Il giusto prezzo
di
Lord Kalvan
genere
trio
Guidavo e parlavo con mio marito al telefono.
Era già buio, e per le vie della città non c'era un traffico particolarmente caotico.
Percorrevo viale Cattaneo quando dinnanzi a me vidi un poliziotto che agitava una paletta e mi intimava di fermarmi.
"Ma no, cazzo!", urlai al telefono mentre accostavo furiosa.
"Che succede?", mi stava chiedendo mio marito al telefono.
"Un posto di blocco, cazzo...una pattuglia..." e richiusi frettolosamente.
"Che fa signora, guida o parla?", mi chiese ironicamente l'agente.
"Patente e libretto, prego...", mi disse scrutandomi attentamente.
"Si, un attimo...", risposi, mentre nel panico cercavo affannosamente di recuperare i documenti.
Avevo i riflessi ancora un po ' annebbiati.
Ero di ritorno da un incontro abbastanza impegnativo e avevo anche bevuto...
L'agente intuì qualcosa, evidentemente, perchè mi fece scendere mentre diceva al collega di portare l'etilometro per fare il test.
Entrai nel panico.
Cercai di rifiutarmi, con garbo, con eleganza, ma non ci fu verso.
Soffiai dentro a quel maledetto tubo.
I due si guardarono sorridendo.
"Ha più alcol che sangue nelle vene, cara signora. Dovremo portarla in Centrale. Ritiro della patente, una bella multa e un bel processo non glieli toglie nessuno..."
"Ma vuole scherzare?...", dissi isterica e terrorizzata.
"E' lei che sta scherzando col fuoco, cara signora, e rischia di bruciarsi. Si calmi, respiri che intanto procediamo al verbale."
Sarebbe stata la mia rovina. Per il mio lavoro la macchina era essenziale.
"Sa, sono un avvocato, per me sarebbe un disastro. Cerchi di comprendere. Sarei disposta a tutto, mi creda", dissi in tono accorato.
"Tutto?", mi fece quello che sembrava essere il capopattuglia.
"Assolutamente, tutto. E anche di più", risposi fissandolo negli occhi con uno sguardo implorante e deciso al tempo stesso.
I due si guardarono.
"Ne è proprio certa, signora?", mi fece il più anziano con sguardo chiaramente allusivo.
"Ho detto che sono disposta a tutto. E intendo davvero a tutto. Chiaro?"
"Va bene, salga in macchina e ci segua allora"
Viaggiammo per un quarto d'ora circa.
Ci ritrovammo in un quartiere abbastanza isolato della periferia.
Entrammo all'interno di un vialetto in fondo al quale c'era un anonimo villino.
Mi fecero entrare e mi condussero in camera da letto.
"Spogliati", mi disse quello che sembrava il capo.
Obbedii in silenzio.
Mi guardavano come una preda da agguantare.
"Anche quelli, puttana", mi disse indicando gli slip.
Eseguii e mi coprii con le mani.
"Cosa cazzo ti copri, troia", mi disse togliendo le mie mani che coprivano i seni e la fica.
Mi afferrò per i capelli e mi spinse giù, davanti a lui.
"Ora succhiamelo per bene, vediamo se sei brava..."
Lo presi in bocca e comincia a leccarlo.
L'altro, nel mentre guardava divertito, si era già spogliato e aveva cominciato a masturbarsi. Mi tirò su per i capelli e mi spinse verso il letto.
Mi fece mettere in ginocchio, mi allargò le gambe e iniziò ad accarezzarmi la fica e il culo. L'altro si piazzò davanti a me e mi rimise in bocca il suo uccello duro.
"Succhia, puttana, succhialo tutto...", mi diceva afferrandomi per i capelli.
Quello dietro aveva preso a leccarmi la fica, mentre con un dito mi penetrava nel culo.
Poi sentii la sua lingua entrare nella fica. Con le mani mi allargò il buco del culo e ci infilò la lingua. Qualche secondo di pausa e poi sentii il suo membro gonfio cominciare a spingere. Alcuni colpi secchi, ritmici e fu dentro il culo.
Spingeva forte.
Mi faceva male, provai a urlare ma quello davanti mi teneva premuta la testa sul suo uccello. Quello dietro iniziò a schiaffeggiarmi le natiche: "Ti piace troia, ti piace?", mi chiedeva ansimando.
Poi uscirono. Io mi stesi sul letto, ma subito uno di loro mi fece salire su di lui per penetrarmi la fica con vigore.
L'altro me lo infilò di nuovo nel culo e cominciarono a spingere tutti e due furiosamente.
Dopo un pò si invertirono.
I colpi si facevano sempre più forti.
Quello dietro andava in profondità: "Ti sfondo, troia, ti sfondo...", mi diceva tutto eccitato.
Venni mugolando e ansimando.
Qualche istante dopo i colpi cessarono.
Uscirono tutti e due.
Uno di loro mi tirò per i capelli giù dal letto e mi fece mettere in ginocchio.
Con la mano mi alzò la faccia: "Apri la bocca, troia, e caccia la lingua. E' arrivato il momento da te tanto atteso. Avrai tanta sborra da ingoiare", mi disse sogghignando.
Pochi secondi e mi esplosero insieme in bocca. Grosse gocce di sperma andarono a finirmi sugli occhi, sulle gote e sulla fronte. Tutto il liquido caldo che mi riversarono in gola lo ingoiai con difficoltà.
Ne era tanto.
Deglutii a fatica.
Alternandosi continuarono a farmi leccare i loro uccelli per succhiare tutto lo sperma che ancora fuoriusciva.
Quando finalmente i loro arnesi divennero flaccidi raccolsero con le dita tutto lo sperma che ancora era sulla fronte, sugli occhi e sulle gote e me lo fecero leccare.
"E' buono vero? Ti piace? Rispondi troia, ti piace?"
"Si, certo, è buono, buonissimo...", risposi eccitata e intimidita.
Si sedettero sul letto, mi presero per i capelli e mi fecero ancora leccare i loro membri.
"Ma sai che sei proprio brava a fare i bocchini? Faccene un'altro, dai..."
Ripresi a leccare i loro arnesi che, incredibilmente, ridivennero nuovamente duri.
Uno mi afferrò la testa e cominciò a spingerla su e giù, mentre l'altro da dietro mi penetrò di nuovo dentro la fica.
Dopo poco sentii un nuovo fiotto di liquido caldo che mi invadeva la gola.
Ingoiai di nuovo tutto.
L'altro mi riversò il suo sperma sul culo.
Quando ebbi finito di leccare l'uccello che avevo in bocca l'altro raccolse con le dita lo sperma sul mio culo e me lo mise in bocca.
"Succhia, troia, succhia e ingoia, tutto", mi disse guardandomi divertito.
"Ora puoi rivestirti, troia", mi disse quello più anziano, "ti sei meritata l'archiviazione", e scoppiarono a ridere.
Si alzarono e si rivestirono.
Assunsero di nuovo un atteggiamento professionale.
"Prego, signora, il bagno, se ha necessità, è qui", mi disse quello più anziano, e mi fece strada.
Feci una rapida doccia.
Quando uscii, nuda, presi a rivestirmi.
I due mi guardavano: "E' davvero una donna straordinaria", mi disse il capopattuglia.
"Grazie. Anche voi, niente male, devo ammettere", risposi mentre, rimessi slip e reggiseno, armeggiavo con la zip dietro l'abito.
"Faccio io signora", mi disse il giovane e mi richiuse il vestito con un movimento rapido e delicato.
"Grazie, agente"
Quando uscimmo dalla casa ci salutammo.
"E' stato bello, signora, spero che abbia gradito anche lei..."
"Eccitante ed emozionante. Da ricordare", dissi loro salutandoli.
Salii sulla mia auto e misi in moto.
Tutto sommato, pensai, con una scopata di mezz'ora avevo salvato patente e fedina penale: Ok, il prezzo è giusto.
Era già buio, e per le vie della città non c'era un traffico particolarmente caotico.
Percorrevo viale Cattaneo quando dinnanzi a me vidi un poliziotto che agitava una paletta e mi intimava di fermarmi.
"Ma no, cazzo!", urlai al telefono mentre accostavo furiosa.
"Che succede?", mi stava chiedendo mio marito al telefono.
"Un posto di blocco, cazzo...una pattuglia..." e richiusi frettolosamente.
"Che fa signora, guida o parla?", mi chiese ironicamente l'agente.
"Patente e libretto, prego...", mi disse scrutandomi attentamente.
"Si, un attimo...", risposi, mentre nel panico cercavo affannosamente di recuperare i documenti.
Avevo i riflessi ancora un po ' annebbiati.
Ero di ritorno da un incontro abbastanza impegnativo e avevo anche bevuto...
L'agente intuì qualcosa, evidentemente, perchè mi fece scendere mentre diceva al collega di portare l'etilometro per fare il test.
Entrai nel panico.
Cercai di rifiutarmi, con garbo, con eleganza, ma non ci fu verso.
Soffiai dentro a quel maledetto tubo.
I due si guardarono sorridendo.
"Ha più alcol che sangue nelle vene, cara signora. Dovremo portarla in Centrale. Ritiro della patente, una bella multa e un bel processo non glieli toglie nessuno..."
"Ma vuole scherzare?...", dissi isterica e terrorizzata.
"E' lei che sta scherzando col fuoco, cara signora, e rischia di bruciarsi. Si calmi, respiri che intanto procediamo al verbale."
Sarebbe stata la mia rovina. Per il mio lavoro la macchina era essenziale.
"Sa, sono un avvocato, per me sarebbe un disastro. Cerchi di comprendere. Sarei disposta a tutto, mi creda", dissi in tono accorato.
"Tutto?", mi fece quello che sembrava essere il capopattuglia.
"Assolutamente, tutto. E anche di più", risposi fissandolo negli occhi con uno sguardo implorante e deciso al tempo stesso.
I due si guardarono.
"Ne è proprio certa, signora?", mi fece il più anziano con sguardo chiaramente allusivo.
"Ho detto che sono disposta a tutto. E intendo davvero a tutto. Chiaro?"
"Va bene, salga in macchina e ci segua allora"
Viaggiammo per un quarto d'ora circa.
Ci ritrovammo in un quartiere abbastanza isolato della periferia.
Entrammo all'interno di un vialetto in fondo al quale c'era un anonimo villino.
Mi fecero entrare e mi condussero in camera da letto.
"Spogliati", mi disse quello che sembrava il capo.
Obbedii in silenzio.
Mi guardavano come una preda da agguantare.
"Anche quelli, puttana", mi disse indicando gli slip.
Eseguii e mi coprii con le mani.
"Cosa cazzo ti copri, troia", mi disse togliendo le mie mani che coprivano i seni e la fica.
Mi afferrò per i capelli e mi spinse giù, davanti a lui.
"Ora succhiamelo per bene, vediamo se sei brava..."
Lo presi in bocca e comincia a leccarlo.
L'altro, nel mentre guardava divertito, si era già spogliato e aveva cominciato a masturbarsi. Mi tirò su per i capelli e mi spinse verso il letto.
Mi fece mettere in ginocchio, mi allargò le gambe e iniziò ad accarezzarmi la fica e il culo. L'altro si piazzò davanti a me e mi rimise in bocca il suo uccello duro.
"Succhia, puttana, succhialo tutto...", mi diceva afferrandomi per i capelli.
Quello dietro aveva preso a leccarmi la fica, mentre con un dito mi penetrava nel culo.
Poi sentii la sua lingua entrare nella fica. Con le mani mi allargò il buco del culo e ci infilò la lingua. Qualche secondo di pausa e poi sentii il suo membro gonfio cominciare a spingere. Alcuni colpi secchi, ritmici e fu dentro il culo.
Spingeva forte.
Mi faceva male, provai a urlare ma quello davanti mi teneva premuta la testa sul suo uccello. Quello dietro iniziò a schiaffeggiarmi le natiche: "Ti piace troia, ti piace?", mi chiedeva ansimando.
Poi uscirono. Io mi stesi sul letto, ma subito uno di loro mi fece salire su di lui per penetrarmi la fica con vigore.
L'altro me lo infilò di nuovo nel culo e cominciarono a spingere tutti e due furiosamente.
Dopo un pò si invertirono.
I colpi si facevano sempre più forti.
Quello dietro andava in profondità: "Ti sfondo, troia, ti sfondo...", mi diceva tutto eccitato.
Venni mugolando e ansimando.
Qualche istante dopo i colpi cessarono.
Uscirono tutti e due.
Uno di loro mi tirò per i capelli giù dal letto e mi fece mettere in ginocchio.
Con la mano mi alzò la faccia: "Apri la bocca, troia, e caccia la lingua. E' arrivato il momento da te tanto atteso. Avrai tanta sborra da ingoiare", mi disse sogghignando.
Pochi secondi e mi esplosero insieme in bocca. Grosse gocce di sperma andarono a finirmi sugli occhi, sulle gote e sulla fronte. Tutto il liquido caldo che mi riversarono in gola lo ingoiai con difficoltà.
Ne era tanto.
Deglutii a fatica.
Alternandosi continuarono a farmi leccare i loro uccelli per succhiare tutto lo sperma che ancora fuoriusciva.
Quando finalmente i loro arnesi divennero flaccidi raccolsero con le dita tutto lo sperma che ancora era sulla fronte, sugli occhi e sulle gote e me lo fecero leccare.
"E' buono vero? Ti piace? Rispondi troia, ti piace?"
"Si, certo, è buono, buonissimo...", risposi eccitata e intimidita.
Si sedettero sul letto, mi presero per i capelli e mi fecero ancora leccare i loro membri.
"Ma sai che sei proprio brava a fare i bocchini? Faccene un'altro, dai..."
Ripresi a leccare i loro arnesi che, incredibilmente, ridivennero nuovamente duri.
Uno mi afferrò la testa e cominciò a spingerla su e giù, mentre l'altro da dietro mi penetrò di nuovo dentro la fica.
Dopo poco sentii un nuovo fiotto di liquido caldo che mi invadeva la gola.
Ingoiai di nuovo tutto.
L'altro mi riversò il suo sperma sul culo.
Quando ebbi finito di leccare l'uccello che avevo in bocca l'altro raccolse con le dita lo sperma sul mio culo e me lo mise in bocca.
"Succhia, troia, succhia e ingoia, tutto", mi disse guardandomi divertito.
"Ora puoi rivestirti, troia", mi disse quello più anziano, "ti sei meritata l'archiviazione", e scoppiarono a ridere.
Si alzarono e si rivestirono.
Assunsero di nuovo un atteggiamento professionale.
"Prego, signora, il bagno, se ha necessità, è qui", mi disse quello più anziano, e mi fece strada.
Feci una rapida doccia.
Quando uscii, nuda, presi a rivestirmi.
I due mi guardavano: "E' davvero una donna straordinaria", mi disse il capopattuglia.
"Grazie. Anche voi, niente male, devo ammettere", risposi mentre, rimessi slip e reggiseno, armeggiavo con la zip dietro l'abito.
"Faccio io signora", mi disse il giovane e mi richiuse il vestito con un movimento rapido e delicato.
"Grazie, agente"
Quando uscimmo dalla casa ci salutammo.
"E' stato bello, signora, spero che abbia gradito anche lei..."
"Eccitante ed emozionante. Da ricordare", dissi loro salutandoli.
Salii sulla mia auto e misi in moto.
Tutto sommato, pensai, con una scopata di mezz'ora avevo salvato patente e fedina penale: Ok, il prezzo è giusto.
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