Una Vita a Puttane!
di
SOLO
genere
etero
In ogni donna c'è la promessa di un piacere che non conosco, ma che desidero più di ogni altra cosa.
Sono Salvo Rossi e questa è la mia storia.
Vivo in Sicilia con la mia famiglia: papà Giovanni, che nonostante la sua mentalità da padre padrone e da uomo duro, sotto sotto era orgoglioso del suo unico figlio; mamma Carmela, una mamma apprensiva, sorridente e dai buoni modi, ma sottomessa alla mentalità del marito. In quegli anni vivevo serenamente la mia infanzia come i ragazzi della mia età. Una sera sentii bisbigliare i miei genitori nella loro camera da letto in merito al fatto che stavo crescendo, che dovevo diventare uomo, qualcosa che avrei ben presto conosciuto. In quei giorni mio padre iniziò a portarmi con sé al bar dove si incontrava tutti i giorni con i suoi amici. Mi abituai presto alle loro battute sul mio essere un ragazzino, alla puzza di alcol e tabacco; mi sentivo felice in quei momenti, mi sentivo adulto. Un sabato, però, mi portò dal barbiere per taglio capelli e "barba" davanti a tutti gli amici di mio padre, che non facevano altro che deridermi. Ricordo ancora una delle frasi che mi dissero con spirito ironico: E dove devi andare? a fimmine! Una volta finito il taglio, mentre mio padre pagava, il barbiere, a sua insaputa, mi regalò un calendario per adulti che di corsa nascosi nella tasca dei pantaloni. La sera, quando finalmente andai nella mia camera, sul letto, accesi la bijouterie, e iniziai a sfogliare quel calendario proibito, dove vi erano immagini di donne completamente nude, con il pelo in mezzo le cosce che si intravedeva e con le tette scoperte. Non potei resistere e mi segai a più non posso quella sera. Andai avanti in quella maniera per qualche settimana. Una domenica sera, dopo aver cenato uscì con mio padre, pensando di andare al solito bar, invece, durante la strada inizio a farmi dei discorsi strani, da uomo, da farmi sentire completamente imbarazzato, poi mi guardò e mi disse: Ora e tempo ca tu diventi un vero masculo! Si fermò davanti un palazzo appena fuori città dove successivamente entrammo. Un posto elegante, con uomini seduti su dei divanetti e delle ragazze semi nude che gironzolando si facevano ammirare. Dopo aver parlato con una donna più anzianotta, mio padre mi accompagnò al piano superiore dove conobbi Annamaria, una donna dai capelli scuri così come i suoi occhi, delle tette grandi, indossava una camicia da notte nera ma trasparente. Dopo un minimo di conoscenza, dove le palpitazioni del mio cuore erano in continuo aumento, l'imbarazzo che mi dipingeva di rosso, e lo sguardo basso perché non avevo il coraggio di guardarla, mi prese per mano e mi ritrovai all'interno di una piccola stanza con un letto matrimoniale, uno specchio, una luce soffusa. Mi fece sedere sul letto intanto che lei si spogliava di quel poco che aveva addosso. Mi chiedeva del più e del meno, poi mi fece sdraiare sul letto e pian piano mi spogliò del mio abbigliamento. Rimasi nudo tremando di paura. Capendo il mio stato, Annamaria fece del suo meglio per tranquillizzarmi, e quando mi rilassai, iniziò ad accarezzare il mio piccolo petto, la mia pancia, le mie cosce. Preso comunque dalla paura chiesi ad Annamaria di prendere i soldi e fare finta che l'avevamo fatto, ovviamente senza dire nulla a mio padre. Senza aggiungere altro, pian piano con la sua dolce voce che mi sussurrava nelle orecchie mi fece calmare, rilassare, e iniziò man mano a segarmi, la sua mano morbida, leggera saliva e scendeva lungo la mia asta, mi segava dapprima piano, il mio sesso era ormai di marmo quando il desiderio della sua bocca era già un orgasmo. Il suo fiato sul collo mentre ansimavo di piacere. In quell'istante
il mio corpo si abbandonò alle sue mani esperte...Mi lasciò inerte ,privo di sensi ,mi ubriacò di lei ,
dei suoi modi .
Ero rapito dal suo fascino
e da ciò che mi provocava ,
sensazioni, emozioni mentre saliva su di me. Invaso dal suo profumo e dal suo corpo sopra il mio, mi ritrovai con il mio cazzo al suo interno...lei spingeva .... ancora ...e ancora fino al mio godimento nel riempirla del mio seme caldo ...che colava poi sulle su gambe.. Il suo sorriso e il suo compiacimento mi accompagnarono nel rivestirmi e all'uscita della stanza dove disse in maniera politica a mio padre che il mio lavoro l'avevo fatto. Tornai a casa con mio padre che felice del fatto compiuto scherzava allegramente. Non dimenticherò mai il ricordo dell'emozione, dell'odore della sua pelle, gli ansimi e il calore del suo corpo.
Mi auguro che questo iniziò di racconto sia stato di vostro gradimento. Grazie a chi commenta.
Sono Salvo Rossi e questa è la mia storia.
Vivo in Sicilia con la mia famiglia: papà Giovanni, che nonostante la sua mentalità da padre padrone e da uomo duro, sotto sotto era orgoglioso del suo unico figlio; mamma Carmela, una mamma apprensiva, sorridente e dai buoni modi, ma sottomessa alla mentalità del marito. In quegli anni vivevo serenamente la mia infanzia come i ragazzi della mia età. Una sera sentii bisbigliare i miei genitori nella loro camera da letto in merito al fatto che stavo crescendo, che dovevo diventare uomo, qualcosa che avrei ben presto conosciuto. In quei giorni mio padre iniziò a portarmi con sé al bar dove si incontrava tutti i giorni con i suoi amici. Mi abituai presto alle loro battute sul mio essere un ragazzino, alla puzza di alcol e tabacco; mi sentivo felice in quei momenti, mi sentivo adulto. Un sabato, però, mi portò dal barbiere per taglio capelli e "barba" davanti a tutti gli amici di mio padre, che non facevano altro che deridermi. Ricordo ancora una delle frasi che mi dissero con spirito ironico: E dove devi andare? a fimmine! Una volta finito il taglio, mentre mio padre pagava, il barbiere, a sua insaputa, mi regalò un calendario per adulti che di corsa nascosi nella tasca dei pantaloni. La sera, quando finalmente andai nella mia camera, sul letto, accesi la bijouterie, e iniziai a sfogliare quel calendario proibito, dove vi erano immagini di donne completamente nude, con il pelo in mezzo le cosce che si intravedeva e con le tette scoperte. Non potei resistere e mi segai a più non posso quella sera. Andai avanti in quella maniera per qualche settimana. Una domenica sera, dopo aver cenato uscì con mio padre, pensando di andare al solito bar, invece, durante la strada inizio a farmi dei discorsi strani, da uomo, da farmi sentire completamente imbarazzato, poi mi guardò e mi disse: Ora e tempo ca tu diventi un vero masculo! Si fermò davanti un palazzo appena fuori città dove successivamente entrammo. Un posto elegante, con uomini seduti su dei divanetti e delle ragazze semi nude che gironzolando si facevano ammirare. Dopo aver parlato con una donna più anzianotta, mio padre mi accompagnò al piano superiore dove conobbi Annamaria, una donna dai capelli scuri così come i suoi occhi, delle tette grandi, indossava una camicia da notte nera ma trasparente. Dopo un minimo di conoscenza, dove le palpitazioni del mio cuore erano in continuo aumento, l'imbarazzo che mi dipingeva di rosso, e lo sguardo basso perché non avevo il coraggio di guardarla, mi prese per mano e mi ritrovai all'interno di una piccola stanza con un letto matrimoniale, uno specchio, una luce soffusa. Mi fece sedere sul letto intanto che lei si spogliava di quel poco che aveva addosso. Mi chiedeva del più e del meno, poi mi fece sdraiare sul letto e pian piano mi spogliò del mio abbigliamento. Rimasi nudo tremando di paura. Capendo il mio stato, Annamaria fece del suo meglio per tranquillizzarmi, e quando mi rilassai, iniziò ad accarezzare il mio piccolo petto, la mia pancia, le mie cosce. Preso comunque dalla paura chiesi ad Annamaria di prendere i soldi e fare finta che l'avevamo fatto, ovviamente senza dire nulla a mio padre. Senza aggiungere altro, pian piano con la sua dolce voce che mi sussurrava nelle orecchie mi fece calmare, rilassare, e iniziò man mano a segarmi, la sua mano morbida, leggera saliva e scendeva lungo la mia asta, mi segava dapprima piano, il mio sesso era ormai di marmo quando il desiderio della sua bocca era già un orgasmo. Il suo fiato sul collo mentre ansimavo di piacere. In quell'istante
il mio corpo si abbandonò alle sue mani esperte...Mi lasciò inerte ,privo di sensi ,mi ubriacò di lei ,
dei suoi modi .
Ero rapito dal suo fascino
e da ciò che mi provocava ,
sensazioni, emozioni mentre saliva su di me. Invaso dal suo profumo e dal suo corpo sopra il mio, mi ritrovai con il mio cazzo al suo interno...lei spingeva .... ancora ...e ancora fino al mio godimento nel riempirla del mio seme caldo ...che colava poi sulle su gambe.. Il suo sorriso e il suo compiacimento mi accompagnarono nel rivestirmi e all'uscita della stanza dove disse in maniera politica a mio padre che il mio lavoro l'avevo fatto. Tornai a casa con mio padre che felice del fatto compiuto scherzava allegramente. Non dimenticherò mai il ricordo dell'emozione, dell'odore della sua pelle, gli ansimi e il calore del suo corpo.
Mi auguro che questo iniziò di racconto sia stato di vostro gradimento. Grazie a chi commenta.
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