Due fratelli Parte1

di
genere
trio

Gli incontri casuali a volte possono riservare delle sorprese.
Sono al bar in piazza e la tua sagoma alta e decisa si nota in mezzo alla folla avvicinarsi al locale.
Da giorni vengo qui a fare colazione e mi piace l’atmosfera del centro città in primavera. In più da circa una settimana ci sei tu che vieni tutti i giorni alla stessa ora a prendere il caffè.
Sono seduta vicino l’entrata e attiro la tua attenzione mentre ti appresti ad andare al bancone per il tuo “solito” con lo sguardo che si fissa su di me.
Dopo qualche giorno di sorrisi ammiccanti e saluti accennati e i miei gesti accomodanti, prendi coraggio.
Arrivi sulla soglia del bar, mi guardi con gli occhi accesi dalla voglia di cacciare, ti avvicini e con un saluto rompi il ghiaccio ovviamente dopo esserti accertato che io accettassi davvero l’incursione.
Prendiamo un caffè insieme discorrendo. Dopo una mezz’ora lasciamo il bar e attraversiamo la piazza e lasciando dietro di noi la folla, siamo già avvinghiati nell’ascensore del tuo palazzo.
Salire uno o cento piani non avrebbe fatto la differenza: la chimica e la sintonia ci accendono al chiudersi delle porte del vano ascensore.

Vestiti lasciati ovunque come una scia lussuriosa che inizia appena chiusa la porta, un percorso focoso dove praticamente abbiamo abbandonato borsa, chiavi e scarpe per poi spogliarci quasi strappandoci gli abiti di dosso. L’eccitamento traccia la strada verso il tavolo: il primo ripiano disponibile dove allungarci. Passione e sintonia allo stato puro: questa la sintesi di un incontro inaspettato e travolgente.

Dopo un paio d’ore di sesso sfrenato ci rivestiamo e l’ultima cosa che indosso sono i miei tacchi a spillo appena davanti l’uscita.
Mi saluti aprendo il portone:
“È stato un piacere!”
“Per me è stato un multi piacere!”
Il tuo volto cambia espressione e ti rivolgi a me stupito
“No aspetta… questa l’ho già sentita: tu ti scopi mio fratello!”
“E chi è? A si… davvero è lui tuo fratello? Diciamo che lo conosco discretamente bene, mi raccomando salutamelo."
E me ne vado sculettando col sorriso malizioso che passa dal tuo sguardo incredulo alla porta dell’ascensore.
Entro, mi giro sui miei tacchi a spillo, le porte sono ancora aperte, le trattengo spalancate per restare al piano ancora il momento di un’ultima frase:
“A sì. Devi salutarmelo e dirgli che anche con te ho goduto degli stessi orgasmi che ho avuto con lui! Anzi forse anche qualcuno in più!”

Premo il tasto per il piano terra, sorridendo diabolicamente soddisfatta.
Ognuno si vendica come può.
Solo che la vendetta a volte crea dinamiche strane, pieghe imprevedibili.

Squilla il telefono, rispondo serafica
“Dimmi tutto!”
“Un colpo più basso di questo non potevi farmelo!”
“E perché? Tu mi puoi dire che mi usi, che sarebbe stato lo stesso se fossi stata io o chiunque altra e io non posso farmi tuo fratello?”
“Lo sai che l’ho detto per provocare!”
“Io l’ho fatto per provocare! Continuiamo ad avere due prospettive diverse: tu le parole e io i fatti!”
“Ah.. è così?"
“Si esattamente!”
“Allora se hai questa voglia di vendetta vieni da me domani solita ora.”
“E perché dovrei?”
“Perché mi devi delle scuse di persona e tu sai come.”
“Se vengo è perché alla fine ho voglia anche di te. E questo è solo l’inizio.”
“A domani e vediamo come continua.”

Salgo da te e mi apri la porta. I preliminari sono sempre gli stessi coinvolgenti ed elettrici.
Mi stringi forte, troppo forte sento la tua morsa sempre più avvolgente. Sono immobile ma non sono a mio agio, non è un comportamento che ti appartiene.
Cerco di divincolarmi: non sono a mio agio per niente.
“Ferma.. ho solo voglia di te! Tanta!”
“E ne ho anch’io! Tanta!”
esclama un’altra voce maschile, una voce che mi è familiare e vedo due mani scorrere da dietro sui miei seni afferrandoli e strizzandoli.
“E adesso vediamo quanta voglia hai di farmi sfigurare. Fatti perdonare l’affronto alla famiglia.”
Sono al centro con le due erezioni che mi premono sul ventre e tra le natiche, le mani che mi bloccano e mi stringono seni e glutei.
Siete due maiali, vi conosco bene. Solo che non sapete quanto possa esserlo io, soprattutto tra i vostri corpi con quei membri vigorosi che riescono a controllare l’erezione per ore nonostante il godimento anche molto stimolante. Laddove gli altri sarebbero già venuti voi siete ancora a chiedere di continuare per godere senza sosta. E anche in questa stretta siete sempre più turgidi.
Sento il mio corpo esplorato a quattro mani, mentre con una mano stringo una testa alla spalla destra e con l’altra il volto sulla guancia sinistra.
Il vostro odore è inebriante e stimolante. Il primo orgasmo mi avvolge tra i vostri corpi statuari, le mani inarrestabili e le erezioni inumidite dai miei umori. Cerco di strusciarmi come meglio posso a entrambi i volti cercando un modo per prendere il controllo.
L’unico movimento che mi permette di muovermi è il salire e scendere tra di voi.
Il saliscendi vi sorprende non pensavate trovassi il modo. Mi strofino ad entrambi i membri e sento di aver attirato la vostra attenzione. Le mie mani scendono e massaggiano entrambe le erezioni pian piano vi scostate in preda al godimento e riesco a girarmi in mezzo a voi ed avermi ai miei lati entrambi con le mani su di me e il bacino esposto in avanti a presentarmi i membri. Vi guido avvicinandoli e iniziando piegata in avanti a leccarvi entrambi insieme sui glandi che si bagnano della mia saliva. Le vostre mani si muovono tra la schiena e le mie natiche fino a contendervi il massaggiarmi il buchino stretto e le mie labbra ormai grondanti.
Sono io a comandare il gioco. Il vostro vigore mi scivola tra le mani e la mia bocca assapora entrambi.
La tensione sale e mi rialzo per baciarvi, mentre continuo a far perdurare il vostro piacere.
Chiudete tutti e due gli occhi e vi guardo soddisfatta in preda all’estasi.
Le vostre espressioni portano lo stesso stile, portano dietro i geni simili di due membri della stessa forma e vigore, due fratelli al mio cospetto con due peni turgidi che rispondono agli stessi stimoli. Mi sembra di riconoscere quei gemiti, quei gesti, quei movimenti che conosco da tempo molto prima di conoscere tutti e due.
Sono attimi di energia vibrante, ma ho un pensiero ancora più diabolico: faccio per porgere le mie labbra grondanti ad uno di voi e le natiche all’altro. Mentre vi avvicinate a me faccio per baciare uno e velocemente mi scosto facendovi baciare tra voi. Mi divincolo allontanandomi raccogliendo i vestiti e indossando frettolosamente solo il cappotto sopra le autoreggenti. Il ticchettio frettoloso dei tacchi vi gela mentre prendo l’uscita.
Restate immobili mentre esclamo:
“La mela non cade lontano dall’albero!”
Chiudo il portone e mi allontano diabolicamente soddisfatta.
Vostro padre sarà contento di come ho progettato la mia vendetta, mentre ascolta tutto dal microfono nascosto nella mia borsa.
La vendetta crea dinamiche strane, pieghe imprevedibili.
Ognuno si vendica come può e non sai mai quale strada faccia ma soprattutto non sai mai quale sia la radice che l’ha originata.

Mi squilla il telefono e rispondo:
“Ci sei riuscita?”
“Si ci sono riuscita! Avevi ragione è andato tutto come avevamo programmato.”
“E ora cosa vuoi fare? Lo sai che ti ho aiutato dicendo dove trovarli e quando? Ma la situazione non può restare questa. Ora cosa vuoi fare? Devi decidere, ti sei vendicata, ma sei sicura che ti abbia fatto stare bene tutto questo? Non ne sono sicuro perché la tua voce è tirata?”
“Lo so.. ho deciso.. so cosa voglio! Ora che la vendetta è consumata credo che sia il caso di agire perseguendo la pace!”
Chiudo la telefonata.
Il ticchettio dei tacchi a spillo risuona sordo nel vano ascensore.
Li faccio sbattere nervosamente nell’attesa che l’ascensore si fermi al piano.
Sono tesa è arrivato il momento di scegliere tra i due fratelli.

Continua……
scritto il
2024-11-08
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