Lavinia
di
Recisa.
genere
etero
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High powered voltage Manni Dee
Alzate il volume e premete play.
Buon viaggio.
Premo il piede sull’acceleratore della vecchia Ibiza e mi immetto sulla strada statale, abbastanza trafficata nonostante l'ora. Guardo il giovane alla mia destra poi lancio un’occhiata nello specchietto retrovisore; i ragazzi dormono tutti. La playlist techno sparata a tutto volume sembra infastidire solo me, tanto che sono tentato di gettare quel maledetto smartphone fuori dal finestrino e zittire questa musica del cazzo, purtroppo però da qui non riesco a raggiungerlo. Un cartello “lavori in corso” anticipa il restringimento di carreggiata e il successivo cambio di corsia; il percorso obbligato ci spinge dall'altro lato dello spartitraffico, adesso le auto mi sfrecciano accanto in direzione contraria, solo una fila di delineatori flessibili ci separa. Speriamo non ci siano troppi ubriachi in giro. Questa roba che esce dalla cassa bluetooth mi sta entrando nel cervello. Bum bum bum - ho l'impressione che questo ritmo costante e ripetuto mi stia alterando il respiro. Mi sforzo di trovare un modo per abbassare il frastuono quando, tra una battuta e l'altra, sullo sfondo, mi pare di sentire dei flebili risolini femminili.
Forse non dormono proprio tutti. Apro bene le orecchie mentre regolo lo specchietto retrovisore per guardare cosa fanno i ragazzi, per associare ai suoni una corrispondenza visiva, ma i sedili posteriori sono completamente avvolti nell'oscurità. Un nero denso, fitto, impenetrabile. La luce interna della vecchia Ibiza non funziona, mi affido ai fari delle auto che incrocio che illuminano ad intermittenza alcune zone; un SUV si sta avvicinando, quando è a pochi metri di distanza alzo gli occhi allo specchietto e intravedo il chiarore del volto di Mery appoggiato al finestrino lato passeggero. Sembra addormentata. Di nuovo quei risolini. Riconosco la voce di Lavinia sotto il suono che batte forte, come riconosco l'odore del suo corpo nascosto dalla cortina di profumi che indossa. Incrocio un furgonato, alzo di nuovo gli occhi allo specchietto retrovisore direzionandolo al centro: niente, solo tessuto nero, mi chiedo dove sia il volto del ragazzo.
Un sussurro… Ho sentito bene? Era la voce di Lavinia, ha detto qualcosa, ma questa cazzo di musica che batte forte non mi fa capire.
Il suono violento e ripetuto della radiosveglia mi fa sobbalzare. Mi allungo e la spengo, guardo il display che segna 2:00 a.m. Ho le palpebre pesanti, al posto della testa sento di dover sollevare un mattone. Mi concedo un minuto, prima di alzarmi.
Sono andato a dormire già pronto, completo Nike, felpa e pantalone, così non perdo tempo a cambiarmi. Vado in bagno, la casa è avvolta nel silenzio, l'urina impatta sull'acqua del water ad un volume che mi pare troppo alto. Mi lavo mani e viso, cerco di darmi una svegliata, coraggio, se tutto va bene tra poco più di un'ora sarò di nuovo nel mondo dei sogni.
Giro la chiave, la vecchia Ibiza tossisce un po' e si mette in moto, mentre faccio manovra accendo l'autoradio che però non sembra intenzionata a partire. Riprovo. Niente da fare.
"Perché cazzo non va... ". Batto con il pugno chiuso sul frontalino che si stacca, viene giù, l'abitacolo è buio non vedo neanche dove va ad infilarsi. Fanculo, non è così importante, faremo senza musica. Trenta minuti di statale, metto la freccia, svolto, parcheggio.
“Sono qui fuori". Premo invio, resto online. Tre minuti dopo appare la doppia spunta blu.
"Arrivo".
"Lavinia… tutto bene?"
Alzo gli occhi allo specchietto: nulla, nessuna risposta nessun movimento apparente. Forse è stata solo un'illusione. Ma passano pochi secondi e il rumore si ripete. Un fruscio di tessuti, un movimento lieve. Oltre la musica mi sembra di sentire un respiro affannoso, poi un mugolio.
"Ciao pa!"
"Buonasera a tutti..."
Scendo dall'auto, mi avvicino, lei si alza in punta di piedi e mi schiocca un bacio sulla guancia. Una nuvola di profumo, alcol e fumo l'accompagna. Sento un brivido risalire lungo la mia schiena... non riesco ad accettare l'idea che fumi.
"Lavi puzzi di fumo."
"E dai papà non rompere! Volevo dirti che oltre a Mery diamo uno strappo anche a Giovi e Richi, ok?" Lancio uno sguardo ai ragazzi: uno è alto almeno quanto me, fisico asciutto, felpa nera con cappuccio tirato su, occhi a mezz’asta; l'altro è più basso, camicia aperta fino a metà petto, una mano in tasca e l'altra sul culo di Mery. L'idea di accompagnarli non mi entusiasma, ma non riesco a dire no.
"Dove vi devo portare?"
"Al parcheggio di via Mazzini" risponde il secco.
"Va bene. Tu però" dico indicando il palpeggiatore "ti siedi davanti, così tieni le mani apposto."
Stringo il volante, le nocche impallidiscono... credo di sentire dei gemiti... Cristo santo, non mi posso voltare, la corsia è stretta, vorrei alzare la voce ma se fosse tutto nella mia testa? Se mi sbagliassi? Il rapporto con Lavinia è già sufficientemente burrascoso, lei non mi ha ancora perdonato per aver tradito sua madre,
Di nuovo un rumore. Un sussulto soffocato… Il mio respiro accelera, il cuore batte forte come questi bassi, pulsazioni metalliche che si sovrappongono. Non ci posso credere… mi sale un senso di nausea. Sono gemiti, cazzo! Sono chiaramente dei gemiti! Lo ammazzo sto ragazzino, quando scendiamo, lo ammazzo!
Mentre entriamo in auto la guardo: il suo corpo oscilla, ha le guance arrossate, gli occhi umidi, il trucco sbavato.
“Lavi quanto hai bevuto?”
Si appoggia allo sportello aperto, mi guarda dritto negli occhi.
“Hai intenzione di farmi il terzo grado? Ho bevuto un po’e allora? Sono maggiorenne posso farlo.”
“Lavinia basta!”
Vorrei essere duro ma la voce esce tremolante e incerta, chissà se mi hanno sentito. Guardo gli altri ragazzi, dormono non c’è dubbio nonostante questa musica assordante che batte. Se solo potessi spegnerla! Guardo ancora lo specchietto retrovisore, c’è una zona oscura dietro di me, un buco nero che inghiotte la luce, non si vede niente. Rallento l’andatura, provo a voltarmi, a guardare dietro il mio seggiolino, ma non vedo, in più rischio di andarmi a schiantare contro le barriere, è troppo pericoloso. Allora accelero, voglio scendere da quest’auto. Ho caldo, sento le goccioline di sudore scivolarmi lungo la schiena.
Ancora un sussurro… cos’ha detto? Era lei ne sono certo, era la sua voce forse ha detto muro… oppure è così scuro, no… ma certo… è così duro…Mi manca l’aria. Lavinia, cristo Lavinia! La mia bambina non può parlare così, non può essere. È solo una ragazzina... Ansimi, ansimi, sotto questo cielo nero mi sembra di sentire solo i suoi ansimi. Strizzo gli occhi, ho il fiato corto. Vorrei tapparmi le orecchie, vorrei che questa musica suonasse più forte, fino a coprire qualsiasi altro suono. Sento la sua voce raggiugermi in ogni istante, ogni minimo suono pare la conferma esatta, l’annuncio dell’avverarsi dei miei sospetti, dei miei timori. Non posso fare a meno di ascoltare e per quanto cerchi di evitarlo, non posso fare a meno d’immaginare la scena che non riesco a vedere… Lavinia che gode, che tocca, che geme. È solo una reazione fisiologica, continuo a ripeterlo, il mio cazzo in tiro è solo una reazione fisiologica.
“Lavinia oggi ti ho invitata a pranzo fuori per dirti una cosa importante. È una questione delicata… mi dispiace molto essere arrivati a questo punto ma tra qualche giorno mi trasferirò. Io e tua madre non andiamo più d’accordo, abbiamo deciso di separarci”.
“Cazzate! Dimmi le cose come stanno papà, dimmi che vi lasciate perché lei ha scoperto che sono mesi che ti scopi la stagista!”
“Lavinia abbassa la voce e modera il linguaggio!”
“Perché, altrimenti che fai? Mi sculacci?”
Oddio Lavinia smettila, ti prego smettila! L’eccitazione sale, la testa mi scoppia. Mi dico non ci pensare, non pensare a tua figlia mezza nuda che si fa scopare nei sedili posteriori mentre tu guidi. No, non immaginare la sua bocca aperta mentre il tipo le infila la mano tra le cosce. No, togliti dalla testa i suoi seni nudi, i suoi capezzoli irti che qualcuno succhia o morde. Lascia perdere le sue mani, no, non sono le sue mani quelle che stringono l’asta lucida e tesa del maschio accanto a lei. Non pensare alle sue labbra carnose, non domandarti come potrebbe cambiare la loro forma... Non ci pensare Carlo, non pensare che hai il cazzo che ti scoppia perché la senti gemere. Ma che razza di pervertito sei?
I colpi della techno battono ma io non li sento quasi più. La musica scandisce il ritmo delle immagini che mi affollano la testa, quello dei pensieri sporchi che non riesco a frenare.
La mia lucidità è andata a farsi fottere. La mia attenzione è tutta proiettata alle spalle, cerco di afferrare ogni fruscio, ogni sussurro, ogni respiro.
Mi guardo intorno, controllo. Gli altri dormono ancora, lascio una mano sullo sterzo, le auto sfrecciano alla mia sinistra, mi infilo l’altra nelle mutande e afferro il mio cazzo, lo sposto, lo stringo, lo tiro fuori. La musica accelera, i colpi che sento da dietro pure, il ritmo è lo stesso e sale sempre più forte, tengo ferma la mano, resisto… Poi è un attimo.
“Che schifo! Ma che cazzo fai??” Mi giro alla mia destra, il ragazzo mi guarda con disgusto, io non so che dire, resto imbambolato, mi dimentico che sto guidando…il suono di un clacson mi scuote.
“Attento!!!”
Urlo. Lo scontro col Tir è inevitabile.
Mi sollevo, con uno scatto, sono seduto sul letto. Il cuore sbatte contro la gabbia toracica, i polmoni non riescono ad incamerare tutta l’aria che vorrei. Sono sudato.
Devo aver fatto un brutto sogno, provo a ricordare cosa, ma niente, buio completo. Guardo la radiosveglia.
Le 2:43 a.m.
Cazzo, mi sono riaddormentato! Devo andare a prendere Lavinia!
Salgo in macchina, metto in moto, premo per accendere l'autoradio ma il frontalino si stacca, viene giù, l'abitacolo è buio non vedo neanche dove va ad infilarsi.
Fanculo, non è così importante. Faremo senza musica.
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