Gerlando il contadino

di
genere
trans

Eccoci al resoconto della mia vita con Gerlando.

Preciso che contiene dettagli un pò spinti, ma veri.

Come già detto in precedenza, in quel giorno di agosto ero in giro in bici ed indossavo delle calze bianche velatissime 20 den con sopra dei pantacollant neri ed il mio immancabile plug che tanto desiderio mi procurava al buchetto. Arrivata ad un campo di pannocchie, a quella troia del mio culo, venne l'irrefrenabile voglia di ingoiarne una intera e di aprirsi come una rosa, tenuto conto che da tato tempo non veniva seviziato a dovere.

Scesi dalla bici e sentii che le calze si erano infilate nelle natiche e che il plug, come accadeva spesso in bici, era finito dentro il buco: questa cosa di perdermi il plug nel culo mi piaceva da matti e mi faceva sentire veramente rotta.

Entrai nel campo e mentre sceglievo la pannocchia più adatta, infilavo un dito nel solco del culo, sentendo quanto era bagnato per il sudore e per il liquidi rilasciati dal mio ano che, molto probabilmente, avevano sporcato le calze bianche.

Ne staccai una di una ventina di cm per 4/5 di circonferenza, la pulii per bene e comincia a leccarla tutta, infilandomela fino in gola simulando un bel pompino sbavato, e nel frattempo mi posi a pecorina in terra sforzandomi di sparare fuori il plug senza abbassare nulla anche in considerazione che erano un paio di giorni che non andavo di corpo.L'espulsione risucì perfettamente, anche se con parecchia fatica vista al resistenza dei collant e pantacollant, e sentii con una mano che la dilatazione anale era davvero notevole.

Calai le calze ai glutei e vidi che il plug era parecchio insozzato, cosa che mi procurò ancora più eccitazione, così che infilai la pannocchia lentamente nel mio budello bel aperto e bagnato dai miei liquidi di godimento. Passai dei minuti meravigliosi, sfilando ed infilando lìla pannocchia sempre più a fondo e spingendo con lo sfintere quando inserivo, provando così la sensazione di essere spaccata in due come una cagna.La tiravo fuori e me la leccavo tutta, pulendola dalle palline che mi rimasero in bocca ed ingoiai avidamente. In quel momento avrei voluto spompinare un'orda di migranti...

Improvvisamente sentii dei rimori dietro di me che mi fecere impaurire, così che mi infilai tutta la pannocchia in culo sistemandomi calze e pantacollant, e fu in quel momento che apparve Gerlando chiedendomi cosa stessi facendo nel suo campo. A questa domanda, posta in maniera burbera e minacciosa, risposii ce mi stavo riposando un po dopo la lunga pedalata in bici e lui, non convinto della riposta, si avvicinò raccogliendo da terra il plug sporco di feci ove vi erano anche un po delle mie palline, e piazzandomelo davanti con sguardo interrogativo.

In quel momento divenni tutta rossa in viso e l'imbarazzo mi procurò una vampata di libidine che sentii immediatamente nel buco del culo che, bagnandosi sempre di più, spingeva per far uscire la pannocchia costringendomi così ad incrociare le gambe per non cagarla fuori.

Ammisi che quel giocattolino era mio e che in realtà mi era dovuta appartare per dei dolori di pancia e mi scusai per aver sporcato in terra. Lui si avvicino ancora di più con un ghigno crudele stampato in volto e mi disse di camminare perché saremmo andata alla sua abitazione per chiamare la polizia, visto che avevo invaso il suo campo e mi avrebbe denunciata.

Presa dal panico comincia a piangere e pregarlo di non farlo ma mi prese rudemente per un braccio spingendomi avanti a lui; questo strattone improvviso mi fece allargare le gambe e la pannocchia cominciò ad uscire fuori facendo comparire un bozzo che spuntava dal mio culo messo in risalto dai pantacollant aderentissimi.  Mi misi immediatamente una mano dietro e la rispinsi dentro godendo da matta. Gerlando se ne accorse, intimando di fermarmi. Lo feci, lui mi piego in avanti tirandomi giù tutto, e vide così la punta della pannocchia che usciva dall'ano, nonché le mie calze bianche ormai diventate marroncine per via di alcune palline rimaste attaccate.

A quel punto mi diede uno schiaffo fortissimo alle natiche che mi fece espellere di colpo la pannocchia che venne da lui raccolta e presentata davanti al mio viso, dicendomi che mi avrebbe anche denunciata per furto. Mi mise la pannocchia in bocca, sporca dei miei liquidi, e poi la reinseri con brutalità completamente dentro al mio povero culo, ordinandomi di ricompormi e di camminare. Io obbedì immediatamente, facendo finire le calze ed i leggins dentro lo spacco del culo per fermare l'uscita dell'oggetto dall'ano, inziando a sculettare davanti a lui in un mix di paura e di libidine animalesca.

Arrivati in casa, dopo una lunga passeggiata in cui venni apostrofata in mille modi in una lingua a me sconosciuta, mi offrii immediatamente di fare qualunque cosa per evitare la denuncia e lui, messosi a sedere con un bicchiere di vino in mano, mi fissò a lungo e poi mi disse che sarei rimasta a riordinare la sua casa - paraltro un vero porcile - rimandendo per la notte con lui.

Mi posi in ginocchio e lo ringraziai mille volte, chiedendo poi di poter tirare fuori la pannocchia in quanto sentivo l'intestino bruciarmi parecchio. Lui con uno scatto mi prese per il collo e mi rifilò uno schiaffone tremendo ordinandomi di tenerla dentro sino al suo diverso ordine. Con questa azione mi innammorai immediatamente, dei suoi modi da arrogante maschio dominante, sentivo di appartenergli e che il mio culo era diventato indiscutibilmente suo.

Mi scusai per la richiesta e mi misi immediatamente all'opera, lavorando sodo per ripulire il casino in casa e spingendo continuamente la pannocchia che non ne voleva sapere di rimanere dentro e che mi stava squartando il retto.

Verso sera rientrò in casa, mi fece chiamare i miei per comunicare che non sarei rientrata, e preparai la cena con indosso solo i collant bianchi oramai abbondantamente macchiati. Mentre cucinavo si avvicinò e cominciò a spingere con un ditone sull'ano, procurandomi fitte nella pancia, che io assecondai sporgendo il culo in fuori e piegandomi leggermente in avanti mugolando come una gattina. Spinse il suo dito fin dentro il culo con tutti i collant i quali, essendo 20 den, si ruppero e si creò un buco che agevolò il piacevolissimo ditalino e che mi portò a squirtare vergognosamente, fracicando la mano del padrone e facendomi espellere con violenza la pannocchia che cadde in terra in un mix di liquidi, feci e un po di sangue. Lui mi prese per i capelli e mi sbattè in terra a pecorina costringendomi a leccare tutto, mentre continuava a infilare le dita nel culo aperto e un pò sanguinante.

Finito di pulire, mi ordinò di servire la cena e di mettermi sotto il tavolo per succhiargli il cazzo mentre mangiava.

In quei momenti di forte umiliazione e di soggiogamento mi sentivo felice ed utile per qualcosa e per qualcuno, il quale si occupasse davvero nuovamente di me.


Ad ogni modo, nei giorni seguenti, fui obbligata a trasferirmi da lui per divenire la femmina di casa ed il mio culo venne abusato in ogni modo, anche dai suoi amici contadini ai quali mi presentava come la sua moglie sottomessa. Questi, come il mio uomo, avevano dei metodi rozzi di trattare le femmine e mi rovistavano il culo con fare sbrigativo volto solamente ad umiliarmi e a sfogare i loro istinti animaleschi. Dovetti anche farmi fottere in gruppo da loro e poi dormire nel letto in mezzo a loro e, quando di notte qualcuno si svegliava, mi calava i collant e me lo piantava nel culo già pieno e traboccante di sborra.

In quel periodo, peraltro, conoscendo il padrone il mio perenne problema di stitichezza che comunque un pochino si attenuò dato il continuo sborrarmi in culo, mi praticava dei clisteri di piscio caldo tramite un imbuto piantato direttamente nel culo che, dopo essere stato accuratamente tappato mediante cunei dalle dimensioni importanti, dovevo trattenere per ore finquando il padrone non decideva che potevo evacuare, La liberazione dal piscio avveniva, qualche volta, accovacciata sul tavolo alla presenza di qualche amico invitato a pranzo o a cena che avrei dovuto poi servire nel modo che più desiderava.

Ero ormai un'automa e Lui era molto severo con me. Una volta ricevetti una bella scarica di ceffoni perché mi ero recata ai confini del campo per vedere dei migranti che raccoglievano pomodori nell'altro campo e, mossa da generosità, succhiai il cazzo a tre di loro e bevvi tutta la loro calda sborra; giustamente la sua gelosia prese il sopravvento e, oltre le percosse, venni reclusa in camere e privata del cibo per tre giorni potendo solamente nutrirmi del suo sperma e quello dei suoi amici. 

Dopo vari mesi di soggiogamento quotidiano, fatto di angherie e di spaccate di culo, venne a cena un suo amico che, non appena lo vidi mi prese un colpo: era Enzo, il cugino di mio padre, che conosceva il padrone per essere compari di caccia. Era un omone di 2 metri per 140 kg di peso di cui ero sempre stata innamorata e, quando mi vide con i pantacollant bianchi lucidi con le calze castoro ed un body bianco infilato nel culo mi chiese se ero io la schiava di Gerlando. Alla mia risposta positiva mi mise una mano sul culo e, scansato il body e tirati giù i collant, mi piantò un ditone enorme tutto su per il culo, al quale risposi aprendo lo sfintere il più possibile e baciandolo in bocca....


Tenuto conto che non sono racconti di fantasia, Volete sapere cosa successe con lo zio?


Umilmente, Dolly - calze81@libero.it
di
scritto il
2024-04-10
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