Il primo regalo di papi 2
di
Veronica90
genere
etero
Il mio vicino è stato il mio papi per quattro anni.
Io non potevo certo immaginarmelo, dopo quella mattina quasi non ci pensavo più al signor Mirko, era stata solo una cazzata. In quel periodo stavo con Teo, il più bello della scuola, due anni più grande, ci guardavano tutti, eravamo fantastici. Io ero innamorata da cretina, correvo da lui tutti i pomeriggi che aveva casa libera, c'erano sempre tre suoi amici, io mi sono sempre trovata meglio tra maschi, ero un maschiaccio. Giocavano alla play station e si cazzeggiava mezzi nudi, bendata a mosca cieca dovevo indovinare di chi erano i cazzi, in mano, in bocca e in fica. Con Teo facevo l'amore da me, mamma mi scassava su tutto ma mi lasciava portare i compagni in camera, meglio a casa che chissà dove, mi faceva una testa così solo su pillola e precauzioni. Era estate, ero sempre fuori casa e poi ero andata al mare a casa di una mia amica e in agosto ancora con mamma, chi cazzo ci pensava più a papi? Il più vecchio di quella vacanza avrà avuto venticinque anni, la metà del mio vicino.
Solo quando lo rivedevo in strada mi tornava in mente come era stata folle la cosa. Io non lo evitavo, mi avvicinavo, ma lui salutava agitato e scappava subito via. Credo che abbia dormito un mese agitato, non mi conosceva, avrei potuto anche essere una stronza che s’inventava di essere stata costretta, che ero ubriaca. Okay età del consenso, ma se mi saltava in testa di fare la stronza erano cazzi acidi per lui.
Ci siamo ‘riavvicinati’ i primi di settembre, al centro commerciale. Ero in maglietta nera corta sull’ombelico con brillantino e calzoncini strettissimi che non mi stava una moneta in tasca, bianchi semi trasparenti sul perizoma rosso coll’elastico che mi usciva sui fianchi. Mi conciavo sempre da troia, roba che adesso mi seppellirei, due volte sono stata rispedita a casa da scuola.
Mi sono avvicinata io. Ciao, ciao, anche tu a far la spesa?, scusa l’altra volta sono stato inqualificabile, non pensarci colpa mia, no io non dovevo tu non eri in te, scherzi?
Facciamo subito pace, sei bellissima abbronzata. Mi mostra gli scarponcini da trekking che ha comprato, i vecchi li ha distrutti in un trekking assurdo in Sardegna, whoww non ci credo, mi piace tenermi in forma, mi dice Mi chiede cosa ho fatto io, racconto appena del mare, cazzo m'imbarazzo con lui, sono eccitata dentro. Gli dico che ho appena visto un giubbetto di jeans fichissimo. Fammi vedere quale. È nel negozio vicino, vuole che lo indossi, mi dimentico di lui e mi riguardo allo specchio, mi fa fica!
Lo prendiamo dice alla cassiera. Corro da lui per non farmi sentire, no non devi! Mica te l'ho detto per questo. Non mi ascolta, lo compra. La tipa che mi aveva già vista tre volte lumare quel giubbetto troppo caro per me dice qualcosa tipo che ho un papà davvero generoso. O ha capito tutto o sta lumando il mio papi che è davvero figo. Ma io sono felicissima, lo abbraccio come una figlia e all'orecchio dico grazie papi. E non sto pensando al giubbetto.
Okay, tocca a me. 'Mi dai uno strappo fino a casa'
'Sei a piedi??'
'No, con un amico. Aspettami, è nella sala giochi.'
Papi aspetta in corridoio, sento il suo sguardo anche attraverso le vetrate, trovo Teo seduto a una postazione, io me ne vado, ho trovato un passaggio. Okay, aspetta un minuto. Chiude la partita e si alza per salutarmi, nemmeno mi chiede con chi me ne vado, mi dà una limonata in bocca, io mi struscio da puttana, le sue mani mi stringono il culetto. Papi ci vede.
Stasera che fai? Mi chiede Teo che viole tornare al gioco. Non esco, passa tu da me.
Mirko-papi mi lascia andare via qualche passo e poi mi raggiunge. Vuole chiarirmi bene che il giubbetto è un regalo, manco gli sfiora il cervello di avere qualcosa in cambio. Fa l'avvocato, un regalo potrebbe essere interpretato come istigazione alla prostituzione, la cosa lo agita parecchio. Mi stressa fino all'auto, fa per aprirmi la portiera ma si ferma.
'Ma che paranoie ti fai? Tu mi piaci.'
'Seee, e quello là allora?'
Abbasso gli occhi, è duro nei pantaloni. 'Cazzo c'entra, lui è il mio ragazzo. Sei geloso''
Sì, lo vedo, papi è geloso di Teo, ha visto che mi palpava. Scorro la punta delle dita sulla camicia, dal torace in giù. 'Se vuoi puoi toccarmi.'
Guarda attorno e mmhh! Infila la mano tra le cosce e me la preme a coppa sul pube. Gli do un bacetto sulla guancia dura, mi giro e strofino il culetto contro mentre mi palpa in fica a due mani.
In auto guida paralizzato, bestemmia a ogni semaforo, no, non lo devo toccare, no, non devo levarmi la cintura. Pochi minuti e arriviamo, col telecomando apre il garage e mentre entriamo si abbassa il mio sedile. Mai stata così eccitata, il garage si chiude, e quasi buio pesto, lo vedo appena. Mi viene sopra ma cerca di non schiacciarmi, mi palpa le tette, bestemmia, non riesce a sganciarmi gli shorts troppo stretti, rido, me li abbasso io e con una mezza acrobazia me li levo. Mi sfilo la maglietta per cacciarla sotto il culo, palpa e bacia i seni, gli libero il cazzo e mi metto comoda, tocco con i piedi il soffitto. Lo stringo a due mani e glielo guido dentro. Mi penetra da svenire, lo godo tutto, mi scopa piano ma spingendo da mozzarmi il fiato, mi schiaccia pesante da ficcarmi nella piega del sedile. Lo voglio baciare, una pelle dura, la barba che mi graffia, una sensazione assurda, mi eccita più delle belle labbra di Teo. Gemo sempre più forte in un orgasmo che mi sta per arrivare, mi parte dalle dita dei piedi e dalla punta dei capelli e arriva dove mi fotte il cazzo. Allargo le gambe ancora di più, la destra fuori dal finestrino, la sinistra sul volante, fottimi papi, lo stringo alle natiche dure, muscolose, le sento che mi premono il cazzo, mettimi incinta papi. Esplodo tarantolata, sbatto dappertutto, braccia gambe, gli do una testata, bestemmio di fottermi. Mi calmo, lo sento venire, mi sussulta dentro che mi viene da piangere quanto sto godendo.
Mi rivesto fuori, alla luce del garage, di fianco all'automi riallaccio a fatica gli shorts. Sul polpaccio ho una riga rossa, è stato il finestrino. Papi mi guarda. Non dire niente, gli dico. Apre il portellone, controlla se passa qualcuno e io me ne vado.
Quella sera obbligo Teo a stordirmi di orgasmi, mi faccio leccare sdraiata, girata, in ginocchio, in 69 sopra e sotto, seduta sulla sua faccia, a novanta sul lavello. Gli stringo il viso con le cosce e penso alla barba dura di papi.
'Cazzo, Vero, sei una cagna.'
Io non potevo certo immaginarmelo, dopo quella mattina quasi non ci pensavo più al signor Mirko, era stata solo una cazzata. In quel periodo stavo con Teo, il più bello della scuola, due anni più grande, ci guardavano tutti, eravamo fantastici. Io ero innamorata da cretina, correvo da lui tutti i pomeriggi che aveva casa libera, c'erano sempre tre suoi amici, io mi sono sempre trovata meglio tra maschi, ero un maschiaccio. Giocavano alla play station e si cazzeggiava mezzi nudi, bendata a mosca cieca dovevo indovinare di chi erano i cazzi, in mano, in bocca e in fica. Con Teo facevo l'amore da me, mamma mi scassava su tutto ma mi lasciava portare i compagni in camera, meglio a casa che chissà dove, mi faceva una testa così solo su pillola e precauzioni. Era estate, ero sempre fuori casa e poi ero andata al mare a casa di una mia amica e in agosto ancora con mamma, chi cazzo ci pensava più a papi? Il più vecchio di quella vacanza avrà avuto venticinque anni, la metà del mio vicino.
Solo quando lo rivedevo in strada mi tornava in mente come era stata folle la cosa. Io non lo evitavo, mi avvicinavo, ma lui salutava agitato e scappava subito via. Credo che abbia dormito un mese agitato, non mi conosceva, avrei potuto anche essere una stronza che s’inventava di essere stata costretta, che ero ubriaca. Okay età del consenso, ma se mi saltava in testa di fare la stronza erano cazzi acidi per lui.
Ci siamo ‘riavvicinati’ i primi di settembre, al centro commerciale. Ero in maglietta nera corta sull’ombelico con brillantino e calzoncini strettissimi che non mi stava una moneta in tasca, bianchi semi trasparenti sul perizoma rosso coll’elastico che mi usciva sui fianchi. Mi conciavo sempre da troia, roba che adesso mi seppellirei, due volte sono stata rispedita a casa da scuola.
Mi sono avvicinata io. Ciao, ciao, anche tu a far la spesa?, scusa l’altra volta sono stato inqualificabile, non pensarci colpa mia, no io non dovevo tu non eri in te, scherzi?
Facciamo subito pace, sei bellissima abbronzata. Mi mostra gli scarponcini da trekking che ha comprato, i vecchi li ha distrutti in un trekking assurdo in Sardegna, whoww non ci credo, mi piace tenermi in forma, mi dice Mi chiede cosa ho fatto io, racconto appena del mare, cazzo m'imbarazzo con lui, sono eccitata dentro. Gli dico che ho appena visto un giubbetto di jeans fichissimo. Fammi vedere quale. È nel negozio vicino, vuole che lo indossi, mi dimentico di lui e mi riguardo allo specchio, mi fa fica!
Lo prendiamo dice alla cassiera. Corro da lui per non farmi sentire, no non devi! Mica te l'ho detto per questo. Non mi ascolta, lo compra. La tipa che mi aveva già vista tre volte lumare quel giubbetto troppo caro per me dice qualcosa tipo che ho un papà davvero generoso. O ha capito tutto o sta lumando il mio papi che è davvero figo. Ma io sono felicissima, lo abbraccio come una figlia e all'orecchio dico grazie papi. E non sto pensando al giubbetto.
Okay, tocca a me. 'Mi dai uno strappo fino a casa'
'Sei a piedi??'
'No, con un amico. Aspettami, è nella sala giochi.'
Papi aspetta in corridoio, sento il suo sguardo anche attraverso le vetrate, trovo Teo seduto a una postazione, io me ne vado, ho trovato un passaggio. Okay, aspetta un minuto. Chiude la partita e si alza per salutarmi, nemmeno mi chiede con chi me ne vado, mi dà una limonata in bocca, io mi struscio da puttana, le sue mani mi stringono il culetto. Papi ci vede.
Stasera che fai? Mi chiede Teo che viole tornare al gioco. Non esco, passa tu da me.
Mirko-papi mi lascia andare via qualche passo e poi mi raggiunge. Vuole chiarirmi bene che il giubbetto è un regalo, manco gli sfiora il cervello di avere qualcosa in cambio. Fa l'avvocato, un regalo potrebbe essere interpretato come istigazione alla prostituzione, la cosa lo agita parecchio. Mi stressa fino all'auto, fa per aprirmi la portiera ma si ferma.
'Ma che paranoie ti fai? Tu mi piaci.'
'Seee, e quello là allora?'
Abbasso gli occhi, è duro nei pantaloni. 'Cazzo c'entra, lui è il mio ragazzo. Sei geloso''
Sì, lo vedo, papi è geloso di Teo, ha visto che mi palpava. Scorro la punta delle dita sulla camicia, dal torace in giù. 'Se vuoi puoi toccarmi.'
Guarda attorno e mmhh! Infila la mano tra le cosce e me la preme a coppa sul pube. Gli do un bacetto sulla guancia dura, mi giro e strofino il culetto contro mentre mi palpa in fica a due mani.
In auto guida paralizzato, bestemmia a ogni semaforo, no, non lo devo toccare, no, non devo levarmi la cintura. Pochi minuti e arriviamo, col telecomando apre il garage e mentre entriamo si abbassa il mio sedile. Mai stata così eccitata, il garage si chiude, e quasi buio pesto, lo vedo appena. Mi viene sopra ma cerca di non schiacciarmi, mi palpa le tette, bestemmia, non riesce a sganciarmi gli shorts troppo stretti, rido, me li abbasso io e con una mezza acrobazia me li levo. Mi sfilo la maglietta per cacciarla sotto il culo, palpa e bacia i seni, gli libero il cazzo e mi metto comoda, tocco con i piedi il soffitto. Lo stringo a due mani e glielo guido dentro. Mi penetra da svenire, lo godo tutto, mi scopa piano ma spingendo da mozzarmi il fiato, mi schiaccia pesante da ficcarmi nella piega del sedile. Lo voglio baciare, una pelle dura, la barba che mi graffia, una sensazione assurda, mi eccita più delle belle labbra di Teo. Gemo sempre più forte in un orgasmo che mi sta per arrivare, mi parte dalle dita dei piedi e dalla punta dei capelli e arriva dove mi fotte il cazzo. Allargo le gambe ancora di più, la destra fuori dal finestrino, la sinistra sul volante, fottimi papi, lo stringo alle natiche dure, muscolose, le sento che mi premono il cazzo, mettimi incinta papi. Esplodo tarantolata, sbatto dappertutto, braccia gambe, gli do una testata, bestemmio di fottermi. Mi calmo, lo sento venire, mi sussulta dentro che mi viene da piangere quanto sto godendo.
Mi rivesto fuori, alla luce del garage, di fianco all'automi riallaccio a fatica gli shorts. Sul polpaccio ho una riga rossa, è stato il finestrino. Papi mi guarda. Non dire niente, gli dico. Apre il portellone, controlla se passa qualcuno e io me ne vado.
Quella sera obbligo Teo a stordirmi di orgasmi, mi faccio leccare sdraiata, girata, in ginocchio, in 69 sopra e sotto, seduta sulla sua faccia, a novanta sul lavello. Gli stringo il viso con le cosce e penso alla barba dura di papi.
'Cazzo, Vero, sei una cagna.'
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