Le tre matriarche

di
genere
feticismo

Ludovico si trascinava per casa con il capo chino, cercando di non incrociare lo sguardo delle tre donne che dominavano la sua esistenza. Viveva con sua moglie Valentina, sua suocera Filippa e sua madre Sara, e per tutte loro non era altro che un domestico, un servo da sfruttare e ridicolizzare. Il peso della loro presenza era costante, soffocante, come un'ombra che non lo abbandonava mai.

Valentina, sua moglie, lo trattava con una noncuranza disarmante. Lo comandava con la stessa leggerezza con cui si ordina a un cameriere in un ristorante di basso livello. “Ludovico, portami un bicchiere d’acqua,” diceva senza neanche guardarlo, immersa nel suo telefono. “Ludovico, massaggiami i piedi, mi fanno male,” aggiungeva, allungando le gambe sul divano senza nemmeno distogliere lo sguardo dallo schermo.

Ludovico si inginocchiava senza fiatare, prendendo tra le mani quei piedi perfettamente curati e iniziando a massaggiarli. A volte, Valentina gli piantava la pianta del piede in faccia con aria distratta. “Sei troppo lento,” borbottava. “Mamma, ma ti rendi conto? Non è nemmeno capace di fare un massaggio decente.”

Filippa, la suocera, rideva fragorosamente. Era la più crudele delle tre, la più spietata. Lo considerava il suo zimbello personale, un giocattolo su cui scaricare noia e frustrazione. “Mio caro, non hai spina dorsale,” diceva mentre lo osservava inginocchiato davanti a Valentina. “Che razza d’uomo si lascia trattare in questo modo? Ah, no, giusto, tu non sei un uomo.”

Spesso, mentre era inginocchiato a terra, Filippa gli metteva il piede sopra la testa e premeva con sufficienza, schiacciandolo contro il pavimento. “Ma guarda che comodo tappetino umano abbiamo qui,” diceva con una risata sprezzante. Poi si accomodava sul divano, ordinandogli di toglierle le scarpe e di massaggiarle i piedi. “E fallo bene, perché se mi fai un massaggio deludente, te lo farò rifare mille volte.”

Ma la persona che Ludovico temeva di più era sua madre, Sara. A differenza di Valentina e Filippa, che lo trattavano con derisione e superficialità, Sara era severa, inflessibile. Non rideva mai, non si divertiva nel vederlo umiliato: per lei, era semplicemente il suo dovere servire e obbedire. “Ludovico, hai pulito i pavimenti?” chiedeva con tono fermo. “Non voglio vedere un solo granello di polvere. E se non lo fai bene, lo rifai da capo.”

Quando si sedeva sulla sua poltrona preferita, allungava i piedi con naturalezza. “Vieni qui e mettiti a quattro zampe,” ordinava. Ludovico obbediva, chinandosi a terra mentre lei poggiava i piedi sulla sua schiena. “E stai fermo. Non voglio sentire lamentele.”

La routine si ripeteva giorno dopo giorno. Ogni volta che una delle tre donne voleva rilassarsi, Ludovico era il primo a essere chiamato. Valentina si accomodava sul divano, allungava le gambe e gli piantava i piedi in faccia senza pensarci due volte. Filippa rideva e lo prendeva in giro, facendogli compiere le azioni più umilianti solo per il proprio divertimento. Sara, con il suo sguardo severo, lo trattava come un servo che doveva semplicemente eseguire il proprio dovere senza discutere.

Una sera, mentre Ludovico era inginocchiato a terra, le tre donne decisero di spingersi oltre. Valentina si tolse le scarpe e gli piantò entrambi i piedi sul viso, ridendo. “Guarda che ridicolo! Gli stanno pure bene!” esclamò divertita. Filippa si unì alla scena, appoggiando un piede sulla testa di Ludovico e spingendolo verso il pavimento. “Dovremmo farlo diventare ufficialmente il nostro tappetino,” propose con un sorriso maligno.

Sara, sempre impassibile, annuì e ordinò: “Ludovico, resta immobile. Voglio vedere quanto resisti.” Le tre donne scoppiarono a ridere a crepapelle, divertite nel vedere la loro vittima piegata sotto di loro, il volto premuto contro il pavimento, incapace di reagire. Tra risate e scherni, continuarono a umiliarlo, trovando sempre nuovi modi per divertirsi alle sue spalle.

Ludovico, ormai svuotato di qualsiasi dignità, restò lì, in silenzio, accettando il proprio destino mentre il suono delle loro risate riempiva la stanza.

scritto il
2025-03-20
1 . 4 K
visite
1 0
voti
valutazione
5.5
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.