Schiavo
di
Slave Luke
genere
dominazione
Era una calda giornata d'estate quando un gruppo di schiavi venne portato in una cava di pietra per lavorare. I loro volti erano segnati dalla fatica e dalla disperazione, ma non avevano scelta se non obbedire ai loro padroni.
Le giornate in cava iniziavano presto, con la luce dell'alba che filtrava tra le rocce e illuminava il volto stanco dei schiavi. Dovevano scavare senza sosta, rompendo la dura roccia con picconi e martelli. Il rumore assordante riempiva l'aria, mescolandosi ai lamenti degli schiavi che erano costretti a lavorare senza sosta.
I padroni non mostravano pietà, picchiando gli schiavi se non lavoravano abbastanza velocemente o se osavano ribellarsi. Le condizioni di vita erano disumane, con cibo scadente e pochi riposi tra un turno di lavoro e l'altro.
Ma nonostante tutto, gli schiavi trovavano un briciolo di speranza l'uno nell'altro. Si sostenevano reciprocamente, condividendo il dolore e la sofferenza di una vita da schiavi. Parlavano di libertà e di un futuro migliore, in cui non sarebbero stati più considerati come meri oggetti da sfruttare.
Ma la fuga era quasi impossibile, circondati da alte pareti di pietra e sorvegliati a vista dai padroni. Dovevano trovare un modo per resistere, per resistere fino a quando la loro resistenza non avrebbe portato alla liberazione.
E così gli schiavi continuarono a lavorare nella cava di pietra, con la speranza che un giorno la loro resistenza sarebbe stata premiata e che avrebbero potuto finalmente essere liberi.
Tra questi schiavi c'era Andrea un bel ragazzo con fisico un statuario, capelli castani e occhi azzurri che si distingueva dagli altri per la sua eleganza e la sua riservatezza. Essendo uno dei più forti e abili schiavi, Andrea veniva spesso scelto per compiere lavori di grande importanza e responsabilità. Nonostante la sua condizione di schiavo, manteneva sempre un certo orgoglio e dignità, mostrando una certa ribellione interiore nei confronti del suo padrone. Tuttavia, sapeva che ribellarsi apertamente avrebbe comportato gravi conseguenze, per cui cercava di trovare modi più subdoli per resistere al suo oppressore. Ogni tanto, Andrea fantasticava su un futuro diverso, in cui avrebbe potuto essere libero e realizzare i suoi sogni, ma per il momento doveva accontentarsi di sopportare la sua condizione e trovare conforto nei pochi momenti di libertà che la vita gli concedeva.
Un giorno Andrea andò in soccorso di un altro schiavo che cadde rovinosamente a terra da un'impalcatura ma fu punito severamente perché aveva abbondonato il suo posto di lavoro senza chiedere il permesso.
Per il suo gesto di altruismo, il padrone lo fece frustare pubblicamente e lo condannò a lavorare per tre giorni senza sosta. Nonostante le dure punizioni, Andrea non si scoraggiò e continuò a cercare modi per aiutare i suoi compagni schiavi. La sua determinazione e altruismo ispirarono anche altri schiavi a non arrendersi e a lottare per un futuro migliore. Alla fine, la sua ribellione fu inutile e venne punito ancora più severamente, ma il suo coraggio e la sua generosità rimasero un esempio per tutti coloro che lo conoscevano.
Fu messo nudo in una gabbia metallica sotto al sole cocente con le mani legate dietro la schiena e le caviglie incatenate. Era circondato da guardie armate che lo osservavano attentamente, pronte a intervenire in caso di tentativi di fuga o ribellione. Il metallo della gabbia arroventato dal sole gli penetrava nella pelle, mentre il suo corpo tremava per il disagio e la paura di ciò che avrebbe potuto accadergli. Era solo, vulnerabile e impotente, a mercè di chi lo aveva imprigionato in quel luogo desolato e spietato. Era un destino crudele, ma doveva trovare un modo per resistere e lottare per la propria libertà, anche se sembrava un'impresa impossibile.
Andrea era rinchiuso in una gabbia angusta non aveva spazio per muoversi e si sentiva sempre più soffocare. Guardava fuori dalla gabbia con tristezza, desiderando ardentemente essere libero di esplorare il mondo e di vivere la vita che aveva sempre sognato.
Passò li dentro tre giorni immobile, con il cuore pesante e la mente piena di pensieri cupi. Si chiedeva se avrebbe mai potuto uscire da quella gabbia, se avrebbe mai potuto trovare la libertà e la felicità che tanto desiderava.
Ma nonostante la disperazione e la tristezza, Andrea non perse mai la speranza. Continuava a credere che un giorno le sue catene si sarebbero spezzate e che finalmente sarebbe stato libero di vivere la sua vita al massimo.
E così, con determinazione e coraggio, Andrea continuò a lottare per la sua libertà, senza mai arrendersi. E alla fine, dopo anni di schiavitù, finalmente riuscì a riscattare il suo debito e rompere le sue catene e a volare via, libero di esplorare il mondo e di vivere la vita che aveva sempre sognato.
Le giornate in cava iniziavano presto, con la luce dell'alba che filtrava tra le rocce e illuminava il volto stanco dei schiavi. Dovevano scavare senza sosta, rompendo la dura roccia con picconi e martelli. Il rumore assordante riempiva l'aria, mescolandosi ai lamenti degli schiavi che erano costretti a lavorare senza sosta.
I padroni non mostravano pietà, picchiando gli schiavi se non lavoravano abbastanza velocemente o se osavano ribellarsi. Le condizioni di vita erano disumane, con cibo scadente e pochi riposi tra un turno di lavoro e l'altro.
Ma nonostante tutto, gli schiavi trovavano un briciolo di speranza l'uno nell'altro. Si sostenevano reciprocamente, condividendo il dolore e la sofferenza di una vita da schiavi. Parlavano di libertà e di un futuro migliore, in cui non sarebbero stati più considerati come meri oggetti da sfruttare.
Ma la fuga era quasi impossibile, circondati da alte pareti di pietra e sorvegliati a vista dai padroni. Dovevano trovare un modo per resistere, per resistere fino a quando la loro resistenza non avrebbe portato alla liberazione.
E così gli schiavi continuarono a lavorare nella cava di pietra, con la speranza che un giorno la loro resistenza sarebbe stata premiata e che avrebbero potuto finalmente essere liberi.
Tra questi schiavi c'era Andrea un bel ragazzo con fisico un statuario, capelli castani e occhi azzurri che si distingueva dagli altri per la sua eleganza e la sua riservatezza. Essendo uno dei più forti e abili schiavi, Andrea veniva spesso scelto per compiere lavori di grande importanza e responsabilità. Nonostante la sua condizione di schiavo, manteneva sempre un certo orgoglio e dignità, mostrando una certa ribellione interiore nei confronti del suo padrone. Tuttavia, sapeva che ribellarsi apertamente avrebbe comportato gravi conseguenze, per cui cercava di trovare modi più subdoli per resistere al suo oppressore. Ogni tanto, Andrea fantasticava su un futuro diverso, in cui avrebbe potuto essere libero e realizzare i suoi sogni, ma per il momento doveva accontentarsi di sopportare la sua condizione e trovare conforto nei pochi momenti di libertà che la vita gli concedeva.
Un giorno Andrea andò in soccorso di un altro schiavo che cadde rovinosamente a terra da un'impalcatura ma fu punito severamente perché aveva abbondonato il suo posto di lavoro senza chiedere il permesso.
Per il suo gesto di altruismo, il padrone lo fece frustare pubblicamente e lo condannò a lavorare per tre giorni senza sosta. Nonostante le dure punizioni, Andrea non si scoraggiò e continuò a cercare modi per aiutare i suoi compagni schiavi. La sua determinazione e altruismo ispirarono anche altri schiavi a non arrendersi e a lottare per un futuro migliore. Alla fine, la sua ribellione fu inutile e venne punito ancora più severamente, ma il suo coraggio e la sua generosità rimasero un esempio per tutti coloro che lo conoscevano.
Fu messo nudo in una gabbia metallica sotto al sole cocente con le mani legate dietro la schiena e le caviglie incatenate. Era circondato da guardie armate che lo osservavano attentamente, pronte a intervenire in caso di tentativi di fuga o ribellione. Il metallo della gabbia arroventato dal sole gli penetrava nella pelle, mentre il suo corpo tremava per il disagio e la paura di ciò che avrebbe potuto accadergli. Era solo, vulnerabile e impotente, a mercè di chi lo aveva imprigionato in quel luogo desolato e spietato. Era un destino crudele, ma doveva trovare un modo per resistere e lottare per la propria libertà, anche se sembrava un'impresa impossibile.
Andrea era rinchiuso in una gabbia angusta non aveva spazio per muoversi e si sentiva sempre più soffocare. Guardava fuori dalla gabbia con tristezza, desiderando ardentemente essere libero di esplorare il mondo e di vivere la vita che aveva sempre sognato.
Passò li dentro tre giorni immobile, con il cuore pesante e la mente piena di pensieri cupi. Si chiedeva se avrebbe mai potuto uscire da quella gabbia, se avrebbe mai potuto trovare la libertà e la felicità che tanto desiderava.
Ma nonostante la disperazione e la tristezza, Andrea non perse mai la speranza. Continuava a credere che un giorno le sue catene si sarebbero spezzate e che finalmente sarebbe stato libero di vivere la sua vita al massimo.
E così, con determinazione e coraggio, Andrea continuò a lottare per la sua libertà, senza mai arrendersi. E alla fine, dopo anni di schiavitù, finalmente riuscì a riscattare il suo debito e rompere le sue catene e a volare via, libero di esplorare il mondo e di vivere la vita che aveva sempre sognato.
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