Le quaranta ca...rte

di
genere
masturbazione

“La vita è super, soldi e roba o fame e sete e siccità, fiumi di spermatozoi”, diceva Bianconi dei Baustelle in un raro momento di sintesi lucida.
Quei fiumi che prima o poi tutti abbiamo lasciato al mondo, e regalato a kleenex sparsi per le nostre case, letti, bagni. E nulla, tutto questo per dire che stanotte il poco sonno di fine estate mi ha portato a cercare do fare un elenco abbastanza analitico di tutte le ragazze su cui mi sono masturbato. Escludendo le fantasie da ragazzino sui personaggi famosi, sennò andiamo subito sul banale. Anche perché, in realtà sono stato piuttosto anomalo, intorno ai 13 anni: non me le filavo già allora. Non mi sentivo preso, non mi dava nulla fantasticare su qualcuna su cui in quello stesso momento si stava segando la maggior parte dei maschi senzienti in ogni parte del pianeta. Questo, prima che arrivassero le Spice Girls, ovvio.
No, scherzo, mi garbava di più Nicole delle All Saints.
No, scherzo di nuovo, lei se la trombava Robbie Williams, quindi era inarrivabile perfino nei sogni.
Comunque, torniamo alla lista. Escludiamo anche qualsiasi viso sconosciuto su video, siti o riviste porno, se no facciamo l’alba. Volendo, dovremmo pure escludere le ex, non tanto per un risultare un po’ triste, quanto perché come in una memorabile massima di “Porci con le ali”, masturbarsi per più due volte nella vita pensando a una persona con cui hai scopato dal vero dovrebbe essere proibito per legge, in quanto finisci con sporcarti il ricordo e prima o poi ti sembrerà di non avere mai avuto quel rapporto sessuale.
Restano le persone, dunque. Le persone vere. Di passaggio oppure importanti, persone che hai incontrato una volta sola o che ti sono invece rimaste nel cervello a martellarti per anni. Ragazze che lasciano un segno.
Cominciamo a contare, allora. Se possibile, lo sforzo di memoria dovrebbe essere cronologico. E vabbè, partire da F., è troppo scontato, era la più figa della classe in prima liceo, quella è di default, diciamo: dei maschi di classe, c’è che si è tirato delle seghe frenetiche su di lei e c’è chi mente. Poi ci sono state quelle che non ci sono state (perdonate il gioco di parole), e poi le ex di cui dicevano poco fa… va bè, mettiamole lo stesso, anche se a livello di cronologia sfasano un po’ il continuum spazio-temporale. Perché le storie importanti o meno importanti finivano, ci si perdeva nella vita reale e poi, d’improvviso le vedevi ritornare nella tua testa anni dopo, senza un reale perché, e finivi a fantasticare sul cosa faranno ora, farti tutti i “what if” possibili su reunion che nella realtà non avverranno mai (e meno male, da molti punti di vista, aggiungerei).
E poi scorrono i vent’anni, le prime scoperte di internet e di un mondo che cresceva con le prime ingenue chat. Lavori di fantasia e pionierismo di sesso virtuale, quando ancora WhatsApp e una videochiamata erano utopia e dovevamo accontentarci di scrivere, di sedurci con le parole, di immaginare cosa stesse facendo lei dall’altra parte. Neanche un “sta scrivendo…,” che poteva aggiungere una benché minima tensione erotica, solo lunghe pause prima del trillo di Msn o di un freddissimo script di mIRC, dove ti chiedevi se lei ritardava a rispondere perché si stava già toccando. Qualche raro timido approccio con la voce, sentirsi con i primi cellulari e interpretare degli ansimi e poco di più, perché spesso nemmeno ti eri scambiato una foto (allora solo via mail, con allegati pesantissimi che allena finito di aprili ci avevano messo così tanto nel download a 56k che ti era scesa l’eccitazione). E quelle due, o forse tre, tipe conosciute su blog, provocandosi su Splinder? Come si chiamavano?
L’una di notte. Sono arrivato a contare una venticinquina circa o poco di più, perché poi so che arriveranno LORO. Perché negli anni le cose si sovrappongono, le fantasie cambiano e persone che prima ti eccitavano al solo nominarle poi, senza motivo alcuno, spariscono di botto dal radar dei tuoi ormoni. E altre, invece, rientrano dalla finestra per restarci tuttora. Una decina di recurrent a cui, in lunghi e altalenanti periodi single, dedicavo altrettanto lunghe e copiose sborrate. Un parterre de roi fatto di ex trombamiche reali, ex trombamiche virtuali rimaste solo amiche, e molte con le quali ci si era andati vicini e poi nulla di fatto. E siamo gia oltre i trenta (in ogni senso), in una modernità dove nel frattempo sono arrivate le app di dating, il rimorchio selvaggio dei nostri tempi, la giustificazione fatta swipe a fantasie del tutto nuove… o che, semplicemente, la tecnologia ora rende possibili. Finendo ad affinare piano piano un pallino auto referenziale nelle mie, di fantasie. Che forse c’era sempre stato e adesso può essere sdoganato, perché chi non ha mai peccato a livello virtuale scagli la prima dickpick. Cominciano a entrare nella lista persone insospettabili, perché alla fine tutte le donne si masturbano, ma in pochissime lo ammettono. No, rifaccio: in pochissime lo ammettono e ne parlano. No, rifaccio: in pochissime lo ammettono e ne parlano e in pochissimissime vivono con serenità la virtualità con qualcuno dall’altra parte. E così finisco per infatuarmi di persona che lì per lì mi colpiscono il giusto e poi, o perché un po’ portate per i capelli da sottoscritto a smaliziarsi dopo chat infinite o per pura casualità parlando di tutt’altro, escono allo scoperto sull’argomento dello sditalinarsi. E a quel punto diventi adulto quando scopri che le fantasie, ognuno le proprie, sono solo tue e di nessun altro. Quando senti che una sega fatta bene non è più uno sfogo da represso dove speri che il mattino dopo non ti spuntino i brufoli, le occhiaie o che ti cali la vista. Diventi adulto quando decidere di venire pensando a una persona precisa è più una dedica, un omaggio a chi ha avuto l’onore di farti scattane quel “click” che altre molto più canonicamente riconosciute come passere colossali non riusciranno mai a stimolare. Nel mio caso, un forse ridondante gioco a specchi nella mia mente, dove masturbarsi pensando a una donna che a sua volta si masturba è un tutt’uno. Un po’ autoreferenziale, lo ammetto, ma, come diceva il Califfo, in fondo confessare a una donna di essersi smanettato pensando a lei è la più bella dedica d’amore del mondo.
E nell’elenco aggiungo lei, l’altra e quell’altra ancora, una triade che mi perseguita a periodi. E qualche persona commentata qui, o semplicemente immaginata leggendo qualche racconto, che non ce la vogliamo mettere?
Dopo altri giri vorticosi di memoria e vari “chissà se sul vecchio telefono ho conservato ancora quelle conversazioni notturne con X”, arrivo a un numero finito di quaranta.
Non sono poche e non sono nemmeno tante, ma sono parte di me come le quaranta carte di un mazzo che la vita ha deciso che si mescolassero nel banco di gioco.
Fino a quando, a questo punto, iniziare un mazzo nuovo, porterà a farmi puntare su nuovi sviluppi (stavo per dire “su nuove fiches”, poi il doppio senso era troppo pure per me).
A proposito, chi di voi gentili lettrici vuole essere la numero quarantuno?
No, scherzo. Anzi, sapete per caso se magari Nicole Appleton scrive qui su ER in incognito?
scritto il
2025-08-26
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