Ancora più schiavo
di
Numero primo encore
genere
corna
Potendo tornare indietro non so se rifarei le scelte che mi hanno portato dove sono, che hanno fatto di me quello che sono. Non so bene come definirmi, vista la piega che hanno preso gli eventi: compagno di giochi, complice, schiavo. Cornuto, questo sicuramente, anche se in qualche modo consenziente. Ce l'ho portata io a farmi diventare cornuto, con le mie fantasie che lei faceva avidamente sue, un po' per accontentarmi, almeno inizialmente, e poi realizzando quanto ogni mia proposta accendesse la sua passione.
Fin da subito iniziai a proporre trasgressioni che non aveva mai provato, dalle scopate in momenti e posti inaspettati a giochi sempre più spinti. Si lasciava fare dì tutto in auto, al cinema, nel retro del suo negozio, incurante dell'ambiente circostante e delle persone che potessero vederci. Una notte una guardia giurata ci trovò nel retro del suo magazzino, dopo che avevamo finito: aveva dimenticato di disattivare l'allarme silenzioso, e per fortuna l'intervento non fu troppo tempestivo, ma vedendola nuda e legata alle scaffalature la guardia pensò che fosse stata sequestrata, derubata e stuprata e si precipitò a liberarla, mentre Marina gli diceva di lasciarla lì e andarsene. Dopo un anno iniziò a prendere l'iniziativa e ci alternavamo nella dominazione reciproca, con lei che scopriva quanto il suo lato dominante fosse più marcato di quello sottomesso, e dato che mi divertivo comunque lasciai che lentamente mi trasformasse nel suo sottomesso sempre più profondamente, fino a quando mi propose di provare a giocare con la mia castità. Fui un po' riluttante a concederle tutto quel potere ma mi lasciai convincere. Inizialmente alla fine delle sessioni mi faceva sempre venire, dopo essersi presa il suo piacere più che abbondantemente, poi i miei orgasmi iniziarono a rarefarsi, concessi solo dietro il pagamento di pegni sessuali sempre più umilianti e dolorosi. Il sesso era sempre più orientato verso bondage sempre più spinti che a volte sconfinavano nel sadismo, che peraltro io avevo iniziato ad apprezzare, anche perché erano l'unico modo di convincerla a lasciarmi venire. Approfittando di questo potere le era facile obbligarmi a osare sempre di più, come quando la stessa guardia giurata trovò me nudo, ingabbiato e legato alle scaffalature del suo magazzino. Lo sguardo che mi riservò mi fece sprofondare, e fui sollevato nel vederlo voltarsi e lasciarmi dove mi trovavo senza commentare.
Iniziò a dire che quando scopavamo non la soddisfacevo più, che ero troppo rapido e non le bastavano la mia lingua e le mie dita, e visto che liberarmi piu spesso non era un'opzione, fui io stesso a proporre l'introduzione di un sextoy umano, che potesse darle il piacere che non riuscivo a procurarle io. Stupiscimi, mi disse, e convinsi un ex compagno di squadra, belloccio e decisamente dotato, a partecipare alla nostra relazione. La prima volta lo avrei legato nella tavernetta della nostra villetta, poi mi sarei legato da solo a mia volta, e avremmo aspettato il ritorno a casa di Marina che avrebbe deciso cosa fare. Fabrizio rise quando vide la mia cintura di castità, di cui non sapeva ancora nulla, e mentre lo immobilizzavo dovetti spiegargli che quella gabbia era il motivo del suo coinvolgimento, e fu abbastanza imbarazzante finire di legarlo vedendo la sua erezione svettare dal suo inguine. Indubbiamente Marina sarebbe stata contenta, ma io mi legai nel corridoio con un peso nel cuore all'idea che la mia ragazza sarebbe stata con un altro. Vada come vada, mi dissi facendo scattare i lucchetti che mi assicuravano alla parete. Parlammo durante l'attesa, anche se non ci vedevamo, e mi tenni sul vago per quello che riguardava i possibili trattamenti a cui Marina lo avrebbe sottoposto. Ci azzittimmo sentendo la chiave infilarsi nella serratura, ma ero sicuro che al mio amico si fosse drizzato istantaneamente.
Marina entrò lanciando le scarpe, e aveva già iniziato a sbottonarsi la camicetta quando notò i miei occhi su di lei. Non vedevo le sue tette da quasi un mese, e anche quella volta decise di negarmi la loro vista.
Guarda guarda, disse sorridendomi, lo schiavetto ha voglia di giocare.
La camicetta sbottonata sotto cui riconoscevo un balconcino molto rivelatore catturava la mia attenzione mentre si avvicinava, dopo aver infilato nuovamente le scarpe per compensare la differenza di altezza tra noi. La chiave le ondeggiava tra i seni.
Non siamo soli, le sussurrai, di là hai una sorpresa.
E allora andiamo a vederla, aggiunse spostandosi dei pochi passi che le permisero di notare il corpo nudo di Fabrizio che l'attendeva.
Ma che bravo, mi disse tornando verso di me e cingendomi le braccia attorno alla nuca, premendomi i seni sul petto, quasi quasi meriteresti che ti liberassi...ma non credo che lo farò. Avvicinò le labbra alle mie ma si limitò a baciarmi il mento, rivolgendosi verso Fabrizio.
La guardai sfilarsi la camicetta lasciandola cadere a terra, e lasciò che la vedessi liberarsi anche del reggiseno per presentarsi a lui, conscia di mostrarmi solo la schiena.
Non sentii cosa si dissero, ma dai gemiti di lui che a volte si trasformavano in grugniti, e dagli altri rumori che sentivo capii che si stava divertendo ad alternare piacere e dolore al suo nuovo giocattolo, che apparentemente apprezzava molto anche la frusta. Io ero contemporaneamente desideroso di vedere, se non partecipare a quello che stavano facendo, e geloso delle attenzioni che lei gli stava riservando, dei baci che a me erano quasi sempre negati e che li sentivo scambiarsi. La sentii armeggiare mentre gli diceva qualcosa, poi la vidi riapparire davanti a me, una mano a coprire i seni e l'altra a reggere il guinzaglio con cui guidava Fabrizio a seguirla con le mani legate dietro la schiena. Lei indossava ancora la mini, e lui mi osservava indeciso se sentirsi più ipereccitato o in colpa.
Ora noi andiamo di sopra, e tu te ne starai buono qui a immaginare i modi in cui il tuo amico mi farà gridare.
Si girò tirando a sé Fabrizio per baciarlo con passione davanti a me. D'istinto inarcai la schiena cercando di avvicinare il bacino a lei ma ero troppo lontano, e vidi lei osservarmi mentre le loro lingue si inseguivano. Marina con una trazione più decisa gli fece scendere la testa fino a fargli trovare un seno di cui prese a succhiare avidamente un capezzolo.
Spostandosi verso di me senza fargli lasciare la presa mi offrì l'altro seno.
Questo puoi farlo, avanti.
Chinai la testa e la sentii mugolare il suo piacere, forse più mentale che fisico.
Forse la prossima volta vi userò insieme, mi piace questa cosa...ma ora andiamo.
Si allontanò da me e si girò verso la scala che portava al piano superiore. Ero disperatamente eccitato e al tempo stesso umiliato per essere sul punto di perdere ogni residua dignità, e fu ancora peggio dopo, perché riuscii a capire dai suoni che sentivo gran parte di qello che fecero. Dopo forse un'ora la sentii scendere, a piedi nudi e con un asciugamano a coprirla fino al petto.
É stato molto appagante, ma non ho ancora finito con lui. Sono scesa per chiederti se vuoi salire a vedere, oppure preferisci restare qui. Lascio a te la scelta
Scelsi di non scegliere, incapace di prendere una via piuttosto dell'altra.
Va bene, allora ti lascio tranquillo. E pensare che volevo farti partecipare anche adesso
No, aspetta, allora...
Troppo tardi, per stavolta faccio solo con lui. Tanto non ha problemi. A dopo, scemotto
Si, ha ragione mi dissi e la chiamai perché tornasse indietro, aspettando a capo chino che tornasse. Scese lui dopo un tempo infinito, ancora nudo e con l'aria rilassata.
Vuole che tu la veda, mi disse mentre mi liberava e mi applicava le manette prima di seguirlo su per la scala. E quando la vidi mi arrivò un pugno nello stomaco. Marina era stesa, stupenda e legata alle quattro gambe del nostro letto e con un cuscino sotto i reni. Il trucco sfatto, i capelli scarmigliati e sudati a coprirle parzialmente il viso, ma potevo capire chiaramente che non si erano risparmiati. Erano anni che non si lasciava legare da me. Avvicinandomi vedevo le macchie fresche di sperma sulla faccia, mentre piccole croste traslucide le increspavano la pelle del ventre
Lasciala così, io faccio una doccia ma può darsi che dopo faccia un altro giro. Intanto pulisci la tua troia, la lingua almeno sai usarla.
La fissai, sorrideva appagata. l'avevo persa per sempre? Sicuramente non sarebbe stata l'ultima volta per Fabrizio, e iniziai a domandarmi cosa sarebbe stato di noi, ma mj inginocchiai sul letto accanto a lei iniziando a leccarle il viso. Trovai la sua bocca che mi cercava, e sentii il gusto di lui sulla lingua, con l'inguine che mi vibrava di eccitazione. Ogni tanto mi alzavo per ammirarla, così allungata ed esposta. Avrei voluto prenderla, e sicuramente mi avrebbe lasciato fare, ma non potevo liberarmi le mani, e sul suo petto era anche sparita la chiave. Vedendomi fissarla mi sussurrò che l'aveva presa lui.
Per non avere questa tentazione gliel'ho data io, mi confessò, sei troppo prezioso come schiavo, e io troppo troia. Prima o poi me la restituirà, stai tranquillo. Ora però finisci di pulirmi.
E continuai fino a quando Fabrizio uscì dalla doccia a controllare che avessi finito. Era già quasi in erezione un'altra volta.
Se vuoi vedere come si fa puoi restare.
Mi alzai e lo guardai inginocchiarsi fra le cosce di lei e sollevarle i fianchi per prenderla un'altra volta. Lei ansimava già per il piacere dell'aspettativa e gemette quando le entrò dentro, guardandolo come se non ci fossi
Fin da subito iniziai a proporre trasgressioni che non aveva mai provato, dalle scopate in momenti e posti inaspettati a giochi sempre più spinti. Si lasciava fare dì tutto in auto, al cinema, nel retro del suo negozio, incurante dell'ambiente circostante e delle persone che potessero vederci. Una notte una guardia giurata ci trovò nel retro del suo magazzino, dopo che avevamo finito: aveva dimenticato di disattivare l'allarme silenzioso, e per fortuna l'intervento non fu troppo tempestivo, ma vedendola nuda e legata alle scaffalature la guardia pensò che fosse stata sequestrata, derubata e stuprata e si precipitò a liberarla, mentre Marina gli diceva di lasciarla lì e andarsene. Dopo un anno iniziò a prendere l'iniziativa e ci alternavamo nella dominazione reciproca, con lei che scopriva quanto il suo lato dominante fosse più marcato di quello sottomesso, e dato che mi divertivo comunque lasciai che lentamente mi trasformasse nel suo sottomesso sempre più profondamente, fino a quando mi propose di provare a giocare con la mia castità. Fui un po' riluttante a concederle tutto quel potere ma mi lasciai convincere. Inizialmente alla fine delle sessioni mi faceva sempre venire, dopo essersi presa il suo piacere più che abbondantemente, poi i miei orgasmi iniziarono a rarefarsi, concessi solo dietro il pagamento di pegni sessuali sempre più umilianti e dolorosi. Il sesso era sempre più orientato verso bondage sempre più spinti che a volte sconfinavano nel sadismo, che peraltro io avevo iniziato ad apprezzare, anche perché erano l'unico modo di convincerla a lasciarmi venire. Approfittando di questo potere le era facile obbligarmi a osare sempre di più, come quando la stessa guardia giurata trovò me nudo, ingabbiato e legato alle scaffalature del suo magazzino. Lo sguardo che mi riservò mi fece sprofondare, e fui sollevato nel vederlo voltarsi e lasciarmi dove mi trovavo senza commentare.
Iniziò a dire che quando scopavamo non la soddisfacevo più, che ero troppo rapido e non le bastavano la mia lingua e le mie dita, e visto che liberarmi piu spesso non era un'opzione, fui io stesso a proporre l'introduzione di un sextoy umano, che potesse darle il piacere che non riuscivo a procurarle io. Stupiscimi, mi disse, e convinsi un ex compagno di squadra, belloccio e decisamente dotato, a partecipare alla nostra relazione. La prima volta lo avrei legato nella tavernetta della nostra villetta, poi mi sarei legato da solo a mia volta, e avremmo aspettato il ritorno a casa di Marina che avrebbe deciso cosa fare. Fabrizio rise quando vide la mia cintura di castità, di cui non sapeva ancora nulla, e mentre lo immobilizzavo dovetti spiegargli che quella gabbia era il motivo del suo coinvolgimento, e fu abbastanza imbarazzante finire di legarlo vedendo la sua erezione svettare dal suo inguine. Indubbiamente Marina sarebbe stata contenta, ma io mi legai nel corridoio con un peso nel cuore all'idea che la mia ragazza sarebbe stata con un altro. Vada come vada, mi dissi facendo scattare i lucchetti che mi assicuravano alla parete. Parlammo durante l'attesa, anche se non ci vedevamo, e mi tenni sul vago per quello che riguardava i possibili trattamenti a cui Marina lo avrebbe sottoposto. Ci azzittimmo sentendo la chiave infilarsi nella serratura, ma ero sicuro che al mio amico si fosse drizzato istantaneamente.
Marina entrò lanciando le scarpe, e aveva già iniziato a sbottonarsi la camicetta quando notò i miei occhi su di lei. Non vedevo le sue tette da quasi un mese, e anche quella volta decise di negarmi la loro vista.
Guarda guarda, disse sorridendomi, lo schiavetto ha voglia di giocare.
La camicetta sbottonata sotto cui riconoscevo un balconcino molto rivelatore catturava la mia attenzione mentre si avvicinava, dopo aver infilato nuovamente le scarpe per compensare la differenza di altezza tra noi. La chiave le ondeggiava tra i seni.
Non siamo soli, le sussurrai, di là hai una sorpresa.
E allora andiamo a vederla, aggiunse spostandosi dei pochi passi che le permisero di notare il corpo nudo di Fabrizio che l'attendeva.
Ma che bravo, mi disse tornando verso di me e cingendomi le braccia attorno alla nuca, premendomi i seni sul petto, quasi quasi meriteresti che ti liberassi...ma non credo che lo farò. Avvicinò le labbra alle mie ma si limitò a baciarmi il mento, rivolgendosi verso Fabrizio.
La guardai sfilarsi la camicetta lasciandola cadere a terra, e lasciò che la vedessi liberarsi anche del reggiseno per presentarsi a lui, conscia di mostrarmi solo la schiena.
Non sentii cosa si dissero, ma dai gemiti di lui che a volte si trasformavano in grugniti, e dagli altri rumori che sentivo capii che si stava divertendo ad alternare piacere e dolore al suo nuovo giocattolo, che apparentemente apprezzava molto anche la frusta. Io ero contemporaneamente desideroso di vedere, se non partecipare a quello che stavano facendo, e geloso delle attenzioni che lei gli stava riservando, dei baci che a me erano quasi sempre negati e che li sentivo scambiarsi. La sentii armeggiare mentre gli diceva qualcosa, poi la vidi riapparire davanti a me, una mano a coprire i seni e l'altra a reggere il guinzaglio con cui guidava Fabrizio a seguirla con le mani legate dietro la schiena. Lei indossava ancora la mini, e lui mi osservava indeciso se sentirsi più ipereccitato o in colpa.
Ora noi andiamo di sopra, e tu te ne starai buono qui a immaginare i modi in cui il tuo amico mi farà gridare.
Si girò tirando a sé Fabrizio per baciarlo con passione davanti a me. D'istinto inarcai la schiena cercando di avvicinare il bacino a lei ma ero troppo lontano, e vidi lei osservarmi mentre le loro lingue si inseguivano. Marina con una trazione più decisa gli fece scendere la testa fino a fargli trovare un seno di cui prese a succhiare avidamente un capezzolo.
Spostandosi verso di me senza fargli lasciare la presa mi offrì l'altro seno.
Questo puoi farlo, avanti.
Chinai la testa e la sentii mugolare il suo piacere, forse più mentale che fisico.
Forse la prossima volta vi userò insieme, mi piace questa cosa...ma ora andiamo.
Si allontanò da me e si girò verso la scala che portava al piano superiore. Ero disperatamente eccitato e al tempo stesso umiliato per essere sul punto di perdere ogni residua dignità, e fu ancora peggio dopo, perché riuscii a capire dai suoni che sentivo gran parte di qello che fecero. Dopo forse un'ora la sentii scendere, a piedi nudi e con un asciugamano a coprirla fino al petto.
É stato molto appagante, ma non ho ancora finito con lui. Sono scesa per chiederti se vuoi salire a vedere, oppure preferisci restare qui. Lascio a te la scelta
Scelsi di non scegliere, incapace di prendere una via piuttosto dell'altra.
Va bene, allora ti lascio tranquillo. E pensare che volevo farti partecipare anche adesso
No, aspetta, allora...
Troppo tardi, per stavolta faccio solo con lui. Tanto non ha problemi. A dopo, scemotto
Si, ha ragione mi dissi e la chiamai perché tornasse indietro, aspettando a capo chino che tornasse. Scese lui dopo un tempo infinito, ancora nudo e con l'aria rilassata.
Vuole che tu la veda, mi disse mentre mi liberava e mi applicava le manette prima di seguirlo su per la scala. E quando la vidi mi arrivò un pugno nello stomaco. Marina era stesa, stupenda e legata alle quattro gambe del nostro letto e con un cuscino sotto i reni. Il trucco sfatto, i capelli scarmigliati e sudati a coprirle parzialmente il viso, ma potevo capire chiaramente che non si erano risparmiati. Erano anni che non si lasciava legare da me. Avvicinandomi vedevo le macchie fresche di sperma sulla faccia, mentre piccole croste traslucide le increspavano la pelle del ventre
Lasciala così, io faccio una doccia ma può darsi che dopo faccia un altro giro. Intanto pulisci la tua troia, la lingua almeno sai usarla.
La fissai, sorrideva appagata. l'avevo persa per sempre? Sicuramente non sarebbe stata l'ultima volta per Fabrizio, e iniziai a domandarmi cosa sarebbe stato di noi, ma mj inginocchiai sul letto accanto a lei iniziando a leccarle il viso. Trovai la sua bocca che mi cercava, e sentii il gusto di lui sulla lingua, con l'inguine che mi vibrava di eccitazione. Ogni tanto mi alzavo per ammirarla, così allungata ed esposta. Avrei voluto prenderla, e sicuramente mi avrebbe lasciato fare, ma non potevo liberarmi le mani, e sul suo petto era anche sparita la chiave. Vedendomi fissarla mi sussurrò che l'aveva presa lui.
Per non avere questa tentazione gliel'ho data io, mi confessò, sei troppo prezioso come schiavo, e io troppo troia. Prima o poi me la restituirà, stai tranquillo. Ora però finisci di pulirmi.
E continuai fino a quando Fabrizio uscì dalla doccia a controllare che avessi finito. Era già quasi in erezione un'altra volta.
Se vuoi vedere come si fa puoi restare.
Mi alzai e lo guardai inginocchiarsi fra le cosce di lei e sollevarle i fianchi per prenderla un'altra volta. Lei ansimava già per il piacere dell'aspettativa e gemette quando le entrò dentro, guardandolo come se non ci fossi
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