Uccidi Uribe - Il Senatore - 03
di
XXX-Comics
genere
pulp
Cerco di coccolarmi nell'idromassaggio, ma se chiudo gli occhi vedo cazzi.
Ho ancora in testa il tumtum e il ronzio di quella dannata macchinetta. Quel coglione di Mark crede sia di gomma. Okay è il mio lavoro, non voglio lamentarmi, sono un agente segretissimo sotto copertura, ma c'è chi si porta a casa la pagnotta senza farsi legare e gonfiare da quattro bull sovradotati.
Esco dall'acqua, la chiappa destra brucia da morire, se scopro chi è lo stronzo che m'ha tirato questa cinghiata lo ringrazio a modo mio.
M'asciugo con una spugna morbida davanti allo specchio. Cazzo, sono proprio figa! Mi sto buttando via con Mark. Spalmo delicatamente una crema emolliente sulle natiche a strisce, capisco quei quattro trivellatori professionisti, non era facile controllarsi davanti a un culetto così.
Controllo il cellulare.
I ragazzi del Centro hanno già risposto a Vargas per me. Bene, oggi non ho voglia di parlare con un altro porco. Leggo la lunga chat: mi paga lui il volo e mi porterà nelle isole del Rosario sul suo yacht, ha il cazzo duro appena mi pensa, vuole leccarmi la fighetta per ore, io non vedo l'ora di ciucciarglielo e gli ho promesso che può mettermi incinta di sei gemelli... Bravi ragazzi, non ho voglia di parlare con questo porco, hanno fatto un buon lavoro, io devo ricordarmi solo che lo chiamo micione mio.
A Mark rispondo io. Mi ha scritto preoccupatissimo, mi chiede come sto, se mi sono ripresa, che carino!!! , e se sono pronta ad una mega gang con un intero galeone di pirati, che stonzo!
Trovati un'altra troia ho risposto. Gli ho fatto prendere un colpo, ha cercato di chiamarmi. No, oggi non voglio parlare con porci. Al terzo tentativo di chiamata mi sono pentita e gli ho scritto che se ne parla dopo la mia vacanza. Mi sa che s'è sborrato nei pantaloni, mi ha scritto una cosa dolcissima, che solo io posso arrapare un'intera nave.
Voglio distrarmi, prendo il dossier di Uribe e lo sfoglio distesa pancia in giù sul mio bel lettone, col culetto piacevolmente al fresco. Non ci sono dubbi, Uribe è un criminale di tutto rispetto, anche paranoico: merita di andarsene e non lo piangeranno nemmeno i parenti, ha sfoltito di parecchio la famiglia. Venti pagine terribili di traffici illegali, violenze ed efferati omicidi. Ci sono anche i coccodrilli.
M'addormento.
---
“Sì, la sta attendendo.”
Il navigato portiere dell'Horton Grand Hotel 5Stelle Lusso più Stella Cometa e Dodici Costellazioni dello Zodiaco capisce immediatamente cosa sono e si sente autorizzato a squadrarmi per benino. Approva l'abitino D&G nero che cade a pennello sulle mie curve e mi dà freddamente le coordinate per raggiungere la camera del senatore in quel tempio dello sfarzo. Odio quello sguardo, ucciderei per molto meno. Mi spingo in avanti, protendendomi sul bancone. Le mie tette mettono a disagio il leccaculi di professione: “Mi spiace, sono troppo cara per te.”
È per questo che adoro il Colonnello, non m'ha mai guardata come una figa, un culo od un paio di tette.
Il suo sguardo è diverso da quello di tutti gli altri ed io ci ho messo un anno per interpretarlo: in me vede una macchina per uccidere. Boh, non sarà il massimo ma è già qualcosa.
La prima volta è stata una vita fa. È proprio il caso di dirlo.
A Tulsa, Oklahoma ero in cella per una brutta storia delle mie: m'ero messa con il campione della squadra di football dell'università. Uno tutto muscoli e ormoni e zero neuroni... Beh quella è stata una delle mie notti da dimenticare, c'erano anche i suoi amici. Due giorni dopo li ho beccati fuori dal bar e non ci ho visto più.
Sono finita in carcere accusata d'omicidio, rissa, violenza, danni al patrimonio pubblico, linguaggio osceno, disturbo della quiete, resistenza all'arresto, eccetera eccetera... Iniezione letale.
Il Colonnello m'ha fissata per un'ora senza alcuna emozione nello sguardo mentre gli raccontavo e riraccontavo la mia vita, poca cosa, e soprattutto il fattaccio. Tre giorni dopo m'hanno trovata impiccata in cella: un funerale deprimente ed è nata Lucy.
Lo amo come un padre, m'ha fatto rinascere, ma, ahimè, m'ha trovato anche un lavoro al Centro.
L'ascensore si apre sui 300 metri quadri della suite.
Il senatore m'aspetta disinvolto, in camicia senza cravatta e maniche rimboccate. Non è basso, sono io che porto tacco 10. Non è grasso, è gonfio d'autostima ipertrofica. Dei capelli meglio non parlare, di plastica e pettinati come quelli delle bambole.
Okay, il Colonnello mi può ordinare di fare la puttana col Direttore Generale, e lo capisco, sono in missione, ma non può sperare che mi metta a chiacchierare con uno strenuo difensore della famiglia tradizionale, della patria e dei sani principi dei nostri padri fondatori. Lo bacio senza dargli il tempo di parlare e mi rigiro nel suo abbraccio.
Il maiale con seggio al Senato ha esperienza di puttane ed apre sessanta centimetri di zip senza incepparla. Lascio cadere sul parquet lucido il D&G da 2400 dollari. Due dita mi scorrono subito sulla natica, lungo la striatura rossa, la cinghiata più bastarda di ieri. Eccita molto il paladino delle donne.
Gli regalo un paio di mugolii mentre da dietro il centimano prende possesso delle mie nudità, una mano sotto il pube le altre dieci a massaggiarmi le tette. 'Sei la puttana perfetta!.”
Accetto il complimento e mi calo nella parte, twerko contro ben poca cosa. Intanto osservo l'arredamento della suite.
Non mi piace, si salva solo per la parete aperta sullo skyline della città e per la felce in angolo, così grande che se hai un monolocale devi dormire in pianerottolo. Sullo scaffale vicino al lettone da quattro piazze c'è la sua valigetta aperta e, disposti in ordine di grandezza, dildi e plug. Sorrido, spero davvero che i ragazzi non riprendano, perché temo che il nostro senatore ce l'abbia sottodimensionato rispetto al suo ego.
Il cinghiale s'è animato, mi rivolta schiena contro la porta e mi violenta in bocca con la lingua. Col braccio teso all'indietro aziona il telecomando e s'illumina lo schermo a parete, grande come al cinema. È un mio video che ha un mercato incredibile in Russia: l'ho girato sei mesi fa in una finta palestra di boxe con finti atleti di wrestling. E le finzioni terminano qui.
Direi che il senatore ha fatto ricerche su di me, questo video non si trova facilmente.
M'accompagna di fronte al megaschermo e lo fissa assorto come la domenica mattina in chiesa. Cazzo, non vorrà mica farmelo vedere tutto?, dura 132 minuti, sediamoci almeno!
Mi palpa la natica ferita mentre osserva pensoso i lavoretti che mi stanno facendo attorcigliata non so come alle corde del ring. Si risveglia: “Incredibile! Peccato, domani devi partire per la missione, sarebbe divertente... Ma godi davvero? Com'è prendere tre cazzi insieme?”
Non voglio parlargli. M'inginocchio per spompinarlo, noi puttane chiudiamo i discorsi così.
Mi ferma le mani. “No, aspetta.”
Ogni grand'uomo tutto d'un pezzo ha qualche piccolo segreto, il senatore ce l'ha sicuramente tra le mutande.
Mi spinge sul letto, lui va verso la valigetta.
No, questo porco con circoscrizione elettorale non può fare quel che cazzo vuole. Ignoro il letto e mi stendo pancia in giù sullo scaffale di cristallo addossato alla vetrata. Le luci delle auto si rincorrono come formiche cento metri sotto di me. Forse qualche guardone col binocolo mi spia dai palazzi intorno.
All'esemplare buon padre di famiglia la cosa sta benissimo, lui non non ha certo fretta di sfoderare il suo cazzetto. Mi carezza la schiena nuda, scorre le dita attorno all'ano e me le spinge in fica. Fa risuonare una sberla sulla chiappa arrossata, ci prende gusto e mi dà un pizzicotto bastardo.
“Tienilo più alto.” mi ordina.
Mi raccolgo a gattoni, ginocchia larghe, culo in aria e figa a disposizione del porco di turno.
“Devi godere come nel video.” mi soffia nell'orecchio mentre mi tira indietrro i capelli. Mi gira la testa e riprova a baciarmi da maschio, mi violenta in bocca con la lingua, ma è un bacio che sa di collutorio, zero eccitazione. Solo una certa preoccupazione quando lo vedo infilarsi un guanto chirurgico e cospargerselo di olio lubrificante.
Odio questo laido che ha anche le puttane gratis.
Devo dirlo al Colonnello: se mi fa rinascere un'altra volta, voglio fare la senatrice!
Ho ancora in testa il tumtum e il ronzio di quella dannata macchinetta. Quel coglione di Mark crede sia di gomma. Okay è il mio lavoro, non voglio lamentarmi, sono un agente segretissimo sotto copertura, ma c'è chi si porta a casa la pagnotta senza farsi legare e gonfiare da quattro bull sovradotati.
Esco dall'acqua, la chiappa destra brucia da morire, se scopro chi è lo stronzo che m'ha tirato questa cinghiata lo ringrazio a modo mio.
M'asciugo con una spugna morbida davanti allo specchio. Cazzo, sono proprio figa! Mi sto buttando via con Mark. Spalmo delicatamente una crema emolliente sulle natiche a strisce, capisco quei quattro trivellatori professionisti, non era facile controllarsi davanti a un culetto così.
Controllo il cellulare.
I ragazzi del Centro hanno già risposto a Vargas per me. Bene, oggi non ho voglia di parlare con un altro porco. Leggo la lunga chat: mi paga lui il volo e mi porterà nelle isole del Rosario sul suo yacht, ha il cazzo duro appena mi pensa, vuole leccarmi la fighetta per ore, io non vedo l'ora di ciucciarglielo e gli ho promesso che può mettermi incinta di sei gemelli... Bravi ragazzi, non ho voglia di parlare con questo porco, hanno fatto un buon lavoro, io devo ricordarmi solo che lo chiamo micione mio.
A Mark rispondo io. Mi ha scritto preoccupatissimo, mi chiede come sto, se mi sono ripresa, che carino!!! , e se sono pronta ad una mega gang con un intero galeone di pirati, che stonzo!
Trovati un'altra troia ho risposto. Gli ho fatto prendere un colpo, ha cercato di chiamarmi. No, oggi non voglio parlare con porci. Al terzo tentativo di chiamata mi sono pentita e gli ho scritto che se ne parla dopo la mia vacanza. Mi sa che s'è sborrato nei pantaloni, mi ha scritto una cosa dolcissima, che solo io posso arrapare un'intera nave.
Voglio distrarmi, prendo il dossier di Uribe e lo sfoglio distesa pancia in giù sul mio bel lettone, col culetto piacevolmente al fresco. Non ci sono dubbi, Uribe è un criminale di tutto rispetto, anche paranoico: merita di andarsene e non lo piangeranno nemmeno i parenti, ha sfoltito di parecchio la famiglia. Venti pagine terribili di traffici illegali, violenze ed efferati omicidi. Ci sono anche i coccodrilli.
M'addormento.
---
“Sì, la sta attendendo.”
Il navigato portiere dell'Horton Grand Hotel 5Stelle Lusso più Stella Cometa e Dodici Costellazioni dello Zodiaco capisce immediatamente cosa sono e si sente autorizzato a squadrarmi per benino. Approva l'abitino D&G nero che cade a pennello sulle mie curve e mi dà freddamente le coordinate per raggiungere la camera del senatore in quel tempio dello sfarzo. Odio quello sguardo, ucciderei per molto meno. Mi spingo in avanti, protendendomi sul bancone. Le mie tette mettono a disagio il leccaculi di professione: “Mi spiace, sono troppo cara per te.”
È per questo che adoro il Colonnello, non m'ha mai guardata come una figa, un culo od un paio di tette.
Il suo sguardo è diverso da quello di tutti gli altri ed io ci ho messo un anno per interpretarlo: in me vede una macchina per uccidere. Boh, non sarà il massimo ma è già qualcosa.
La prima volta è stata una vita fa. È proprio il caso di dirlo.
A Tulsa, Oklahoma ero in cella per una brutta storia delle mie: m'ero messa con il campione della squadra di football dell'università. Uno tutto muscoli e ormoni e zero neuroni... Beh quella è stata una delle mie notti da dimenticare, c'erano anche i suoi amici. Due giorni dopo li ho beccati fuori dal bar e non ci ho visto più.
Sono finita in carcere accusata d'omicidio, rissa, violenza, danni al patrimonio pubblico, linguaggio osceno, disturbo della quiete, resistenza all'arresto, eccetera eccetera... Iniezione letale.
Il Colonnello m'ha fissata per un'ora senza alcuna emozione nello sguardo mentre gli raccontavo e riraccontavo la mia vita, poca cosa, e soprattutto il fattaccio. Tre giorni dopo m'hanno trovata impiccata in cella: un funerale deprimente ed è nata Lucy.
Lo amo come un padre, m'ha fatto rinascere, ma, ahimè, m'ha trovato anche un lavoro al Centro.
L'ascensore si apre sui 300 metri quadri della suite.
Il senatore m'aspetta disinvolto, in camicia senza cravatta e maniche rimboccate. Non è basso, sono io che porto tacco 10. Non è grasso, è gonfio d'autostima ipertrofica. Dei capelli meglio non parlare, di plastica e pettinati come quelli delle bambole.
Okay, il Colonnello mi può ordinare di fare la puttana col Direttore Generale, e lo capisco, sono in missione, ma non può sperare che mi metta a chiacchierare con uno strenuo difensore della famiglia tradizionale, della patria e dei sani principi dei nostri padri fondatori. Lo bacio senza dargli il tempo di parlare e mi rigiro nel suo abbraccio.
Il maiale con seggio al Senato ha esperienza di puttane ed apre sessanta centimetri di zip senza incepparla. Lascio cadere sul parquet lucido il D&G da 2400 dollari. Due dita mi scorrono subito sulla natica, lungo la striatura rossa, la cinghiata più bastarda di ieri. Eccita molto il paladino delle donne.
Gli regalo un paio di mugolii mentre da dietro il centimano prende possesso delle mie nudità, una mano sotto il pube le altre dieci a massaggiarmi le tette. 'Sei la puttana perfetta!.”
Accetto il complimento e mi calo nella parte, twerko contro ben poca cosa. Intanto osservo l'arredamento della suite.
Non mi piace, si salva solo per la parete aperta sullo skyline della città e per la felce in angolo, così grande che se hai un monolocale devi dormire in pianerottolo. Sullo scaffale vicino al lettone da quattro piazze c'è la sua valigetta aperta e, disposti in ordine di grandezza, dildi e plug. Sorrido, spero davvero che i ragazzi non riprendano, perché temo che il nostro senatore ce l'abbia sottodimensionato rispetto al suo ego.
Il cinghiale s'è animato, mi rivolta schiena contro la porta e mi violenta in bocca con la lingua. Col braccio teso all'indietro aziona il telecomando e s'illumina lo schermo a parete, grande come al cinema. È un mio video che ha un mercato incredibile in Russia: l'ho girato sei mesi fa in una finta palestra di boxe con finti atleti di wrestling. E le finzioni terminano qui.
Direi che il senatore ha fatto ricerche su di me, questo video non si trova facilmente.
M'accompagna di fronte al megaschermo e lo fissa assorto come la domenica mattina in chiesa. Cazzo, non vorrà mica farmelo vedere tutto?, dura 132 minuti, sediamoci almeno!
Mi palpa la natica ferita mentre osserva pensoso i lavoretti che mi stanno facendo attorcigliata non so come alle corde del ring. Si risveglia: “Incredibile! Peccato, domani devi partire per la missione, sarebbe divertente... Ma godi davvero? Com'è prendere tre cazzi insieme?”
Non voglio parlargli. M'inginocchio per spompinarlo, noi puttane chiudiamo i discorsi così.
Mi ferma le mani. “No, aspetta.”
Ogni grand'uomo tutto d'un pezzo ha qualche piccolo segreto, il senatore ce l'ha sicuramente tra le mutande.
Mi spinge sul letto, lui va verso la valigetta.
No, questo porco con circoscrizione elettorale non può fare quel che cazzo vuole. Ignoro il letto e mi stendo pancia in giù sullo scaffale di cristallo addossato alla vetrata. Le luci delle auto si rincorrono come formiche cento metri sotto di me. Forse qualche guardone col binocolo mi spia dai palazzi intorno.
All'esemplare buon padre di famiglia la cosa sta benissimo, lui non non ha certo fretta di sfoderare il suo cazzetto. Mi carezza la schiena nuda, scorre le dita attorno all'ano e me le spinge in fica. Fa risuonare una sberla sulla chiappa arrossata, ci prende gusto e mi dà un pizzicotto bastardo.
“Tienilo più alto.” mi ordina.
Mi raccolgo a gattoni, ginocchia larghe, culo in aria e figa a disposizione del porco di turno.
“Devi godere come nel video.” mi soffia nell'orecchio mentre mi tira indietrro i capelli. Mi gira la testa e riprova a baciarmi da maschio, mi violenta in bocca con la lingua, ma è un bacio che sa di collutorio, zero eccitazione. Solo una certa preoccupazione quando lo vedo infilarsi un guanto chirurgico e cospargerselo di olio lubrificante.
Odio questo laido che ha anche le puttane gratis.
Devo dirlo al Colonnello: se mi fa rinascere un'altra volta, voglio fare la senatrice!
1
2
voti
voti
valutazione
7.4
7.4
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Uccidi Uribe - Il Colonnello - 02racconto sucessivo
Uccidi Uribe - Cartagena - 04
Commenti dei lettori al racconto erotico