Dai.svergina mio figlio, ma mettimi incinta! Parte 1

di
genere
incesti


Pare che somigliassi al suo ex marito. Morto, fuggito, chissà! Per questo Ana voleva che la mettessi incinta e in cambio avrebbe autorizzato, perfino spinto affinché il suo unico figlio si facesse prima sverginare da me. In effetti, guardando le foto nella camera da letto di lei, la somiglianza c’era. Del resto molti italiani se abbonati e con qualche muscolo assomigliano ai cubani non sanguemisti.
Ma facciamo un passo indietro. Girando per il centro dell’Avana venni fermato da un gruppo di tre festosi ragazzini che volevano vendermi qualcosa. Parlando capirono che io volevo acquistare solo… loro e due di essi con una scusa se ne andarono. Josè restò: si capiva che era ‘mariicon’ e nonostante la giovane età lo sapeva bene. Lo attraevo, forse inconsciamente per la somiglianza con il padre che anni prima aveva cercato di raggiungere su un capottino la costa americana.
Non parlammo di sesso ma dalle informazioni che chiedeva “hai una fidanzata? hai figli? Cosa ti piace di Cuba?” si capiva dove volesse andare a parare. Quando lo invitai a vedere il mare dal mio ‘cuarto’ la maschera cadde e prima di accettare disse velocemente “non faccio tutto però”.
Faceva molto invece. Si fece spogliare e toccare: Mi bastò sfiorargli il piccolo cazzo scuro già dritto per portarlo all’eiaculazione. Baciava in modo appassionato, stringendomi forte. Si inginocchiò e iniziò a leccare la patta dei jeans prima di estrarre il mio cazzo durissimo. Dal sorriso che fece quando lo vide capii che era culo perso, più di me. Lo prese in bocca con foga e senza troppa esperienza. Ci spogliamo e buttammo sul letto e seguendo i miei consigli riuscì a farmi venire. Senza tanti complimenti - bloccandogli la testa - eiaculai nella sua bocca. “Non l’avevo mai fatto questo”, commentò felice sputacchiando il mio sperma.
Toccava a lui adesso, baciandolo feci scorrere le mani sulle sue stupende chiappe e col dito iniziai a saggiare il suo buchino. Per la prima volta si ritrasse spostandomi le mani. “No questo no, non lo voglio fare!”.
Abbozzai. “Va bene tengo lontane le mani e… il cazzo” dissi piegandomi in modo da poter raggiungere con la lingua la scanalatura fra i due emisferi, lo feci accovacciare e leccai lo scroto, iniettando a massaggiargli il sesso, per poi far girare la lingua intorno al suo buchino. “Allargamelo” chiesi e Josè ubbidì, mettendo le sue mani per distanziare le chiappe. Intanto lo masturbavo lentamente: istintivamente Josè si era messo nella posizione migliore anche se - era palese dalla sua sorpresa - non aveva mai provato tutto questo. Quando infilai un dito, solo una falange, nel muscolo del suo ano - masturbandolo con maggior ritmo - venne copiosamente gridando.
I suoi occhi erano pieni di stupore e di desiderio. Andammo a lavarci e rimanemmo abbracciati. Josè sdraiato di fianco a me mi faceva una lenta sega mordicchiandomi i capezzoli e commentando quanto lo avevo fatto godere.
“Le ragazze chiedono un regalo a chi le svergina, anche quando ne hanno voglia” commentai. “A volte il futuro uomo lo contratta con i genitori di lei”.
Josè lasciò la presa e rimase a pensare. “Ho paura, mi farà male ma non è questo il punto. Mia mamma ha intuito che sono maricon e si è solo raccomandata di non… prenderlo dietro. Non a questa età almeno, magai a 14 anni”.
Feci di no con la testa. “Non posso aspettare anni. Anzi non posso aspettare proprio. Guarda: ora mi concentro e penso a come sarebbe bello entrare dentro di te. Guarda”, Chiusi gli occhi e magicamente il mio cazzo che nel discorso si era rammollito divenne duro in pochi secondi!
Josè rise. “Non so, devo parlarne con mia mamma: ci vediamo stasera” e fece per rivestirsi. “No aspetta, non ti voglio lasciare. Vengo con t,e così possiamo prendere un taxi”.
Di un taxi c’era bisogno perché la povera casa di Josè era lontana. Lo seguii mentre da ogni porta e finestra ci guardavano. Entrando vidi la mamma di Josè che non aveva molto più di trenta anni. Mi offrirono una birra e si chiusero a parlare nell’unica camera. Uscirono e Josè disse che sarebbe andato a comprare qualcosa per ‘festeggiare’. Gli allungai dieci CUC.. La mamma si era cambiata e aveva indossato il capo sicuramente più sexy che era riuscita a trovare. “Hai una fidanzata, hai figli” chiese per capire se ero anche etero e quanto, “hai malattie?” chiese e curiosamente non voleva solo informarsi su Aids e malattie sessuali. Apparecchiando la tavola condusse una vera anamnesi (di lavoro era infermiera) sulle malattie croniche potenzialmente genetiche di me e i miei genitori e fratelli.

La mamma è d’accordo ma…

Poi si sedette davanti a me. “Josè ti piace molto, vero?”
“Si, penso di esserne un po’ innamorato. Abbiamo fatto molto sesso meraviglioso insieme”
Ana mi interruppe. “Lo so, me lo ha detto ed era entusiasta. Gli piaci davvero”
“E ora vorrei…” non sapevo come continuare
“Scoparlo. E’ naturale” completò lei
Sorrisi “Quindi sono qui a chiedere la sua mano alla madre”. Aggiunsi, “So che la sua autorizzazione non dipende da questo ma… riparto fra tre giorni e mi sono rimasti mille dollari. Potrei restituire l’appartamento e venire a vivere qui in questi giorni e poi lasciarveli”. , Ana allargò le pupille. E questo non mi stupì: Mille dollari sono l risparmi di mezza vita nella Cuba di oggi. Mi lasciò di stucco il resto: Si alzò fece un mezzo giro con movenze sexy e chiese
“Ti piacciono le donne, mi hai detto. Ti piaccio anche io?”
Risposi di sì con entusiasmo che la fece ridere. “Vedi io vorrei un altro figlio e sarei disposta anche a crescerlo da sola, anzi forse sarebbe meglio. I maschi non sono molto responsabili qui. E il fatto è che tu assomigli tantissimo al papà di Josè. Vieni”. Si alzò e mi condusse nella camera da letto tappezzata di foto del suo primo marito. In effetti la somiglianza c’era.
“E quindi anche io vorrei qualcosa: vorrei che tu mi rendessi madre ancora una volta”. Subito aggiunse “Non preoccuparti. Non ti chiederò nulla. Non voglio nemmeno sapere come ti chiami di cognome o il tuo indirizzo. Lascia pure il tuo passaporto a qualcuno di fidato giù in città. Non ti chiederei alimenti o altro. Solo… un figlio. … è anche una sana scopata perdio! “ aggiunse ridendo.
“E in cambio tu mi aiuteresti…”
“Certo, peraltro Josè mi sembra abbastanza convinto a darti la sua verginità. Sicuramente sei un miglio sopra tutti gli altri ragazzetti con i quali si è accompagnato finora. Nel quartiere si sa tutto! Io gli darò la mia autorizzazione e anzi lo convincerò e gli darò anche qualche consiglio…tecnico”.
“Beh certo se tu farai questo per me, io farò volentieri quello che mi chiedi”.
“Attenzione però non una sola volta: credo che stia iniziando l’ovulazione ma per essere sicuri dovremmo farlo più volte nei prossimi due giorni. Te la senti, considerando che….”
Risi. “In tempi normali non saprei. Direi che il mio record è quattro volte al giorno. Ma sono sicuro che l’attrazione fisica che sento per te e l’amore che provo per Josè mi permetteranno di battere ogni record di erezione e di eiaculazione. “

Il pranzo prima della deflorazione

Josè tornò accaldato con due borse ricolme e ci guardò interrogativo. “Ho chiesto a tua mamma il permesso di essere il tuo primo uomo”, dissi in modo molto serio guardando negli occhi Josè.. “E io gliel’ho concesso. È sicuramente un uomo che ti merita. Ora dipende solo da te”, prosegui la mamma. Ambedue ‘dimenticammo’ l’aspetto economico. “E poi c’è un altra cosa che ho chiesto in cambio del tuo eventuale assenso, te la dico di là”. Si spostarono in camera con la porta chiusa. Io intanto misi in dispensa le provviste che Josè aveva portato.

“Sarai l’uomo anche di mia mamma!” Esclamò un po’ turbato Josè uscendo. “Non esattamente”, replicai, “Sarò il tuo uomo. Tua mamma mi ha chiesto un favore in cambio: una cosa che desidera molto e che io - se vorrai - posso provare a darle. Ma io sono venuto fino a qui per te, Josè. È te che desidero, tantissimo”
“E quindi. Cosa succede?” Chiese Josè smarrito
“Se tu vorrai, io ora vado a chiudere il mio appartamento e mi trasferisco qui per questi ultimi tre giorni. Torno, faremo un ‘pranzo di nozze’ se vorrai invitando anche qualcuno. Poi ci lasceranno la casa libera , mamma andrà in un’altra casa e io e te faremo l’amore come prima ma… più di prima e dormiremo insieme”. Domattina tu andrai a scuola e tua mamma si prenderà un giorno di permesso dal lavoro. Quando tornerai, faremo ancora l’amore io e te.
“Mi farà male però”
“Un po’ sì le prime volte, ma sarò attento e dopo ti piacerà, Ricordi come ti è piaciuto con un solo dito!”
“Va bene, io ho davvero voglia di essere… tuo in tutto. Sarò la tua femmina stasera stessa” CI baciammo carezzandoci il corpo, Il mio sesso era durissimo sotto i jeans tanto che Ana - che essendo rimasta seduta lo aveva all’altezza degli occhi disse “Wow, posso toccarlo?” Rivolgendosi a Josè che la autorizzò. Riprendemmo a baciarci mentre Ana saggiava con la mano il sesso e i testicoli.

Lasciai altri soldi sul tavolo e uscii avvertendo che sarei tornato per il pranzo. Chiusi casa, lasciai il passaporto e il biglietto di ritorno nella cassaforte dell’albergo dove avevo soggiornato la prima notte e tornai portando una bottiglia di champenois catalano.
Trovai la tavola imbandita e un paio di altre donne, amiche o forse sorelle di Ana, che mi guardarono con stupore “È identico al padre di Josè”, si dissero l’un l’altra. “Anche ‘sotto’ speriamo”, commentò un altra, “Beh… speriamo fino a un certo punto, non per Josè almeno”. Evidentemente il padre di Josè aveva fama di essere ben dotato. Josè arrossì. Si era vestito di bianco con una camicia da femmina però, dei jeans attillatissimi bianchi e i piedi nudi. Un vero virginale abito da nozze!
Il pranzo andò benissimo. Le due amiche o parenti di Ana sapevano della sessualità di Josè ed erano a loro agio con questo. Raccontarono dei loro primi rapporti anali, quando l’avevano fatto (molto presto prima di scopare per assecondare i fidanzati senza rischio di rimanere incinte) del dolore iniziale e del piacere sopravvenuto nelle volte seguenti e di come fosse stupendo accontentare il loro uomo. “Proprio perché dietro non hai il clitoride farsi inculare è un darsi completo al proprio uomo”, spiegarono a Josè “una resa totale. Da qui nasce il piacere”.
Josè e io eravamo eccitatissimi, tutti lo eravamo e di nascosto ci sfioravamo reciprocamente il sesso. “Ahi, aspettate almeno che finiamo di mangiare!” Scherzarono. Quando stavo per stappare la bottiglia chiesi “A chi brindiamo?” A Josè che stava per perdere la verginità? Ad Ana che avrebbe forse avuto un altro figlio? A Cuba dove queste cose non sono impossibili? L’amica di Ana trovò la soluzione “Al cazzo!” Disse e al cazzo: il mio e per estensione a tutti i cazzi passati presenti e futuri purché desiderosi, brindammo.
scritto il
2025-05-06
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