La biblioteca

di
genere
bondage

Ormai sono passate le sei di pomeriggio, già si è fatta notte. D’altronde è sempre così ad ottobre, il tempo cambia e il buio cala prima, e detto sinceramente la cosa non mi dispiace: adoro il periodo autunnale, i suoi colori, il tempo che diventa più nuvoloso e freddo, non so perché ma mi ci rispecchio. E si abbina perfettamente con il mood della biblioteca dove mi trovo, un posto affascinante, pieno di opere antiche che vanno dal Medioevo fino all’inizio dell’Età Contemporanea. Da appassionata di storia e studiosa avere un lavoro qui come custode e assistente di archivio (anche se part-time) è come essere in un sogno; mi sono capitati gli orari della fascia pomeridiana e serale ma ciò non mi importa, c’è meno gente e posso così godermi meglio l’atmosfera letteraria. Ultimamente mi è stato affidato un compito importante dalla direttrice del posto: devo prestare molta attenzione a coloro che entrano nella struttura, controllando le firme e monitorando la loro attività, dato che per un paio di giorni stazioneranno nella biblioteca delle opere letterarie di elevato valore, risalenti al Medioevo, manoscritti antichi con rivestitura in oro. Bisogna stare allertati e controllare bene chi entra nella struttura, i furti delle opere d’arte possono arrivare quando uno meno se lo aspetta, dato che si tratta di furti a bassa frequenza portati avanti da ladri con grossa esperienza nel mestiere. Nonostante ciò io sono fiera del compito che mi è stato dato e sono determinata a fare al meglio il mio lavoro, dato che lo svolgo nella fascia di chiusura quindi momento delicato. Sull’onda dell’emozione mi sono sistemata per bene, ho deciso di mettere un mini abito marrone non troppo corto con le maniche lunghe (mi trovo comunque in un posto dove vige la serietà e la moralità), le calze in nylon scure tendenti al marroncino e degli stivaletti neri, un po’ di ombretto e del rossetto.

La giornata si svolse tranquillamente, non c’era più nessuno già dalle sei, il posto sembrava un mortorio; erano le sette e un quarto, quando di punto in bianco si presentò in biblioteca un uomo sui 40 anni, barba, capelli castani come i miei, di statura alta e muscolosa, zaino in spalla. Firmò il registro situato sulla scrivania dove mi trovavo seduta, mi diede un accenno di sguardo e si posizionò lontano da me sui tavoloni della biblioteca. Io lo osservai, comportamento normale, molto concentrato sui suoi libri, certo faceva strano che venisse a quell’ora in biblioteca ma d’altronde era un orario legittimo, nessuno poteva dirgli niente.
Il tempo iniziò a scorrere, si erano quasi fatte le otto, così mi alzai, andai vicino all’uomo e gli dissi “Senta mi dispiace disturbarla ma la biblioteca chiude tra poco alle otto” “Oh sì non si preoccupi” fece lui “Levo il disturbo. Senta prima che me ne vado vorrei usufruire del bagno, sa per caso dirmi dove si trova?” Io gli diedi le indicazioni accennandogli la direzione col dito e il signore portando con se lo zaino andò, ringraziandomi. Mi ero sentita davvero carina e gentile nei modi in cui mi ero posta, in generale oggi mi sentivo davvero una bella ragazza. Mi sistemai alla scrivania, tornai a svolgere le mansioni di prima, ma passavano i minuti e l’uomo non tornava più dal bagno. Ormai erano le otto, spazientita e un poco irrequieta decisi di andare verso il bagno degli uomini per avvisarlo, portai con me il mazzo di chiavi dell’entrata e delle sale superiori. Arrivata al bagno dissi “Senta scusi è orario di chiusura, dobbiamo andare” ma non rispondeva nessuno, c’era la luce del bagno rimasta accesa ma dell’uomo nemmeno l’ombra. Iniziai a preoccuparmi, intanto si era fatto buio anche nella biblioteca, le luci dei lampioni dalla strada illuminavano un po’ l’interno. Iniziai ad avere le palpitazioni, chiamai a gran voce l’individuo ma nulla, dove diamine era finito? In un istante sentii dei passi dietro di me ma non feci in tempo per girarmi, l’uomo era su di me, mi aveva bloccato le braccia in un’unica morsa e mi aveva poggiato sul volto un panno imbevuto di cloroformio. “Shhhh shhhhh, stai tranquilla” Il liquido stava facendo il suo effetto, sentivo l’odore acuto della sostanza che mi penetrava nelle narici, l’effetto mi diede subito testa, persi l’equilibrio nelle gambe, buttai le chiavi per terra, chiusi gli occhi.


Aprii le palpebre con molta lentezza, non capivo nulla, ero tutta stordita, avevo mal di testa. Iniziai a rendermi conto che mi trovavo a terra, provai ad alzarmi ma le mani erano bloccate, non capivo da cosa ma mi resi subito conto che avevo i polsi legati dalle corde. Stessa cosa le gambe, sia sulle caviglie che ad altezza coscia. Provai a divincolarmi nuovamente ma quell’uomo mi aveva stretto delle corde anche ad altezza busto attorno al seno. Spalancai gli occhi ed urlai ma dalla mia bocca uscirono solo dei gemiti e dei mugolii strozzati da un bavaglio. Mi aveva messo uno straccio in bocca dal sapore disgustoso, e mi aveva passato un pezzo di stozza tra i denti per impedire che lo sputassi fuori, legandomelo dietro la nuca. Cazzo era un ladro! Mi sono fatta fregare come una stupida. Sentii dei passi “Eccolo sta arrivando” pensai, l’uomo aveva una calza di nylon sul volto, una mossa senza senso dato che era entrato a volto scoperto e c’erano le telecamere all’esterno. Venne verso di me, mi prese, mi sollevò e mi caricò sulle spalle, provai a divincolarmi ma ero ancora stordita dalla sostanza inalata e lui era troppo più forte di me, mi stava trasportando come un sacco di patate. Intanto teneva le mani una sul mio retro coscia e l’altra ad altezza glutei, e notavo che non gli dispiaceva tastarmi il culo! Lurido maiale! Tuttavia io ero completamente impotente. Salimmo le scale, mi portò al piano di sopra, agitò il mazzo di chiavi e aprì la porta dello sgabuzzino che si trovava vicino alla sala principale. Mi accasciò per terra e se ne andò chiudendo la porta. Era buio totale, non vedevo niente. Passò un quarto d’ora quando tornò e mi disse “Senti bella dove si trovano le opere medievali? Non costringermi ad usare le cattive maniere” Mi levò il bavaglio e io potetti sputare lo straccio intriso di saliva, tossendo. “Non ho idea di dove si trovino, lo giuro” dissi in maniera pietosa e disperata, cercando di fare la parte dell’ignara. L’uomo fece un’espressione che divenne smostrata sotto la maschera fatta dalla calza in nylon, non percepivo un buon presentimento. “E va bene, lo hai voluto tu”, si abbassò il pantalone, mi tirò per i capelli e mi mise il suo cazzo in bocca. Provai a porre resistenza ma non c’era niente da fare, era più forte e poi aveva un cazzo enorme che quasi mi soffocava. Stetti a succhiarglielo per quasi dieci minuti, avevo la mandibola a pezzi, ad un certo punto mi sborrò in bocca, io non potei far nient’altro che tenermela. “Allora, ti decidi a dirmi dove stanno le opere?!” disse lui minaccioso. Io mi sentii umiliata, avevo paura e decisi di dargli le informazioni. “Non farmi del male ti prego” dissi con una lacrima che mi scendeva dall’occhio e con saliva e sborra mischiate che mi colavano dalla bocca. Gli dissi con molta precisione dove si trovavano i manoscritti e le chiavi che doveva usare e lui per ringraziarmi prese la pezza di prima, me la rimise in bocca, mi ripassò lo straccio tra i denti legandolo dietro la nuca e infine prese un altro straccio bianco e me lo passò sopra le labbra ed il volto, coprendo tutta la bocca e le guance. Se ne andò a scorrazzare chiudendomi di nuovo a chiave nello sgabuzzino. Io provavo a divincolarmi ma non riuscivo a fare niente per migliorare la mia situazione, avevo il respiro affannato dai movimenti per via del bavaglio bello impaccato e per il senso di disgusto che avevo per la mia bocca riempita dalla sborra di quell'uomo. Sentii dei rumori, oggetti che venivano spostati, porte che si aprivano. Dopo un po’ il tizio ritornò, aprì lo sgabuzzino e mi ritrovò tutta rigirata per terra, col vestito che si stava alzando e mostrava tutte le mie cosce. “Il mio lavoro è fatto, però sento che non posso andarmene via se prima non mi levo un ultimo sfizio” Si abbassò verso di me, mi tirò a se, slegò le corde sulle ginocchia e quelle delle caviglie, mi aprì le gambe, mi strappò la mutandina e cominciò a scoparmi. Io lo imploravo disperata di fermarsi ma dalla mia bocca uscivano solo mugolii. Era una furia e si stava eccitando al massimo, il suo cazzo enorme penetrava la mia figa in maniera prepotente, facendomi provare piacere ma allo stesso tempo disgusto e un forte senso di umiliazione. Quando il ladro finì, mi rilegò le gambe, si assicurò che i nodi fossero ben stretti e il bavaglio ben stabile. “Sentivo la necessità di scopare una bibliotecaria troietta in un luogo così serio” diceva il ladro tra se e se ridacchiando “E adesso mia cara stammi bene, ti troveranno domani mattina, passerai la notte in un luogo che ti piace tanto”. Prese le opere d’arte che aveva poggiato su un tavolo e chiuse la porta dello sgabuzzino a chiave, lasciandomi così nell’oscurità, col freddo del pavimento che mi faceva gelare e con la fessa a prendere aria.
scritto il
2024-10-25
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