Ex for Sex

di
genere
etero

“Ascoltami bene. Ci incontriamo per caso in un locale, non ci vediamo da anni, tra di noi non è neppure finita bene. Mi chiedi di accompagnarti a casa come se niente fosse, mi racconti che finalmente hai trovato un uomo dolce e gentile che, ci tieni a precisare, è fuori per lavoro per tutto il weekend. Con una scusa mi inviti a casa tua, mi fai gli occhi dolci, ti comporti in modo allusivo... Spiegami, cosa stai facendo?”.

Breve precisazione: quello che sta parlando è il mio ex. Ci siamo lasciati quattro anni fa, dopo circa tre anni di storia. Da quel giorno lui mi ha cancellata: non un messaggio, nessuna chiamata, non ci siamo mai incontrati neanche per caso. Fino a questa sera. Mi sentivo un po' sola, cioè a dire il vero mi trovo in quei tre giorni su ventotto del ciclo mestruale in cui mi sento ipereccitata e ipereccitabile e quando dico iper- intendo che fatico a concentrarmi, ho pensieri sconci sulla maggior parte degli uomini che incontro, faccio fatica anche a dormire e ho le mutandine perennemente bagnate. Stavo dicendo che mi sentivo un po’ sola, quindi sono uscita con le amiche e lui è capitato nel posto giusto al momento giusto, un locale fuori zona raramente frequentato da entrambi. Non può essere una semplice coincidenza, ho pensato. Così ho deciso di farmi avanti. Adesso siamo nel mio monolocale, lui è in piedi di fronte a me e sembra piuttosto arrabbiato. Con una mano mi stringe il polso, l’ha afferrato poco dopo che ho iniziato ad accarezzargli il torace. Si è alzato dal divano, mi ha trascinato davanti a sé e mi ha detto quanto sopra. Il punto è che la sua domanda mi inchioda: cosa sto facendo?

“Niente, volevo solo...”.
“Volevi cosa? Volevi vedere se hai ancora potere su di me?”.
“No!”.

Con la mano libera cerco di allentare la presa sul polso destro per potermi sfilare. Non solo non riesco a liberarmi, ma mi ritrovo con entrambi i polsi bloccati dalle sue mani. La sua rabbia è gelida, il tono di voce basso. Le cose non si mettono bene.

“Volevi provare a sedurmi per sapere se ancora ci riesci?”.
“No! Io...”.

Mi accorgo di avere il fiato corto.

“Cos'è allora, sei arrapata? Hai voglia di farti una bella scopata?”.

Qualche tempo fa fui chiamata in ufficio dal mio capo. Mi riprese dicendomi queste testuali parole: "Per diventare un buon responsabile devi essere in grado di dissimulare. Tu non lo fai, ciò che pensi ti si legge in faccia troppo facilmente. Vedi di lavorarci su". Ci ho provato, ma non devo aver fatto grandi progressi.
Infatti, nonostante mi sia limitata a rimanere in silenzio, deve esserci stato qualcosa nel mio volto, a dargli la risposta che cercava perché io sono sicurissima di averla solo pensata.

“È così! Ho indovinato... ”.

Mi pare sorpreso, eppure è il rasoio di Occam. Percepisco la stretta sui polsi cedere, ne approfitto e mi allontano mentre mi sento avvampare come se mi avesse denudata in pubblico. Mi schiarisco la voce e provo a dire la verità.

“Andre tu sei stato il secondo uomo con cui ho fatto sesso nella mia vita, avevamo un' ottima intesa, fare l'amore con te è sempre stato fantastico. Questo mi ha portato a credere che tutto ciò rappresentasse la normalità in una coppia. Ma poi ho capito che non è sempre così, noi avevamo un'ottima intesa perché tu eri un ottimo amante. E dopo tanti anni mi chiedevo se ancora... ”

Mi mordo il labbro inferiore senza terminare la frase. La sua espressione crucciata si distende, per un attimo compare un timido sorriso. Ma dura solo pochi secondi.

“E hai dato per scontato che sarei stato disponibile a soddisfare i tuoi capricci e che ti avrei accontentata senza batter ciglio! È chiaro, volevi solo usarmi per i tuoi scopi!”.

Ecco, pare che il mio discorso invece che lusingarlo abbia alimentato la sua rabbia.

“Senti lo so che sembra assurdo, ma tu mi conosci come nessun altro. Sai esattamente come prendermi, sai farmi eccitare solo respirandomi sulla pelle, conosci ogni mio punto erogeno, con te non ho mai avuto bisogno di fingere. Più di una volta mi hai fatto venire solo ed esclusivamente usando la lingua e non sai quanto sia raro. Riconosci perfettamente i segnali del mio corpo, sei un uomo attento e sensibile che sa essere egoista quando serve. Hai sempre mostrato una tale dedizione al mio piacere che, in questi anni, nonostante abbia avuto altre storie, il mio corpo è rimasto tuo. Nessuno ha mai davvero retto il confronto con te. E la nostra intesa un po' mi manca...”.

Il silenzio che segue è rotto da un suo respiro profondo.

“Dovevi pensarci prima di infilarti nel letto di quel cretino”.

Se stessimo giocando a battaglia navale, mi avrebbe colpito e affondato l'intera flotta in un colpo solo. Eppure non mi sono risparmiata in complimenti... quanto cavolo ancora gli brucia quella storia? Evidentemente troppo, a questo punto alzo le mani.

“Va bene, hai ragione. Scusami. Tutto questo è stato un errore”.
Mi avvicino alla porta e la apro per invitarlo a uscire. Lui, che si era appena seduto sulla poltroncina, si alza e si incammina lentamente verso di me, quando mi è accanto si ferma, ma continua a guardare altrove. Afferra la maniglia e la spinge fino a chiudere l'anta. A quel punto mi guarda negli occhi, mi infila una mano nella scollatura della camicetta e con un colpo secco la apre facendo saltare diversi bottoni. Rimango sbalordita.

"Ma che modi...” non ho nemmeno il tempo di terminare la frase che mi prende per la camicia e mi tira a se, tappandomi la bocca con la sua. E quella è la mia fine. Il suo bacio mi scioglie, è una scarica che si irradia dall'alto verso il basso, dura pochi secondi ma è sufficiente per farmi perdere la lucidità e quel po' di dignità che mi era rimasta. Scopro di aver conservato il ricordo del suo odore e del suo sapore quando, non appena intuiti, irrompono come un treno in corsa da qualche luogo nascosto della mia mente.
Si allontana di un palmo, riapro gli occhi, le mie labbra lucide restano socchiuse. Sposta lo sguardo sul mio petto, con una mano fa scattare la chiusura anteriore del reggiseno che si apre lasciando i seni esposti. Ne afferra uno e inizia a stuzzicarlo, stringe forte, mi toglie il fiato, mi piace, mi sfugge un gemito. Lui mi guarda, controlla le mie reazioni. Mi sfila quello che resta della camicia e il reggiseno. Non riesco a capire cosa davvero gli stia passando per la testa. Oppongo una leggera resistenza, voglio baciarlo ancora, per vagliare l'autenticità del suo coinvolgimento. Provo ad allontanarlo, ma mi afferra gli avambracci e mi spinge fino a farmi cadere sul letto. Sale sopra di me ed inizia ad annusarmi, parte da sotto l'ombelico e lentamente risale accarezzandomi la pelle con le narici, inspirando profondamente ed espirando nei miei punti più sensibili. Sono del tutto rapita da questa inebriante risalita, intreccio le dita nei suoi capelli, decisamente più grigi, ma sempre incredibilmente folti. Abbassa la zip dei miei pantaloni, sposta di lato le mutandine e spinge due dita dentro. Le sento scivolare agevolmente tra la mie pareti calde e bagnate. Ho un sussulto di piacere e una cascata di brividi mi scorre lungo tutto il corpo. Avverto il suo fiato caldo dentro l'orecchio.

"Ti sono mancato?".
"Da morire...".
"Dimmi la verità, eri certa che sarebbe successo, non è così?".
"..No...".

Sposta il viso quel tanto che basta per potermi guardare negli occhi e di nuovo con una spinta decisa affonda le dita arrivando questa volta a toccare quel punto dentro che mi fa inarcare la schiena come un étoile e gemere come una sgualdrina.

"Non mentirmi!" dice. Poi afferra un capezzolo tra i denti, stringe e tira e succhia, mentre le dita si muovono decise dentro di me. Ho il volto in fiamme, il mio corpo è completamente alla sua mercé, vorrei lasciarmi andare, ma qualcosa continua a non convincermi. D'altra parte la mente è sempre più offuscata, il piacere che mi da è tale da farmi perdere la lucidità, non posso che fidarmi. Infondo è un uomo che non mi farebbe mai fisicamente del male.
Così inizio ad assecondare l'istinto e a muovermi, vado incontro alla sua mano, sollevo il bacino e spingo per sentire meglio la pressione di quelle dita che non mi bastano. Come se potesse udire i miei pensieri, sfrutta le ondulazioni del bacino per tirarmi i pantaloni fino a metà coscia, così da poter inserire il terzo dito. Ecco con lui è sempre stato così, sembra leggermi nel pensiero, anticipa le mie richieste, sa esattamente di cosa ho bisogno per godere di più. Non sbaglia un colpo. Eppure, improvvisamente e inaspettatamente inizia a rallentare; la mano si muove appena, la bocca sfiora soltanto.

"Non fermarti, continua, ci sono quasi...".
Avvicina il suo volto al mio per guardarmi, occhi negli occhi.
“Dimmi, perché dovrei desiderare di farti venire dopo quello che mi hai fatto?".
"Che cosa...che cosa vuoi dire?" ansimo mentre cerco di riattivare il cervello.
"Cosa voglio dire? Mi hai tradito, mi hai lasciato...mentre stavo lavorando duramente per la promozione tu hai scelto di spassartela con un altro...sai che ho quasi perso quel posto per colpa tua?”

Cazzate, io non ho scelto un bel niente, è successo perché tu tra il lavoro, la band e lo sport non c'eri mai, questo vorrei dire. E invece inizio a sbottonargli i pantaloni e gli sussurro - "Scusa davvero, sono stata una stronza" - perché spero che sia quello che vuole sentirsi dire. E anche perché non mi sembra un buon momento per discuterne.

Si sfila i pantaloni, si sposta al mio fianco e prende in mano la sua piena erezione. Già solo il fatto di vederlo così in tiro mi fa illanguidire. Mi afferra per i capelli e prima ancora di terminare un invito un tantino poco elegante -"Vediamo se riesci ancora ad ingoiarlo tutto" - gli ho già tolto ogni dubbio. Beh, anche io conosco cosa gli piace e come gli piace, anche io ho le mie carte da giocare e succhiare tutto il suo ben di dio corrisponde, a tutti gli effetti, ad un bel "full". Mi sento penetrare con forza dal suo odore che investe i miei recettori olfattivi mandando per un attimo in sovraccarico il sistema; mi scorre addosso, mi entra sotto pelle, mi altera il respiro e la frequenza cardiaca, è come farsi una dose. Inizio un appassionato lavoro di bocca, uno di quelli che non si dimenticherà tanto facilmente. Mi scosta i capelli dal volto, lo guardo negli occhi, mi domanda:

”Dimmi la verità, quante volte hai sognato questo momento negli ultimi anni?”.

Smetto di amoreggiare con la sua intimità e allontano la testa per rispondere “E tu?”, ma non ne ho il tempo, la sua mano mi riafferra per i capelli e mi schiaccia contro il suo inguine.

"Non fermarti, tienimi dentro, troia".

Mi blocco, rimango basita. Lo fulmino con lo sguardo. Quando stavamo insieme mi piaceva, mi eccitava sentirlo parlare così. Ma questo contesto è diverso. Mi è chiaro che lo ha detto in modo offensivo e sprezzante. Pessimo tempismo, se fossi un uomo eviterei di fare lo stronzo mentre la mia virilità svetta dentro la bocca proprio dell'interessata. Ma conosce le mie debolezze, mi spinge tre dita dentro e mi accarezza in quel punto che solo lui trova con tanta immediatezza e mentre urlo il mio piacere sul suo cazzo mi ripete "Ho detto di non fermarti!".

Questa volta lo assecondo, anche perché la sua mano mi sta facendo letteralmente impazzire. Un fremito mi attraversa dalla testa ai piedi, il mio corpo continua a caricarsi di energia, ora è teso, pronto a brillare di piacere, è sulla rampa di lancio, avere la bocca piena mi regala sensazioni straordinarie e finalmente ecco che...

"Sai che c'è? Che forse non te lo meriti!".
Così dicendo sfila la mano dalle mie gambe e trascina fuori il suo arnese dalle mie labbra facendo un passo indietro. D'improvviso il vuoto, rido nervosamente ma una terribile frustrazione mi assale...Che cazzo sta facendo?
Lo fisso negli occhi e senza perdere il contatto visivo mi giro prona sul letto, porto una mano tra le cosce, come se fossi sola. Ma non faccio neanche in tempo ad inserire una falange, che mi ferma, bloccandomi le braccia.

"Non credere di potertela cavare così facilmente!".

Sessualmente parlando un altro pregio di Andrea è l'autocontrollo; ha una completa padronanza di sé, conosce benissimo il mio corpo, figuratevi il suo. In certe situazioni è più affidabile di un treno giapponese.
Con una mano mi tiene i polsi fermi dietro la schiena, mentre con l'altra inizia ad accarezzarmi lentamente, disegnando i confini del mio sesso, scivolando con i polpastrelli lungo le labbra turgide e stillanti. Cerco di aprire ancora un po' le gambe ma i pantaloni rimasti sopra le ginocchia mi limitano i movimenti.
Lui continua, con una calma estenuante.

"Quindi ti sono mancato".
"Si...".
“E cosa ti è mancato?”.
“Mi è mancato fare sesso con te”.

Lo sento armeggiare, si sfila la polo, da sotto con un braccio mi solleva il bacino, molla la presa sui polsi, si appoggia, prego che si sia deciso una volta per tutte.
“Ti è mancato questo?” mi chiede mentre con un solo preciso affondo mi trafigge e mi riempie con quel suo cazzo che giurerei di non aver mai sentito tanto duro.
“Oddio…” mugolo tra le pieghe del copriletto mentre mentalmente mi arrendo, capitolo, sventolo bandiera bianca.
Esce e di nuovo mi infilza con un'unica spinta, poi si ferma. Sento la sua pelle sulla mia, le sue labbra sfiorarmi l’orecchio.
“Ti è mancato il mio cazzo?”. Davvero si aspetta una risposta?
“Si…” piagnucolo, cerco di muovermi, vorrei andargli incontro ma mi è impossibile, il suo corpo e i pantaloni me lo impediscono. L’odore della mia eccitazione riempie la stanza, la mente è scesa tra le gambe, è come se avessi la coscienza lì, tutta la concentrazione in un'unica area del corpo. Non è una prerogativa maschile ragionare con l’organo sessuale.

“Ti prego Andre…” arrivo perfino ad implorarlo. Chiedimi quel che vuoi, ma ti prego, dammi un paio di colpi!
E lui forse si impietosisce perché inizia a muoversi. Che poi, va bene l’autocontrollo ma ha un pezzo di marmo tra le gambe, quanto mai potrà ancora resistere? Inizia a sbattermi sempre più profondamente, aumenta il ritmo, ormai avrà superato il punto di non ritorno, non può più fermarsi e io ci sono, lo sento che arriva, che sale e invece… invece rallenta ed esce.
Ringhio tutta la mia frustrazione contro il letto. Mi viene da piangere. Ma che razza di gioco è mai questo?

“Potrei lasciarti così… fradicia e insoddisfatta. Una piccola rivincita!”.
Sono talmente incazzata che sento scemare l’eccitazione, ne ho abbastanza e quando è troppo è troppo! Cerco di divincolarmi ma mi accorgo di non averne le forze. Il suo giochino mi ha stremata.

“Vaffanculo!” vorrei urlarlo, ma anche la voce mi esce fioca e flebile.
Ride, tuttavia noto con piacere che ha il fiato corto. E infatti rientra tra le mie pareti, piene, calde e bagnate quasi subito. Ricomincia a fottermi con una buona intensità, ma questa volta fatico a lasciarmi andare. Lui deve accorgersi che ho la testa altrove, così mi richiama all’ordine: la sua mano arriva forte e aperta, uno schiaffo sul culo che mi regala una scarica di piacere.

“Vaffanculo!” ripeto e lui risponde con una spinta e un altro schiaffo che mi provoca una contrazione tra le gambe, una stretta intorno al suo bel cazzo. Lo sento mugolare soddisfatto. Altra spinta, altro schiaffo, altra contrazione. L’eccitazione riprende a salire.

“Sei uno stronzo…” sussurro ma mi piace terribilmente quello che sta facendo. Non sono mai stata così al limite per così tanto tempo.
“Sei tu la stronza! Adesso stai pagando solo le conseguenze di quello che hai fatto. Hai avuto anche il coraggio di rifarti avanti, ma chi ti credi di essere? Pensi che gli altri siano sempre tutti lì, pronti a soddisfare i tuoi capricci e le tue voglie?”.
Altra spinta, altro schiaffo, altra contrazione. L'ultima, prima di sentirlo allontanare, uscire. Di nuovo il vuoto. No, non finirà così.

“Ti sbagli Andrea, la cosa vale solo per te, solo tu non saprai mai dirmi di no. Fai tutta questa pantomima e hai il cazzo duro come il marmo, ma chi credi di prendere in giro? Forse puoi raccontarla a te stesso ma non a me. Sei patetico!”

Mi aspetto una reazione immediata e invece passano alcuni secondi in cui rimane immobile e in silenzio. Ho quasi paura. Poi avverto le sue dita accarezzarmi il sesso esternamente, con movimenti lenti e ripetuti.

“Se lo dici tu…” le dita salgono fino a raggiungere il mio buco più stretto. Mi penetra prima con uno, poi con entrambi. Per me è un punto di non ritorno e lui lo sa. Mi annienta, perdo qualsiasi controllo su ciò che accade, la stimolazione è così deliziosamente intensa, che anche il movimento è superfluo. Sono completamente sommersa dalle sensazioni. Mi sento altrove mentre mi massaggia, preme e scivola. Ma ho capito, ha intenzione di prendersi quello che gli ho sempre negato e che in passato non ha mai avuto l'arroganza di provare a prendere senza chiedere. Sento il rumore di un paio di sputi, inizio a tremare, le emozioni intense mi fanno questo effetto. Nella stanza è calato il silenzio, eccetto che per lo sciacquettio degli umori e per il mio respiro tremante e sempre più irregolare. Sfila le dita, appoggia la punta e spinge. Entra appena ma a me pare tutt'altro. Non solo la misura del tempo è relativa, anche quella della lunghezza in certe occasioni. Se le sue dita mi avevano spedito altrove, il suo attrezzo mi ha reso concentratissima e più che presente. Entra ancora, lo sento aprirmi, tendermi, allargarmi. All’avanzata successiva mi sfugge un lamento di dolore. Lui si avvicina, mi bacia la schiena.

“Vuoi che smetta?”
“Se ti dico di si lo farai?”
“Stai scherzando? Per chi mi hai preso?!”

La sua risposta mi tranquillizza, i baci che continua a darmi mi calmano. In un attimo penso: se finisse tutto adesso mi sentirei più sollevata o più delusa?

“No, continua…”

Così è andata a finire che mi ha fatto il culo. Posso dire che è stato bello, si conferma un ottimo amante, fino ad ora il migliore. In quell'ultima penetrazione deve essere successo qualcosa che lo ha aiutato a scaricare il risentimento perché alla fine è stato carino e si è dedicato con sollecitudine al mio piacere. Una cosa è sicura, ne siamo usciti entrambi sfiniti. È stata indubbiamente una delle esperienze più forti e liberatorie della mia vita. Ognuno, dopo quell'incontro, è tornato alle sue cose e non ci siamo più né visti né sentiti. Non si è capito chi dei due sia davvero capace di dire di no all'altro. Lui è convinto che quello che è successo sia solo un caso, che non si ripeterà. È bella una tale certezza. Ma l’incertezza è più bella.

scritto il
2024-02-07
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