Due Signore e una Notte

di
genere
trio

Francesca frequentava la palestra da circa due annetti.
Cinque giorni alla settimana.
La mattina di solito c’erano solo vecchietti sulla settantina, dell’età di sua madre.
Da poco tempo, però, c’era un ragazzo. La guardava spesso, soprattutto dietro.
La faceva sentire bene, uno sguardo giovane lì, dove tutto il lavoro aveva dato i suoi frutti.
Quel giorno stava facendo squat, classico del venerdì.
Il ragazzo stava parlottando con l’istruttore di sala, sghignazzavano. Ad un certo punto puntò verso Francesca. Testa alta e passo deciso.
– Inarchi troppo la schiena e scendi poco – disse il ragazzo.
Francesca posò il bilanciere.
– Va bene fenomeno, mostrami la via allora – rispose la donna piccata.
Lui avanzò spavaldo. Staccò il bilanciere dal fermo, fece due ripetizioni perfette, pulite.
– Piaciuto? – chiese il ragazzo.
– Hai vent’anni, a quell’età tutto viene facile.
– Ne ho ventiquattro.
– Sempre venti meno di me, poco cambia.
– Vuoi che ti aiuti? – domandò il ragazzo.
Lei lo guardò un attimo, notò un luccichio negli occhi. L’attitudine del ragazzo la intrigava. Una sfacciataggine molesta, ma intrigante.
– Ok, ma se mi faccio male sono cazzi tuoi. –
– Non succederà, fidati – rispose facendo l’occhiolino.
Si posizionò dietro di lei, sfiorandole la pelle appena sopra i fianchi, sulla pancia.
– Ora inspira, tranquilla, scendi mantenendo il centro. Devi sentire tutta la pianta del piede a terra.
Lei seguì le indicazioni. La voce calma del ragazzo la guidava.
– Vedi che non era poi così difficile? – disse il ragazzo sorridendo.
– Vero, avevi ragione. Comunque io sono Francesca, molto piacere.
– Riccardo – rispose il ragazzo stringendole la mano. – ti devo un caffè, anzi, forse me lo devi tu.
– Dipende. Solo se domani non ho dolori. – rispose Francesca sorridendo.
– E come fai a dirmi che non hai dolori? Il sabato la palestra è chiusa. – gli disse lui con un ghigno.
Francesca capì subito dove voleva andare a parare.
Dopotutto il figlio era in vacanza con gli amici, non sarebbe tornato prima del mercoledì dopo. Un'uscita con un ragazzo, dopo tanto tempo, ci poteva stare.
Si scambiarono i contatti, con la promessa di sentirsi il giorno dopo.

Una notifica svegliò Francesca dai suoi pensieri, mentre faceva colazione.
“Come stai? Hai qualche dolorino?”
“Eii, niente di eccessivo. Direi che il caffè te lo sei meritato!” Rispose Francesca a Riccardo.
“Mi è venuta un’altra idea, perchè non ci vediamo per un aperitivo? Anche con qualche tua amica se vuoi.” Francesca restò un attimo interdetta, non se lo aspettava proprio. Continuava a piacergli sempre di più la sua sfacciataggine.
“Provo a sentirne qualcuna.” Gli rispose infine.
“Alle 18 a casa mia allora, ti mando subito la posizione. A dopo!”
E così fece.
Francesca chiamò subito Elena. Le spiegò la situazione e lei accettò molto entusiasta di fare conoscenze.

Suonarono alla porta.
Francesca aveva indosso un top attillato beige, un paio di pantaloncini in jeans e ai piedi un paio di ciabattine marroni di Hermes, quelle che indossano le donne come lei. Era andata la mattina stessa dall’estetista per la pedicure, manicure e per farsi depilare.
Sapeva bene come sarebbe potuta andare la serata e ci teneva a farsi trovare preparata.
Si era anche truccata, per far risaltare i suoi occhioni marroni. I suoi capelli castani li aveva lasciati cadere morbidi sulle spalle.
Elena, dal canto suo, aveva optato per un paio di pantaloni in lino fresco, una canottiera nera senza reggiseno e un paio di sneakers bianche. Lei non aveva bisogno di trucco pesante. La sua coda bionda e gli occhi azzurri bastavano per fare colpo.
Riccardo aprì, dentro c’erano anche altri due suoi amici. Diego e Nico.
Tutti e tre avevano un fisico curato.
Il loro stile era molto simile: pantaloncini corti sintetici, maglietta bianca e ciabatte.
Si presentarono tutti, con veloci baci sulle guance. Le due donne notarono anche brevi, ma intensi sguardi sulle loro curve.

Si sedettero tutti e cinque insieme al tavolo.
– Ho preparato un paio di caraffe di Spritz, piace a tutti? – chiese Riccardo.
– Va benissimo, grazie mille! – rispose Francesca accavallando le gambe.
Iniziarono a bere. Con discorsi che spaziavano tra lavoro, università e ragazze.
– Noi siamo single, l’ultimo che si è mollato è stato Diego. La tipa era gelosa. Non lo faceva mai uscire con noi. – disse Nico guardando Elena negli occhi.
– Immagino il perchè della sua gelosia. – gli rispose Elena facendo un piccolo occhiolino.
– Io mi sono trasferita da circa tre annetti. Dopo il matrimonio avevo bisogno di aria fresca. – confessò Francesca.
– Perchè non facciamo un giochino, così per spezzare un po’ sta pesantezza? – chiese Diego.
– Dai, vediamo cosa hai in mente. – rispose Francesca.
– Ognuno di noi pesca una carta, chi ha la più alta può decidere una penitenza, quella che vuole, ad uno degli altri partecipanti a sua scelta.
Accettarono tutti. Le due donne con un filo di timore.
Nico pescò il Re di bastoni. Lui aveva la più alta e quindi poteva decidere.
– Elena ci cucinerà la cena. Dovrà spogliarsi e rimanere in intimo. Sempre se lo porta. – disse Nico guardandola negli occhi, con uno sguardo deciso.
Elena sentì una fitta all’inguine. Il cuore accelerò nel petto.
– Ragazzi, non so se me la sento. Non ho neanche il reggiseno.
– Può stare con le tette al vento signora, a noi non dispiace.– le disse Riccardo ridendo con Nico.
Elena, in un misto di eccitazione e paura, si alzò dalla sedia, quasi arrendendosi e andò a sedersi sul divano. Iniziò togliendo le scarpe, poi le calze. Si tolse i pantaloni, era girata dando la schiena ai ragazzi, che godevano di una bella visuale sul suo culo. Alla fine si tolse anche la canottiera, lasciando il suo seno scoperto. Non era enorme, ma sodo.
Aveva addosso solo un misero perizoma blu.
I ragazzi se la stavano mangiando con gli occhi. Lei, invece, si stava iniziando a pentire di aver accettato l’invito di Francesca. Dall’altro lato, però, avere gli occhi di tre ragazzi giovani addosso, la faceva sentire bene.
– Chef, ci delizi di una qualche specialità, forza. – disse Riccardo invitandola ad andare in cucina.
– Fammi vedere dove sono le padelle e la dispensa, almeno quello.
– Ma che cazzo ne so, guardaci tu. – rispose, – cucina sempre mia madre.
Elena andò in cucina, seguita da Nico.
Trovò le padelle. Accese i fornelli. Aveva deciso di fare un pasta aglio, olio e peperoncino. Veloce, semplice.
In salotto, Diego, Riccardo e Francesca si erano andati a sedere sul divano. Diego aveva girato una canna, con maestria. L’aveva offerta all’ospite. Lei, nonostante non fumasse dall’universitò, titubante, aveva accettato.
L’accese, il fumo caldo, quasi bollente le scese nei polmoni. Ricordava bene quella sensazione
Riccardo, stava iniziando a sfiorare la sua gamba nuda, mentre Diego le accarezzò i capelli.
– Appoggiati pure. – fece Diego, invitandola ad appoggiare la testa sulle sue gambe.
Forse per il mix di alcool e THC, lo fece.
Si trovò così a pancia in su, con le sue gambe appoggiate su quelle di Riccardo e la testa su quelle di Diego.
Finì la canna, passando gli ultimi due tiri a Diego. Riccardo le stava massaggiando i piedi e poi i polpacci. Francesca si stava eccitando, lo sentiva.
Per un attimo pensò a suo figlio. Sperò che si stesse divertendo.
Quel pensiero la riportò alla realtà, le fece avere un sussulto. Si alzò scattando dal divano, dirigendosi in bagno.
Riccardo e Diego si guardarono attoniti. Si alzarono e andarono verso la porta dietro cui era Francesca.

Nel frattempo, in cucina, Elena stava ancora cucinando. Il soffritto aveva un buon profumo.
– Te l’hanno mai detto che hai un culo da favola? – le sussurrò Nico abbracciandola da dietro.
Elena poteva sentire la sua eccitazione.
– Sì, qualcuno me l’ha già detto. – gli rispose lei sorridendogli da sopra alla spalla.
Avvicinò il suo fondoschiena a Nico, iniziando a scodinzolare leggermente, per sentirlo meglio.
Chiuse gli occhi, in quel momento decise, la serata e la compagnia era quella giusta.
Nico, non ci credeva. Era stato facile, quasi troppo.
Prese il telefono, scattò un paio di foto. Il filo della mutanda quasi spariva all’interno dei glutei muscolosi e ben curati della donna.
– Sai che potremmo farlo diventare un appuntamento fisso? Che ne so, mercoledì in cucina, – propose il ragazzo.
– Solo se sei bravo a cucinare, non voglio spogliarmi e cucinare solo io. – disse Elena, con una lampo di eccitazione dipinta sul volto.
Lui non le rispose. Iniziò a baciarle il collo. Poi spostò la mano destra, con cui le stava lentamente accarezzando i fianchi, davanti, sulla pancia. Toccò il piercing all’ombelico e scese. Piano piano.
Arrivò a spostare lentamente la mutandina, ma lei lo fermò.
– Che gusto c’è? Non vorrai mica tutto subito? – chiese lei, rossa in faccia.
– A giudicare da quanto è bagnata, a lei non dispiacerebbe così tanto signora. O sbaglio? – le sussurrò nell’orecchio il ragazzo.
Elena fece finta di non sentirlo. Quel ragazzo la stava facendo impazzire, e ancora non aveva visto nulla.
Spense il fuoco, versò la pasta dalla pentola alla padella contenente il sughetto preparato.
Nico si scostò, capì che non era il momento giusto per insistere. Era già sua, doveva solo aspettare.
Francesca era uscita dal bagno. Dopo aver pianto, si era decisa.
Erano anni che non si lasciava andare. Che non si divertiva. Che non trasgrediva. Si risedette sul divano.
Riaccese la canna, fece due tiri e poi aspettò per non scaldarla troppo.
La appoggiò sul posacenere.
Nel frattempo, Elena uscì dalla cucina.
– È pronto signori! – annunciò sollevando la padella, – spero sia di vostro gradimento.
Camminava con molta eleganza, a piedi nudi, con indosso solo la sua mutanda.
Nico le mollò una pacca sul culo, lei si girò con un sorriso divertito in volto e gli fece un occhiolino.
Per mangiare, si rimise la canottiera. Non essendo più davanti ai fornelli sentiva freddo.
Si gustarono la pasta. Era molto buona.
Passarono tante parole e altrettanto vino durante la cena.
Ad un certo punto, Riccardo e Diego, scambiarono un’occhiata d’intesa.
Insieme, iniziarono a toccare l’interno delle lunghe gambe allenate di Francesca.
Lei quasi sobbalzò, non se lo aspettava. Sentì un’ondata di calore al viso.
Decise di lasciarli fare. Allargò un po’ le gambe, per facilitare loro le carezze.
Elena si era alzata, sedendosi poi ai piedi del divano. Sul tappeto. Nico l’aveva seguita.
Aveva uno sguardo deciso.
Le prese la mano e le diede un bacio sulle dita, vicino ad un anello della madre. Si sedette accanto a lei.
– Quanto cazzo sei bella!
Elena, senza dire nulla, si girò e iniziò a baciarlo. Le loro lingue si rincorrevano veloci.
Riccardo e Diego si fecero sempre più audaci e spudorati con Francesca. Iniziarono a baciarle il collo. Salivano sempre di più con le carezze sulle gambe e arrivarono a slacciarle i pantaloncini. Francesca si alzò. Lanciò via le ciabattine, restando a piedi nudi sul pavimento. Si tolse i pantaloncini ormai aperti rivelando un intimo in pizzo nero.
– Hai visto la signora? – disse Riccardo dando una pacca a Diego.
– Intimo di classe. – gli rispose il compare sogghignando.
Si alzarono entrambi.
Francesca aveva ripreso la canna in mano e la stava riaccendendo. Riccardo si posizionò dietro di lei. Aveva tolto pantaloni e maglia. Era in mutande.
Diego, invece, si inginocchiò davanti a lei. Incominciò a baciarle i piedini.
Salì piano piano. Baciandole tutte le gambe. Arrivò fino all’inguine, la baciò lì, sopra al pizzo del tanga.
Lei lo guardò, fisso negli occhi. Stava buttando fuori una nuvola di fumo. Era visibilmente eccitata.
Riccardo le stava succhiando collo. Stretta a lui sentiva il suo cazzo duro sul suo culetto tonico.
Lei si girò, iniziarono a baciarsi.
Elena e Nico erano anche loro in piedi, stavano limonando da un buon momento.
– Non pensi che sarebbe l’ora di passare al prossimo livello? le chiese Nico, staccandosi per un attimo dalla bocca di Elena.
La donna lo guardò, non rispose
Così lui le mise le mani sulle spalle, spingendola ad abbassarsi.
Lei obbedì. Prese un cuscino dal divano e lo posizionò sotto le sue ginocchia.
Gli abbassò i pantaloni prima e le mutande poi.
Era già abbastanza duro. Lo prese in bocca.
– Continua a guardarmi. Voglio i tuoi occhi su di me! – le disse Nico, prendendola per la sua coda bionda.
Lei obbedì. Si lasciò guidare nel ritmo da Nico.
Le stava scopando la bocca con forza. Sempre più in profondità nella sua gola.

Riccardo e Diego presero Francesca in braccio e la portarono in camera da letto.
Lei non provò neanche a rifiutare. Ormai aveva deciso.
La buttarono sul letto queen size della camera dei genitori di Riccardo.
Lei si sposto sul letto, posizionandosi nel mezzo. Era a gattoni.
– Quindi, cosa facciamo ora? – chiese eccitata.
– Ora ti sfondiamo signora, – gli rispose Riccardo – alla fine sei una troia come le altre. Fate tanto le raffinate, ma poi vi interessa sempre e solo una cosa.
– Tiratela fuori quella cosa allora. – rispose Francesca eccitatissima.
I ragazzi eseguirono. Si tolsero gli indumenti e salirono sul letto.
Uno dietro e l’altro davanti a lei.
Riccardo la schiaffeggiò due volte col membro duro, poi glielo infilò con forza in bocca.
– Me lo deve succhiare per bene signora, avanti!
Lei iniziò. Non era un’amante dei lavori di bocca.
Dietro, Diego le strappo l’intimo.
– Guarda qui, la signora è completamente depilata! – disse stupido.
– Ovvio. Le puttane sono tutte depilate. – gli rispose Riccardo.
Il ragazzo dietro, iniziò a leccargliela. Il piacere iniziò a crescere subito in lei. Le piaceva essere usate e, in più, Diego era molto bravo.
Le sfuggirono un paio di gemiti.
– Non me ne frega un cazzo che stai godendo, la prossima volta che smetti di succhiarmelo te la faccio pagare! Hai capito bagascia!, le urlò in faccia Riccardo tirandole i capelli.
Lei non rispose, continuò a succhiare.
Diego, dopo un po’, si sputò sulla mano. La fece passare lungo tutta la sua asta rigida e penetrò la fighetta di Francesca.
La fece sussultare, ma riuscì a non smettere di succhiare.
Riccardo annunciò che stava per venire, lei da brava troietta, continuò a succhiarglielo, nonostante ormai avesse male alla bocca.
Lui la prese con entrambe le mani per i capelli, la trascinò a sé. Francesca rimase senza fiato. Dopo pochi attimi le scaricò in gola tutto il suo seme caldo.
Lei cadde con la faccia sul letto, senza fiato, tossendo. Nonostante tutto aveva mandato giù.
Il trucco si era messa le era colato tutto.
Riccardo si sedette per terra, sul tappeto ai piedi del letto. Era stanco.
Diego stava finendo anche lui. Continuava a penetrarla con forza, con colpi potenti. Ora che non aveva più un cazzo in bocca, Francesca urlava tutto il suo godimento.
In quel momento, per un piccolo attimo, pensò al figlio e a cosa avrebbe pensato nel vedere la sua mamma così. Il pensiero, però, venne subito scacciato dal cazzo di Diego che le pompava la figa.
Vennero quasi insieme. Lei tremando e lui scaricando dentro di lei tutto il suo prodotto. Riempiendole la pancia.
Erano esausti. Rimasero un attimo così: Riccardo seduto ai piedi del letto e Diego con la faccia appoggiata al culo di Francesca, entrambi a pancia in giù sul letto.
Diego andò in bagno. Era soddisfatto.
Il padrone di casa invece si alzò.
Diede una pacca sul culo a Francesca e le tirò i capelli.
La prese e la girò su un lato. Si spalmò il lubrificante sul cazzo, che, al solo pensiero di incularsi quella porcona, gli era tornato dritto.
Sognava di metterglielo da quando l’aveva vista in palestra la prima volta.
Si posizionò dietro di lei e le alzò una gamba.
– Due li abbiamo portati a casa, direi che manca il terzo! – disse Riccardo, sbattendo il suo uccello fino in fondo, nel culetto stretto della donna.
Non era lungo, ma la circonferenza era considerevole. Infilarlo in un buco vergine causò molto dolore alla donna. Riccardo lo sapeva, la cosa non lo preoccupava molto. Anzi lo eccitava.
L’urlo di Francesca fu lungo e penetrante.
Riccardo iniziò a muoversi dentro di lei. Velocemente.
Il dolore si trasformò dopo poco in un terribile godimento.
Ebbe tre orgasmi rapidi, uno in fila all’altro
La donna stava provando sensazioni a lei sconosciute. Nessuno l’aveva mai scopata così.
Neanche all’università.
Diego rientrò dal bagno e si sedette sulla poltrona posizionata all’angolo della stanza. Aveva recuperato il suo telefono e stava filmando la scena.
Dopo qualche minuto a pompare l’ano vergine di Francesca, Riccardo uscì, la girò a pancia insù.
Lei ormai era completamente in balia del ragazzo, si faceva spostare e usare come una bambola
Le prese i piedini, smaltati di rosso scuro, ci avvolse il suo cazzo e ci sputò sopra.
– Questa roba è arte, sono perfetti. Ora sbrigati a segarmi puttana! le ordinò
Lei eseguì.
Non ci volle molto a farlo venire. Gli sborrò sugli addominali. Appena sopra alla pietra del piercing.
Diego si avvicinò, scattò un paio di foto alla donna dall’alto. Sia al volto provato che al corpo pieno di liquido seminale.
Riccardo lo guardò e si scambiarono un cenno d’intesa.
Dopo aver ripreso un attimo fiato, la donna propose una sigaretta. Come era solita fare dopo una bella scopata.
Mai, però, era lontanamente arrivata ad un livello di godimento simile in vita sua.
Accettarono di buon grado anche gli altri due.
Aprendo la porta della stanza, si sentivano urla provenire dal salotto.
Percorso il corridoio videro Elena e Nico. Lei aveva la faccia appoggiata sul divano, con il fondoschiena in aria. Lui, la stava scopando nel culo; la schiaffeggiava di continuo con la mano destra sulle chiappe e con una paletta delle mosche, stretta nell’altra mano, sulla schiena.
– Girati adesso troia! ordinò lui tirando fuori il cazzo dal culo di lei.
Era lungo e tozzo.
Elena obbedì, mettendosi in ginocchio sul tappeto. Lui si alzò in fretta e le sborrò sugli occhi.
– Spalmatela in faccia, tanto so che ti piace!
Lei seguì i suoi ordini.
Diceva bene Nico, a lei piaceva.
Dopo che i due ripresero fiato, fumarono una sigaretta insieme. La stanchezza era comune a tutti nella stanza. Si lavarono e si buttarono sui letti. Ancora tutti nudi.
Francesca abbracciata ad Elena nel letto matrimoniale e i ragazzi sparsi per la casa, tra divani e letti.
Crollarono tutti nel sonno profondo.
A tarda mattinata, i tre ragazzi andarono a svegliare le donne.
– Signore, alzatevi, è ora di colazione! – urlarono i ragazzi per tutto il corridoio, svegliando le loro compagne di avventure.
Le due amiche si alzarono, dirette entrambe al bagno. Si lavarono e si rivestirono con i loro abiti del giorno precedente, tranne per le mutande di Francesca. Diego gliele aveva distrutte.
Le due amiche arrivarono insieme in cucina. I ragazzi stavano bevendo il caffè. Davanti a loro avevano frutta e vario cibo.
– Potevate aspettarci eh – disse Elena.
– Vi abbiamo preparato la colazione, di che ti lamenti? – le rispose Diego, con un sorriso strano.
– E dov’è? Avete solo tre piatti.
– Sotto il tavolo prima, poi avrete la colazione.
Le due signore si guardarono.
– Non siete mai sazi comunque, – disse Francesca mentre si inginocchiava.
– Senti chi parla. Ha scopato come una matta tutta la notte, eppure, è ancora in ginocchio a succhiare appena sveglia.
Nico non aveva tutti i torti. Francesca lo sapeva bene.
Succhiarono vogliose, alternandosi su tutti i ragazzi.
Dopo un po’ di tempo, quando stavano per arrivare, i tre si alzarono, presero due bicchieri e ci sborrarono dentro. Mischiarono con succo d’ananas e lo offrirono alle loro compagne di avventure.
Le due donne si guardarono ridendo e dopo un breve brindisi bevvero con gusto il nettare.
Erano già sulla via del ritorno, nella macchina di Elena, quando vibrarono entrambi i loro telefoni.
“Grazie per la serata! ci vedremo ancora, vero?” era il messaggio di Riccardo a Francesca e di Nico a Elena.
Allegate c’erano una buona quantità di foto e video della serata.
Francesca non disse nulla, né rispose al messaggio di Riccardo.
Scese dalla macchina di Elena davanti al portone d’entrata di casa sua. .
Non aveva ancora risposto al ragazzo.
Fece girare quattro volte la chiave nella serratura ed entrò.
Si butto sul divano. Era sfinita. Aveva male dovunque, ma sapeva che era stata una serata memorabile.
Si era divertita con Riccardo e Diego, ma aveva ancora negli occhi la violenza perversa di Nico.
Da una parte la spaventava, dall’altra la desiderava.
Pensò a Marco, suo figlio, e a quello che avrebbe potuto pensare se mai avesse visto il video di sua madre sodomizzata da un suo quasi coetaneo.
La vista della fotografia appoggiata sulla mensola sopra alla TV in cui erano al mare, entrambi felici, le chiarì le idee.
Così prese il telefono e andò sulla chat con Riccardo.
“Grazie per l’invito. Ho passato una serata magnifica, ma sono una madre. Vi lascio Elena tutta per voi:)”
“Nessun problema, se dovessi cambiare idea, mi scrivi o me lo dici! Ci vediamo in palestra!”.
scritto il
2025-06-29
4 . 8 K
visite
3 9
voti
valutazione
6.8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

Stasera, se vi va, sono libera!
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.