Valeria: una ragazza timida ep. 2

di
genere
dominazione

Seguito del racconto precedente
Valeria: una ragazza timida ep. 1

Valeria mi ha chiesto se le mandavo le foto che avevamo fatto quel giorno. "Assolutamente no. Sono scatti privati e li ho cancellati il giorno stesso." Un'altra cazzata delle mie che le rifilo, semplicemente non voglio che per sbaglio vengano diffuse e qualcuno riconosca la mia casa. È da allora che mi faccio seghe in continuazione guardandole.
Che poi le seghe sono la meno. Nelle settimane successive Valeria è tornata un paio di volte a casa mia, visto che sua madre lavora quasi tutti i pomeriggi. Povera donna, madre single, il padre di Valeria l'ha scopata fintanto che gli faceva comodo, poi appena ha saputo che era incinta l'ha lasciata, e non si è più fatto vivo. Errori che si fanno in gioventù.
Valeria mi racconta che le cose sono un po' cambiate ora che segue i miei consigli. In effetti adesso gli sguardi li attira eccome, e non si sente più così invisibile come si sentiva un tempo. Viene da me anche per allenarsi a prenderlo in bocca, e devo dire che sta migliorando.
Anche oggi speravo si spogliasse e mi succhiasse il cazzo, ma mi inizia a raccontare della sua giornata. "Sai, stamattina mi è successa una cosa un po' strana". Io la guardo, invitandola ad andare avanti, cercando di ignorare la mia poderosa erezione. "Stamattina, sull'autobus per andare a scuola c'era un sacco di gente, eravamo tutti pigiati, sai il caldo... A un certo punto uno mi tocca. Sento la sua mano sotto la mia gonnna, che inizia ad accarezzarmi il sedere."
Guardandola attenatmente, con quella gonna corta ben sopra il ginocchio e una camicetta leggera che non può nascondere le sue forme, molti troverebbero difficile resisterle. "E tu che hai fatto?" Le chiedo.
"All'inizio niente, speravo che smettesse. Poi quando ha iniziato ad accarezzare il bordo del mio perizoma, mi sono spostata con la scusa di avvicinarmi all'uscita, anche se mancavano tre fermate."
"E lui ti ha seguita?" domando.
"No, no... non ho neanche capito chi fosse. Ma si potrà mai che uno molesta una ragazza sull'autobus? Non mi era mai capitato."
Già ce lo avevo duro prima, poi questa cosa mi stimola così tanti pensieri che adesso faccio veramente fatica a tenermelo nei pantaloni.
"Beh, sarebbe stata una molestia se avesse continuato anche dopo che ti sei spostata. Non lo hai fermato subito, quindi non poteva sapere che la cosa non ti piaceva."
"Beh, ma toccare il sedere di una ragazza?"
"Non limitarti a seguire il pensiero comune come una pecora stupida. Un sedere lo tocchi se è bello e ti eccita. È uno dei vari modi in cui un uomo può esternare il suo apprezzamento nei confronti di una ragazza. Tu come ti sei sentita appena ti ha toccata? Hai pensato di essere brutta? O di essere bella e attraente?"
"Beh... bella."
"Esatto! Essere attraente vuol dire questo. Attrai. Poi è stato giustissimo interromperlo quando ha superato un limite, in particolar modo perché era uno sconosciuto. Ma le reazione possono essere diverse a seconda della persona. Non pensi?"
"Cioè, vuoi dire che un'altra volta dovrei lasciare correre di più?"
"Dipende dalla persona. E da quello che provi. Come ti sei sentita dopo esserti spostata? Sollevata o dispiaciuta?"
"No, no, sollevata... anche se comunque era un tocco gentile..."
"Esatto. Non è stato l'atto, ma la persona. Una persona diversa ti può dare sensazioni diverse. Vieni, ti voglio fare vedere una cosa."
Mi alzo, la faccio stare in piedi in mezzo alla stanza e io mi metto alle sue spalle. "Ecco, una situazione molto simile, vero? Però adesso sai che dietro ci sono io, che sono una persona a cui vuoi bene. Ora stai ferma."
Detto questo, le inizio ad accarezzare la gamba, alzandole dolcemente la gonna. "Sensazioni diverse, non credi?"
La sento sorridere, non si muove. "Si..."
Continuo ad accarezzarla sotto la gonna, massaggiandole quel bel culetto tondo che si ritrova. Con l'altra mano, inzio ad accarezzarle il seno. "Aspetta... cosa fai...." dice ansimando.
"Ti sto facendo capire quanto puoi sentirti bella e apprezzata. Sei molto sexy in questo momento, e io sono molto eccitato. Puoi chiedermi di fermarmi, ma io ci rimarrei molto male. Vuoi che io ci rimanga male, sentendomi rifiutato?"
"No.. aspetta.. no no, non voglio che ci rimani male..."
E anche questa idea sono riuscito a impiantargliela in testa. Adesso vediamo i suoi frutti. Le sbottono un bottone della camicetta, poi un altro, esponendo piano piano il suo incredibile seno. Il reggiseno a fascia è un ostacolo quasi insignificante tra le mie mani e la sua pelle.
Le accarezzo i capezzoli, che diventano subito durissimi. Intanto continuo a massaggiarle il suo sedere sodo, indugiando con le dita nella fossa che ha tra le natiche. Sento che si sta bagnando, tocco la sua fighetta attraverso il tessuto sottilissimo del suo perizoma. Lo sposto, accarezzo le sue grandi labbra. Sono umide.
La sento ansimare, con la mano cerca e trova la forma del mio cazzo sui miei pantaloni. Inizia a massaggiarmi a sua volta. Ma io sono imperterrito, aumento il ritmo, con una mano strizzo e massaggio le sue tette, con l'altra sono con la punta del medio già dentro di lei. Premo leggermente, sento il suo imene ancora intatto. Inizio a muovere la mano sempre più velocemente, masturbandola così. La sento gemere. Si muove con me, con le mie carezze. Poi inizia a urlare. L'orgasmo la colpisce forte, come mai prima d'ora. Si dimena tra le mie mani, cercando sempre di più il contatto. Poi, forte com'era arrivato, la sensazione scema. Sudata e esausta si stacca dal mio abbraccio e si butta sul divano poco distante. Non parla, ma la vedo felice.
Il problema ora, grosso, sta nei miei pantaloni. Ce l'ho talmente duro che quasi mi fa male.
Mi abbasso pantaloni e mutande, me lo tiro fuori. Lei è ancora stesa sul divano, mi avvicino e mi metto tra le sue gambe. Senza fatica le sfilo le mutandine, e le allargo le gambe. Lei si accorge della situazione, come svegliata da un letargo, e istintivamente si porta le mani davanti alla figa per proteggersi. "No! Aspetta, cosa fai?"
Io con un cazzo duro da fare paura e una voglia incredibile ho decisamente poca pazienza "Ancora con questi no? Disprezzi davvero così tanto le mie attenzioni e i miei complimenti? Non ti ho appena donato piacere in maniera incondizionata? Se vuoi mi fermo, ma mi sentirei notevolmente offeso da questo tuo rifiuto..."
Questo la scuote. "No, no, non voglio offenderti... però... sarebbe la mia prima volta... pensavo..."
"A maggiore ragione! La tua prima volta deve essere con un uomo esperto! Preferisci forse un ragazzetto imbranato e senza esperienza che non ne ha mai vista una dal vero? È il modo migliore per avere una brutta esperienza!"
Le sue difese mentali si stanno piano piano abbassando "Ma... non abbiamo un preservativo..."
"Un preservativo? I preservativi si usano solo con le puttane! E tu non sei certo una puttana, come io non sono un puttaniere! Se hai paura di rimanere incinta, basta calcolare bene i giorni fertili"
E con un rapido calcolo mentale, la convinco che oggi non c'è nessun minimo pericolo di gravidanza. Non è assolutamente così, ma non mi interessa molto in questo momento. Le prometto di venire fuori, giusto per farla stare tranquilla, ma nel dirlo so già di mentire.
"Va... va bene allora" mi dice con voce tremante.
"Me lo devi chiedere tu, per bene. Devi dire 'Ti prego Franco usa la mia fighetta vergine'"
Mi guarda, un po' senza parole. Poi sussurra la frase "Ti prego Franco usa la mia fighetta vergine"
Sorrido, le sposto le mani che ancora coprono il suo dolce fiore che sto per cogliere. Appoggio la cappella all'ingresso della sua fighetta. L'orgasmo di pochi minuti fa l'ha lasciata così bagnata che inizia a scivolarle dentro senza troppa fatica.
Incontro presto la resistenza dell'imene, la sua espressione si trasforma in una leggera smorfia di dolore. Si morde il labbro e chiude gli occhi. Mi afferra il braccio con il chiaro significato di "fai piano".
Rallento il mio movimento, per darle il tempo di abituarsi. "È così per tutte. Fa male, ma non male abbastanza da volersi fermare..."
Le afferro i fianchi, continuo a spingere. Sento il suo imene lacerarsi sotto la mia spinta. Lei lancia un gridolino di dolore, ma ora sono dentro di lei. Spingo, dolcemente, lascio il tempo alle pareti della sua figa di allentarsi e accogliere tutto il mio cazzo. Mi muovo dolcemente avanti e indietro, ogni volta penetrando sempre più a fondo, finché non arrivo a essere tutto dentro di lei. Le mie palle toccano le sue natiche, la sento ansimare forte.
E allora inizio a scoparla violentemente, con forza, il mio cazzo scorre veloce nella sua figa, umido dei suoi umori. Lei urla, geme, gode.
Le afferro i polsi, la tiro a me. Lei urla, un secondo orgasmo le scorre in tutto il corpo. Trema, la sua figa inizia a pulsare. Per me è troppo, vengo anche io, un fiume di sborra esce dalle mie palle e si riversa in profondità nella sua vagina. Esco con un grugnito, e per illuderla faccio finire gli ultimi schizzi su di lei. Le macchio i vestiti. Cazzi suoi.
Mi siedo sul divano anche io, esausto. Valeria è ancora stesa, sudata e ansimante come avesse appena fatto una maratona.
Posso vedere la sua figa oscenamente dilatata, un rivolo del mio seme che cola tra le sue natiche. E finisce sul divano. Cazzo il divano... spero non rimanga macchiato.
La lascio li, due orgasmi uno dietro l'altro sono tosti da digerire. Vado a prendere qualcosa da bere. Lo offro anche a lei. Non risponde, noto che si è appisolata. La cosa mi fa sorridere, non ho mai scopato nessuna tanto da farle perdere i sensi, sono davvero meglio di quando ero giovane.
Riposa Valeria, tra noi non è ancora finita.
scritto il
2025-07-23
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