Per Elisa

di
genere
tradimenti

Conobbi Elisa una sera, mentre, eccitato all'idea di provare per la prima volta un'esperienza con una donna molto più grande di me, scrollavo profili su Facebook. Quando balzai sul suo profilo, rimasi folgorato: lunghi capelli color platino, occhi azzurri e una bocca ricamata di labbra rosse e carnose.
La prima conversazione, che la donna sostenne con grande interesse, mi fece conoscere meglio la sua persona: Elisa aveva 46 anni, nessun marito e nessun figlio, per scelta, diceva lei. Viveva con la madre, anziana e malata, poco distante da casa mia.
Capii ben presto che Elisa era una vedova nera, una mangiatrice di uomini, esattamente ciò che stavo cercando.
Sono sempre stato bravo a parole, il verbo è il mio talento, e ho sempre avuto la capacità di catturare l'attenzione delle donne con la mia dialettica e la mia retorica.
Amo leggere, si tratta di una passione che ho fin da ragazzino, e non nego che grazie ai libri io sia riuscito ad ampliare il mio vocabolario e la mia capacità di attirare l'attenzione delle persone.
Elisa era una donna semplice, e non passò molto tempo dall'inizio della conversazione che realizzai che ormai, era preda inerme della mia rete.
Mi chiese di vederci, il prima possibile, per bere qualcosa. Accettai per la sera successiva, essendo libero dagli impegni con la mia fidanzata.
Ho 24 anni, la mia ragazza 22, e per quanto io l'ami profondamente e la ritenga la ragazza più dolce, amorevole ed educata che io abbia mai conosciuto, non posso fare a meno di cercare le attenzioni segrete di altre donne.
Se dovessi spiegare questa cosa ad uno strizzarcervelli, direi che sento dentro come una sorta di necessità, una fame segreta che compare saltuariamente nel mio animo e che mi divora gli organi interni, togliendomi il sonno e la serenità fino a quando non viene soddisfatta, facendola tornare dormiente negli angoli più remoti del mio essere.
Io lo chiamo il mio "Essere indefinito ed Indefinibile", e in quei giorni mi tormentava davvero senza sosta: era ora di soddisfarlo.
La sera successiva incontrai Elisa in un parcheggio isolato, poco distante dal locale dove avremmo bevuto un paio di americani chiacchierando delle nostre vite: le raccontai del mio lavoro e della mia famiglia, ma non accennai alla mia relazione, è una regola che rispetto sempre con ferreo rigore.
Lei fece lo stesso, e mentre parlava la osservavo: il vestito era corto, colorato, e i suoi sguardi da pantera mi mettevano quasi a disagio. Il suo carattere mi piaceva: esplosiva, diretta e sincera, non aveva bisogno di mezzi termini e si era fatta da sola, una vera donna indipendente.
Poche ore dopo, senza nemmeno accorgermene, ero seduto sui sedili posteriori della sua auto assieme a lei, le baciavo il collo, e con la mano destra accarezzavo il suo interno coscia.
Lei gemeva delicatamente, la mia lingua esplorava le sue orecchie, mentre con la mano non vedevo l'ora di raggiungere il luogo proibito e segreto di ogni donna. Aveva delle gambe toniche ma massicce, morbide al tatto.
Presi coraggio e le feci sfilare le mutandine, le quali finirono chissà dove nell'auto.
I suoi umori avevano già raggiunto e bagnato l'interno delle cosce, quando con le dita scivolai dentro di lei. La donna accolse il mio indice destro con un gemito rumoroso, e io realizzai quanto Elisa fosse dannatamente umida e bollente. Non vi mentirò, e non esagererò: la vagina di quella donna, perfettamente depilata e leggermente carnosa, era incandescente, e le mie dita scottavano davvero.
Il mio pene era di marmo, e mentre facevo del mio meglio per darle piacere con le dita, le sussurrai che non mi era mai capitato di toccare una donna che scottasse come la sabbia sotto il sole.
-Non sei... il primo... a dirmi questa cosa...
La sua voce era soffocata dai gemiti, e ben presto iniziò a imperlare i sedili di liquidi caldi, che uscivano dal suo piccolo buco superiore a piccoli schizzi. L'odore nell'auto divenne pungente e mi imbizzarrì.
Non avevo mai vissuto nulla di simile, la mia ragazza è solita squirtare, ma questo avviene di rado, quando la situazione è particolarmente eccitante. Elisa invece stava inondando la sua stessa auto per colpa di un singolo, giovane e probabilmente inesperto dito indice.
Non saprei dire quanto durò il mio gioco di dita, ma quando lei fermò la mia mano ormai bagnata come se fosse stata immersa nell'acqua provai sollievo: era il mio turno.
In pochi secondi pantaloni e mutande erano spariti, e la bocca di Elisa era a pochi centimetri dal mio cazzo, duro come una roccia.
-Adesso tocca a me ragazzo!
Così disse, prima di calare le labbra spalancate su di me e accogliere in bocca il mio membro. Quella donna era una fornace vivente, anche l'interno della bocca era caldo e maledettamente umido. Cominciai a dimenarmi, in preda a piccoli spasmi di piacere mentre le sue labbra tracciavano con costanza un percorso che partiva dalla punta del mio glande alla base del pene, quasi allo scroto. Quando raggiungeva la punta, la lingua di Elisa torturava la mia cappella con movimenti rapidi e serpentini.
Gemetti più forte, in preda all'estasi, mentre la mia mano sinistra stringeva leggermente il suo polso. Portai la mano destra alla bocca, quasi a voler soffocare i miei rumori: l'odore della sua vagina mi investì. Non racconterò il falso: durò poco, sfido qualunque uomo, eccitato com'ero io, a resistere per più di cinque minuti alla letale bocca di Elisa.
-Sto per venire... posso... in bocca?
Senza staccare le labbra dal mio cazzo, Elisa fece un piccolo cenno di assenso con la testa, iniziando a succhiare ancora più velocemente e sbuffando vigorosamente dalle narici, l'aria investì la pelle e i peli pubici del mio scroto.
Gridai come poche volte, stringendole con forza il polso, mentre fiotti di sperma inondavano la sua bocca incandescente. Con la maestria che ci si aspetta da una donna di 46 anni, Elisa continuò a succhiarmi e a ingoiare, prosciugando ogni goccia di liquido e continuando anche quando ormai ero completamente svuotato.
Mi dimenai vigorosamente, ma la donna non sembrava intenzionata a smettere di succhiare, nemmeno quando il mio pene cominciò ad ammosciarsi, esausto, dentro la sua bocca.
Non dissi nulla, non sapevo cosa dire, ma sapevo che non avrei potuto continuare, ero stanchissimo, e leggermente imbarazzato.
Poco dopo lei comprese e rinunciò, sollevandosi.
-Tutto qui ragazzo?
Il suo tono era amorevole e scherzoso, ma non feci a meno di notare una punta di delusione nella sua voce.
Mi schiaffeggiò dolcemente la guancia e sorrise.
-Devi impegnarti di più se vuoi scoparmi!

Continua...
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2025-09-03
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