Il regalo sei tu

di
genere
esibizionismo

Era una calda sera d’estate, il sole ancora pendeva basso nel cielo, dorando ogni cosa di una luce morbida. Il giardino era addobbato con lanterne di carta, tavole imbandite e risate ovunque. Era la tua festa di compleanno – ma qualcosa nell’aria ti faceva intuire che non sarebbe stata solo una grigliata con torta e brindisi.

“E ora… il momento che aspettavamo tutti!” esclamò Laura al microfono, con uno sguardo fin troppo malizioso. Gli amici fecero cerchio attorno a te, ridacchiando. Due di loro, Marco e Giulia, ti afferrarono scherzosamente per le braccia.

“No no, aspetta… che state facendo?” protestasti tra le risate, ma non fu che l’inizio.

Con una rapidità ben preparata, ti sollevarono e ti portarono al centro del prato, su un grande telo bianco steso a terra. Ti fecero sedere su una sedia senza schienale, e mentre cercavi di capire cosa stesse succedendo, qualcuno ti legò polsi e caviglie con nastri colorati – morbidi ma abbastanza saldi da renderti inoffensivo. E poi, lentamente… cominciarono a spogliarti.

Prima la maglietta, poi i pantaloni. Rimasto in boxer, il pubblico esplose in applausi e fischi. Ma non era finita.

“Dobbiamo presentare il nostro regalo… completamente!” rise Francesca, e in un attimo i tuoi boxer furono tirati giù tra le urla divertite degli amici. Eri lì, nudo, esposto, legato e incredibilmente vulnerabile, mentre il sole calava lentamente dietro gli alberi e il pene sorgeva emozionato. Le piante dei tuoi piedi erano bene in vista, sollevate su un piccolo poggiapiedi imbottito messo lì apposta.

“E ora, il gioco dei sensi…” annunciò qualcuno, mentre una benda ti copriva gli occhi.

Non potevi vedere, ma sentivi tutto. La risata vicina, i mormorii, i flash delle foto. Poi… una carezza leggera. Qualcosa di fresco, soffice, passava lungo il tuo petto, poi sul ventre, sulle gambe. Una piuma? Un pennello?

Un’altra mano – più decisa – intinse qualcosa di appiccicoso e dolce sulle tue cosce. Cioccolato fuso? Marmellata? Subito dopo, sentisti un fiato caldo vicino al tuo orecchio: “Indovina con cosa ti stiamo decorando…”

Una crema fresca fu spalmata lentamente sulle piante dei piedi, con dita sapienti che massaggiavano ogni arco, ogni dita. Ti dimenavi, il solletico era insopportabile e delizioso, mescolato a un imbarazzo crescente mentre gli altri guardavano, commentavano, ridevano – eccitati dalla tua nudità, dalla tua reazione, dalla tua esposizione totale.

Uno degli amici si inginocchiò davanti a te e ti sussurrò: “Ora tocca ai piedi… chi vuole leccare la panna?”
Un altro rise: “No, io voglio scrivere il mio nome sotto la pianta con lo sciroppo!”

La tua pelle bruciava, non di vergogna – o forse sì – ma era una vergogna intrisa di un piacere nuovo, travolgente, umiliante e sensuale.
Una mano ti sollevò appena il mento, un'altra ti accarezzò il petto con movimenti circolari, mentre le dita di qualcuno ti aprivano bene le dita dei piedi, spennellando con sciroppo d’acero ogni interstizio.

“Siete impazziti…” mormorasti, ma senza più forza né voglia di ribellarti. La benda ti lasciava solo le sensazioni: freschezza, calore, dolcezza, carezze lente, fiati sulle orecchie, sulle cosce, e risate ovunque attorno a te.

“Tutti vogliono lasciare un segno sul festeggiato, no?” disse Laura, e sentisti subito qualcosa di freddo, metallico, premere contro la pianta del piede sinistro: un pennarello! Sentivi le lettere scivolare sulla pelle sensibile, ticchettando dolcemente.

Uno dopo l’altro, amici e amiche firmavano le tue piante, scrivevano battute, cuoricini, messaggi come “Buon compleanno, piedino sexy” o “Da leccare!”

Poi leccavano davvero.

Una lingua lenta, calda, seguì la curva del tuo tallone fino all’arco, risalendo verso le dita. Martina addentò l'alluce destro succhiandolo energeticamente.
Era eccessivo, troppo, eppure non volevi che smettessero.

“Attenzione,” gridò Marco, “sta per partire il gioco finale: la pecorella orgasmica!”

Non capisti subito cosa intendesse… finché due mani non si insinuarono tra le tue gambe e qualcosa – un vibratore morbido e pulsante – venne appoggiato esattamente dove non doveva. L’oggetto cominciò a vibrare, lento, potente alla base della cappella. Qualcuno si divertiva a seguire tutta la circonferenza.

“Ogni belato vale un secondo in più!” gridò Francesca.

Il pubblico rise. Tu, legato, con i piedi in aria e il corpo pieno di panna, cioccolato e firme, cominciasti a gemere, poi a ridere, poi… non potevi più contenerti.

La stimolazione era troppa. Lingue sui piedi, dita sul petto, il vibratore ti faceva impazzire. Il corpo si contorceva. Il solletico sulle piante era continuo. Qualcuno ti tirava leggermente le dita dei piedi, un altro ti pizzicava i capezzoli. Sentivi il tuo ventre tendersi, fremere…

“Bela per noi!” gridò Giulia, piegata in due dalle risate.

E a quel punto… sei esploso. Una pioggia del tuo liquido ha bagnato i tuoi amici a destra e sinistra.

Un gemito strozzato ti sfuggì dalle labbra, poi un altro, e infine, travolto da piacere, vergogna e risate incontrollabili, emettesti un belato acuto:

“Beeeh! …Beeehhh—ahhh!”

Gli amici esplosero in urla e applausi. Il tuo corpo si rilassò, sfinito, coperto di dolci, firme e umori. Ti tolsero la benda. E lì, davanti a te, una torta con la scritta "SEI STATO SERVITO". Ti ci tuffarono la faccia dentro tra le risate generali.

E tu, ridendo ancora, con panna sul viso, pisello gocciolante e i piedi nudi ancora ben in vista, pensasti che forse era stato davvero il compleanno più… indimenticabile della tua vita.
scritto il
2025-06-17
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