Dai, svergina mio figlio, ma mettimi incinta! Parte 3
di
zio francesco
genere
incesti
La mattina a svegliarci fu la mamma che era tornata presto. Trovammo apparecchiata una ricca colazione. Josè si vestì e uscì per andare a scuola. “Ero da mia sorella, sei piaciuto molto a loro due”. “Ah no eh!” Scherzai, “non esageriamo!” Ana stava lavando i piatti della colazione. Le venni incontro vestito solo dell’accappatoio e la abbracciai da dietro. “Quante volte hai peccato fratello?” mi chiese con il tono untuoso dei preti in confessione. “Molte ma ho tenuto diverse cose per te” risposi carezzandole il sedere “Eh no! Hai già scopato e riscopato il culo di mio figlio. Io ti voglio - Dio se ti voglio -ma davanti”.
Voltandosi “Non hai idea quante volte mi sono toccata stanotte pensandoti!” Ammise, “nemmeno da ragazzina lo facevo così tanto. Sarà la ovulazione”.
“O forse sarà la voglia di questo!” Risposi facendo un passo indietro e mostrando la mia erezione già completa.
Ana fece finta di pensarci su. “Non so. Fammi assaggiare”, si inginocchiò e prese il mio cazzo nella sua bocca massaggiandomi le palle. “Sì hai ragione era voglia. Non voglio farti venire troppo presto però”.
Mentre io e José facevamo colazione aveva cambiato le lenzuola. Si spogliò in un lampo si buttò sul letto a gambe aperte dicendo “vediamo se ti piace anche la figa, maricon che non sei altro!“
Non c’era spazio per i convenevoli e non c’era certo bisogno di creme, i peli intorno al sesso erano pieni di goccioline. La inforcai alla missionario entrando con un solo colpo. Fece un urlo simile a quello che il figlio aveva gettato la sera prima quando avevo inserito tutto il mio sesso dentro di lui. “Forse sono diventata vergine anche io!” Esclamò, “continua ti prego”. Fu una scopata alla missionaria ma violenta con il letto che minacciava di sfasciarsi. Con le braccia dietro di se - come aveva fatto José la sera prima - si stringeva alla testata in ferro battuto dandomi il necessario rimbalzo. Se mi sentiva affannato si fermava per baciarmi. “Vieni dentro dai, mettimi incinta” iniziò a supplicare quando capì dal ritmo e dall’impeto della spinta che stavo per eiaculare. “Vieni dentro, fammi madre” ripeteva a un ritmo sempre più forsennato. Si strinse il capezzolo fra due dita e venne urlando. Al mio orgasmo poco dopo strinse le gambe intorno al mio sedere quasi a impedirmi di uscire e le tenne strette per un po’.
“Grazie” disse alzandosi. Era una di quelle femmine che - come i maschi - subito dopo il coito devono staccarsi per un po’. Tornò con due bicchieri di champenois che erano avanzati dalla sera prima. “Brindiamo ancora ma non solo al cazzo”. “Alla figa” esclamai e ridendo bevemmo.
Bere champenois la mattina quasi a digiuno ubriaca non poco e in modo piacevole. Sdraiati parlammo di Josè e della sua omosessualità, di quanto gli aveva fatto bene conoscermi e donarsi a me, dopo il secondo bicchiere mi chiese cosa sentivo per i ragazzi così giovani (desiderio sconfinato) se mi piacevano anche i maschi più grandi (poco) se avevo sodomizzato anche delle femmine (oh yes) e delle differenze. “I maschi sono convinti che il cazzo sia l’unica zona erogene. Quando gli metti un dito o un cazzo nel culo scoprono un intero mondo di piacere, posizioni e soprattutto sensazioni completamente nuove. È una esperienza - magari meno la prima volta, di più quando non sentono più dolore - che gli cambia la testa. Per le femmine invece dare il culo è a volte un favore, a volte un altro modo di avere un cazzo dentro. Questa è la differenza”.
Parlando, anche se ci eravamo in parte vestiti ero ormai eccitato. Ana teneva la testa sul mio bacino. La feci voltare e istintivamente mise la guancia sul mio sesso turgido ma poi si riscosse. ”Eh no! Non spreco certo il tuo seme con un pompino e il ginecologo mi ha consigliato di aspettare almeno 4 ore tra una fertilizzazione e l’altra. Quindi” si alzò.” Andiamo a fare la spesa. Fra due ore trona Josè e devo preparargli il pranzo”.
“A proposito”, dissi e tirai fuori i 50 biglietti da 20 dollari che mi erano rimasti. Ana li prese, ne tenne uno e mise gli altri in un cassetto. “Non era necessario”, disse seria.
Per cambiare l’atmosfera - è sempre imbarazzante dare dei soldi a una donna soprattutto quando per lei sono una somma che può cambiarle la vita per un anno o due - sorrisi “E ora lo so che mi caccerai via e chi si è visto si è visto”.
Ana finse di pensarci su. “Fammi pensare… no in fondo no. Puoi risultare ancora utile”, e mise la mano sui miei testicoli, “e poi”, spostò la mano sul sesso, “da tempo non mi scopavano così bene!”
Al ritorno dalla spesa, La accompagnai - Ana era orgogliosa di mostrarsi a fianco di un ragazzo con l’espressione palese di una donna che è stata appena ben scopata - al ritorno, preparato il pranzo, Ana finse di controllare l’orologio. “Si riparte” disse. “Non sei pronto?” Finsi di non esserlo. Ana in piedi di fianco a me mi mordicchiava l’orecchio, carezzandomi il culo e raccontando di come le era piaciuto farsi scopare prima, di come si era toccata immaginandolo, e quali delle sue previsioni si erano mostrate giuste e quali sono state superate.
Era più che sufficiente. Ana si inginocchiò per terra con il filo all’aria e il torace sulla poltrona seduta sulla quale si era masturbata la sera prima mentre sverginavo suo figlio. “Niente romantico ora” disse facendo il verso a Josè, “ma tu non confonderti e mira bene”. Vista da dietro in effetti veniva voglia di inculare anche lei e forse me lo avrebbe concesso (anche se a Josè avevo promesso che quello non lo avrei fatto) ma avevo una missione da compiere. La figa di Ana bagnata palesemente e già larga mi aspettava con tutte le sue pieghioline. Entrai dentro con un solo colpo e iniziai a scopare. L’erezione era completa. Il desiderio era anche troppo. Temevo di venire troppo prima per Ana, per avvicinare il suo orgasmo umettai un dito nella sua bocca e lo inserii nel culo. Ana urlò . “Disgraziato Maricon Inculatore di bambini!”, ma non mi chiese di toglierlo da lì e anzi reagiva ai movimenti che facevo con il dito inarcando la schiena. Finsi di essere arrabbiato “Ah mi insulti anche, puttana, cercatrice di cazzi” Non credo di aver mai scopato con questa violenza. La posizione (ero in piedi e mi appoggiavo alla poltrona) mi dava tutta la spinta necessaria. Venni presto praticamente insieme a lei.
“Secondo me venire insieme aumenta le possibilità di essere impregnata” , commentò. “Lavati il dito e vieni con me sul letto”. Josè ci svegliò entrando. Forse vederci nudi sul letto non gli piacque ma fece finta di nulla,
Dopo il pranzo Ana uscì e Josè mi chiese mille particolari su quel che avevamo fatto io e sua mamma “Mi interessa perché se no quando mai vieni a sapere come fa sesso tua mamma? E poi perché voglio scoprire tutto quello che ti piace”. “Mi piace questo per esempio” disse infilando un dito nel suo ano, “È tuo, prendilo, ora!” chiese.
Ero un po’ stanco ma quando un ragazzino ti chiede “inculami, ora!” A chiunque si rizzerebbe il cazzo come non mai. E Josè fu mio ancora una volta e ancora una volta venne - toccandosi lui questa volta - con me dentro.
Il resto dei tre giorni potete immaginarlo. Ricordo che il giorno dopo Josè mi svegliò nel pomeriggio ricordandomi che dovevo scopare sua mamma e vedendo il mio sesso moscio disse “ci penso io” e lo prese in bocca fino a farlo rizzare.
Ricordo che l’ultimo giorno mettendosi a pancia in giù Ana disse “Beh a questo punto quel che fatto è fatto. Puoi pure venire nel mio ano. Hai inculato tante volte mio figlio. Quante?” Feci un conto veloce eravamo vicini a dieci, “Ora puoi farlo con me!” Josè era andato a scegliere un regalo per me Ana mi avvertì. “Se dico stop ti fermi davvero, altrimenti non ascoltare”, prese un po di crema la passò sul mio sesso come aveva fatto tre giorni prima, se lo mise nel buco e a quattro zampe sul letto gridò “E ora fammi il culo!” E mentre obbedivo gridava (la voce era coperta dalla musica della radio) “Mi fai male, mi sfondi, oddio, mi stai violentando, mi stai spaccando il culo, non voglio, basta, mi arriva in gola”. Poi mentre palesemente stavo per venire “mi piace da morire come mi scopi e come mi stai facendo godere” (era venuta infatti almeno due volte, una aiutandosi con le sue dita l’altra no) “anche il mio culo ora è tuo e tu lo stai usando come un dio. Ti amo”.
Con questa voce venni dentro di lei per l’ultima volta.
L’ultima scopata con Josè fu lunga e disperata. Ana era preparata a non vedermi mai più, preferiva anche così, non voleva pensarmi come padre ma come un uomo che le aveva prestato il cazzo e il seme. Josè invece era innamorato e pensava che lo sarebbe stato per tutta la vita. Era dura per lui nn conoscere il mio indirizzo. “Ma non vuoi sapere se mamma è rimasta incinta o no?” Mi chiese. Ideai un sistema. Abitavano all’ultimo piano di un palazzo non difficile da distinguere. Se avesse avuto un bambino avrebbe sostituito la tenda sul terrazzo con una di colore arancione e avrei potuto distinguerla dalle foto di Google Maps (certo non sono sostituite spesso ma prima o poi lo avrei saputo). “La tenda sarà rossa se mamma è rimasta incinta e se ti penso ancora troppo spesso. Arancione se ha avuto il bambino e questi giorni saranno per me solo un bel ricordo”, inventò Josè
A un anno dal mio ritornò controllai su Google Maps. La tenda era arancione.
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