Collaborazione ano-vaginale Italia-Turchia (1^ parte)

di
genere
confessioni

PREFAZIONE: Mi chiamo Davide sono uno studente dell’ultimo anno di agraria all’Università di Perugia, ho 24 anni sono alto 180 centimetri, un bel fisico asciutto, ben dotato, sono fidanzato con Claudia (mia coetanea) anche lei studentessa universitaria a Perugia nella facoltà di gestione aziendale, una bellissima moretta, alta 165 centimetri, con un culetto a mandolino e due tettine da sballo. I nostri genitori sono coetanei (47 anni) e si conoscono fin dalla prima infanzia e insieme gestiscono un oleificio in quel di Trevi, con vari terreni e una azienda che commercializza prodotti tipici umbri e prodotti alimentari etnici e nel loro cuore hanno sempre sperato che io e Claudia ci fidanzassimo. In poche parole la mia vita e quella di Claudia viaggiavano su due binari differenti senza quasi mai incontrarsi, ognuno con una propria vita sessuale (a dir di molti Claudia era una gran troietta) e amicizie differenti, fino a 2 anni fa quando Claudia mi ha preso di petto e piangendo mi ha detto “PERCHE’ NON MI GUARDI – NON SONO IL TUO TIPO – SONO BRUTTA – SCOPI LE MIE AMICHE E A ME NON MI DEGNI DI UNO GUARDO – SONO OFFESA – QUANDO SCOPO CHUDO GLI OCCHI E IL MIO CERVELLO SPERA CHE SIA TU A SCOPARMI” queste dure parole mi lasciarono inebetito la strinsi a me e la baciai con passione e gli chiesi scusa di averla ferita ma avevo paura vista la nostra amicizia di diventare la mia donna. La presi e la portai nell’appartamentino che i miei genitori avevano affittato a Perugia e passai la notte con lei. Il giorno dopo informarmo i nostri genitori che io e Claudia ci saremmo fidanzati ufficialmente.

RACCONTO: Ricevo una e-mail dalla confraternita universitaria di cui faccio parte che mi informa che il giorno sabato 4 febbraio dell’anno del Signore 2017, i confratelli/consorelle sono invitati ad una festa gogliardica che si terrà nel tardo pomeriggio/sera a Castiglione del Lago in un noto locale gay, per festeggiare l’arrivo del carnevale e i 100 giorni che ci separano dalla sezione estiva degli esami di laurea – visto l’ambiente dove si terrà la festa è gradito che i confratelli vengano vestiti da donna. Anche Claudia ha ricevuto la stessa e-mail, dobbiamo decidere se partecipare o meno. Perentoriamente Claudia non ebbe nessun dubbio parteciperemo alla festa e tu sarai la mia CLONE, non obiettai e mi rimetto al tuo buon senso, visto che al cuore non si comanda e ancor meno alla figa. Appuntamento in casa sua in tarda mattinata per prepararci e poi andare alla festa.
Arriva il fatidico giorno, saluto i genitori di Claudia che mi guardano con aria sorniona e divertita, la vedo mi aspetta con ansia, mi catapulta in bagno mi fa spogliare, mi passa una crema depilatoria su tutto il corpo e poi dopo qualche minuto mi spinge sotto la doccia per togliere la peluria, mi aiuta ad asciugarmi e mi passa una crema emoliente sul corpo. Anche lei si spoglia e si fa una rapida doccia senza bagnare i suoi stupendi capelli, si asciuga va verso un armadietto e estrae una peretta di grandi dimensioni la riempie d’acqua tiepida e se la scarica nel suo bel culetto, riempie nuovamente la peretta e con piglio autoritario mi fa mettere a 90 gradi e mi scarica il contenuto nel culo, evacuiamo e ripete l’operazione più volte finchè dal nostro orificio anale non esce acqua limpida. Sono esterefatto, non comprendo ma lei con voce suadente mi dice “è quello che faccio normalmente prima di incontrarci visto che impazzisci per il mio LATO “”B” e voglio essere sempre sicura che quanto te lo dono non vi siano residui poco amabili sul tuo bel cazzone” e ridendo come una pazza mi disse “visto mai che qualcuno voglia abusare del tuo bel culetto”.
Ci cingiamo un asciugamano intorno alla vita e andiamo in camera da letto dove sul materasso era disposto il necessario che avremmo dovuto indossare (stivali alti sopra il ginocchio in tessuto perlato tacco 12; calze nere velate; reggicalze; reggiseno in tinta con il reggicalze e mutandina brasiliana in pizzo; una minigonna veramente mini che difficilmente avrebbe coperto del tutto il fondoschiena; una bellissima camicetta in seta; un coprispalle cardigan corto in pizzo e per ultimo una bella parrucca nera con frangetta) il tutto doppio (tranne la parrucca). Claudia mi trucca e mi ha aiutato ad indossare il tutto per poi truccarsi anche lei ed indossare gli abiti. Quanto tutti e due eravamo pronti mi ha aiutato vista la mia iniziale difficolta a camminare con i tacchi alti mi ha portato davanti allo specchio dove per la prima volta ho visto la mia figura totalmente cambiata in un bellissimo CLONE di Claudia. Siamo scesi nel salotto dove ad attenderci cerano i genitori di Claudia che sono rimasti sbalorditi dalle nostre sembianze, sembravamo veramente due sorelle vestite – si fa per dire – nello stesso modo, il papa di Claudia mi ha girato intorno varie volte e ridendo mi ha dato un bel schiaffo sul culo dicendomi che ero una strafiga bella e sensuale.
Siamo saliti in macchina e ci siamo sorbiti quei 80 chilometri che separano la nostra cittadina a Castiglione del Lago.
Siamo arrivati al locale ma con molto dispiacere abbiamo notato che cerano veramente pochissimi confratelli/consorelle, molti avevano rinunciato all’ultimo momento dicendo che era troppo freddo e che il meteo preannunciava per le prossime ore neve in abbondanza. per ravvivare un pochettino l’ambiente noi maschietti/en-femme ci siamo messi a pomiciare fra noi mentre le nostre ragazze si sono messe a far finta di lesbicare fra loro. In estrema sintesi un pomeriggio nato male e finito peggio. Poco dopo la nove di sera siamo usciti dal locale e incamminati verso le auto per ritornare a casa (dove avrei passato una notte da sogno con la mia Claudia). Mentre partivamo ha iniziato a sfavillare del nevischio, più andavamo avanti e più la neve si infittiva. Abbiamo superato agevolmente Perugia e ci siamo immessi sulla’autostradaE-45 per poi a Collepardo immetterci sulla strada statale 75 he ci avrebbe portato a casa. Ma come si suol dire “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” quello che a Castiglione del lago era soltanto del nevischio, a perugia era diventata una abbondante nevicata, all’imbocco dello svincolo di Collepardo era diventata una vera e propria bufera di neve e, per nostra sfortuna a metà dello svincolo di Collepardo (a senso unico) alcuni TIR davanti a noi si sono intraversato bloccandolo totalmente.
Ed ora siamo qui, in macchina, bloccati con poca benzina, la neve che continua a cadere fitta, con fiocchi che sembrano lenzuoli ed il termometro che ci dice che fuori siamo già a meno tre.
Sul cellulare le notizie che arrivano quasi in tempo reale ci dicono che l’autostrada E-45 e le vie consolari sono bloccate, come se non lo sapessimo, e che continua a nevicare forte.
Getto un’occhiata alla lancetta della benzina noto che ho ancora poco meno di un quarto di benzina, calcolo che ho ancora un tre/quattro ore di autonomia per mantenere acceso il motore e riscaldare l’abitacolo. Insieme a Claudia valutiamo la situazione, sembra a sentire i notiziari che ci vorranno almeno 12/18 ore per districare la situazione che si è creata anche perché continua a nevicare e le temperature stanno scendendo in maniera vertiginosa.
In macchina abbiamo soltanto due K-WEY leggeri che di solito usiamo in caso di pioggia e un piccolo plaid, indossiamo i K-WEY ma sicuramente non sono adatti per riscaldare i nostri corpi anche perché sotto siamo quasi nudi (non riscalda certo la minigonna o le calze che arrivano a meta coscia o la camicetta in raso) il piccolo plaid riesce a malapena a coprire le nostre gambe, per risparmiare benzina il motore per una decina di minuti per far circolare aria calda nell’abitacolo e poi spegnerlo, ma poi dopo pochi minuti bisogna riavviarlo perché la temperatura esterna fa si che la macchina diventa una bara gelida, anche la batteria inizia a dar segni di stanchezza. E’ quasi mezzanotte la lancetta della benzina indica che ormai siamo in riserva e che la spia della batteria indica che siamo arrivati quasi al limite. Sentiamo bussare al finestrino, lo abbasso leggermente e un tizio superbardato contro il freddo ci dice in un discreto italiano che se vogliamo può ospitarci in cabina sul suo TIR, dove sicuramente saremmo al caldo. Accettiamo, ci dice di spegnere l’autovettura affinchè cessata l’emergenza possa ripartire senza problemi. Spingo la portiera, si apre di forse trenta centimetri, frusciando col bordo inferiore sulla neve, mentre il gelo si impadronisce dell’ancor tiepido abitacolo. Con l’aiuto del nostro salvatore riusciamo ad aprire la portiera e sgusciare fuori, sia io che Claudia siamo subito immersi nella neve fino alle ginocchia, la distanza che ci separa dal TIR è a occhio e croce di una ventina di metri ma percorrerli con neve alta mezzo metro, con stivali con un tacco 12, un vento gelido che ci colpisce e la neve che continua a cadere è un’impresa titanica. Ancora più arduo è riuscire a salire sul TIR, il nostro salvatore ci spinge con le sue mani e riesce finalmente a farci entrare, anche il nostro salvatore con passo felino sale sul TIR e chiude la portiera.
Il tepore della cabina è quasi ubriacante; riprendiamo fiato per qualche secondo e poi realizziamo di essere finalmente in un luogo caldo e accogliente. Senza alcuna esitazione ci togliamo ll K-WEY, gli stivali e le calze oramai fradice, le minigonne i coprispalle e le camicette (sicuramente il freddo aveva congelato anche i nostri neuroni ci eravamo dimenticati di come eravamo vestiti) rimanendo soltanto in mutandine, reggicalze e reggiseno. Quattro occhi ci guardano stranulati, nel trambusto non ci eravamo accorti che oltre al nostro salvatore vi era un’altra persona nella cabina del TIR. Il nostro salvatore in un buon italiano dice di chiamarsi Kemal sono turchi (parla discretamente bene l’italiano perché ha lavorato per molti anni per una ditta internazionale di trasporti fra l’italia e la Turchia) e l’altra persona è suo figlio Osman. Sorridono, Osman prende una fiaschetta e versa in un bicchiere di plastica un liquore trasparente, lo ringraziamo con un sorriso e lo beviamo è fortissimo ma riscalda il corpo.
Adesso sorridiamo tutti, fatte le presentazioni, e spiegato il perché siamo vestiti (o più propriamente svestite in quel modo). La cabina si sta riscaldando in modo impressionante, e le bocchette sparano aria calda al massimo della velocità, le nostre calze in poco tempo hanno perso tutta l’umdita e si sono riscaldate in modo che sia io che Claudia possiamo reindossarle. Kemal ci chiede se abbiamo fame, diciamo di si visto che alla festa siamo dovuto scappare, visto il maltempo , senza poter cenare, da uno sportellino tira fuori una formaggetta, una grossa pagnotta, un bottiglione di vino rosso e delle arance e, con un grosso coltello a serramanico, taglia le fette di pane e di formaggio; Hamed versa il vino, nei bicchieri appoggiati sull’ampio cruscotto.

SEGUE ....
scritto il
2025-07-23
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