Dal buio al piacere

di
genere
fantascienza

Quella notte, il buio padroneggiava nella stanza. Non riuscivo a dormire. La mia vita stava andando in frantumi ed era solo colpa mia. Delle mie paranoie, delle mie insicurezze, della depressione, del lavoro che mi toglieva pezzi di respiro giorno dopo giorno. Volevo solo non svegliarmi, la mattina dopo.
Non ebbi tempo di pensare.
Una figura ombrosa si palesò di fronte al letto. Sembrava la Morte personificata. "Forse é arrivata davvero la mia ora." Penso, quasi sollevata al pensiero della mia dipartita. La figura fa un ulteriore passo avanti, se così si può dire - il suo mantello avanzava nell'ombra- io iniziai a temere, con mia sorpresa. Indietreggiai, pensando stessi facendo un incubo. O forse ero davvero morta. Forse i sonniferi avevano finalmente fatto effetto.
"Tu... chi saresti?" La mia voce trema come la terra durante un terremoto.
"Ma come... non mi riconosci?" La sua voce era un tuono sommesso, come se potesse gridare ma si tratteneva. Si avvicinò di più e mi scostò una ciocca di capelli dal viso.
"Tu mi hai creato." Continuò. Nel buio vedevo il bagliore dei suoi occhi celesti e le vene rosse nel suo bulbo oculare. Forse sorrideva, o forse no.
Più si avvicinava, più riuscivo a vedere i suoi capelli neri sulla fronte, una espressione austera, due spalle larghe coperte dal mantello scuro. "Sono la tua voglia di morire, di farti male, di soffrire...pare che tu non meriti altro, giusto?"
Quelle parole mi toccarono profondamente, perché era ciò che pensavo di me. Mi alzai e tentai di aprire la porta, ma quella era come trasparente.
"Inutile tentare la fuga." Fece un ghigno divertito. "Questo mondo é parallelo al tuo, mia cara."
"È solo un sogno..." Mi ripeto, non demordendo e cercando di afferrare la maniglia della porta.
Lui non disse altro, semplicemente, con un movimento rapido e preciso, mi tirò per le braccia e mi buttò sul letto a pancia in giù, tenendomi per i polsi. Gridai, ma solo per lo spavento.
"Ti stai negando troppe cose... ma il tuo corpo mi sta parlando..." Sussurra, tenendomi ben ferma, mentre io cerco inutilmente di divincolarmi.
"Ti fa male?" Domanda, stringendo di più i polsi con le sue mani gelide. Sento le braccia tirare e i polsi comprimersi. La pelle brucia.
"Si..." Rispondo, come se quella fosse una domanda consona da farmi in quel momento. Ma dentro sentivo che lo volevo. Volevo quel dolore. Mi eccitava e non capivo perché.
"Non ti ribelli più..." Parla, inchiodandomi sul letto. Poi si mise su sulla mia schiena, a cavalcioni.
"Come pensavo... ti piace."
"No..." Tentai di dargli torto.
"Si... ti piace quando non puoi controllare nulla. E sai perché?" Io lo lasciai finire, respirando a fatica. "Perché é nella tua natura voler sempre il controllo della situazione... hai paura di fallire, hai paura di non essere abbastanza, hai paura dell'abbandono." Continua, arricciandomi i capelli con le dita, sempre su di me. "E invece ora non hai alcun controllo della situazione, e ti eccita. Sei nelle mani di qualcun altro, non devi fare nulla... non é colpa tua se ora sono sopra di te e ti sto schiacciando contro il materasso. È volontà altrui. È la mia volontà. E tu devi sottostare, dico bene?"
Quelle parole dette in un tono così autoritario e quasi divertito, mi fanno sussultare di paura ed eccitazione. Come faceva quella creatura a sapere quelle cose di me? Davvero l'avevo creata io?
" E quel che é peggio... " Disse. "Non sai ancora che cosa ti farò... e questa é, a mio avviso, la parte più eccitante."
Indietreggiò un poco e, come se nulla fosse, mi strappò via il pantaloncino del pigiama. Uno strappo netto, secco, il rumore del tessuto che si rompeva vibrava nella penombra.
Non ebbi la forza di parlare, ero bloccata da ciò che aveva detto prima, e in tutta onestà, pensavo ancora di stare sognando.
"Tra poco mi sveglierò é tutto questo sarà solo un ricordo che mi farà venire un attacco di ansia." Dissi, quasi tra me e me.
"Ti sveglierai diversa. Credimi." Disse, poggiando le mani sul mio sedere parzialmente nascosto dalle mutandine. Mi palpò energicamente, come se volesse ricavare qualcosa dalle mie natiche. "Lasciami solo fare..."
"Aah.." Tremai. Quel lieve grido fu inevitabile, al suo tocco... proprio in quella parte di me così sensibile. E lui lo sapeva. Quelle mani gelate sapevano esattamente come premere sulle natiche ancora asciutte.
Lui non si limitò a toccare. Tirò la mutandina e sentii la pressione tra le gambe. Si spezza qualcosa. Strappa anche quelle.
Senza indugiare, mi tira su per i fianchi in modo rude. Apro le gambe. So cosa vuole, e glie lo concedo. Nonostante la paura, nonostante quella voce terrificante e quelle mani congelate.
Si sistema sotto di me col viso, mentre con le mani mi tiene ferma dalle chiappe.
"Se proprio devi svegliarti... intanto goditi il sogno!" Dice piano, prima di affondare la lingua tra le gambe.
"Oddio..." Non mi aspettavo subito tanta voracità. Ero già umida mentre mi parlava, a cavalcioni sopra di me, con quell'aria feroce e dominante... e ora, continuando a leccare e succhiare, mi stava facendo bagnare ancora di più.
"Che meraviglia." Dice, tra una leccata e l'altra. "Che donna..."
"Quindi sei venuto per questo?" Parlo, tra i gemiti, restando appoggiata al letto con i gomiti.
"Oh si..." Sospira staccandosi, facendo un rumore osceno. "Voglio darti una ragione per vivere."
"Smettila di mascherare la tua perversione con queste sciocchezze... chiunque tu sia!" Urlai, mentre mi apriva di più.
"Come siamo nervose..." Disse ironicamente. Poi, molto lentamente, passò un dito sul mio sesso bagnato e lo portò al mio ingresso più stretto, già propenso ad aprirsi. Infila il dito nel mio sedere.
Il mio grido di piacere va in sincrono con il dito che mi penetra, libero, svergognato. Inizia quindi a penetrarmi. Fuori, dentro, fuori, dentro.
Io stringo il lenzuolo, spalancando automaticamente le gambe, mentre la sua lingua continua a lavorarmi la figa.
"Ti vedevo, sai... mentre ti toccavi, da sola... e quando venivi, in lacrime, avresti voluto chiunque ad aprirti." Disse, con voce provocante.
"Smettila..." Gemo.
"Di fare cosa? Scoparti il culo col dito o leccarti davanti? Dovresti essere contenta... sei completamente in mio potere." Sussurra.
Continua ancora un po' in quella posizione, finché mi sento un lago sul punto di straripare. Si alza e sento il rumore del mantello che cade; non faccio in tempo a girarmi, che si infila dentro di me, da dietro. Lungo, duro.
"Stretta..." Ansimò, iniziando a penetrarmi lentamente. "È proprio tanto che non lo fai, eh?"
Io arrossisco, appoggiando la testa sul materasso, arrendendomi a lui. Mi lascio spingere, mi permetto di eccitarmi, di aprirmi ancora di più.
Lui mette una mano sul fianco destro e una sulla schiena, dirigendo il ritmo.
I colpi risuonano nella stanza.
Si sente che sono bagnata, si sente quanto é dotato e quanto mi sa affondare.
"Non fermarti..." Sussurro, sentendo il piacere che monta dentro.
"Come sei sensibile..." Ridacchia. "Sono appena entrato e già vuoi venire... non si fa..." E dicendo questo, si sfila da me e mi schiaffeggia il sedere con un colpo secco. Poi, prepara il glande sul mio buco più stretto, e spinge.
"No, no... aspetta..." Cerco di muovermi, ma con una mano mi tira a sé, dimostrando tutta la sua forza, mentre con l'altra si prepara a sfondarmi.
"Pensi che ti lascio venire così velocemente? Devi anche soffrire un po'!" Prosegue, tra le mie grida. "Stai ferma..."
"Aaah!" Quando entra per davvero, tutta quella lunghezza mi perfora, mi inonda, una sensazione di dolore e piacere che si propaga fino al ventre, facendomi sgranare gli occhi e gridare forte.
"Ah... si..." Geme lui, con un suono gutturale. Non spinge, sta fermo dentro finché non smetto di tremare. Poi mi prende per i fianchi e inizia lentamente a penetrarmi.
"Come me lo stringi..." Ansima godurioso.
"Oddio... mi spaccherai così..." Mormoro con un filo di voce, sentendomi piena tutto d'un tratto.
"Fatti spaccare, allora." Risponde cinico, continuando con il movimento. Ogni volta sembra che va più a fondo, e ogni volta io gemo e mi aggrappo al lenzuolo. Sto davvero facendo sesso con quella creatura sconosciuta, non mi sembra più un sogno.
Lui si mette col petto sulla mia schiena, penetrandomi il culo ormai aperto con una velocità e ferocia fuori dal comune. Me lo sento addosso, tutto. Sento il dolore e il piacere che stanno arrivando insieme.
"Così mi piaci... arresa... a farti scopare come meriti..." Dice al mio orecchio, tra le spinte sempre più audaci e violente.
A quel punto mi apro tutta e spero solo di essere presa a lungo, magari tutta la notte. Non mi importa del dopo. Quanto lo volevo. E mi odiavo per questo.
scritto il
2025-08-11
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