Valeria: una ragazza timida ep. 1

di
genere
dominazione

Sono in giro in auto, in un caldo giorno di inizio maggio. Sto pensando ai fatti miei, quando noto Valeria alla fermata dell'autobus. Valeria é una delle migliori amiche di mia figlia fin dai tempi delle elementari, sono quasi cresciute assieme. Tiro giù il finestrino mentre procedo a passo di lumaca, bloccato da questo traffico da ora di punta.
"Hey, ciao Valeria!"
Lei alza gli occhi dal cellulare e mi vede "Oh, Franco! Ciao!"
"Che fai lì? Hai perso l'autobus?"
"Si, mi sono fermata a chiacchierare con le altre e mi è sfuggito il tempo! Mi capita spesso... Ho appena scritto a mia mamma che non riesco a tornare a casa prima che lei esca per andare al suo turno di lavoro."
Ci penso solo un secondo, non è che abbia molto da fare in questo momento. "Senti, non è che vuoi un passaggio? Ti offro qualcosa da mangiare."
I suoi occhi si illuminano "Davvero? Sarebbe fantastico!" E neanche il tempo di rimettersi in spalla lo zaino è già sulla mia macchina. È fin troppo evidente che anche la compagnia del padre della sua amica era preferibile ad un pomeriggio di solitudine. Non che per me sia molto differente. Dalla separazione Giulia è sempre più spesso a casa di sua mamma, vuoi per una maggiore affinità, vuoi che gli amori che impazzano alla sua età abbiano voluto unire lei e il ragazzo suo vicino di casa. Il risultato è che seppur io sia riuscito a mantenere un ottimo rapporto con le donne della mia vita, riesco a vedere mia figlia si e no una volta a settimana.
"Dove ti porto? Hai un posto che ti ispira?"
Lei mi guarda con i suoi occhioni "Non è che mi faresti gli spaghetti come ce li facevi quando venivo a casa vostra?"
Io sorrido, cucinare mi è sempre piaciuto, non che abbia mai fatto chissà che di complicato, e non mi dispiace minimamente il suo autoinvito a casa mia. "Certo, con piacere!"
Durante il tragitto verso casa, parliamo un po' di tutto. Da come l'ormai prossimo esame di maturità non le metta poi tutta questa ansia "tanto è tutta una farsa", da come non veda Giulia così spesso come una volta "è sempre con Alex!", e come anche a lei piacerebbe avere un ragazzo.
"Beh, sei giovane, sono sicuro che un qualche ragazzo sia interessato a te..."
La vedo farsi scura, diventa improvvisamente silenziosa. Spero di non avere detto nulla di male. Intanto siamo arrivati a casa, la faccio accomodare e inizio a preparare.
Poi come dal nulla rompe quel silenzio che si era creato "La verità è che non ho molto successo con i ragazzi, sembra quasi che io sia invisibile. Non credo di essere così bella, tutti guardano le altre."
La guardo allibito. Valeria è una ragazza molto graziosa, alta circa 1.65, capelli castani lunghi, un bel seno, fisico un po' cicciottello. Quasi sicuramente i coglioncelli di quella età sono abituati alle modelle perfette che si vedono nei film, rendendoli prontissimi a giudicare qualsiasi imperfezione. Comunque, appena mi dice così, già sento il sangue che mi fluisce verso le parti basse.
"Valeria, prima di tutto tu sei molto bella, e poi non ti devi concentrare solo sull'aspetto. Voi ragazzi non vedete quali sono le cose davvero importanti. È l'atteggiamento che fa la differenza. La sensualità, la confidenza, la fiducia in se stessi..."
Appena finisco di parlare, la vedo abbattersi ancora di più. Tutte caratteristiche che a lei di sicuro mancano. Ma mentre mangiamo quello che ho preparato, provo a continuare. "Lo sai Valeria, si può imparare ad essere belle. Se l'atteggiamento è la cosa importante, con un po' di esercizio si può migliorare."
La vedo illuminarsi. "Dici davvero?"
A questo punto abbiamo ormai finito di mangiare. "Certo. Se vuoi ti do qualche consiglio. Ti aiuto volentieri."
Preparo il caffé, e lei si mette seduta sul divano ad ascolarmi. "Prima di tutto, dimmi cosa ti piace di te, quale ritieni che sia il tu lato migliore?"
Lei ci pensa un pochino. "Beh, credo di essere una persona molto sincera, rispettosa e onesta..." io la fermo subito "Si, chiaro, ma cosa ti piace di te fisicamente? Non attirerai un ragazzo essendo sincera."
Lei arrossisce un po' "Beh... non saprei, non mi sento una modella...." Ecco tutta la sua insicurezza che si fa strada. "Te la faccio semplice. Pensi di avere delle belle tette?" Il suo rossore si fa più evidente. "Le... le tette?"
"Certo, le tue tette, il tuo seno. Porti, che cosa, una quarta? Pensa a tutte le tue compagne, è una cosa comune?"
"Beh, in effetti no, solo Carlotta ha un seno grande come il mio, ma perché ai ragazzi piace così grosso? Mi sembra più un limite che altro."
"Questa tua insicurezza ti sta uccidendo. Te lo dico chiaro e tondo. Hai un seno magnifico. E sono sicuro che fai invidia a tutte le tue amiche."
Lei sorride, timida. La guardo dritto negli occhi "Ti ho convinta?" non risponde, ma il suo sorriso mi fa capire che ho fatto breccia nel suo animo.
"Bene, allora basta stare con le spalle così incurvate, e con le braccia davanti al petto. Sii fiera di te stessa. E basta anche con queste magliette così pudiche, coprono troppo."
Il sorriso sparisce dal suo volto, sostituito da una espressione stupita "Perché? Cosa ha la mia maglietta di male?"
"Ti sembra che ti valorizzi? Chiusa fino al collo, abbondante e lenta da nascondere le tue curve, sta gridando 'sono qui per coprire un corpo orrendo'. Secondo me una camicetta, magari un po' sbottonata in alto, farebbe molto più al caso tuo."
Lei ci pensa un attimo. "Mi piace questa maglietta, è un po' il mio stile." Qui serve una terapia d'urto "Valeria, mi hai detto che non hai molto successo con i ragazzi, giusto? Che non capisci cosa fai di sbagliato. Beh, come speri di cambiare le cose senza cambiare nulla di ciò che fai? Se davvero ti fidi di me, devi ascolatre ciò che ti dico. È ovvio che ti dirò di fare qualcosa in cui tu non ti sentirai a tuo agio. Ma se riuscirai a superare i tuoi limiti, vedrai che otterrai i risultati che desideri."
Eccolo li, è tornato il sorriso. "Va bene, domani proverò ad uscire con una camicetta." "Beh, perché non inizi subito a toglierti quella maglietta?"
Di nuovo lo sguardo stupito. "Eh? Qui? Adesso?" "Ma certo. Non abbiamo appena detto che hai delle tette splendide? Perché dovresti vergognarti di mostrarle? Forza, togliti la maglietta, adesso."
Vedo la lotta che sta avvenendo nella sua testa. Una parte di lei non vorrebbe minimamente accettare e tornarsene a casa, ma l'altra si sta chiedendo se io abbia ragione e se questa è davvero la strada per sbloccare la propria vita sociale e sentimentale. Il fatto che sia ancora seduta mi fa pensare che sia la seconda che sta avendo la meglio. E infatti, lentamente, si afferra la maglietta e se la fa scivolare sopra la testa. "Ok, in fondo, è come essere in costume, no?"
"Esatto. È proprio come essere in costume. O meglio, sarebbe come essere in costume se ti togliessi anche i pantaloncini. Anche quelli non valorizzano per niente il tuo sedere. E ti posso assicurare, anche il tuo sedere non ha nulla di meno del tuo seno."
Di nuovo, la battaglia. Questa volta è molto più rapida. Si alza dal divano, si sbottona i jeans, e se li abbassa. Rimane in intimo, ovvero un reggiseno a fascia grande come un lenzuolo, e un paio di slip a vita alta che potrei vedere benissimo addosso a sua nonna.
"Ecco, contento?" Mi dice. "A dire la verità, sarei più contento se indossassi un intimo decente. Hai così paura di essere brutta che scegli ogni dettaglio per confermare quello che dice la tua testa. Ma ti rendi conto di cosa porti sotto i vestiti?"
E lei, ingenuamente "Perché? Sono comodi, e non me li deve vedere mica nessuno"
"Il punto è proprio questo. Preferisci essere comoda che essere sexy. E le persone attorno lo vedono. Ti vedono comoda, non ti vedono sexy. E poi il fatto che non te li vede nessuno è palesemente una stronzata, io li sto vedendo proprio adesso."
Lei arrossisce, è titubante. "Aspetta, ti faccio vedere cosa intendo." Prendo fuori il cellulare, attivo la fotocamera e la punto su di lei. "Hey! Aspetta, non voglio che mi fai delle foto!"
"Non ti preoccupare, è solo per noi due, mice le metto su internet. Poi... confidenza, ricordi? Hai un corpo bello, non c'è niente di male nel mostrarlo." Lei si acconsente, reclutante, ma almeno smette di coprirsi con le mani. Io scatto qualche foto. "Bene, adesso permettimi di sistemarti un po' reggiseno e mutandine." Lei rimane immobile, mentre le faccio un risvolto sugli slip per non renderli più così a vita alta, e con una molletta le restringo un po' il reggiseno per renderlo più sottile. Faccio altre foto, e le mostro il prima e il dopo. Anche con queste minime modifiche, capisce quanto può essere più sexy se solo se lo concede. La cosa le piace. Facciamo delle foto anche di spalle, prima e dopo averle messo le mutande tra le chiappe. Non c'è che dire, con un perizoma starebbe sicuramente meglio.
Ormai è lanciata, ho ottenuto il mio obiettivo, si sta sentendo veramente meglio con se stessa. "Facciamo l'ultimo passo? Togliamo tutto e facciamo degli scatti di nudo?"
Lei si congela. Io non le do neanche il tempo di rispondere.
"Ricordati che devi essere confidente in te stessa. Il tuo corpo è una risorsa ambita, desiderata. Pensavo ti piacesse quello che stavamo facendo. Mi sembrava ti divertissi."
"Si, ma..."
"Se ti chiedo di toglierti i vestiti è perché anche a me piace quello che stiamo facendo e mi piace il tuo corpo. È un modo per mostrare l'ammirazione che ho per te. Questo vale anche per i ragazzi. Se tu ti mostri confidente, ti troveranno desiderabile. Ma come puoi essere confidente, se hai paura di mostrarti?"
Il ragionamento non ha alcun senso, ma il turbinio di parole smuove qualcosa nella sua mente. La vedo annuire. Si toglie lentamente il reggiseno, facendo uscire due tette incredibili. Il suo essere cicciottella di sicuro gioca a suo favore su questo punto. "Possiamo... possiamo aspettare un attimo per le mutandine?"
Le concedo questa richiesta, sperando di non essermi spinto troppo oltre. Comincio una serie di foto degne di Playboy. "Mettiti di lato, copriti con una mano. Ora stringile. Adesso braccia dietro la schiena." Lei esegue i miei ordini. Ogni tanto le ripeto che sto facendo questo per lei. "Piegati un po' in avanti, metti le mutandine in mezzo al sedere." Sono infoiato, e lei lo sente. Ma questo la fa sentire bella e desiderata. "Ora sposta un po' le mutandine di lato, fammi vedere un po' il tuo pelo." La successiva serie di foto è uno spettacolo. Uno spogliarello degno di un night club. Mutandine spostate, con la sua bella figa pelosa esposta. Poi dietro mentre se le toglie. Mutandine alle cavigile. Stesa sul divano. E per finire una bella con le gambe aperte.
Mentre guarda le foto che le ho fatto, ride della sua sfrontatezza. "Non pensavo di poter fare una cosa del genere."
"Hai visto che avevo ragione? Bisogna uscire dalla propria zona confort, e succederanno cose meravigliose."
"Si avevi ragione." E arrossisce guardando le ultime foto.
"Sai Valeria, mi è piaciuto davvero tanto fare questa cosa insieme a te. Non mi ha lasciato indifferente." Lei non capisce a cosa alludo. "Cioè? Cosa intendi dire Franco?"
Le faccio quindi notare il rigonfiamento che ho nei pantaloni. Lei strabuzza gli occhi. Io continuo. "Se un uomo ha una erezione a causa tua, sta apprezzando la tua bellezza e sensualità. Devi prenderlo come uno dei più grandi complimenti che un uomo può fare ad una donna."
"Oh... ma... io... non pensavo...."
"Pensavi che io fossi indifferente a te? Forza, slacciami i pantaloni e vedi tu stessa l'effetto che mi hai fatto."
Lei si congela su quel divano. "Non... non ne ho mai visto uno dal vero..."
Io mi metto di fronte a lei. "Allora è un bene che siamo qui, tra persone che si conoscono da una vita. In una situazione sicura. È necessario fare certe esperienze per crescere." Le porto le sue mani alla mia zip. Lei armeggia un pochino, poi riesce a slacciarmi i pantaloni.
Svetta un bel cazzo di 22cm, grosso e nodoso. Lei è stupita "Ma.... ma è normale? Dove dovrebbe finire questo affare?"
"Ti insegno un'altra cosa. Rifiutare un uomo che ha una potente erezione per te può essere considerata una grossa offesa. I maschi provano dolore nel tenere una erezione per molto tempo. Tu non vuoi offendermi o farmi male, vero Valeria?"
Lei mi guarda con occhioni da cerbiatta. "Cosa? No, certo che no..."
"Molto bene. Che ne dici allora di iniziare a farmi una sega?" Le porto una mano verso il mio cazzo. Lei è inesperta, non sa bene quello che deve fare, così la aiuto. Le faccio vedere il movimento che deve fare, come lo deve prendere. Non è la migliore che mi abbiano mai fatto nella mia vita, ma almeno si vede che si impegna.
"Bene, continua così. Ora dacci un bacio." Lei si ferma con la mano per dare un timido bacio alla cappella.
"No, non così, non fermare mai la mano." Riprova, è già migliorata.
"Apri la bocca, prova a prenderlo dentro."
"Ma... ma è enorme, non credo che ci stia nulla...."
"Prova, e mentre lo hai in bocca leccalo tutto con la lingua."
Si impegna, ma non riesce a entrare nulla oltre la cappella. Però sento la sua lingua fare dei cerchi attorno, una stimolazione fantastica. Continua così per qualche minuto, io non perdo occasione e le accarezzo le tette.
"Ora ascoltami bene Valeria. Quando verrò, voglio che tu tenga tutta la mia sborra in bocca, e che poi ingoi tutto. Questo è il modo per ringraziare un uomo che viene per te, mi hai capito?"
Lei annuisce con il mio cazzo ancora in bocca. Altri pochi istanti, e sento arrivare l'orgasmo. Inizio a venire copiosamente. Lei prova a tenerlo in bocca, ma di sicuro non si aspettava una quantità del genere. Tossisce, lo sperma esce dalla sua bocca. Cazzo non voglio sporcare il divano, così il secondo getto glielo punto sulle tette, poi sulla pancia. Lei continua a tossire mentre io mi svuoto le palle su di lei. Quando ho finito, è sporca di sperma quasi ovunque. Ma almeno mi sembra di avere salvato il divano.
Lei ingoia quel poco di sperma che le è rimasto in bocca. Fa una faccia un po' disgustata. "Ha un sapore strano...."
Io sto ansimando, ma voglio finire la mia opera. "Devi ringraziarmi."
Lei ancora una volta non capisce cosa intendo. Così spiego tutto. "Il gioco è tutto qui. Se un uomo ha una erezione per te, tu lo ricompensi facendolo venire. E poi lo ringrazi per avere scelto te, per averti apprezzato così tanto da essere venuto per te. Hai capito?"
Un discorso da idioti, ma in fondo ormai lei pende dalle mie labbra. "Oh... hai ragione. Grazie."
"Devi dire 'Grazie Franco per avere scelto me per svuotare il tuo cazzo.'"
"Grazie Franco per avere scelto me per svuotare il tuo cazzo."
Mi sta già quasi rivenendo duro. Ma non voglio tirare troppo la corda. "Molto bene. Sei stata brava Valeria. Ora andiamo, facciamo una doccia, poi ti accompagno a fare shopping."
scritto il
2025-06-20
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