendo. E io? Io muto ardevo di rabbia e desiderio allo stesso tempo. Sentivo la mascella serrata, i pugni che si stringevano. Quella scena mi divorava.
Non resistetti più.
Feci il giro della siepe e spalancai la porta con un colpo secco. «Anna!» urlai, con la voce roca di rabbia e gelosia.
Lei sobbalzò, voltandosi di scatto. Cercò d’istinto di coprirsi. Il telo era lontano, restò nuda, sorpresa e colta in flagrante.
«Che… che ci fai qui?» balbettò.
Mi avvicinai di due passi, l’acqua calda che mi investiva. «Per chi lo stavi facendo, eh? Per chi?!»
«Io? Ma… che dici?! Mi stavo solo lavando!» replicò con voce tremante, ma gli occhi le brillavano di un’eccitazione e paura che non riusciva a nascondere.
«Bugiarda!» le presi i polsi, stringendoli. «Ho visto ogni gesto, ogni sorriso. Lo fai da giorni. Lo so che fuori ci sono quei ragazzi. Lo so che li stavi stuzzicando.»
«Sei pazzo… io…io...» iniziò, ma non la lasciai finire.
Le schiacciai la bocca con un bacio furioso, possessivo. Le lingue si intorcinarono convulsamente. Lei gemette piano, sorpresa e travolta. Le mani mi artigliarono le spalle come a respingermi, ma dopo un attimo mi strinse a sé con forza.
Avevo un’erezione fortissima e lei la sentì. Dalla resistenza, le sue mani passarono lascive a scorrermi sul petto e a tastare la patta del costume. Il cazzo durissimo spingeva di lato sulla stoffa. Cercò convulsamente di slacciarlo. E finalmente me lo prese in mano. Era di marmo. Chiuse il pugno sulla cappella tirandola giù procurandomi un fremito per tutto il corpo.
«Allora dimmi la verità!» sibilai staccando per un istante la lingua dalla sua bocca. «Ti piace che stiano lì fuori a spiarti eh?»
«Io… io...» balbettò. Era evidente che fosse stata presa in contropiede e non sapeva gestire la situazione. Ma la sua eccitazione era evidentissima da come mi scappucciava il cazzo. La eccitava avermi eccitato!
La sollevai di peso, spingendola contro la parete liscia e bagnata. Proprio di fronte i pannelli sgangherati, al di là dei quali c’erano i due ragazzi. Le sue gambe sembravano cedere a quella mossa. Tenendola da dietro per i capelli con un fare audace e autoritario che non avevo mai adoperato, le spalancai le gambe facendo leva con un piede. A pecora faccia a muro ora era sottomessa alla mia “vendetta”.
“Ti piace fare la troia per quei segaioli eh?” le sussurravo all’orecchio ma neanche tanto. Una parte di me voleva che mi sentissero. Intanto le puntavo la cappella sul buco del culo. “ma sei…sei pazzo” riusciva a balbettare mentre sentivo l’ano contrarsi a protezione. Non era mai stata un’amante dell’anale. In tutti quegli anni di matrimonio, il numero di volte che si era lasciata andare a quel tipo di piacere si contavano sulle dita di una mano.
Ma ero talmente carico tra ira, eccitazione e gelosia, che volevo in un certo senso farle pagare il giochino che aveva fatto alle mie spalle. Volevo possederla dominandola come in un accoppiamento animale. Il rumore dell’acqua si mischiava ai nostri respiri spezzati.
«Adesso sì che ti guardano…» le dissi, la voce roca, mentre le puntavo la cappella sull’ano, sperando di vincere le sue resistenze. «Adesso non vedono più solo il tuo gioco… ti vedono mentre tuo marito te lo mette in culo.»
Le strizzai i capezzoli. Anna gemette, cercando di coprire la bocca con la mano, ma io gliela scostai. «No, voglio che ti sentano. Rispondi, Anna! Ti piace che loro siano lì fuori?»
Lei, con gli occhi chiusi e le unghie conficcate a lato del mio bacino ansimò: «Sì…» Mi mandò in estasi. Le infilai indice e medio tesi a forma di uncino su per la figa. Tra gemiti osceni che non avevo mai sentito farle in anni di matrimonio. «Ah si... sì...» cominciò a godere. Continuai aumentando il ritmo pian piano. "Che lurida" le sussurrai all'orecchio e continuavo a sditalinarla. La spinsi più forte al muro tirandole i capelli, presi il cazzo alla base e puntai deciso la cappella sul buco del culo. Questa volta percepii meno resistenza, le membra sembravano ora arrendevoli a quello che volevo.
«Ahhhh...» diceva tra gemiti di piacere e dolore. Immaginavo furioso i ragazzi tormentarsi i cazzi pochi centimetri fuori dalla doccia. Finalmente sentii le carni ammorbidirsi e l'ano rilassarsi accogliendo l'ingresso del mio glande bollente.
« Oh diiio...» sussultò lei e un fremito che mi percorse lungo la spina dorsale. La stavo inculando davanti a due ragazzini guardoni. Ero in trance. Presi ad affondare colpi su colpi con un ritmo sempre più crescente. Ai sui gemiti si alternava il rumore dei nostri bacini che facevano da applauso continuo e intenso. Le sue tettone dai capezzoli duri come chiodi ballonzolavano oscene, davanti agli spiragli che i pannelli regalavano ai nostri spettatori.
« Ti piace che sono li fuori a segarsi eh...» le ringhiai all'orecchio mentre la pompavo. « Si.. si...» riusciva a rispondere lei trafelata con un filo di voce.
« Diglielo che ti piace...» continuai. « Diglielo!»
« Mi piace... ah..ahh … mi piace farvi segaaare.. » quelle parole, urlate quasi dal dolore mi fecero letteralmente impazzire e, in pochi secondi, sentii l'orgasmo montare impetuoso. Le tirai i capelli mentre irrigidendomi convulsamente scaricai tutta la sborra che avevo nel suo culo. Fiotti e fiotti che la riempirono tutta. E lei li, gemente a godersi l'inculatura più rude che avesse mai avuto. Per un istante ebbi l'immagine degli animatori fuori le docce schizzare allo stesso modo sui pannelli divisori. Era tutto surreale. Non potevo aver goduto così tanto in questo modo e quella... mentre la guardavo riprender fiato, esausta, poggiata alla parete, non poteva essere mia moglie...
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