Stasera, se vi va, sono libera!

di
genere
dominazione

Questo è il secondo capitolo della serie iniziata con il racconto "Due signore e una notte". Vi consiglio di recuperare quello prima di leggere questo. Ci saranno altri capitoli. Tutti in ordine cronologico. Buona lettura.
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Era giovedì mattina, a Nico vibrò il telefono, era Elena.
“Stasera, se vi va, sono libera!”
“Da te alle 9?” le rispose il ragazzo.
La donna, gli mandò l’emoji del pollice verso l’alto.
Dopo che Francesca si era ritirata, i tre amici si erano arresi all’idea che non avrebbero più rivisto le due donne.
Quel messaggio cambiò tutto.
Si organizzarono in fretta, con un giro di chiamate rapido.
Avevano già comprato tutto il necessario. Lo avevano nascosto a casa di Diego. Lui se lo mise nello zaino, pronto per la serata.
Si presentarono perfettamente in orario. Elena andò ad aprire. Aveva infradito, mutandine rosse e canottiera.
Lei era già eccitata, fin da quando aveva ricevuto la risposta di Nico. Li guidò verso il divano. Sul tavolino davanti aveva preparato una selezione di amari e whiskey per allietare le prime chiacchere.
Fecero passare così una buona mezz’ora, discutendo dei più disparati argomenti.
Era seduta tra Diego e Nico, con Riccardo che invece aveva deciso di sedersi sul puf, dall’altra parte del tavolino. I due le stavano accarezzando le gambe, dandole brividi lunghi e profondi lungo tutta la schiena.
Rimase così per un po’.
– Quindi, cominciamo? – chiese Elena dopo un po’.
I tre ragazzi si guardarono, con un sorriso complice sul viso. Era palese aspettassero questo momento dall’ultima serata.
La donna capì che avevano in mente qualcosa. Questo le procurò un sensazione mista tra paura e eccitazione. Aveva provato ciò che Nico, da solo, poteva fare; ora era curiosa di vedere il trio all’opera, infatti aveva deciso di concedersi totalmente. Lei avrebbe fatto ciò che i ragazzi le avrebbero fatto fare. Senza nessun limite.
Li condusse alla sua camera, camminò ondeggiando i fianchi, strisciando leggermente le infradito a terra. Aveva un letto matrimoniale. Per l’occasione aveva acceso 4 candele profumate, che, insieme ai grossi specchi incorporati nelle ante degli armadi creava un’atmosfera degna di un film porno.
Si fermò sulla soglia, si appoggiò con fare sensuale al telaio della porta e guardò i ragazzi.
– Sono vostra, fatemi quello che volete, per stasera nessuna regola – disse Elena ai ragazzi.
Nico, che era quello con più confidenza con lei, la spinse leggermente dentro la stanza, le prese la coda bionda con la mano destra e con la sinistra le strinse le guance e le girò il viso verso il suo.
– Non sei pronta troia. – le disse il ragazzo iniziando a limonarla.
Riccardo si sedette sul bordo del letto. Iniziò a togliersi scarpe e calze. Poi si alzò e iniziò a tirarle pacche forti sul sedere quasi nudo.
– Non avrai la stessa eleganza della tua amica, ma il culo è incredibile. Stanotte te lo devasto. – le sussurrò all’orecchio Riccardo.
Elena iniziava un attimo a preoccuparsi. Forse era infilata in qualcosa più grande di lei. L’eccitazione però era tanta.
Diego era tornato dal salotto con lo zaino. Lo posò per terra.
– Iniziamo a fare sul serio? – domando guardando i ragazzi ed estraendo dallo zaino una gag ball rossa e passandola a Nico.
Il ragazzo si avvicinò ad Elena.
– Ragazzi, non so, cosa avete in mente? – chiese in un misto di terrore e eccitazione.
– Ma stai zitta e non rompere il cazzo. – le rispose Nico mettendole la palla rossa in bocca e legandola dietro alla testa.
– Ora, in ginocchio. – le ordinò Diego con voce ferma.
Elena eseguì. Il pavimento era freddo e duro.
– Abbiamo deciso che ognuno di noi dirige il gioco per un’ora. Parto io, poi Nico e alla fine Ricky. Tu devi fare ciò che ti viene detto, qualunque cosa sia. Accetti?
Elena fece di sì con la testa.
– Perfetto. Voi due andate sul divano e chiudete la porta. – disse Diego ai suoi due compari.
I due eseguirono. Diego sbloccò il suo cellulare, aprì il timer e impostò un’ora. Senza dire nulla, prese dal suo zaino tre corde, quelle che usava per arrampicare.
Elena era ancora in ginocchio, con la gag ball in bocca. Lui la prese per i capelli e la buttò sul letto.
– Spogliati e poi girati a pancia in giù. – le ordinò con voce fredda e tranquilla.
Lei si tolse la poca biancheria che indossava e lanciò le infradito gialle lontane. Si sdraiò con i seni a contatto con il copriletto come ordinato da Diego.
Il ragazzo prese le braccia della donna e gliele legò dietro alla schiena. Poi passò a legarle le gambe. Lei era molto eccitata, sentiva gli umori sgorgare dalla sua figa e andare a bagnare lo strato più esterno del suo letto.
Diego fece poi passare l’ultima corda attraverso la legatura delle gambe e quella delle braccia, tirò e finì l’incaprettatura della donna, che ora era immobilizzata.
Appoggiò una serie di altri oggetti sul letto, tra cui diverse mollette, una maschera per gli occhi, due tappi per le orecchie, un frustino e due dildi.
Appena si avvicinò ad Elena per metterle i tappi e la mascherina, la donna tremava. Aveva paura.
– Abbiamo 45 minuti, goditeli. – le disse Diego abbassandosi pantaloni e mutande e rivelando un cazzo molto teso.
Lei non rispose, l’eccitazione e la paura la stavano divorando. Era anche senza più possibilità di vedere e sentire, oltre che di parlare.
Iniziò schiaffeggiandole le chiappe sode con il frustino, venticinque frustate per gluteo, che a fine trattamento erano del colore delle mutandine che la donna si era tolta solo poco tempo prima.
Il timer segnava meno mezz’ora alla fine.
Diego, allora, le infilò entrambi i dildi, uno nel culo e uno nella figa. La donna ebbe un brivido di piacere. A quel punto il ragazzo si rese conto di quanto Elena fosse eccitata.
Dal suo cellulare, aprì l’applicazione specifica e fece iniziare a vibrare i due oggetti che riempivano i buchi della signora.
Iniziarono a uscire dei gemiti soffocati dalla bocca di Elena.
Il ragazzo prese le mollette, ne mise una per dito del piede. Alla donna facevano male, ma la vibrazione nei suoi due buchi la stavano portando all’orgasmo, quindi non fece troppo caso al dolore.
Diego iniziò a masturbarsi piano, lontano un metro dalla sua donna legata, privata della parola, vista e udito, ma che stava godendo.
Ad Elena non era mai capitato di godere così tanto, così tante volte di fila in poco tempo.
Negli ultimi dieci minuti, in cui Diego stava piano piano finendo la sua sega per poi venire sulla schiena nuda della donna, lei ebbe almeno quattro orgasmi di fila. Tremava e urlava attraverso la gag ball.
L’ora era passata velocemente e Nico e Riccardo, che nel frattempo avevano fumato un paio di canne, erano di ritorno in camera. Sapevano cosa avrebbero trovato, Diego li aveva già avvisati sulle sue intenzioni.
– Datemi una mano a liberarla dai, almeno poi passiamo a Nico. – disse il primo ragazzo ai due compari.
In un batter d’occhio Elena era seduta sul bordo del suo letto, col fiatone e a massaggiarsi i polsi che erano rimasti stretti nelle corde.
– Signori e signora, seguitemi in salotto. – annunciò Nico
Diego diede una mano alla donna per aiutarla ad alzarsi dal letto, lei la accettò, gli diede un piccolo abbraccio e un bacino sulla guancia.
– Mi sono divertita molto.
Lui non le rispose, ma con un fazzolettino che aveva preso dal comodino le asciugo la sborra dalla schiena e, vedendola chinata a prendere le ciabatte, le diede una pacca sul culo, talmente forte che quasi andò con la faccia per terra.
Lei, con solo le ciabattine ai piedi, andò in salotto dai due ragazzi. Diego si attardò un attimo per mettere tutto il suo armamentario BDSM nello zaino.
Nico era rimasto in piedi, al centro del salotto, le mani in tasca, lo sguardo dritto negli occhi di Elena.
– Sedetevi voi due – disse ai suoi amici. Diego si buttò sul divano, Riccardo tornò sul puff. Elena rimase lì, nuda, le ciabattine gialle ai piedi, il corpo segnato dalle corde e dal frustino, le cosce ancora tremanti.
– Vieni qui. – fece lui con la voce bassa, calma. Lei gli si avvicinò.
– No, ferma. Lì va bene. – le disse quando fu a un paio di metri da lui. – Mani dietro la schiena. Bene. Ora resta così. Non parlare, non sorridere. Solo occhi fissi su di me.
Si sedette sulla sedia che aveva sistemato al centro della stanza. Le gambe allargate, la schiena dritta. L’aria in casa era ancora carica dell’odore di sesso, sudore, cera, e umori femminili.
– Sai che mi fai schifo, vero? – disse lui. – Eppure non riesco a smettere di guardarti.
La donna lo fissava, immobile, come se aspettasse un comando.
– Hai goduto con Diego? Ti ha fatta venire tante volte?
Elena annuì.
– E adesso? Quanto sei bagnata?
Lei abbassò lo sguardo.
– Occhi su di me, troia. Rispondi.
– Tanto – mormorò.
Nico fece un cenno con la mano. Elena si inginocchiò.
– Brava. Così va meglio. Ora… dimmi un tuo segreto. Uno sporco. Uno che non hai mai detto a nessuno.
Lei esitò. Poi, con voce incerta, disse:
– Una volta ho mandato una mia foto nuda al papà di una mia amica, quando andavo all’università. Era separato. Non so perché… gliel’ho mandata. Solo quella. Poi più nulla. Ma… ogni tanto me la riguardo anch’io. E mi eccito.
Riccardo e Diego scoppiarono a ridere. Nico invece non mosse un muscolo.
– Bene. Allora forse sei più troia di quanto pensassi. Adesso… sdraiati a terra. Di schiena. Apri le gambe. E toccati.
Lei lo fece. Il tappeto era ruvido, ma accogliente. Si infilò due dita dentro e cominciò a muoverle piano.
– No. Non voglio che vieni. Voglio che mi parli. Dimmi tutto quello che senti. Se smetti di parlare, smetti di toccarti.
Elena ansimava. Le dita erano calde, scivolose. Ogni movimento le accendeva i nervi sotto pelle, ma allo stesso tempo le pesava il fiato in gola, come se qualcuno le stesse sedendo sul petto.
– Sento… le tue parole… mi fanno sentire piccola. Umiliata. Ma anche viva. Come se… stessi scoprendo chi sono davvero.
– E chi sei? – chiese Nico.
– Una donna… sporca che si eccita a farsi guardare e scopare da tre ragazzi più giovani. Che si sente viva solo quando qualcuno la usa.
– Continua.
– Sento le dita dentro, e… è come se fossero le tue. Come se tu potessi controllarmi da lì. Come se ogni volta che spingo più a fondo… mi arrendessi un po’ di più.
– Ti stai arrendendo?
– Sì. Completamente.
Nico si alzò e si chinò su di lei. Le tolse le dita dalla figa, lentamente, con un gesto deciso.
– Basta così. Hai detto la verità, e questo ti onora. Ma non ti sei meritata di venire.
Elena restò stesa, le gambe ancora aperte, il sesso palpitante, umido, gonfio. Gli altri due la osservavano, in silenzio.
– Adesso alzati, vai in bagno e guardati allo specchio. Guardati bene. E poi torna qui.
Lei obbedì. Si trascinò fino al bagno, le gambe molli, i muscoli delle cosce che le dolevano. Accese la luce. Il volto le si rivelò: i capelli spettinati, la bocca gonfia, i segni delle corde ancora impressi sulla pelle. Si guardò dritta negli occhi. E sorrise.
Quando tornò in salotto, Nico le tese la mano.
– Vieni. Ora puoi venire. Ma sopra di me. E davanti a loro.
Lei non disse nulla. Gli si sedette sopra, lentamente, prendendolo dentro un centimetro alla volta. E lo sguardo non lo tolse mai da Diego e Riccardo. Neanche quando cominciò a gemere.
Lo fece con movimenti lenti, profondi.
Diego e Riccardo sedevano ai lati del divano, in silenzio, con gli occhi incollati su di lei. Elena cavalcava Nico senza staccargli mai lo sguardo di dosso, tenendo le mani poggiate sul suo petto, affondando le unghie a ogni colpo più intenso.
– Guardatemi – disse, senza smettere di muoversi – voglio che vediate tutto. Che vi ricordiate ogni istante.
Nico le afferrò i fianchi e cominciò a guidarla, imponendole un ritmo più veloce. Elena lo seguì, ansimando, lasciando andare ogni freno, ogni pudore. I suoi seni si muovevano sotto gli occhi degli altri due, che avevano cominciato a toccarsi, quasi in sincronia.
– Ti piace farti guardare? – chiese Diego, con la voce roca.
– Sì. Mi fa impazzire. Voglio che vi eccitiate con me, voglio essere la vostra puttana.
Nico la tirò a sé, stringendola contro il suo petto.
Lei venne con uno scatto violento del bacino, un sussulto che le attraversò tutto il corpo e le fece piegare la testa all’indietro.
Appena si fu ripresa, Nico la fece scendere e si mise seduto a lato.
– Ora tocca a loro – disse.
Elena si voltò verso Diego, poi verso Riccardo e si leccò le labbra.
Riccardo si alzò, si sistemò i pantaloni e si voltò verso gli altri due.
– Ragazzi, andate pure. Mi faccio portare a casa da lei.
Diego lo guardò con un mezzo sorriso.
– Fai come vuoi. Noi andiamo allora. – Si avvicinò a Elena, le diede un bacio sulla guancia e le
sussurrò qualcosa all’orecchio. Lei annuì, ancora col respiro pesante.
Nico la salutò con uno schiaffetto sul fianco nudo.
– A presto, troietta.
Poi i due uscirono dalla porta, chiudendosela alle spalle.
Elena si lasciò cadere sul divano, nuda, il corpo ancora segnato dalle corde e dagli orgasmi. Riccardo si sedette vicino a lei e le accarezzò la coscia.
– Vado a farmi una doccia – disse lei con un filo di voce.
– Tranquilla. Ti aspetto.
Lei si alzò con lentezza, il corpo ancora stanco ma vibrante. Attraversò la stanza ondeggiando piano, con le ciabattine che strisciavano appena sul parquet. Entrò in bagno e chiuse la porta, lasciando Riccardo da solo. Si alzò e andò nella camera da letto di Elena.
Lui si sdraiò sul letto, mettendo le mani dietro la testa. Sorrise. Ora toccava a lui.
Dopo qualche minuto, Elena uscì dal bagno, con addosso soltanto una salvietta intorno al corpo. Aveva i capelli ancora bagnati.
Si sdraiò accanto all’ultimo ragazzo rimasto da soddisfare.
Le fece scivolare una mano sul fianco, lentamente, senza premura. Elena chiuse gli occhi, sorpresa dalla delicatezza. Nessuna fretta, nessuna invasione. Solo pelle che toccava pelle, come se il piacere fosse già lì, nella vicinanza.
– Ho fame. – disse il ragazzo.
– Seguimi, ti preparo qualcosa. – gli rispose la donna alzandosi dal letto.
– No, faccio io. La scorsa volta hai preparato tu.
Andarono in cucina, Elena si sedette sul piano, con le gambe e i piedi nudi a penzoloni, alla destra dei fornelli su cui Riccardo stava cucinando una pasta da poi condire con il pesto.
Quel ragazzo le piaceva. Il modo in cui si poneva, i suoi occhi marroni e il suo fisico.
Sapeva essere tenero, come in quel momento, ma anche violento e perverso, come le aveva dimostrato con Francesca.
– Quanta pasta hai buttato? – gli chiese la donna dopo un po’.
– Cento grammi, solo per me. Tu non mangi. – le rispose.
La donna non capiva cosa avesse in mente, non aveva capito il motivo per cui aveva mandato via gli amici.
Dopo aver scolato, condì la pasta con mezzo vasetto di pesto Barilla che la donna aveva in frigo.
Portò il piatto a tavola ordinando ad Elena di seguirlo.
– Intanto che mangio, me lo succhi. Piano piano, fino in fondo.
Lei eseguì come una brava schiavetta.
Ci impiegò circa dieci minuti a finire di mangiare, poi si alzò, senza dire nulla e si sedette sul divano.
– Vai a lavare i piatti e la pentola, poi torna qui.
Elena finì di lavare i piatti in silenzio. L’acqua calda le scorreva sulle mani, il sapone le faceva scivolare via la stanchezza. Riccardo era rimasto sul divano, gambe allungate, la osservava da lì.
Quando lei tornò in salotto, lui si alzò, la fece mettere a 90 sul divano e piano piano iniziò a penetrarla.
– Dimmi una cosa – disse Riccardo
– Mh?
– Come hai conosciuto Francesca?
– Perché… me lo chiedi?
– Così, curiosità.
– All’università. Fumavamo erba, andavamo ad ogni festa, facevamo sesso per ore.
– Era bella?
– Lo è ancora, o non te la ricordi più?
Riccardo sorrise. Certo che se la ricordava, aveva ancora il suo viso elegante e il suo corpo atletico impresso nella mente.
– E vi vedete spesso?
– Ovvio, ti pare che proponeva a una a caso di venire a casa con tre ragazzi di vent’anni di meno? – rispose Elena, – Ma perché tutte queste domande? – chiese poi al ragazzo.
– Boh, mi incuriosisce.
Elena non rispose subito. Un piccolo nodo si era formato dentro di lei. Le sue anche continuavano a muoversi, seguendo il ritmo, ma la mente era altrove. Riccardo stava scopando lei, sì. Ma con la testa… forse era già da un’altra parte.
– Sei molto bella… e brava.
Un complimento, ma suonava come uno specchietto. Eppure Elena sorrise. Fiera e ferita insieme. Forse si stava prendendo una cotta. Forse non era altro che una delle tante. Ma in quel momento lo voleva ancora.
Riccardo continuò per qualche momento ancora, poi scaricò tutto il suo seme nella pancia della donna.
Ripresero fiato insieme. Poi si lavarono.
Fecero la doccia insieme, limonando e scopando come due innamorati.
– Ti porto a casa ora. – gli disse la donna dopo che entrambi si furono rivestiti.
Mentre raccoglievano le ultime cose, Elena sentì quel piccolo nodo in gola farsi più stretto. Non era solo il piacere o la stanchezza, era qualcos’altro. Un pensiero che cercava di farsi spazio, ma che lei non voleva affrontare.
– Sai, – iniziò Riccardo mentre uscivano dal portone, – Francesca ha qualcosa che non si trova facilmente, nonostante l’ho scopata, le ho sverginato il culo, ce l’ho ancora in testa. Credevo di avercela in pugno, invece è come se avesse una parte di sé che non lascia entrare nessuno.
La donna lo guardò di sbieco, il cuore un po’ più pesante.
Il silenzio tra loro non era imbarazzante, ma carico di significati non detti. Elena sentì un brivido, una fitta di gelosia mista a desiderio.
Arrivati davanti a casa di Riccardo, lui le diede un bacino veloce sulle labbra.
– A presto, Elena.
Lei rimase, in macchina, ferma, guardandolo allontanarsi verso l’ingresso di casa. Nel petto sentiva un mix di calore e inquietudine. Forse non era solo un gioco. Forse Riccardo stava davvero cercando qualcosa che lei non poteva dargli. Ma in quel momento, tutto ciò contava poco.
scritto il
2025-07-12
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